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Autore: katherynefromphilly    09/07/2017    10 recensioni
Cosa potrebbe rendere le vacanze invernali peggiori per Arthur che dover intrattenere il grande re Olaf e sua figlia Lady Vivian, ancora perdutamente innamorata di lui?
Tutto ciò durante un attacco di vischio magico in tutto il castello di Camelot, ovviamente!
Racconto fedele al Canon, ambientato tra le serie 4 e 5, pieno di un sacco di battute e umorismo in generale.
Grazie, come sempre, alla meravigliosa beta reader BlueSimplicity.
Nota della traduttrice: la storia è autoconclusiva e può essere letta come storia a sé stante, però contiene riferimenti alla long “And like the cycle of the year, we begin again”, di cui può considerarsi il prequel. Se ne consiglia vivamente la lettura!
Genere: Avventura, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù, Vivian | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Più stagioni
- Questa storia fa parte della serie 'And like the cycle of the year, we begin again'
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SWEET DREAMS OF MISTLETOE

 

Sommario

 

Cosa potrebbe rendere le vacanze invernali peggiori per Arthur che dover intrattenere il grande re Olaf e sua figlia Lady Vivian, ancora perdutamente innamorata di lui?

Tutto ciò durante un attacco di vischio magico in tutto il castello di Camelot, ovviamente!

 

Racconto fedele al Canon, ambientato tra le serie 4 e 5, pieno di un sacco di battute e umorismo in generale.

 

Grazie, come sempre, alla meravigliosa beta reader BlueSimplicity.

 

Nota della traduttrice: la storia è autoconclusiva e può essere letta come storia a sé stante, però contiene riferimenti alla long “And like the cycle of the year, we begin again”, di cui può considerarsi il prequel. Se ne consiglia vivamente la lettura!

 

 

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"C’è qualcosa che vi preoccupa, sire?" chiese Gaius.

Arthur si voltò al suo fianco, la sua cotta di maglia che tintinnava. "Certo che no. Perché?"

«Nessun motivo in particolare», rispose Gaius mentre osservava la delegazione di re Olaf condurre i loro cavalli nel cortile del castello, verso i cavalieri di Camelot riuniti sui gradini della cittadella.

Re Olaf cavalcava in testa, con un’espressione impassibile e una pesante pelliccia sopra le vesti per proteggerlo dalla rigida giornata invernale. Lo affiancavano cinque cavalieri, tutti seri come il loro re. Dieci servitori camminavano dietro, alcuni portando le bandiere del suo regno, altri ceste piene di provviste e regali per le feste.

Dietro il gruppo, circondata da cinque dame di compagnia su pony bianchi, cavalcava lady Vivian.

Gaius notò che Arthur si ritraeva di nuovo, regolando il mantello sopra la sua armatura, poi risistemandolo proprio lì dove era prima.

Anche da quella distanza, era chiaro che lo sguardo di Lady Vivian fosse fissato su Arthur. I suoi occhi azzurri sembravano affamati come quelli di un lupo rabbioso, dopo aver scoperto una grande quantità di carne succulenta. E se ciò non fosse stato sufficiente per tradire il suo interesse, allora il suo vestito lo era certamente, con il suo raso rosso di Camelot e i suoi draghi gialli ricamati lungo l’orlo.

Beh, pensò Gaius. Questo risponde sicuramente alla mia domanda.

"Qualche notizia da Elyan?" chiese Arthur a Sir Leon, che stava a guardare dietro di lui.

Leon non fece altro che un piccolo movimento quando rispose in una voce che solo il re poteva sentire. "No, sire. Ma lui e la Regina dovrebbero tornare domani mattina, secondo i loro piani originali ".

La stretta di Arthur sulla sua spada era forte abbastanza da far scricchiolare il suo guanto di cuoio. «Dov'è Merlin?» gracchiò, con la testa inclinata sottilmente in direzione di Gaius. "O è troppo chiedere al mio pigro servitore di stare proprio dove dovrebbe essere?"

Gaius sentì che il suo stomaco si contraeva al pensiero di Merlin nella Foresta Oscura, alla ricerca dello spirito maligno che solo la notte prima aveva cercato di uccidere il re. "Dovrebbe essere qui tra poco, sire."

"È di nuovo in quella maledetta taverna, non è così?"

"No, sire, lui ..."

«Sta raccogliendo erbe, sì, naturalmente», replicò Arthur, con uno sguardo che suggeriva che Merlin non era l’unico in procinto di essere gettato alla gogna per aver mentito al suo re.

Ma Gaius aveva affrontato i ben peggiori sguardi indagatori di Uther. "Certamente, sire," disse, la sua espressione che non tradiva nulla.

Arthur fece un borbottio in risposta, un suono che suggeriva un intero paragrafo di recriminazioni, poi si avviò alla cittadella per salutare la delegazione reale.

Mentre re Olaf scendeva dal suo stallone, lady Vivian si precipitò a fare lo stesso, affrettandosi a salutare Arthur, un sorriso sconnesso sul viso pallido.

"Re Olaf," disse Arthur, allungando il braccio verso Olaf in segno di saluto. "Siamo molto contenti della vostra visita a Camelot in questo periodo di feste".

Il re restituì il sorriso cortese di Arthur, la sua pelliccia che si apriva sulle spalle mentre stringeva il braccio di Arthur. "È bello vedervi, Re Arthur. Posso dire che sono stato molto sollevato da sapere della fine dei recenti scontri qui a Camelot".

«Posso assicurarvi che quei tempi sono finiti» disse Arthur, senza dar segno di essere impressionato dall’accenno alla lotta di Morgana e Agravaine per il potere. "Non vediamo l'ora di celebrare le festività in pace e prosperità con voi. Con tutti voi", aggiunse, con un cenno a Lady Vivian.

"Il mio signore Re Arthur!" esclamò Vivian, cogliendo l'opportunità per saltare avanti e afferrare entrambe le mani di Arthur. "Le parole semplicemente non possono esprimere la gioia pura del mio cuore nel vedervi ancora una volta! Così tante volte ho supplicato mio padre ... "

"È stato un lungo viaggio", la interruppe Olaf, afferrando Vivian per il braccio e tirandola indietro. "Credo che la mia figlia preferita possa trarre giovamento da un po’ di riposo".

"Non sono stanca!" protestò Vivian.

Olaf le rivolse uno sguardo feroce che avrebbe massacrato eserciti.

Vivian incrociò le braccia, tirò su il mento e sbuffò in risposta.

Arthur aveva fatto un passo indietro, strofinando il palmo delle mani sui pantaloni, come se avesse voluto potersi ritirare molto più indietro, notò Gaius. Forse nel regno vicino. "Posso scortare entrambi nelle vostre stanze?" Suggerì, con voce non tanto ferma come prima.

"Oh, mi piacerebbe!" disse Vivian, avanzando verso di lui, costringendo suo padre a tirarla ancora una volta al suo fianco.

Gaius udì parecchi colpi di tosse tra i cavalieri dietro di lui, tutti che sembravano risate malamente mascherate.

Arthur fissò i gradini della cittadella.

La tosse si fermò all’istante.

Re Olaf tirò Vivian dietro di lui mentre si avvicinava. "Dov’è, se posso chiedere, la nuova regina di Camelot?" domandò, con la guancia che si contraeva in un sorriso chiaramente forzato. "Spero che non ci siano problemi con la vostra bella moglie?"

Lady Vivian fece un rumore soffocato, le braccia incrociate più strette, guardando all'architettura del castello come se l'avesse offesa personalmente.

Gli occhi di Arthur le lanciarono una breve occhiata prima di rifocalizzarsi piuttosto disperatamente sul viso di re Olaf. «Non avete idea di quanto avrei voluto che la regina Guinevere fosse qui per salutarvi con me» disse, un po’ troppo enfatico, pensò Gaius. "Lei e suo fratello Sir Elyan si stanno ancora affrettando a tornare dopo aver fornito il necessario aiuto ai nostri alleati sul confine settentrionale".

Gaius sentì un profondo moto di orgoglio per Arthur per aver parlato di Ealdor in quel modo e ancora più grande per l'aiuto inaspettato che aveva mandato al villaggio, dopo aver sentito la distruzione perpetrata dagli uomini di Agravaine.

Re Olaf, comunque, non fu colpito. "Non vedo l'ora di incontrarla al suo ritorno", disse, nel modo in cui si potrebbe parlare di un trattato da firmare, per cessare una guerra.

Arthur lasciò correre il sottile velo di ostilità, facendo invece un cenno ai gradini della cittadella. "Dopo di voi, sire."

Con un brusco cenno di assenso, re Olaf trascinò la figlia sui gradini.

I cavalieri e i cortigiani riuniti si sparpagliarono per cedere il passo alla delegazione reale che entrò nel castello, tutti ai fianchi di re Olaf e a lady Vivian mentre passavano.

Arthur, salendo le scale, si fermò accanto a Gaius.

"Sarà meglio che Merlin porti le sue chiappe alla festa stasera", disse, più nel panico che arrabbiato. "Se non lo farà, passerà tanti di quei giorni alla gogna che il regno esaurirà le scorte di verdure!"

"Ci sarà, sire, ne sono certo", lo rassicurò Gaius.

Ma parecchie ore dopo, quando i nobili, i cavalieri e i cortigiani di entrambi i regni cominciarono a riempire la sala da pranzo per la festa, Merlin non era ancora tornato.

Gaius cercò di toglierselo dalla mente mentre sedeva al lungo tavolo con gli altri consiglieri di Camelot. Al suo fianco, Geoffrey stava piluccando il suo piatto pieno di torte di frutta, patate e altre pietanze, parlando senza fermarsi dell’antica famiglia reale di re Olaf. Di tanto in tanto le sue parole erano coperte da sprazzi di conversazioni e risate provenienti dai quattro lunghi tavoli posti lungo ciascuna delle pareti della stanza. Ognuno di essi era stato riempito completamente, con almeno trenta persone o più.

Soltanto i reali al tavolo centrale avevano lo spazio per i gomiti, notò Gaius, mentre studiava Arthur seduto accanto a re Olaf alla testa della stanza. Nessun altro condivideva il loro lungo tavolo. Neanche Lady Vivian.

Una cosa piuttosto insolita, pensò Gaius, mentre si girava a guardare dove sedeva la giovane donna, a un tavolo esattamente antistante ai due re, all'estremità opposta della stanza. Tutta la tavola di Lady Vivian era piena di donne, o cortigiane o dame di compagnia. Una fila di servette era allineata dietro di lei, come per prevenire la sua fuga.

Ovviamente questo era stato fatto di proposito, pensò. Poteva facilmente immaginare la richiesta di re Olaf, per tenere Lady Vivian lontano da Arthur.

O forse la richiesta proveniva dallo stesso Arthur, per la medesima ragione.

Si chiese se il re avesse intuito che la posizione attuale di lady Vivian le dava il punto di vista perfetto da cui fissare Arthur tutta la notte, che era esattamente quello che stava facendo, con un'intensità impossibile da sopportare.

Gaius prese un sorso di birra e si voltò dalla giovane francamente inquietante, invece si mise a osservare le decorazioni di festa che riempivano la grande sala.

Il Ceppo del Solstizio[1] si trovava su una piattaforma nel centro della stanza, ornata di sempreverdi, agrifoglio e nastri rossi, tutti rimossi quando sarebbe stato acceso la notte successiva per la festa. Quella sera solo le candele bruciavano, rosse, bianche e verdi, che corrispondevano alle centinaia di candele che bruciavano nei candelieri e sulle tavolate, trasformando la stanza buia in una luminosa come il giorno.

Al di sopra del rumore della conversazione, Gaius sentì che re Olaf, tuonando un comando agitato, mandava via i musicisti della corte che si erano offerti di suonare per lui. Mentre i menestrelli si allontanavano con i loro liuti e violini, Arthur concesse loro un sorriso e li indirizzò al tavolo dove erano seduti i cavalieri, che già reclamavano le canzoni delle feste.

Re Olaf si accigliò in risposta, ma Arthur si appoggiò appena in avanti sul tavolo, il suo sorriso pieno di fascino, parlando con tale entusiasmo e animatamente che il re in visita si lasciò facilmente trascinare nella conversazione.

Gaius guardò l'interazione tra i due re, piuttosto impressionato dalla sempre crescente abilità di Arthur di usare la diplomazia. Non era più il giovane che aveva lasciato che le sue emozioni governassero la sua ragione, e sul cui volto si leggevano tutti i suoi sentimenti.

