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Autore: impossibile92    08/07/2017    1 recensioni
Amelia Brown vive una vita perfettamente normale, forse fin troppo normale. Aveva dei sogni importanti ,ma sembra averli dimenticati ,assieme a dei preziosi ricordi del passato. Costretta da una sorella preoccupata a trascorrere l'estate lontana dal lavoro e dal suo insopportabile ex ragazzo ,Amelia si troverà di fronte a svariati misteri: che fine ha fatto il nipote eccentrico della signora Van Cartièr? I gatti ,sono soltanto gatti? Può una semplice parola scritta portarti in un luogo che esiste ma che non andrebbe mai visitato? Chi possiede le chiavi del tempo e dello spazio? Cos'è Gherberit? C'entra forse con la scomparsa di sua madre ,avvenuta quando era piccola?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1 : Gherberit

La prima volta che Amelia Brown sognò Gherberit aveva appena cinque anni .
Era la mattina del 28 Gennaio ,il giorno del suo compleanno ,e sua madre l’aveva portata allo zoo per guardare cosa combinavano le scimmie e i leoni ,cosa che in effetti le piaceva molto fare.
In realtà si trattava di un abilissimo trucco per distrarre una molto agitata Amelia dalla lunga attesa che le separava dalla cena ,durante la quale avrebbero festeggiato tutti insieme : lei ,la mamma ,papà ,Jamie e Susan ; si anche Susan ,anche se a volte faceva la saccente e la sgridava ,e finiva che le veniva da piangere.
Avrebbero mangiato una fantastica pizza al pomodoro ; ci sarebbe stata la torta di compleanno con le candeline da spegnere ed il desiderio da esprimere- e lei era ancora molto indecisa se desiderare un canguro arcobaleno al posto del loro vecchio gatto oppure una vacanza in quel posto in montagna dove erano stati l’anno scorso in campeggio , dove suo padre aveva provato a pescare ed era caduto in acqua nel tentativo di far vedere loro come lanciare una lenza-.
Al momento però avrebbe dovuto concentrarsi su qualcos’altro ,perché suo padre sarebbe stato tappato in ufficio fino alle sei e mezza ; Susan si trovava a scuola ,dove certamente stava lasciando tutti a bocca aperta con una sua spiegazione ricca di vocaboli tale da intimidire persino un professore ,e Jamie ,beh , Jamie era all’asilo ,e forse ,se la maestra non stava facendo molta attenzione ,probabilmente era molto impegnato ad assaggiare i pennarelli.
Stettero molto tempo inchiodate davanti al rettilario ,perché Amelia sperava tanto di vedere una lotta tra serpenti ma sembravano tutti quanti piuttosto apatici ed annoiati .Poi ,ad un tratto ,mentre se ne stava col naso schiacciato contro il vetro della gabbia del mamba nero ,sua madre era sparita.
Non sapeva in che momento ,perché si trovavano li davvero da parecchio ,almeno un quarto d’ora . Il mamba nero ,appollaiato sopra un liscio ramo bianco in una triste ricostruzione del suo abitat ,aveva srotolato impercettibilmente le sue spire per sistemarsi più comodo e ricominciare a dormire , così Amelia, esultante per aver captato un minimo segnale di vita, si era voltata tutta sorridente ,ma di sua madre non c’era più traccia.
Lo zoo diventò nel giro di qualche secondo un mare affollato e caotico di famiglie chiassose che gridavano ,spintonavano e parlavano a voce alta ; turisti in completi di lino che infilavano ovunque gli obiettivi delle macchinette fotografiche per scattare foto da ogni angolazione ,mentre lei continuava a guardare un po’ qua un po’ là ,e chiamare sua madre con voce impaziente che moriva subito in mezzo ai gridolini eccitati di tanti altri bambini.
Alla fine era scoppiata in lacrime.
Era una bambina di cinque anni sola in mezzo ad uno zoo stipato di gente che non conosceva,e sua madre non c’era.
Le lacrime le avevano fatto diventare la faccia rossa ed il muco le era colato dal naso ,le era finito nella bocca ,incapace di starsene chiusa durante i singhiozzi .
Fu così che venne notata , prima da una signora anziana col cappello a falda larga che cercò di calmarla e capire il motivo di tanta disperazione ,poi dalle famiglie lì intorno ,ma per lei smettere di piangere era veramente impossibile , i gemiti e le urla le uscivano dalla gola quasi contro la sua volontà.
Non si calmò quando un responsabile della sorveglianza la prese per mano ,la guidò alla reception ,le comprò una cioccolata calda e le disse che sicuramente sua madre si era solo persa da qualche parte ,e che era una cosa piuttosto comune ,succedeva tutti i giorni-anche se solitamente erano i bambini a smarrirsi non i genitori- ,ma loro la stavano già chiamando dall’altoparlante.
Amelia continuò con quel pianto inconsolabile persino quando, un paio di ore dopo, venne a prenderla suo padre che era uscito prima dal lavoro ,in compagnia di Jamie e di Susan , anche loro usciti prima dalle rispettive scuole con un permesso speciale.
Perché quello era un giorno speciale ,in tutti i sensi.
I singhiozzi non le passarono nemmeno quando la sera tornarono a casa ,dopo che suo padre ebbe parlato per ore con degli agenti di polizia sempre nella reception dai colori vivaci dello zoo ,e continuò a urlare isterica persino durante la cena tanto agognata , durante la quale la sua torta di compleanno rimase in frigo e non venne assaggiata da nessuno ,proprio nessuno.
Fu solo quando sua sorella Susan la portò a letto e le rimboccò le coperte che la stanchezza ebbe la meglio sullo spavento , e sentì che non le era rimasto nemmeno un briciolo di forza per piangere.
Amelia crollò sfinita e si addormentò con una bruttissima sensazione che le gravava sul petto.
La brutta e oscura sensazione di una bambina di cinque anni forse non era considerata cosa di molto conto ,perché era facile che a quell’età ci si impaurisse per un nonnulla ,e sinceramente nemmeno Amelia avrebbe saputo trovare le parole giuste che potessero spiegare bene ciò che provava in quel momento ,ma qualcosa le diceva per certo che la mamma non sarebbe tornata quella sera , né la mattina dopo.
Forse era solo una sensazione.
Quel che però accadde ,di fatti ,fu che nei giorni a seguire la signora Brown venne dichiarata ufficialmente scomparsa ,ed un qualche dipartimento di polizia diede il via alle ricerche .
Un mese dopo ,per mancanza di piste e del più minimo indizio, il caso sarebbe stato “congelato” come irrisolto, finito in fondo alla lista delle indagini ,e, mesi dopo ancora, archiviato.
Da allora in avanti suo padre avrebbe cresciuto lei e i suoi fratelli con l’aiuto ,spesso catastrofico e non richiesto ,della benestante zia Josephine,e di sua madre sarebbe rimasto solo il ricordo ,ed una bella foto incorniciata da tenere sul comodino.
I giornali avrebbero parlato di quella tragedia locale per qualche tempo ; l’avrebbero chiamata “ La donna scomparsa allo zoo” ,chissà ,forse rapita da un qualche maniaco seriale ,oppure fuggita decidendo di mollare figli e marito per una vita più soddisfacente in compagnia di un presunto amante .
Era stata una donna felice ,o una donna insoddisfatta? Era una vittima da piangere o una persona immatura capace di lasciare una bambina piccola da sola in un luogo pubblico per ragioni tanto egoistiche?
Suo padre avrebbe iniziato a usare i giornali per pulirsi le scarpe dal fango quando faceva giardinaggio ,poi avrebbe smesso di comprarli del tutto.
Dopo un anno nessuno si sarebbe più interessato della signora Brown ,ed il mondo sarebbe andato avanti con il suo perfetto ingranaggio ,tranne che per la loro famiglia.
E quella sera del 28 Gennaio ,Amelia ,anche se aveva solo cinque anni e ancora non sapeva nulla di quello che doveva accadere ,aveva capito.
Sentiva chiaramente che quella era stata la giornata peggiore della sua vita e che quella che stava per iniziare ,sarebbe stata la notte peggiore della sua vita.
Addormentandosi con tali pensieri ,quella notte sognò Gherberit.
Gherberit?