Anche se in quel momento, intuì Gaius, Arthur sembrava piuttosto irritato, mentre il suo servitore si precipitava a ricaricare il suo calice di vino per la quinta volta in pochi minuti, dopo che ne aveva bevuto appena un sorso.

"Basta, George," disse Arthur bruscamente, con la voce che tradiva la sua irritazione.

Ah sì certo, George, pensò Gaius. Un ragazzo piuttosto piacevole, aveva sempre pensato. Sebbene Merlin parlasse sempre di lui con il naso arricciato, come se stesse sentendo l'odore di sterco di pecora.

Arthur si voltò sulla sedia per affrontare re Olaf. "Le mie scuse. Il mio solito servitore è ... indisposto. "

"Non capisco perché vi state scusando per un servizio così attento", gli disse re Olaf.

Dietro Arthur, George gonfiò il petto e si morse le labbra per sopprimere un sorriso, con lo sguardo fisso sul pavimento.

"Certo," mormorò Arthur, prendendo un altro sorso di vino. Quando mise giù il calice, saltò sulla sua sedia, perché ancora una volta George si era precipitato per riempirlo. «Maledizione, George,» mormorò, allontanando via il calice, spargendo vino su tutto il tavolo. "Vuoi andare a trovarti qualcos’altro da fare?"

George sobbalzò come se fosse stato colpito, ma fece come gli era stato ordinato, mentre Arthur lo guardava come se avesse commesso un atto di tradimento invece di occuparsi del suo re.

Tutta colpa di Merlin, pensò Gaius, e nascose il suo divertimento con un lungo sorso di birra. Molto probabilmente Arthur non si sarebbe mai sentito a suo agio a essere trattato come un re. Cosa che era davvero un bene per il regno.

"Gaius, mi stai ascoltando?"

Gaius spostò la sua attenzione su Geoffrey, che era seduto accanto a lui al tavolo da pranzo e oscillava nella sua sedia, gli occhi già a mezz’asta sotto le spesse sopracciglia bianche. "Normanni, stavi dicendo?"

«Dalla terza ondata di invasori», disse Geoffrey, schiarendosi la voce. "Quasi un'antica famiglia per il ..."

Un rumore di piatti e argenteria interruppe ogni conversazione. Nel silenzio che seguì, ognuno si voltò nel suo posto, osservando due servitori che si abbracciavano appassionatamente nell'ingresso ad arco della stanza, con i vassoi e il cibo gettati ai loro piedi.

Accanto a Gaius, Geoffrey fece una smorfia e distolse lo sguardo.

Al tavolo principale, Arthur fece un cenno a George e gli parlò con voce bassa, indicando l'arco.

Una risata sguaiata arrivò dal tavolo dei cavalieri, mentre Gwaine si alzava in piedi, il suo boccale di birra in alto. "Sembra che le feste siano iniziate in anticipo!"

I cavalieri di entrambi i regni risero e sollevavano i loro calici in un brindisi. I cortigiani seguirono un attimo dopo, e presto tutti si scambiarono brindisi festosi attraverso la stanza.

Mentre il rumore della conversazione e della musica riprendeva, Gaius guardò George e uno degli altri servitori del castello che fisicamente separavano la giovane coppia. I due innamorati si scostarono l'uno dall'altro, prima di essere guidati fuori dalla stanza.

«Non è la persona giusta», disse tristemente il giovane amante, mentre George lo conduceva via passando vicino a dove era seduto Gaius.

La sua giovane innamorata fu portata via in uno stato simile. "Non è quello giusto," disse lei, con la voce rotta.

"Non è la persona giusta", le fece eco Lady Vivian cantando, guardando le donne sedute accanto a lei. Squittì in risposta, batté le mani felicemente, poi si dedicò alla cena come se avesse notato solo in quel momento che era lì.

"I giovani d’oggi, eh, Gaius?" gli disse Geoffrey, dandogli una gomitata così forte che rischiò di perdere l'equilibrio. "Non hanno alcun senso del pudore, vero?"

Gaius guardò lady Vivian che strappava con i denti il pollo arrosto, gli occhi ampi e febbrili fissi su Arthur.

"Questo", replicò Gaius a Geoffrey, "resta da vedere".

Mentre la notte era calata, la festa diventava sempre più gioiosa e informale. Le tavole furono spinte sulle pareti, la musica diventò più forte e più rumorosa, e intorno si formarono piccoli gruppi di danzatori. Cavalieri e nobili di entrambi i regni si mescolavano liberamente, i loro servitori che si trovavano nelle vicinanze, pronti a riempire i calici vuoti.

Gaius stava fuori dal flusso principale della stanza, una spalla appoggiata contro un pilastro di pietra, mentre Geoffrey gli parlava degli antichi festival del solstizio d'inverno e di come la vita fosse molto meglio allora.

"Quando?" chiese Gaius, la terza volta che Geoffrey aveva rimpianto i giorni passati.

«Ti ricordi, Gaius», disse Geoffrey, colpendogli nuovamente la spalla mentre si metteva in piedi. "I vecchi tempi".

"Vuoi dire i vecchi tempi di annegamenti e decapitazioni?"

"Sì" disse Geoffrey con entusiasmo. Poi le sue sopracciglia enormi si unirono. "Voglio dire no. Non allora. Prima di allora. Quelli più vecchi. Tempi”.

«Penso che tu abbia bevuto abbastanza, vecchio amico», disse Gaius, raggiungendo il boccale traboccante di birra di Geoffrey.

Geoffrey lo rimproverò e si allontanò dalla portata di Gaius, mentre la sua birra si rovesciava dal suo boccale e schizzava tutto Merlin, che era appena arrivato accanto a loro.

Merlin imprecò e si asciugò la faccia gocciolante con entrambe le mani, lanciando a Geoffrey uno sguardo incredulo.

Gaius provò un enorme sollievo a vederlo, sollevato come sempre che il ragazzo fosse di nuovo sopravvissuto a chissà quale genere di pericolo. "Merlin", disse, il nome più un sospiro che un saluto.

"Gaius", fece Merlin, guardando il volto sorridente di Geoffrey mentre scuoteva via la birra dalle sue dita sottili.

"Ti ho fatto il bagno, vero?" rise Geoffrey, pulendo con slancio la camicia di Merlin con una mano, spargendo ancora più birra su di lui.

«Sto bene», disse Merlin bruscamente, uscendo dalla portata di Geoffrey, tirando via la tunica e la giacca.

"Non dovresti andare dal re in quel modo", lo informò Geoffrey allegramente. "Sua maestà non è già tanto contento di te, direi!"

«Che altro c’è di nuovo?» chiese Merlin, setacciando la stanza fino a quando non vide Arthur che stava accanto al tavolo principale, parlando con re Olaf.

"Tutto bene?" chiese Gaius, guardando la sporcizia sul collo di Merlin e gli strappi nei pantaloni.

"Tutto a posto", disse Merlin, fissando preoccupato Arthur, apparentemente meno turbato da qualsiasi incubo avesse affrontato nella foresta di quanto lo fosse dell'umore attuale del suo re.

«Sei sicuro?» lo incalzò, desiderando di poter controllare meglio Merlin, se non altro per chiedergli se il sangue sui suoi stivali fosse il suo.

"Sì, sì, va tutto bene", disse Merlin assente, aggrottando la fronte al modo in cui Arthur stava parlando con una certa serietà con re Olaf, nonostante la festa che li circondava. Molti dei consiglieri di Olaf si erano avvicinati, e anche alcuni di Arthur. "Sarà meglio che vada a vedere di cosa si tratta," disse, e cominciò ad allontanarsi.

Gaius lo prese per un braccio. "Arthur ha George a servirlo stanotte."

"George?" sputò fuori Merlin, arricciando il naso.

"Un gran bel giovane", osservò Geoffrey, e prese una sorsata di birra, sgocciolando un po’ su se stesso nel farlo. "La sua famiglia ha servito i signori di questo castello per quattro generazioni. È abbastanza famoso tra i suoi colleghi.".

"Davvero?", mormorò Merlin, sbirciando attraverso la stanza verso George che era dietro Arthur, con un enorme brocca di vino in mano.

"Va bene, ragazzo mio" disse Geoffrey, e diede un buffetto al braccio di Merlin. "Hai anche tu i tuoi meriti. Nel tuo modo speciale. "

"Nel mio ..." Merlin si interruppe allarmato, mentre Geoffrey si appoggiava pesantemente contro di lui, premendo le spalle sulla sua, gli occhi chiusi come se avesse intenzione di schiacciare un pisolino proprio lì.

Gaius schioccò la lingua e posò il bicchiere su un tavolo vicino. "Andiamo, non puoi dormire lì" disse, prendendo Geoffrey per le spalle e raddrizzandolo.

«Va bene, Gaius» disse Geoffrey, e spinse via il suo boccale di birra come per metterlo giù, ma poi lo lasciò andare a mezz'aria. Quello cadde sul pavimento con un rumore sordo, il suo contenuto tutto spruzzato sugli stivali di Merlin.

Merlin fece un suono strozzato di indignazione, guardando Geoffrey con gli occhi che - Gaius avrebbe giurato - lampeggiavano d'oro.

"Forza andiamo, vecchio amico", disse Gaius, facendo a Geoffrey un cenno verso l'ingresso della sala. "Vai a cercare le tue camere, mentre sei ancora abbastanza in forma per farlo".

"Se vado io, anche loro dovrebbero farlo," disse Geoffrey indignato, indicando la sala.

In un angolo oscuro della stanza, una nobildonna e uno dei cavalieri di re Olaf erano allacciati in un abbraccio appassionato.

"Giovani d’oggi", disse Geoffrey a nessuno in particolare, mentre scivolava attraverso la folla. «Nessun senso di deca ...  deci ... decenza».

Merlin fece un fischio basso mentre osservava Geoffrey che si faceva strada in modo instabile attraverso la stanza. “Se ne pentirà domani, questo è certo. "

"Oh non sta così male", lo rimproverò Gaius.

"Salute!" disse Geoffrey, salutando Gwaine, Leon e Percival che stavano cantando allegramente con i musicisti.

"Buone feste a te!" rispose Gwaine, sollevando il suo boccale così in alto che cadde lateralmente su Percival, anche se non abbastanza in alto da raggiungere la considerevole altezza dell’uomo.

"Salute! Salute!" continuò Geoffrey, inciampando nelle sue vesti mentre camminava.

"Davvero", disse Merlin gravemente. "Ridursi in un tale stato alla sua età".

Che era sinceramente troppo, pensò Gaius. "Nonostante quello che pensi, Merlin," disse, "la vita non finisce a trent’anni. Le persone più anziane possono ancora godere di tutti gli stessi piaceri dei giovani. "

"Speriamo non proprio tutti" disse Merlin, facendo un cenno verso l'arco che portava ai giardini, dove due persone si baciavano appassionatamente nell’ombra.

Gaius studiò le due forme. Poi sentì arcuarsi il suo sopracciglio, completamente senza il suo permesso.

“Aspetta un attimo”, disse Merlin, guardando le due silhouette. "Sono due ...?"

"Sì, credo che lo siano."

Una delle figure si muoveva, scivolando contro l'altra in un modo che rendeva ancora più chiaro che erano due uomini abbracciati, intrecciati con tutta la disperazione di due amanti riuniti dopo molti anni di separazione.

"Non dovrebbero farlo qui," sussurrò Merlin, scandalizzato. "Questo non è un accampamento di battaglia!"

Gaius notò che le guance di Merlin erano diventate paonazze dopo aver pronunciato quelle parole, come se si fosse lasciato scappare qualcosa che Gaius non avesse già saputo prima. "Sul serio, Merlin ..."

Merlin si schiarì la gola e si sfiorò la tunica imbevuta di birra. "Sono, um, della delegazione di re Olaf, vero?"

"Sì. Ma questi due dalla finestra non lo sono. "

"Non è ... Lord Bedowyn e Lady Elderwood? Ma ... pensavo che ...

"Entrambi stanno per sposarsi e con altre persone, sì" disse Gaius, una preoccupazione che cresceva dietro la sua mente. "E molto felicemente, credevo."

"Salute!" Tornò nuovamente la voce di Geoffrey, scendendo verso l'ingresso.

La cuoca dalla cucina si avvicinò verso di lui dall'altra direzione, il grembiule sopra la pancia sporco di farina, il suo volto tondo rosso e sudato, i capelli attaccati alle guance.

"Eccovi qui!" Gridò, indicando due servi che si stavano baciando a destra in mezzo alla stanza. "Tornate nelle cucine! C'è il pudding da servire! "

Geoffrey entrò nell'arco contemporaneamente alla cuoca. Subito si bloccò sul posto, con gli occhi spalancati. Accanto a lui, la cuoca fece lo stesso.

Poi, senza una parola, si abbracciarono e si baciarono come se le loro vite dipendessero da quello.

«Al diavolo!», disse Merlin, fissando la scena.

Gaius non poteva biasimare il suo shock, perché in tutti i suoi anni non aveva mai visto Geoffrey esprimere alcun interesse in tali attività. Semplicemente non lo faceva. E non lo aveva mai, mai fatto.

"C’è decisamente qualcosa che non va" disse Merlin.

«Sì, è così» concordò Gaius.

Ma prima che potesse fare qualcosa, vide due servi passare attraverso la porta d'accesso accanto alla coppia, ognuno con un vassoio pieno di pudding.

Nel momento in cui si avvicinarono all'arco, lasciarono cadere i loro vassoi e i piatti con un rumore sordo che fermò tutta la conversazione. Nel silenzio stordito che seguì, i servi si gettarono l'uno sull'altro, abbracciandosi e baciandosi con un tale trasporto che caddero a terra.

Quando divenne evidente che non avrebbero arrestato le loro attività amorose, Arthur si avvicinò a loro, chiaramente furioso. "Qualcuno li divida!"

"Sire, fermati!" gridò Gaius.

Le parole congelarono Arthur in posizione e gli fecero afferrare la sua spada, gli occhi che scrutavano nella stanza in cerca di eventuali minacce. I cavalieri di Arthur lo seguirono immediatamente, e così re Olaf e i suoi cavalieri, i boccali di birra sostituiti rapidamente dalle spade.

Senza il rumore della conversazione e della musica, i gemiti delle coppie abbracciate erano abbastanza rumorosi nella stanza. Nessuna delle persone che si baciavano avevano interrotto quello che stavano facendo, nonostante le diverse dozzine di cavalieri in piedi tra loro con le lame sguainate.

"Cosa sta succedendo?" chiese Arthur.

Dal centro dei cavalieri di Olaf arrivò un altro clangore, questa volta di acciaio che colpisce pietra. Tutti gli occhi si girarono verso quel rumore, per vedere due cavalieri di re Olaf che si afferravano l'un l'altro, le dita che scavano tra la cotta di maglia ed i vestiti, per attirarsi l’un l’altro in un bacio appassionato.

"Sir Arinor! Sir Jamison! "strillò re Olaf, andando verso di loro, indignato.

"Non muovetevi!" gli gridò Merlin.

"Come osi?" urlò re Olaf.

«Un momento, vostra maestà, vi prego», disse Gaius al re, il suo sguardo che seguiva quello di Merlin, fino al soffitto ad arco alto sopra le loro teste.

"C'è un ramoscello sopra ogni coppia", disse Merlin, girando cauto sul posto per esaminare i soffitti sopra di lui.

"Fermate quello che state facendo in questo istante!" gridò Re Olaf ai suoi cavalieri, che cercavano apparentemente di assaggiarsi le tonsille a vicenda. "Vi farò frustare!"

"Maestà," disse Gaius, "non credo che abbiano il controllo delle loro azioni. Credo che, insieme a tutti gli altri, siano probabilmente sotto qualche forma di incantesimo, causata da ciò che stiamo vedendo sui soffitti e sugli archi sopra di noi».

«Che cos’è?» chiese Arthur, fissando il ramoscello verde sopra i cavalieri di Olaf.

"Se non sbaglio, sire, è Album Viscum", gli disse Gaius. "Comunemente conosciuto come vischio".

"Vischio" ripeté Arthur, uno sguardo di incredulità sul viso.

"Si sire."

Arthur fissò la spada e sollevò un forte sospiro irritato. "Dimmi che stai scherzando."

"Temo di no, sire" disse Gaius.

"Arthur, non muovetevi" disse Merlin bruscamente. "C'è un ramoscello quasi sopra di voi, a destra di dove siete".

«Gentile da parte tua concederci l’alto onore della tua presenza, Merlin», disse Arthur, piantando la mano sulla sua spada. "Naturalmente ti presenti ora, proprio nel mezzo questa sciocchezza. E puzzando come se la taverna intera ti fosse caduta addosso, potrei aggiungere. "

"Non ero nella taverna-"

"Allora perché puzzi come l'interno di un boccale di birra?"

"È colpa di Geoffrey!"

Gaius si schiarì la gola, a voce alta. Sia Arthur che Merlin guardarono prima lui, poi la stanza, entrambi capendo che la loro conversazione era diventata il centro dell'attenzione.

“Guardate, "disse Merlin a voce bassa, "basta che passiate a sinistra, va bene?"

"Bene", mormorò Arthur, facendo un passo lateralmente.

Merlin si precipitò in avanti e afferrò il braccio di Arthur, tirandolo nella direzione opposta. "Ho detto a sinistra".

«Pensavo che volessi dire la tua sinistra» esclamò Arthur, scrollandosi di dosso la mano di Merlin.

"Se avessi voluto dire la mia sinistra, avrei detto la mia sinistra, no?"

"No, non lo avresti detto, avresti ... Lo hai visto?"

"È ... si muove, non è vero?", disse Merlin, lanciando a Gaius uno sguardo preoccupato.

Gaius sbirciò il soffitto, dove la pianta più vicina ad Arthur stava allungando i suoi vitigni sulla pietra, quasi raddoppiando le proprie dimensioni, prima di tornare immobile.

«Non ho mai visto niente crescere così», disse Merlin.

"Non solo", disse Arthur. "Ma -"

"Si è spostato verso di voi, lo so."

"Verso entrambi, in realtà".

Merlin e Arthur si guardarono l’un l’altro, erano quasi spalla a spalla. E poi osservarono le altre coppie abbracciate. Quindi si allontanarono di diversi passi l'uno dall'altro.

"Ci sono diverse piante nuove anche su quella parte del soffitto" disse Gaius indicando i cavalieri di Camelot.

Percival, Leon e Gwaine guardarono in alto allarmati. E poi Leon e Percival misero una certa distanza tra loro e Gwaine.

Gwaine scosse la testa mentre rinfoderava la spada. "Avete urtato i miei sentimenti adesso, signori, non posso mentire."

Nel mezzo della stanza, i cavalieri di re Olaf gemevano a voce alta, baciandosi appassionatamente, le loro cotte di maglia che si scontravano tra loro.

Il volto di re Olaf divenne rosso dalla furia. "Esigo che qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo!"

Gaius aspettò il cenno del suo re prima di spiegare. "Temo, sire, che abbiamo a che fare con una pianta incantata. Una pianta che costringe ad attività amorose chiunque cammini sotto di essa ".

"Vischio magico", mormorò Merlin, senza preoccuparsi di nascondere il suo divertimento.

Arthur lo guardò.

"Cosa c’è?" chiese Merlin. "È divertente."

"Non lo è affatto, Merlin," lo rimproverò Gaius. "Specialmente considerando che dopo che le persone colpite vengono separate, entrambe rimangono in uno stato di semi intontimento, a giudicare da quello che ho visto prima".

"Oh," disse Merlin. "Beh. Non sapevo quella parte.

Sotto la porta, la cuoca si mise a gemere, e anche Geoffrey, le loro labbra che schioccavano forte.

"Per la miseria, qualcuno può separarli?" domandò Arthur, evitando di guardare la scena.

"Non passate sotto la pianta", Gaius avvertì i servi che si precipitarono al comando di Arthur. "Infatti, sarebbe meglio distruggere la pianta, prima di fare un tentativo. Le torce dovrebbero servire allo scopo. E tenete gli occhi puntati sul soffitto. Ce ne potrebbero essere altre".

"Fate come dice il medico di corte", abbaiò re Olaf al suo staff. "E fate attenzione, per dio! Non voglio vedere altri cadere preda di questa diavoleria!"

"Diavoleria dice lui", replicò Gwaine a voce bassa, mentre Olaf continuava a urlare ai suoi cortigiani. "Per me, è solo un comune sabato sera."

"Per te è solo un comune martedì sera", disse Leon, rinfoderando la spada.

"O qualunque altra notte, se è per questo," convenne Percival.

"Non so, ragazzi" disse Gwaine. "Non sembra un modo così brutto per essere sotto incantesimo".

"Certo che la pensi così", disse Percival. "Baceresti un asino se stesse fermo abbastanza a lungo".

"Vieni qui e scopriamolo, che dici?" replicò Gwaine e gli ammiccò.

"Gwaine", sospirò Arthur, sfregandosi la fronte con le dita stanche.

"Le torce sono pronte, sire!" disse George dalla porta, tenendo in alto due fiaccole. "Devo bruciare le piante adesso?"

"Sì, George, per l’amor del cielo, fallo subito", ordinò Arthur.

"Come comandate, sire!" rispose George e si affrettò a obbedire.

"Leccaculo", mormorò Merlin, guadagnandosi uno sguardo di Arthur molto più divertito che scandalizzato.

Quando George diede fuoco alla pianta, Gaius notò che bruciava molto più velocemente di quanto qualsiasi cosa così verde avrebbe dovuto. Scintille d'oro si levavano da essa mentre la fiamma la lambiva e le foglie scomparivano anziché trasformarsi in cenere.

Quando la pianta al di sopra della porta d'ingresso sparì, Geoffrey e la cuoca si staccarono. Sul pavimento, i due servitori si allontanarono l'uno dall'altro, e rimasero immobili, fissando il soffitto.

Geoffrey sospirò ad alta voce. "Non è la persona giusta", disse.

La cuoca spinse in fuori il suo labbro inferiore, le lacrime scintillavano nei suoi occhi. «Non è la persona giusta» concordò lei.

Mentre Arthur ordinava ai servitori di bruciare il resto delle piante o di bloccare il pavimento sotto di loro se erano troppo alte da raggiungere, Gaius si avvicinò attentamente a Geoffrey. Con l'aiuto di Merlin, guidò il suo vecchio amico a una sedia e lo fece sedere.

"Geoffrey, mi senti?" chiese.

Geoffrey fissò la stanza, con gli occhi vitrei e il viso stanco. "Non è la persona giusta".

"Non è giusto che cosa?" chiese Merlin.

"Non lo so. Non sono del tutto sicuro di sapere quello che sta dicendo. Le sue pupille sono estremamente dilatate, come se fosse sotto l'effetto di un veleno. E la sua pelle è calda al tatto, come se avesse la febbre ".

Merlin si chinò in avanti e premette una mano sulla schiena di Geoffrey. "C'è ancora magia dentro di lui."

"Sei sicuro?"

"È davvero forte." Merlin si raddrizzò, incrociando le braccia sul petto. "Abbastanza forte che la posso sentire".

«Che cosa è abbastanza forte per sentirla?» chiese Arthur, comparendo a lato di Merlin, facendolo sobbalzare così tanto che si mise in ginocchio sul tavolo.

"Che dolore", ringhiò Merlin, sfregandosi la gamba. "Ecco quello che sento. Dolore. E irritazione. "

Arthur gli diede uno sguardo raggelante, ma prima che potesse riprendere il discorso, Geoffrey disse ancora "non è la persona giusta" con voce spezzata.

"Stanno tutti dicendo la stessa cosa", disse Arthur, guardando la gente che veniva guidata fuori della stanza, mormorando tutti le stesse parole.

"Questo non è un buon segno" disse Merlin, aggrottando la fronte a un nobile che era stato portato via.

"No, davvero," convenne Gaius. "Infatti, finché non conosciamo completamente l’effetto di questo incantesimo, consiglio di trattarlo come una minaccia. Una ricerca completa del castello sarebbe un’idea saggia, per individuare e distruggere tutte le piante".

"Sono d’accordo," disse Arthur, e chiese a Sir Leon di avvicinarsi. "Leon, prendi due dozzine di cavalieri e setaccia il castello per cercarne altre. Voglio che spariscano, e voglio sapere quante ne hai dovuto distruggere per farlo, e prima che la notte sia passata. E per l’amor del cielo”, aggiunse con voce bassa, mentre Leon si voltava per andare, "assicuratevi di stare attenti ai soffitti. Non voglio che nessuno di voi finisca come loro ".

Tutti guardavano i cavalieri di re Olaf, seduti contro il muro, avviliti, confusi e tremanti.

"No, certo che no, sire", disse Leon con enfasi, prima di andare a richiamare il resto dei cavalieri.

«Davvero troppo per una festa rilassante» mormorò Arthur, sbirciando la pianta sul soffitto.

"Almeno nessuno può dire che sia stata noiosa" disse Merlin.

Arthur lo fissò un lungo momento. Poi lo schiaffeggiò sulla nuca.