Che cos’era Gherberit?


Credeva di non saperlo, eppure quella parola esisteva ,la stava già sognando . Era scritta negli angoli oscuri della sua mente ,e lei la stava leggendo per la prima volta.
Imparò quella parola all’istante ,e capì che doveva trattarsi di un posto , un luogo in cui si trovava proprio adesso mentre sognava.
Perché Gherberit esisteva solo se veniva pensato ,e lei stava chiaramente ripetendo quel nome nella sua testa , quindi doveva esserci arrivata così ,semplicemente pensando “Gherberit”.
Tuttavia non sembrava un luogo interessante : tutto lì era freddo ,e vuoto ,e grigio ,e morto ,e lei non avrebbe voluto per nulla al mondo trovarsi lì. Avrebbe desiderato andarsene e sognare qualcosa di più allegro ,se di allegria ne era rimasta con cui comporre un sogno, ma più Amelia gli prestava attenzione ,più esso si faceva reale.
L’aria immobile ed incolore che la circondava , il terreno arido ,e quel gelo penetrante che sapeva di vecchia cantina sembravano la cosa più vera che avesse mai toccato o guardato . Era certa che ,a prescindere dal suo sogno ,quel luogo esisteva ,così come era abbastanza certa che non fosse stato visitato da tanto tempo.
Un susseguirsi veloce di sensazioni le parlavano di quel posto come se lei in fondo lo avesse sempre conosciuto e avesse sempre saputo che era sempre a portata di mano ,da qualche parte .
Una di queste le disse anche che quel luogo non era fatto per le persone ,e che era meglio ,oh molto ,molto meglio ,che nessuno al mondo lo trovasse o lo visitasse.
Forse era molto meglio lasciarlo lì dove stava e lasciarlo vuoto e freddo come lo aveva trovato.
Voleva andarsene ,ma tutti quei pensieri e quell’inquietudine che le suscitava quel mondo deserto la tenevano lì ,incatenata.
E quelle indefinite ombre grigie in lontananza …
Non era certa vi fossero state fin dall’inizio ,ma poi le era sembrato di distinguerle meglio ,e non perché la sua vista si era abituata al grigiore diffuso ,a quella specie di pulviscolo che somigliava alla nebbia ,ma non era nebbia ; le figure prendevano forma lentamente ,mentre le guardava , perché le guardava.
Si plasmavano da sole ,traendo forza dall’attenzione che lei gli stava involontariamente dedicando.
Se avesse avuto la forza o la prontezza di distogliere lo sguardo ,forse si sarebbero dissolte nel nulla ,così come erano venute ,ma invece lei stette a fissarle impotente e quelle divennero sempre più vive ,sempre più nitide.
Ed avanzarono verso di lei ,distinguendosi da tutto il resto.
   
 
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