"Per che cos'era questo!"

«Ti leggerò più tardi la mia lista di ragioni» lo informò Arthur.

Dall’altro lato della stanza, re Olaf stava facendo la ramanzina alla sua corte per il loro comportamento. Una corte che, realizzò Gaius, aveva una persona in particolare in meno. "Sire", disse ad Arthur, "posso chiedere dove è lady Vivian?"

"Lady Vivian è stata accompagnata nelle sue stanze un'ora fa", disse Arthur, poi guardò dove re Olaf era in silenzio e aggiunse: "Grazie agli dèi".

«Lady Vivian è qui?» domandò Merlin ad Arthur, nel tono che avrebbe usato per chiedere informazioni circa lo scoppio di una pestilenza.

"," disse Arthur, nello stesso tono.

Le sopracciglia scure di Merlin si sollevarono in alto, e in risposta, l'espressione di Arthur si contorse per alcuni secondi, una comunicazione silenziosa che Merlin in qualche modo capiva, a giudicare dalla risata che seguì.

«E con il vischio magico nel castello» disse Merlin, come per concludere un pensiero che Arthur aveva espresso ad alta voce.

"Esattamente." Arthur concentrò la sua attenzione al soffitto. "La domanda rimane ..."

"Come è arrivata lì?" disse Merlin.

"Forse è stata portata accidentalmente con le altre decorazioni. Ma da chi? E come si sta diffondendo? I soffitti del castello sono di solida pietra. Non poteva mettere radici. Ma sta crescendo, non è così?"

«Cresce e si moltiplica», disse Merlin indicando la parte anteriore della stanza, nel punto in cui prima Arthur aveva parlato con re Olaf. "Se quel ramoscello fosse stato lì qualche minuto fa, allora voi e re Olaf sareste ..."

"Fermati lì," lo interruppe Arthur.

"Sto solo dicendo ..."

"Sì, e ti sto dicendo di smettere di dirlo".

"Merlin ha ragione, sire", si intromise Gaius.

«Su cosa, esattamente?» chiese Arthur, con le labbra che si contraevano in chiaro disappunto.

"Se voi e re Olaf foste caduti preda dell'incantesimo," disse Gaius, "allora entrambi sareste inabili a governare".

"Cosa che renderebbe vulnerabili i nostri regni", disse Arthur, esausto. "Allora questo è un attacco".

"Non ne sono certo" disse Gaius. "Ho bisogno di ulteriori studi prima di poterlo dire con certezza."

«Fallo subito» disse Arthur. "Perché ..." si allontanò, la sua attenzione catturata da qualcosa in mezzo alla stanza.

Gaius e Merlin si girarono, vedendo due nobildonne che si abbracciavano selvaggiamente vicino al Ceppo del Solstizio, le loro mani che vagavano sui corpi l'una dell’altra, le dita sottili che scivolavano sulle loro spalle strette e le schiene curve, prima di muoversi più in basso.

Le sopracciglia di Arthur si alzarono fino a toccare l’attaccatura dei capelli.

La bocca di Merlin si spalancò e si fermò in quel modo.

Gaius diede loro un momento per ricordarsi le buone maniere ed evitare di guardare.

E poi dovette schiarirsi la gola. Ad alta voce.

Entrambi sobbalzarono, guardando all'improvviso lontano da quella scena e arrossendo vistosamente quando videro lo sguardo che Gaius stava lanciando loro.

"Forse dovrei cominciare la mia ricerca su questa minaccia contro Camelot", disse Gaius seriamente.

"Sì, naturalmente" gli disse Arthur. "Assolutamente."

"Ricerche", concordò Merlin. "Certo."

Dietro di loro, le due donne mugolavano dolcemente, il suono che echeggiava nella stanza semivuota.

"Tornate alle vostre camere!" ordinò Arthur a coloro che erano rimasti. "I miei cavalieri avranno ripulito il castello entro domattina!"

Gaius annuì e si voltò per uscire, poi si fermò bruscamente, perché George era al suo posto, le mani strette dietro la schiena, un sorriso largo sul viso, tutta la sua attenzione concentrata su Arthur.

«Vostra maestà!» disse George allegramente. "Devo preparare le vostre camere e la vostra reale persona per la serata?"

"No no," disse Merlin. "È il mio lavoro."

George lo guardò con uno sguardo di sdegno sottilmente velato. "Credo di aver fatto la domanda all’illustrissima reale maestà ".

"Sì, e poiché sono il servo personale dell’illustrissima reale maestà, ti dico in sua vece che la risposta è no".

"Credo che vostra maestà possa parlare da sé".

"E io credo di averti detto di levarti dai piedi."

Arthur fece un rumore soffocato e si portò la mano alla bocca come per pulirsi, anche se non fece molto per nascondere il suo sorriso.

"Re Arthur", la voce di re di Olaf arrivava da vicino, facendo cessare il battibecco tra Merlin e George.

"Re Olaf," disse Arthur portando indietro le spalle e atteggiando la voce nel suo tono regale. "Le mie scuse sincere per gli eventi di questa sera. I miei cavalieri stanno già occupandosi di questa ... seccatura magica ... nel castello. Vi assicuro, domattina, tutto sarà in ordine".

"Vorrei sperarlo," borbottò Olaf e fece un cenno ai cavalieri che lo circondavano per accompagnarlo nella sua stanza.

Arthur lo guardò con aria inquieta. "Questa è proprio una buona idea. Merlin. George. Accompagnatemi nelle mie camere. Entrambi in testa. "

I due uomini si guardarono, poi si voltarono verso il loro re, l’orrore riflesso nei loro volti.

"Ma cosa succede se c'è il vischio?" esclamò Merlin.

"E cammino sotto di esso!" proseguì George sbalordito. "Vicino a lui!"

"Come pensi che mi senta?" disse Merlin.

“Meglio voi che io”, disse Arthur, indicando la porta.

Merlin imprecò silenziosamente, ma si avviò in avanti, il suo sguardo incollato sul soffitto, il braccio stretto al suo fianco per mantenere George a una discreta distanza.

«Buonanotte, Gaius», disse Arthur, seguendo i suoi servitori fuori della stanza, sembrando più soddisfatto di quanto Gaius lo avesse visto in tutta la notte.

"Dormite bene, sire", disse Gaius, desiderando di seguire quel consiglio. Ma non era probabile. Non finché non avesse trovato la fonte di quella follia.

Ci impiegò metà della notte immerso nella lettura a lume di candela prima di trovare anche un piccolo indizio su quell’enigma del vischio. Anche se non gli dava risposte su come la pianta fosse arrivata lì, gli dava un’indicazione su cosa aspettarsi. E purtroppo non era una buona notizia.

Si era addormentato sui libri prima di riuscire a leggere altro, risvegliandosi all'improvviso all'alba, quando Merlin lasciò una ciotola di porridge davanti al suo naso.

«Dormito bene?» chiese Merlin, sedendosi di fronte a lui al tavolo della colazione, già lavato e vestito di fresco e troppo energico per essere mattina così presto.

Gaius si alzò, sofferente per i dolori al collo, alle spalle e alla schiena. "Mi sento come se fossi rotolato giù da un carro di fieno", mormorò, maledicendo le vecchie ossa e la posizione che aveva mantenuto durante il sonno.

"Hai trovato qualcosa?" domandò Merlin, con la bocca piena di porridge.

«Poco», disse, girando il libro per far leggere Merlin. "Guarda qui. Il vischio per sua stessa natura è un parassita, prende le sostanze nutritive dal suo ospite. Il nostro vischio è ovviamente dotato di magia. Quindi deve essere alimentato dalla magia per diffondersi così rapidamente ".

«Ma a Camelot non c'è magia», disse Merlin.

Gaius inclinò la testa, sollevò il sopracciglio e aspettò che il cervello di Merlin raggiungesse la bocca.

"Oh," disse Merlin, con un sorriso timido. "Beh. Sì. Eccetto me. E te, naturalmente."

"E," aggiunse Gaius pazientemente, "le centinaia di manufatti magici conservati all'interno delle segrete del castello".

Merlin lasciò cadere il cucchiaio nella sua ciotola di porridge, spruzzando grumi di cibo sulla pagina. "Stai dicendo che il vischio si nutriva della magia contenuta nelle segrete attraverso il castello stesso?"

"Non guardarmi così sorpreso. Il vischio è da tempo utilizzato nei riti più antichi dell’Antica Religione. È profondamente connesso alle forze dell’Antica Religione stessa. Qualsiasi magia posta su una tale pianta sarebbe sia altamente potente che estremamente imprevedibile ".

"Un bene che ce ne siamo liberati, allora."

Gaius bofonchiò pensieroso, e tirò a sé la sua ciotola per cominciare a mangiare.

"Cosa?" chiese Merlin, appoggiandosi in avanti sul tavolo. "Andiamo, che cosa c’è? Conosco quello sguardo, Gaius.

"Niente. O, beh, probabilmente niente, comunque. Sospetto che lo sapremo presto."

"Sei misterioso come il vecchio drago".

"Lo prenderò come un complimento."

"Non è quello che intendevo".

Prima che Gaius potesse discutere, si sentì un forte bussare alla porta.

"Avanti!" disse Gaius.

Ma non ci fu risposta.

"Avanti!" urlò Gaius.

Ancora niente.

Merlin si alzò da tavola e si avvicinò ai gradini, poi aprì la porta.

Sir Leon era immobile nell'arco della porta, ondeggiando sui piedi, con gli occhi che si concentrarono immediatamente su Merlin come se fosse la cosa più preziosa del mondo.

"Leon?" fece Merlin, e iniziò a camminare in avanti.

"Non muoverti!" gli gridò Gaius, alzandosi faticosamente in piedi. Ma le sue dannate ginocchia erano rigide e si rifiutarono di sostenerlo, e si sedette indietro duramente, sbattendo la sua ciotola di porridge sul pavimento.

Merlin tornò al suo fianco. "Stai bene?"

"Quando dico non muoverti significa non muoverti, Merlin, seriamente!" sbottò Gaius, mentre Merlin lo aiutava ad alzarsi in piedi. "È solo una fortuna che sei andato nella giusta direzione".

"Fortuna?" chiese Merlin con curiosità, tornando verso la porta.

Un sottile strato di vischio era cresciuto sopra l'intero ingresso, proprio sopra la loro spessa porta di legno. Sir Leon stava oscillando sotto, una mano stringeva l'arco in pietra, le dita perse in una massa di foglie.

Gli occhi di Merlin si allargarono. "Se fossi passato da quella porta ..."

"Infatti," disse Gaius.

"Perché sta lì in piedi così?" chiese Merlin con voce bassa, facendo un passo nervoso all'indietro.

"Probabilmente perché è entrato nella porta da solo", disse Gaius, desiderando di aver almeno bevuto una tazza di tè prima di affrontare un cavaliere armato e sotto incantesimo alla sua porta.

"Gli faremo del male se distruggiamo la pianta?"

"Solo se non spostiamo la mano dalle foglie prima di bruciarle. Ecco, portami quella scopa.

Ci vollero pochi minuti, ma dopo aver colpito Leon con il manico della scopa, riuscirono a fargli togliere la mano dall'arco. Un altro colpetto al petto fece cadere il cavaliere di schiena nel corridoio, così Merlin poté distruggere la pianta con le candele vicine.

Quando le fiamme si placarono, Leon si sedette nel corridoio, gemendo. "Oh, la mia testa."

"Beh, è un buon segno" disse Gaius a Merlin, mentre raggiungevano Leon nel corridoio.

"Che cosa è successo?" chiese Leon.

"Non ti ricordi?"

Leon aggrottò la fronte un lungo momento, chiaramente ancora confuso. "Ricordo di aver lasciato il re. Sono venuto qui per chiamarti al suo cospetto. È sveglio e vuole sapere cosa hai trovato. "

«Cosa è successo dopo?» Chiese Gaius. "Che altro ti ricordi, prima di esserti svegliato sul pavimento?"

"Ricordo ... di aver oltrepassato la tua porta .... E poi ... niente. Mi sono svegliato qui con voi due accanto ... "Leon si interruppe, con gli occhi spalancati. "Per favore non ditemi che io ... con uno di voi ..."

"No," gli disse Merlin. "Assolutamente no, no."

"Bene", disse Leon con enfasi, e poi aggrottò le sopracciglia alle sue parole, chiaramente incerto di avere o meno arrecato offesa a qualcuno di loro.

"La sensazione è assolutamente reciproca, credimi", lo rassicurò Merlin.

Leon gli fece un sorriso sgangherato mentre si tirava in piedi, spazzolando la polvere dal mantello rosso. "Sarà meglio che chiami a raccolta i cavalieri per ispezionare il resto del castello in cerca di altre piante. Gaius, dirai tu al re cosa sta succedendo? "

«Vai pure, Leon», disse Gaius, e il cavaliere gli fece un cenno rigido e si allontanò, attento a tenere gli occhi fissi al soffitto mentre andava.

Gaius sospirò dopo che se ne fu andato, rendendosi conto che non solo il suo tè ma anche il suo porridge erano entrambi cause perse. "Vieni, Merlin. Andiamo a incontrare il re. "

Il loro cammino verso le camere di Arthur fu lento, perché ad ogni arco dovevano controllare la sezione successiva del soffitto per cercare la pianta. Le piante erano sporadiche per la maggior parte, ma quando arrivarono al corridoio di Arthur, intere sezioni di soffitto erano coperte di foglie, rendendo difficile il loro passaggio.

«Guardie!» gridò Arthur dalla sala.

"Guarda lì", disse Gaius a Merlin, indicando la rientranza vicino alla porta di Arthur, dove entrambe le sue guardie si trovavano sul pavimento, con le braccia e le gambe avvolte le une con le altre, e si baciavano con passione.

"Guardie!" gridò di nuovo Arthur, sembrando nel panico questa volta.

Merlin si guardò intorno velocemente, poi spinse una mano in avanti sussurrando: "Bæl on bryne!"

Le torce disposte sulle pareti si levarono in alto, il fuoco che si diffondeva per l'intero soffitto, incredibilmente brillante e impossibile da non scorgere se qualcuno avesse girato l'angolo.

Ma prima che Gaius potesse rimproverare Merlin per la sua leggerezza, il ragazzo si lanciò in avanti e si intrufolò nelle camere di Arthur. Gaius si affrettò dopo di lui, scoprendo lady Vivian che inseguiva Arthur intorno al suo tavolo da pranzo, con Arthur che si fermava solo quando lei faceva altrettanto, con il tavolo sempre tra loro.

Nella mano di Vivian, notò Gaius, c’era un folto groviglio di vischio. Anche Merlin l'aveva notato e lo stava fissando con uno sguardo perplesso sul suo volto, cercando chiaramente di decidere cosa fare.

"Per favore siate ancora il mio amore!" gridò Lady Vivian ad Arthur, e lo inseguì di nuovo, la sua biancheria da notte bianca che svolazzava dietro di lei, i lunghi capelli biondi sciolti sparsi intorno alle spalle.

Gaius guardò Arthur intorno al tavolo e si rese conto che il re era appena vestito, ancora scalzo e in pantaloni da dormire, la tunica bianca slegata e sciolta. “Gaius! Merlin! "esclamò Arthur. "Grazie al cielo!"

"Non mi riconosci, amore mio?" disse Vivian ad Arthur, mentre si avvicinava. "Sono io, il desiderio del tuo cuore, il tuo unico vero amore, la tua Vivian!"

"Dove diavolo sei stato?" sbottò Arthur rivolto a Merlin mentre correva. "Dove sono le mie guardie?"

"Sono un po’ occupati" disse Merlin, guardando lady Vivian che si affrettava a rincorrerlo.

"Occupati!" gridò Arthur, chiaramente oltraggiato. "A fare cosa?"

"Lo sapete," disse Merlin, con le sopracciglia arcuate, cercando piuttosto comicamente di suggerire vari atti osceni.

"Oh no!" grugnì Arthur, mentre cambiava bruscamente direzione, perché Vivian aveva fatto la stessa cosa.

"Sire, sopra di voi!" urlò Gaius, rivolto al soffitto, dove una macchia di verde si stava rapidamente espandendo verso dove Arthur era diretto.

Arthur alzò lo sguardo, imprecò e si precipitò dietro a Merlin, con le mani sulle sue spalle, spingendolo incontro a Vivian mentre si avvicinava.

«Non voglio baciarla!» protestò Merlin, spingendosi indietro e contro Arthur.

"Non osate!" sbottò Vivian, fermandosi nel suo inseguimento per mettere le mani sulle sue anche e guardarlo "Mio padre ti infilzerà con una spada se lo fai! Cosa stai facendo qui comunque? Va via!"

«È qui per accompagnarti alle tue stanze!» la informò Arthur da sopra la spalla di Merlin.

"Ma io appartengo a te!" insistette e si lanciò in avanti.

Fece solo un passo prima che i suoi piedi si sollevassero sotto di lei per nessuna ragione apparente, e lei cadde sulla schiena. Merlin si avvicinò immediatamente, spingendo via il vischio, facendolo scivolare dall’altra parte della stanza.

"Lasciami andare!" sbottò Vivian, mentre Merlin la tirava in piedi.

«Portala alle sue stanze» disse Arthur, sedendosi pesantemente sul bordo del suo tavolo da pranzo.

"Oh, per favore non mandarmi via!" disse ad Arthur. "Per troppo tempo siamo stati separati! Le nostre anime si appartengono, la tua e la mia! Tu sei quello giusto per me! "

«La persona giusta», disse Merlin, e guardò Gaius.

Gaius incrociò le braccia pensieroso. "O non quello giusto".

«Che cosa c’è?» chiese Arthur.

"Credo che abbiamo scoperto la fonte dell'incantesimo lanciato sul vischio", disse Gaius, e inclinò la testa verso Lady Vivian.

La mascella di Arthur si contrasse mentre i denti stridevano insieme, il volto paonazzo di rabbia. "Mi stai dicendo che è lei la responsabile di questo incantesimo d'amore?"

"Non è un incantesimo d'amore", disse Vivian, sembrando offesa all'idea. "È un incantesimo di unità, per riunire due anime divise e due cuori che si appartengono! Oh, ti prego, Arthur, baciami sotto il vischio e saprai che sto dicendo la verità!

«L'unica cosa che so», disse Arthur con voce roca, «è che hai violato la legge e hai usato la magia nel mio regno, facendo correre a me e alla mia gente un grande pericolo».

"Per favore non essere arrabbiato con me" disse Vivian, i suoi occhi azzurri pieni di lacrime. "Ti prego, oh mio signore, amore mio...". Lei fece un suono strozzato e si coprì il viso con le mani, piangendo con una tale angoscia che le sue ginocchia cedettero, e Merlin dovette prenderla intorno alla schiena e guidarla per farla inginocchiare sul pavimento.

"Sire", disse Gaius, "prima di giudicarla troppo duramente, c'è qualcosa che dovete sapere."

"Che cosa, che la figlia di uno dei cinque re ha violato la legge più importante di Camelot e dovrà pertanto essere messa a morte?"

"No, sire. Che la figlia di uno dei cinque re è ovviamente ancora in preda dello stesso incantesimo d'amore che tempo fa aveva colpito voi stesso".

"Non può essere vero", disse Arthur, la confusione che istantaneamente raffreddava la sua rabbia. "È successo ... anni fa".

"Si sire."

Arthur s'avvicinò, mentre fissava la donna piangente. "Vuoi dire ... che per tutto questo tempo ..."

"È rimasta sotto un incantesimo che la obbliga ad amare voi e soltanto voi. Temo di sì."

«Non può essere», ripeté Arthur, ma con tenerezza, e come tra sé, chiaramente addolorato.

Vivian alzò la testa, con gli occhi rossi e brillanti di lacrime. "Mio signore", singhiozzò, guardando Arthur in adorazione. "Per favore ... vi prego state sotto il vischio con me".

Arthur si inginocchiò accanto a lei, chiaramente perdonandola, offrendole anche un sorriso gentile. "È questo che romperà l'incantesimo?" Chiese: "Dovremo stare insieme sotto il vischio?"

"Sì, oh sì!" disse Vivian, liberandosi dalla presa di Merlin per premere le sue piccole mani sul petto di Arthur. "La magia vuole solo quello che è giusto! Non ci causerà alcun male, mio ​ ​signore. La vecchia me lo ha giurato prima di morire. Era così grata nei confronti di mio padre perché ha salvato il suo villaggio. Voleva solo che la sua principessa fosse felice. La sua principessa e il suo amore ... la regina Vivian e re Arthur ... insieme per sempre ... "

Arthur le prese le mani e la guidò in piedi. "Merlin, riporta lady Vivian nelle sue stanze."

"Oh, per favore no!" gridò Vivian, gettandogli le braccia intorno alle spalle, tenendolo stretto.

"Solo per un po’ " disse Arthur, guidandola via. "Perché anche se sono sicuro che non volevi, hai messo il regno in grande pericolo. Entrambi i nostri regni. Ho bisogno di occuparmi di questo prima. Poi affronteremo il resto. "

Vivian fece il broncio, ma lo lasciò andare. "Mi metterò a contare i secondi finché non ti vedrò di nuovo, amore mio", disse in disparte, mentre Merlin la guidò via.

Dopo che furono scomparsi nel corridoio, Gaius si rivolse ad Arthur, che era seduto sul tavolo da pranzo, strofinandosi il viso con le mani. "È stato molto gentile da parte vostra, sire."

"È come hai detto prima. Lei non è in sé.» Lanciò uno sguardo fermo sulle macchie di verde sul soffitto. "Anche se nessuno di noi sarà in sé molto presto, se non troviamo un modo per affrontare questo problema".

"Credo che lady Vivian ci abbia dato la risposta al nostro problema. Tutto quello che dobbiamo fare per porre fine all'incantesimo è dare alla magia quello che sta cercando. Riunire due cuori che sono divisi".

"Come possiamo trovare due persone che si adattino a questa descrizione?"

"Credo che una delle due sia già presente in questa stanza" disse Gaius, facendo un sopracciglio ad Arthur, perché apparentemente Merlin non era l'unico a non cogliere l'evidente chiarezza della situazione.

"Naturalmente" scoppiò Arthur. “Guinevere. Quando tornerà oggi, avremo esattamente quello che vuole l'incantesimo. Due cuori che si riuniscono. Pensi che funzionerà? "

"Il vostro amore è già stato abbastanza forte da rompere l’incantesimo in precedenza", lo rassicurò Gaius.

"Che amore ha rotto l’incantesimo?" chiese Merlin, entrando nella stanza, con l’evidente mancanza della principessa tra le sue braccia.

"Dov'è Vivian?" chiese Arthur.

"L'ho consegnata a George nel corridoio. Starà bene - aggiunse Merlin, quando Arthur gli lanciò uno sguardo severo. "George è un modello di correttezza e comportamento cavalleresco, non è vero?"

Gaius non mancò di notare il modo in cui la guancia di Merlin si era contratta alle ultime parole.

"Bene", disse Arthur, una mano esausta tra i capelli. "Vieni, aiutami a vestirmi, ti spiace? Poi prendi la colazione per piacere. Voglio essere pronto per quando Guinevere ritornerà, in modo da poter infrangere questo dannato incantesimo immediatamente".

"Oh! Certo! Il bacio del vero amore "disse Merlin, dando una pacca a Gaius sul braccio, prima di trotterellare dietro ad Arthur, sbirciando con lo sguardo verso l'alto, mentre si dirigevano verso il suo guardaroba. "Spero solo che tornerà presto."

Presto, scoprì dopo Gaius, ma non abbastanza. A mezzogiorno, quando la delegazione della regina tornò, gran parte del castello era già stato invaso, i soffitti alti erano una solida massa di verde. I corridoi interi erano pieni di servi, tutti nervosi, muniti di lunghe torce, per bruciare la maggior parte delle infestazioni che potevano.

Ma le piante si moltiplicavano più velocemente di quanto potessero essere distrutte. Quando Gaius fu chiamato alle camere reali, quaranta persone erano state colpite. Gaius li aveva visitati tutti e li aveva mandati tutti via. Non c'era niente che potesse fare per rompere l'incantesimo. Quel compito spettava solo al Re e alla Regina.

Quando Gaius condusse Merlin nelle camere reali, trovò Arthur ai piedi del suo letto, sotto una delle poche aree pulite del soffitto.

Una decina di piccole piante punteggiavano i soffitti delle stanze di Arthur, in mezzo a diverse macchie di pietra bruciata. Oltre il letto di Arthur c’era un'altra pianta enorme, le foglie coprivano l'intero soffitto sopra il baldacchino, i vitigni erano avvolti intorno al suo letto.

"Quella è apparsa solo cinque minuti fa", disse Arthur indicando il letto. "Penso che si stiano diffondendo ancor più velocemente di prima".

«Non per molto», disse Gwen, uscendo da dietro il paravento, in un abito violetto pulito che sostituiva il suo precedente abbigliamento per cavalcare. Dopo aver sistemato i lunghi capelli sulle spalle, si avvicinò con cautela al lato di Arthur, guardando il soffitto mentre camminava.

"Sei sicura di volerlo fare?" chiese Arthur.

"Sembra fatto su misura per noi due, vero?" disse lei, con un sorriso timido. "Due cuori che erano separati, riuniti?"

«Se sei sicura, allora lo sono anche io», disse Arthur, rivolgendosi a lei e prendendole le mani. "Sei pronta?"

«Sempre», disse, inclinando il mento, per ricevere il bacio di Arthur.

Gaius abbassò gli occhi per concedere loro un po’ di privacy e diede una gomitata a Merlin perché facesse lo stesso.

Dopo pochi istanti, Arthur disse: "Non sembra funzionare".

"Il vischio", sottolineò Merlin. "Voi e Gwen dovete stare sotto il vischio."

"Proviamo qui" disse Gwen, e tirò Arthur per mano verso il comodino, finché non si avvicinarono sotto la massa di vegetazione che si diffondeva lì sopra.

Sia Arthur che Gwen si bloccarono, poi si voltarono l'uno verso l'altro, con gli occhi ampi e sorpresi. Senza dire una parola, si buttarono le braccia al collo, baciandosi con ardore.

Passarono diversi momenti in cui Gaius studiò i soffitti.

Le piante, notò, non si erano ritirate. Anzi, continuavano a crescere.

"Non funziona" disse Merlin.

"No non va."

"Non capisco", disse Merlin, guardando Arthur e Gwen, che si stavano baciando con la stessa intensità di tutti gli altri. "È quello che vuole l'incantesimo. Dovrebbe funzionare. "

Arthur fece un gemito basso, e Gwen un piccolo sorriso, mentre rimanevano abbracciati a lato del letto.

"Forse dovremmo separarli?" domandò Merlin.

"Forse. Basta che non vai troppo vicino. La pianta sopra di loro si sta ancora allargando ".

"Devo ...?" sussurrò Merlin.

"Fai attenzione" mormorò Gaius.

Merlin annuì e mormorò tra sé, con gli occhi chiusi per nascondere il bagliore dorato.

Gwen e Arthur si allontanarono l'uno dall'altro, separati da una mano invisibile.

"Non è quello giusto", disse Gwen, sospirando. Con un sospiro, si sedette sul pavimento in pietra in uno svolazzo di seta viola.

Arthur si sedette sul bordo del letto, con gli occhi vitrei. «Non è la persona giusta», disse, e sospirando pesantemente si sporse di lato contro il montante del letto.

La pianta sopra di lui si scosse violentemente, i suoi vitigni che si mossero come serpenti su un palo, avvolgendo il collo di Arthur.

"Arthur!" urlò Merlin, e si precipitò sotto la massiccia pianta per strapparne i viticci.

Un fulmine si abbatté nel chiaro cielo invernale, e un tuono scosse le fondamenta del castello, mentre si alzava un vento che si diffuse nella stanza, scrollando le piante al di sopra, in cui stavano crescendo nuove foglie, fiori e bacche rosse e dorate.

All'altezza del letto, Merlin era rimasto fermo e stava fissando Arthur.

Ignorando la violenta tempesta, Arthur si alzò dal letto, sollevando le mani per coprire i lati del viso di Merlin, gentile e riverente come un amante. "Merlin", disse, la parola quasi perduta nel sussurro del vento attraverso le foglie.

L'espressione di Merlin si era trasformata in pura beatitudine che illuminava i suoi lineamenti. "Arthur", disse, la voce rotta a pronunciare quel nome.

Gaius li osservò con stupore mentre una luce dorata scendeva dalle piante, scivolando sui corpi di Merlin e Arthur come acqua, prima di riversarsi in cascate scintillanti sul pavimento.

Arthur avvolse le braccia intorno alla schiena di Merlin, attirandolo a sé. Merlin si rivolse a lui con entusiasmo, guardando in perfetta adorazione il suo re.

"Sono tuo", disse Merlin ad Arthur, con la voce che rimbombava nel tuono.

«Sono tuo», fece Arthur in risposta, le parole che facevano eco attraverso le pietre del castello.

L'espressione di Merlin si sciolse in angoscia e strinse le braccia intorno al corpo di Arthur, chiudendo la distanza tra di loro, premendo la fronte su quella del suo re. "Resta con me", lo supplicò.

"Non posso", disse Arthur, come se le parole venissero strappate da lui.

"Arthur", mormorò Merlin, le lacrime che gli scivolavano sulle guance.

"Aspettami", sussurrò Arthur "Merlin-"

"Sempre," disse Merlin, le labbra contro quelle del suo re.

"Sempre," gli disse Arthur e inclinò la testa verso Merlin, per sigillare il suo giuramento con un bacio.

Al di là delle finestre i fulmini si abbatterono di nuovo nei cieli invernali, il tuono scosse il mondo, mentre Arthur e Merlin si baciavano come se si fossero ritrovati dopo secoli, o dovessero dividersi per un'eternità. Ogni loro tocco era pieno di adorazione e gioia, dolore e pena, lacrime che scivolavano su entrambi i loro volti, lasciando tracce brillanti di magia nel loro cammino.

La magia era dappertutto, intorno a lui, terrificante e vertiginosa, facendo tremare le ginocchia di Gaius, che cadde pesantemente su una sedia.

Ma fu solo vagamente consapevole di quella sensazione.

Perché la sua mente fu catturata da visioni. Visioni di cose che non aveva mai visto prima.

Di un lago, di una torre, di una spada e di un castello.

Vide il suo giovane stregone e il suo giovane re che si trovavano sulla riva del lago, entrambi vestiti con abiti strani, abbracciati proprio come in quel momento, eccetto il fatto che sorridevano e ridevano, le loro espressioni piene di amore e di devozione.

Erano liberi, Gaius si trovò a pensare, anche se non aveva idea del perché. Erano liberi, ed erano felici, e insieme con loro la totalità del mondo e le sue magie.

Un'altra antica ondata di potere spinse Gaius a sollevare una mano in avanti per puro riflesso, sussurrando un incantesimo di protezione senza pensare, per deviare un'esplosione di magia che si levò su di lui, spargendosi nel mondo circostante.

Quando i suoi echi si allontanarono, sentì che il tessuto del mondo tornava in posizione con un sussulto la cui eco egli sentì nelle sue stesse ossa.

Gaius abbassò il braccio al tavolo e si appoggiò pesantemente alla sua superficie di legno, respirando troppo rapidamente per un uomo della sua età, confuso e disorientato da ciò che era appena accaduto.

Gli ci volle qualche minuto per tornare completamente in sé. E ancora di più per fare minimamente ordine nei suoi pensieri.

Con vivo stupore, Gaius guardò nel punto in cui stavano Arthur e Merlin. Ma non erano più lì. Arthur era adagiato sul suo letto. Merlin stava al suo fianco, apparentemente caduto su di lui. Entrambi erano incoscienti come Gwen.

Per diversi lunghi momenti, Gaius fissò la scena davanti a lui.

Per tutta la mia vita ho percepito la magia, pensò. Ma non ho mai sentito niente di simile. Non sapevo nemmeno che la magia potesse far sentire così. Per tutti gli dei, che cosa era successo?

Sul pavimento Gwen fece un piccolo sospiro, agitandosi sulla pietra scomoda sotto di lei.

Con un grugnito per lo sforzo, Gaius si alzò in piedi, ancora instabile dalla potenza che si era riversata su di lui. Poteva ancora sentire l'aria vibrare, una grossa onda d'urto magica che apparentemente si era originata dai due uomini svenuti sul letto.

Gaius si fermò accanto al letto e li fissò. Erano ancora allacciati in un abbraccio disperato. Come se avessero paura di separarsi. Le loro braccia erano avvolte strettamente l’uno intorno all'altro, i loro corpi erano stretti come due amanti, i loro visi erano rivolti l'uno verso l'altro anche nel sonno.

Due anime si erano riunite, Gaius si trovò a pensare. Due cuori che si appartengono.

Nel letto, Merlin sussultò.

Arthur inclinò la testa in giù, il naso premuto nei capelli di Merlin.

In risposta, un piccolo sorriso tirò le labbra di Merlin, e si avvicinò, rilassandosi nell'abbraccio di Arthur.

Gaius gli mise la mano sul petto. Sentì il suo respiro alzarlo e abbassarlo.

Oh Merlin, pensò.

Gwen fece un altro rumore, questa volta suonava abbastanza distintamente come se stesse per rinvenire.

Gaius si precipitò in avanti, afferrando il braccio di Merlin. Mi dispiace tanto, ragazzo mio, pensò, e lo tirò su con tutta la sua forza. Merlin grugnì a quel movimento ma Gaius lo tenne, prima lo mise seduto e poi lo spinse in avanti, in modo che finì ammucchiato sul pavimento in pietra. Atterrò con un grugnito, abbastanza forte da far agitare Gwen, che sbatté gli occhi.

«Mia signora», disse Gaius, accostandosi al suo fianco, una mano appoggiata delicatamente sul suo braccio.

"Ow," mormorò Merlin, e piantò una mano sul pavimento per sollevarsi. Dopo alcuni tentativi falliti, si schiantò sulle pietre. “Ow.”

"Oh la mia testa", mugolò Arthur, tirandosi sui gomiti.

"Gaius?" lo chiamò Gwen, sedendosi con il suo aiuto, sbattendo le palpebre chiaramente disorientata.

"Chi mi ha colpito?" mormorò Arthur mentre si sedeva.

Merlin si era rotolato sulla schiena e aggrottò la fronte al soffitto. «Sono sul pavimento», disse brusco. "Perché sono a terra?"

"Quando l'incantesimo si è rotto, tutti noi abbiamo perso conoscenza", disse loro, mentre aiutava Gwen ad alzarsi in piedi.

"L'incantesimo" ripeté Arthur, sbattendo gli occhi contro la luce del giorno in camera.

"Non vi ricordate, sire?" chiese Gaius, guardando nervosamente Merlin e Arthur.

"L'ultima cosa che ricordo," disse Arthur, "è ..."

"Camminare sotto il vischio", finì Gwen.

«Giusto», disse Arthur confuso. "Abbiamo fatto un passo sotto il vischio ... e poi ..."

"Abbiamo rotto l'incantesimo," disse Gwen, guardando al soffitto. "Guarda, Arthur, le piante sono sparite."

Merlin stava scuotendo la testa. "Non penso ..."

"- che sarebbe potuto andare meglio, vero?" finì Gaius per lui.

Arthur aggrottò la fronte rivolto a Merlin. “Cosa stai facendo sul pavimento? Santo cielo, Merlin, non è il momento di fare un sonnellino».

Merlin afferrò il materasso e cercò di tirarsi in piedi, solo per cadere in ginocchio accanto al letto. "Anche voi siete svenuto."

"Certamente non sono svenuto" disse Arthur, alzandosi, poi ondeggiando e sedendosi di nuovo.

Merlin gli sbuffò e si aggrappò al letto, appoggiando il mento sul materasso, gli occhi sbarrati e chiaramente disorientati come il suo re.

Arthur fissò Merlin, con le sopracciglia aggrottate. Il suo sguardo era fisso sulle dita di Merlin, dove stavano stringendo il copriletto.

Gaius notò lo sguardo di Merlin al viso di Arthur, che poi scivolò sulle sue labbra. Stava aggrottando la fronte, come se cercasse di inseguire un pensiero.

Arthur allungò la mano, afferrando il polso di Merlin, come per tirarlo in piedi. Invece rimase seduto lì, tenendo la mano di Merlin, fissandolo con stupore. "Tu sei...?"

"Sì ... io ..." Merlin aggrottò la fronte alla mano di Arthur sulla propria, ma non si ritrasse. Fissò un lungo momento le loro mani intrecciate, sbattendo lentamente le palpebre, prima di trascinare gli occhi al volto di Arthur. "Il letto," disse bruscamente. "Non è successo qualcosa..."

"Vieni, Merlin," disse Gaius sbrigativamente, alzandosi per afferrargli il braccio e tirarlo in piedi. "Dobbiamo vedere come stanno gli altri colpiti dall'incantesimo ".

Merlin scivolò mentre veniva tirato verso la porta. "Aspetta ... Io ... state bene?" chiese sopra la sua spalla.

«Certo» disse Arthur, mentre Gwen gli si sedeva accanto sul letto.

"Certo", ripeté Merlin assente, lasciandosi guidare fuori dalla stanza.

Gli ci volle fino a metà del corridoio prima che Merlin potesse camminare da solo.

"Che cosa è successo esattamente?" domandò Merlin.

"Arthur ha rotto l'incantesimo", disse Gaius.

Merlin gli lanciò uno sguardo stranito. "Non funzionava però. Giuro, mi ricordo che non funzionava. Non è vero? E poi…"

"E poi l'incantesimo si è dissolto con un'esplosione magica piuttosto spettacolare".

"Se è vero, allora perché non sei caduto a terra come me?"

Gaius guidò Merlin nelle loro stanze, poi chiuse la porta dietro di loro. "Non c'è niente di strano perché ho usato un incantesimo di protezione per difendermi".

Gli occhi di Merlin si spalancarono. "Gaius", disse, scandalizzato. "Hai usato la magia nelle camere del re?"

"È stato un incidente", disse Gaius, con un piccolo sorriso. "Non che debba giustificarmi proprio con te".

Merlin grugnì e si strofinò il viso con entrambe le mani. "Penso che devo riposare. Mi sento svenire. "

"Perché non vai a riposarti. Posso controllare da solo quelli che sono stati infettati dalla magia. Vai e riposati."

Merlin abbassò le mani e gli lanciò uno sguardo molto sospetto. "Prima usi apertamente la magia nel castello, ora mi dici di riposare nel bel mezzo della giornata ... Qualcos’altro? Vuoi lavare i calzini di Arthur al posto mio? "

"Non ci conterei", disse Gaius, e spinse Merlin verso la sua camera da letto.

Quando Merlin si svegliò, era quasi passato il tempo per entrambi di partecipare alla festa del Solstizio. La sala da pranzo era due volte più piena della notte precedente, il Ceppo bruciava al centro, le decorazioni erano state sostituite con una notevole mancanza di verde, e tutti i presenti erano vestiti con i loro migliori abiti della festa e tenevano comportamenti molto distinti.

Dopo che i piatti erano stati sbaraccati e i tavoli spinti sulle pareti, Gaius si mise a vagare per la stanza, con un calice di vino in mano. Ogni tanto, si svolgeva un incontro imbarazzato nelle vicinanze, tra quelle persone che erano state incantate dal vischio. Sebbene non si ricordassero di quello che avevano fatto, i loro amici certamente lo facevano, e coglievano ogni occasione per raccontarlo nel modo più imbarazzante possibile.

Gaius guardava sia Arthur che Merlin che intercettavano quelle storie raccontate, ognuno di loro nascondendo la propria reazione a causa della loro rispettiva posizione. Ma pochi minuti dopo, si ritrovavano in mezzo alla folla e condividevano una conversazione privata piena di sorrisi e risate, prima di vagare in direzioni separate, nuovamente richiamati ai loro doveri.

Gaius notò che Gwen li osservava affettuosamente accanto al tavolo principale, apparentemente indifferente all'assenza di Arthur. Molto probabilmente era perché lady Vivian stava offrendo un ottimo intrattenimento nelle vicinanze, urlando a suo padre da quasi mezz'ora e davanti a gran parte della sua corte.

"Sembra che qualcuno sia tornato al suo vecchio io" disse Merlin mentre si avvicinava a Gaius, un enorme calice di vino tenuto con entrambe le mani. "Anche se non so se sia una cosa positiva o negativa ...".

Gaius schioccò la lingua. "Secondo me, è una vista rassicurante. Molto meglio del modo in cui è entrata nel castello ".

"Se la metti così," disse Merlin, alzando un sopracciglio dubbioso.

"Cosa che mi ricorda", aggiunse Gaius. "quanto sia una cosa piuttosto curiosa, non credi, che anche Lady Vivian sia finita sotto incantesimo".

Merlin fece un rumore soffocato e girò sui tacchi, guardando nella stanza con un'espressione vaga fin troppo familiare.

"E proprio con George, tra tutte le persone", continuò Gaius.

"George, davvero? Non mi dire."

«Quel giovane è sempre così coscienzioso», disse Gaius, arcuando un sopracciglio. «È difficile credere che avrebbe accidentalmente guidato lady Vivian sotto un ramoscello di vischio. Si potrebbe dire quasi impossibile da credere ".

«Non so nulla di questa cosa impossibile», cominciò Merlin, lanciandogli uno sguardo, alla fine cedendo ad un sorriso.

"Merlin", sbuffò Gaius.

«Cosa?» domandò Merlin, chiaramente per nulla pentito. «Secondo me, è una cosa positiva. È stata liberata dal suo incantesimo d'amore quando l'incantesimo sul vischio si è rotto, vero? "

"Non è questo il punto", disse Gaius, cercando di sembrare severo, ma con troppo divertimento nella sua voce per ottenere l'effetto desiderato.

In tutta la stanza, la voce di Lady Vivian si levò bruscamente al di sopra del rumore della conversazione e della musica, acuta anche a quella distanza.

"È veramente arrabbiata, non è vero?", disse Merlin.

"Puoi biasimarla?" chiese Gaius, allungando la coppa a Merlin per farsela riempire. "Non ha memoria di tutti gli ultimi anni, sai. Quando si è svegliata dall'incantesimo, pensava ancora di essere ai negoziati del trattato tra i cinque re. Ci sono volute tutte le dame di compagnia per impedirle di buttare giù il castello dalla rabbia quando ha scoperto che cosa le era accaduto e da quanto tempo continuava".

Merlin fece un fischio basso mentre versava a Gaius un po’ di vino. "Sono contento di non esserci stato quando è successo".

"E come ti senti?" chiese Gaius, guardando Merlin, ma scoprendo solo i suoi soliti occhi allegri. "Un po’ meglio dopo il tuo riposo?"

"Molto meglio" disse Merlin, avvolgendo le braccia intorno alla pesante brocca di vino. "Non riesco ancora a credere di essere svenuto per rompere un semplice incantesimo sul vischio. Non ha alcun senso.

Gaius mormorò una risposta e sorseggiò il suo vino.

Merlin lo studiò per un lungo momento, chiaramente sospettoso. "Tu non vuoi dirmi cosa è successo".

Gaius pensava alla luce dorata che danzava intorno al suo giovane mago e al suo re, alle parole che si erano scambiati, alla tenerezza del loro abbraccio e alle strane visioni di un luogo che in qualche modo conosceva che non avrebbe mai visto nella sua vita.

«È meglio così, Merlin» disse alla fine.

"È solo che sembri un gatto che ha ingoiato un topo, tutto qui" disse Merlin, sollevando un sopracciglio. "Sei sicuro di non avere niente da dirmi?"

«Merlin», rispose la voce di Arthur, e subito dietro di loro, abbastanza forte che il ragazzo sobbalzò e si rovesciò il vino sulla tunica e sul collo.

"Lo avete fatto apposta," mormorò Merlin, strofinando via il vino dai suoi vestiti.

Arthur si avvicinò al fianco di Merlin e si chinò ad annusarlo. "Puzzi come una taverna, perché devo sempre sentire l'odore di una taverna?"

Merlin roteò gli occhi e sospirò ad alta voce mentre Arthur si chinava ad annusarlo sul collo.

Il re era in piedi abbastanza vicino al ragazzo come faceva sempre, notò Gaius. Sì, molto vicino.

«Non ho sempre l'odore di una taverna», protestò Merlin, «e comunque, l'ho già detto: l'altra notte, era Geoffrey ...».

"Sì, sì, non importa", lo interruppe Arthur e strinse un braccio sulle spalle di Merlin, afferrando con le dita la giacca cerimoniale di Merlin. "Mi spieghi più tardi. Prima, devo solo raccontarti questo pezzo importante di informazioni che ho appena ascoltato ".

"Informazioni importanti?" chiese Merlin, con le sopracciglia scure che si allargavano con evidente malizia.

"Informazioni molto importanti", disse Arthur, guardandolo come se stesse per scoppiare a ridere.

"Certo, informazioni molto importanti," concordò Merlin, annuendo con fermezza a Gaius, come se fosse una cosa seria.

"Scusaci," disse Arthur a Gaius, poi tirò a sé Merlin, scivolando con la mano sulla schiena di Merlin, mentre si appoggiava a parlare proprio accanto al suo orecchio.

"Quindici", osservò Gaius, mentre sorseggiava il suo vino. Quindici volte il re aveva toccato Merlin in un modo o nell’altro quella sera. Come mai non aveva mai notato che Arthur aveva spesso le mani su Merlin? O quanto spesso l'attenzione di Merlin fosse tutta focalizzata su Arthur, escludendo tutto il resto? "Sedici" aggiunse, quando Arthur mise la mano sulla nuca di Merlin. Prima di andare, Arthur seguì il tocco con due pacche sulla schiena. "Diciotto" concluse Gaius con stupore. E la serata era lungi dall'essere conclusa.

"E cosa conti con precisione, vecchio amico?" chiese Geoffrey, sedendosi accanto a lui, tenendo un piatto con un enorme pezzo di torta.

"Dove l'hai preso?" domandò Gaius, guardando attorno ai servitori con i loro vassoi pieni di piccole fette.

"Agatha, nelle cucine. È bello avere amici nei luoghi giusti ", aggiunse, con un occhiolino.

"Quindi è tutto a posto?" chiese Gaius, che era il massimo che avrebbe mai potuto dire su quello che aveva visto fare a Geoffrey e Agatha nell'arco della porta la sera prima.

"Oh sì. Abbiamo fatto una bella chiacchierata questo pomeriggio mentre stava lavorando. Donna affascinante, davvero. Non ricordavo niente di tutto quello che era successo. Così l’abbiamo fatto di nuovo, solo per curiosità. "

Gaius sputò il suo vino, poi si coprì la bocca con il dorso della mano.

Le sopracciglia di Geoffrey si sollevarono divertite. "Onestamente, Gaius" disse, facendo un cenno ai nobili e ai cavalieri intorno a loro. "Comportati bene."

"L’hai baciata di nuovo?" chiese Gaius, perché non poteva evitarlo. “Intenzionalmente?”

"Volevo solo capire tutto questo interesse", disse Geoffrey, guardando la folla in compagnia, leccando un po’ di glassa dalle dita. "O la mancanza, dovrei dire. Ho sempre detto che i libri erano più interessanti di tali attività. Agatha è d'accordo. Per lei è la cucina, naturalmente. Sai che non ha mai letto un libro di ricette? Non sapeva nemmeno che esistessero simili cose! "

Gaius pensò alle molte cose interessanti che erano stato servite a corte, alcune delle quali avrebbe giurato, ancora in movimento, ma si trattenne dal commentare a causa della gioia sul volto del suo amico. "Davvero?" chiese con cautela.

"È quasi svenuta quando le ho parlato di tutti i libri di ricette che ho in biblioteca. Domani verrà a trovarmi in modo che possa mostrarglieli. Naturalmente dovrò insegnarle a leggere prima di poterli usare. Cinque generazioni di cuochi a Camelot e nessuno di loro sapeva leggere! Perché, sua nonna Evelyn ... "

Gaius si voltò a ridacchiare mentre Geoffrey continuava a raccontare le generazioni di cuochi che avevano occupato le cucine di Camelot.

Una mezz'ora più tardi, nel bel mezzo del racconto di Geoffrey sulla sorprendente storia della torta di frutta speziata, Gaius finalmente si scusò, per andare a prendere il suo pezzo di torta. Quando raggiunse il tavolo dei dessert, trovò Arthur che stava lì con Olaf, rassicurando molto chiaramente l'uomo più anziano di qualcosa, con una mano sulla spalla.

"È molto gentile da parte vostra, sire", diceva re Olaf, ed era la prima volta che Gaius lo sentiva usare quel titolo con Arthur.

"È l'unica decisione giusta", gli disse Arthur. "Lady Vivian non era in sé, quindi non doveva essere ritenuta responsabile".

Re Olaf chinò la testa in segno di gratitudine e rispetto. "Sono in debito con voi, io e il mio regno."

«Tutto quello che vi chiedo è la vostra amicizia», gli assicurò Arthur. "I buoni amici sono difficili da trovare, soprattutto in tempi come questi".

«E voi ne avrete, quando avrete bisogno», disse Olaf, stringendo l'avambraccio di Arthur, che lui aveva allungato verso il re.

Dopo che Olaf se ne era andato via con due piatti di torta, Gaius si avvicinò al fianco di Arthur. "È stato molto generoso da parte vostra, sire" disse.

"Quello che Lady Vivian ha fatto non era colpa sua", disse Arthur, guardando attraverso la stanza dove Vivian gridava a suo padre mentre si avvicinava. "Né lei né re Olaf dovrebbero essere puniti per questo".

Merlin apparve dall'altra parte di Arthur, un piatto di torta mezzo consumata in mano. "Non c'è niente di male ad avere un re grato al vostro fianco", osservò.

Arthur prese la forchetta di Merlin e prese un pezzo della sua torta. «Meglio un re grato di un re arrabbiato» disse, portando la forchetta piena di torta alla bocca e annuendo ai cavalieri di re Olaf. Quella sera i suoi uomini stavano partecipando poco ai festeggiamenti. Soprattutto i due cavalieri che erano stati colpiti dall’incantesimo il ​ ​giorno prima.

"Domani non avranno un bel viaggio di ritorno a casa", fece Merlin.

"I loro tempi infelici", aggiunse Gwen mentre si univa a loro, "probabilmente inizieranno ancora prima. Perché Lady Vivian ha chiesto che tutti si riuniscano nelle sue stanze dopo la celebrazione, per spiegare perché nessuno di loro ha rotto il suo incantesimo d'amore prima d’ora ".

«Ricordami più tardi di tapparmi le orecchie con un panno per non sentire le sue grida» disse Merlin a Gaius, riprendendosi la forchetta da Arthur, per tagliare un altro pezzo di torta.

"Non credo che ci sia abbastanza stoffa in tutto il regno per farlo", osservò Arthur, osservando con palese divertimento le orecchie di Merlin.

Merlin sbuffò e sollevò un pezzo di torta per mangiarla. Arthur afferrò il boccone dalla sua forchetta e se lo mise in bocca.

Gaius sollevò il bicchiere, nascondendo il sorriso che gli era nato sulle labbra.

"Voi due, seriamente", Gwen li rimproverò entrambi e si avvicinò per baciare Arthur sulla guancia: "Vado a letto, sono semplicemente esausta oggi. Buonanotte Gaius, Merlin".

Dall'altra parte della stanza, la voce stridula di Lady Vivian trafisse la conversazione e la musica, mentre chiedeva un pezzo di torta molto più grande, perché per amor del cielo non era un contadino e se non avessero sentito, aveva semplicemente trascorso il giorno peggiore che avesse mai avuto nella sua vita.

"Questa è una donna formidabile", disse Arthur, con i toni ammirati ma cauti di chi era contento che non fosse un suo problema.

"Questo è prenderla alla leggera" disse Merlin a voce troppo alta.

Arthur lo colpì dolcemente con il gomito, e Gaius prese un altro sorso di vino, pensando tra sé: 'Venticinque'.

In tutta la stanza, la voce di Lady Vivian ancora una volta oltrepassò la musica piuttosto forte che i musicisti suonavano.

«Santo cielo», disse Arthur, anche se sorrideva cordialmente, mentre lo diceva, e allungò la sua coppa per farla riempire da Merlin.

"Siete sicuro di non volere questa invece?" chiese Merlin, consegnandogli l'intera brocca.

Arthur sbuffò e lo colpì sulla fronte con il bicchiere.

"Stavo solo scherzando", disse Merlin, versando lentamente il vino nella coppa di Arthur.

"Idiota maldestro", disse Arthur, cercando di ripulire il vino dalle sue vesti cerimoniali.

"Babbeo arrogante".

"Asino insolente."

"Reale bambino viziato".

"Irritante-"

Gaius si schiarì la gola.

Arthur e Merlin lo guardarono come se non avessero idea di cosa avessero fatto.

Gaius non poté fare a meno di sorridere, ricordando qualcosa che Merlin gli aveva detto molto tempo fa. Una descrizione usata dai druidi per entrambi. Qualcosa che non aveva capito in quel momento. Ma che in quel momento era ridicolmente ovvio.

«Che cosa c’è?» chiese Arthur.

"Gaius?" mormorò Merlin.

"Credo che mi ritirerò anch’io" disse Gaius. "È stata una lunga giornata, e sono un vecchio."

Merlin lo rimproverò. "Sopravvivrai a entrambi, Gaius."

«Assolutamente» concordò Arthur.

Gaius sentì un attacco di vertigini, e dovette chiudere gli occhi.

Per un istante, vide Arthur e Merlin in piedi sulla riva di un lago, il cielo illuminato con i colori blu e viola della sera, le rovine di una torre su un'isola in lontananza. Una luce dorata si avvolse intorno a loro mentre si abbracciavano, ridevano e si tenevano stretti l'uno all'altro.

"Gaius?" chiese Merlin.

Gaius sbattè le palpebre, e la visione sparì, c’erano solo Arthur e Merlin in piedi davanti a lui, confusi e preoccupati.

«Troppo vino, temo», disse Gaius, consegnando la coppa a Merlin. "Sarà meglio che vada a letto. Buona notte, sire. Merlin.”

Per nessuna ragione che potesse spiegare, Gaius si inchinò ad entrambi, sentendosi stranamente sorpreso, e ancor più stupito, i suoi pensieri pieni di meraviglia e di magia.

Merlin e Arthur guardarono Gaius camminare, aggrottando la fronte alla sua schiena mentre andava.

"Di cosa si tratta?" chiese Merlin.

«Non ne ho idea», rispose Arthur.

Per un po’ rimasero lì insieme, guardando la festa che si svolgeva intorno a loro. Dopo qualche minuto, Merlin sbadigliò a lungo.

Accanto a lui, Arthur fece lo stesso.

"Devo ..." cominciò Merlin.

"Sì, penso di sì" disse Arthur. "E assicurati di ..."

"Giusto, re Olaf e Lady Vivian, non vorrei che credessero ..."

"No, davvero, esattamente quello che pensavo. Vieni allora", disse Arthur, e mise una mano sulla schiena di Merlin, tirandolo per la giacca.

"Questo è stato il miglior festival del Ceppo che mi ricordi", disse Merlin felicemente, mentre si lasciava trascinare a fianco di Arthur, la brocca di vino ancora in mano.

"Penso che la tua definizione di 'migliore' abbia bisogno di qualche aggiustamento," gli disse Arthur. "Anche se è stato certamente interessante".

"Che dite di lady Arinor?"

"E non dimenticare lord Greenbriar"

"E quello che è successo nella lavanderia tra ..."

"Oh cielo, dimenticavo ..." disse Arthur ridendo. "Dovrai raccontarmelo ancora una volta".

"Vedete?" disse Merlin con voce brillante, fermandosi un passo accanto a lui mentre attraversavano la stanza insieme. "È stato un grande festival del ceppo".

"Lo sarebbe stato se non avessi visto re Olaf che si sbaciucchiava il suo servo come se non avesse niente di meglio da fare nella vita".

«Lo avete visto davvero?» domandò Merlin, terrorizzato.

"Nelle sale del consiglio", disse Arthur con voce bassa.

«Ugh, è terribile», disse Merlin, depositando la sua brocca di vino e il bicchiere di Arthur su un tavolo mentre passava.

"È stato veramente terribile," disse Arthur, arricciando il naso in segno di disgusto.

Merlin aggrottò la fronte. "Aspettate. Perché voi pensate che sia stato terribile? Sono io quello che dovrebbe pensare che sia terribile. "

«Ti assicuro che è completamente reciproco», disse Arthur con enfasi. "Santo cielo, darei un bacio a una vacca prima di baciare te."

"Beh, io prima bacerei un asino."

"Si può fare", lo informò Arthur.

Merlin lanciò ad Arthur uno sguardo scandalizzato.

Arthur si sentì avvampare, rendendosi conto di quello che aveva appena detto. "Sai cosa voglio dire!"

"Una buona cosa che non fosse quel tipo di vischio!" disse Merlin, con un sorriso malvagio.

Arthur aprì la bocca, spalancò gli occhi, e poi scoppiò a ridere. Alzò gli occhi, arruffò i capelli di Merlin, poi lo spinse giocosamente.

Merlin lo spinse a sua volta, sbattendo Arthur nell'arco della porta mentre passavano.

Arthur restituì il sorriso di sfida di Merlin, si guardò attorno per assicurarsi che non fossero visti, poi si mise a rincorrere Merlin, che stava già scappando lungo il corridoio, ridendo.

Protetto dall’ombra nel corridoio, Gaius li guardava, ascoltava le loro risate che echeggiavano nelle pareti in pietra come se fossero parte del castello stesso, come se dimorassero lì accanto allo spirito di Camelot, al cuore della magia e alle leggende di un futuro lontano.

Un bambino nato dalla magia, si ritrovò a pensare. E un bambino pieno di magia.

Per tutti gli dei del cielo e della terra, non c'era da meravigliarsi che l'incantesimo avesse reagito in quel modo.

Perché era così ovvio, quello che c'era tra i due, se solo si fosse preso due secondi per guardare.

Gaius fece un respiro profondo, con la speranza che riempiva veramente il suo cuore. Non solo per lui, per il suo mago e per il suo re, ma per tutta Albion e per il futuro, incurante delle prove che avrebbero dovuto affrontare.

"Come stai, vecchio amico?" fece la voce di Geoffrey, uscendo dalla sala da pranzo, con le guance rosse e con un boccale di birra in mano.

"Sto molto bene", disse Gaius, ancora sorridendo alla calda sensazione che gli riempiva il petto. "Sì, direi che sto davvero bene".

"Questo è lo spirito giusto per le feste" disse Geoffrey, e alzò il boccale in un brindisi silenzioso.

"Naturalmente, naturalmente," disse Gaius, dando una pacca amichevole alla spalla di Geoffrey, sentendosi positivamente strano e completamente incapace anche solo di considerare di andare a dormire. "Dimmi, perché non ci ritiriamo nella tua biblioteca? Puoi raccontarmi alcune di quelle storie di cui mi stavi parlando prima questa sera".

"Quali storie?" chiese Geoffrey, anche se sembrava deliziato dalla prospettiva.

"Tutte quelle che vuoi", gli disse Gaius allegramente. "La notte è ancora giovane, amico mio. E il mondo, sai, è così pieno di promesse ".

 

 

Note finali dell’autrice

Quando ho letto il piccolo innocente prompt "vischio magico a Camelot" per la WinterKnights Writing Fest, ho colto l’occasione di scrivere una storia basata su Camelot.

Ho scritto questa sia come una storia autonoma, ma anche come un prequel / opera correlata a And Like The Cycle of The Year, We Begin Again, (tradotta in italiano qui e anche su Efp n.d.T.) che è la mia storia incentrata sul ritorno di Arthur post-serie-5 (completa di happy ending come meritano tutti gli appassionati di Merlin).

Se ti è piaciuta questa storia, penso che l’altra ti piacerà ancora di più. C'è ancora più umorismo, ironia, lunghe chiacchierate, giochi sfrenati di quanti ce ne siano qui. Oh, e Vero Amore. C'è sicuramente un sacco di quello pure lì.

 

 

 

Note della traduttrice

 

La storia, lo so, è parecchio natalizia.

Vischio, tronchetto di Natale, agrifoglio, feste e brindisi... e infatti è stata pubblicata da Katheryne appena prima dello scorso Natale. Ma certo non potevo resistere fino al prossimo Natale per tradurla e pubblicarla!

Non è meravigliosa? Scherzi, risate, battibecchi, tra i nostri due non è cambiato niente.

E la visione di Gaius? Stupenda e toccante, una meravigliosa anticipazione di quello che ci aspetta in “And like the cycle of the year, we begin again”. Mi ha scaldato il cuore immaginare che Gaius, pur essendo testimone e partecipe di tutte le sofferenze del suo giovane mago, fosse stato in qualche modo messo a conoscenza del fatto che in un futuro molto lontano i due si sarebbero ricongiunti e amati.

Bene amiche, come promesso, ecco il prequel.

Per un po’ di tempo non dovrete più sopportarmi, ma direi che a partire dalla fine di agosto tornerò ad intasare i vostri schermi con il seguito...

Buone vacanze!

 

 

 

 



[1] In inglese “Yule Log”. Occorre fare una breve premessa: con la festa di “Yule” nel paganesimo e nel periodo precristiano, si festeggiava il solstizio d’inverno, intorno al 21 dicembre. Quando poi iniziò la conversione dei popoli germanici al cristianesimo ad opera dei missionari, molte feste della tradizione cristiana vennero adattate alle feste locali e pagane, e, in particolare, la festa di Yule fu trasformata nel Natale. Il ceppo del solstizio, quindi, corrisponde al ceppo di Natale, che è considerata una delle più antiche tradizioni natalizie risalente almeno al XII secolo e che fino al XIX secolo-inizio XX secolo era molto diffusa in vari Paesi europei, dalla Scandinavia e la Gran Bretagna fino alle Alpi e le penisole balcanica e iberica. L'usanza aveva luogo la Vigilia di Natale, quando il capofamiglia - con una particolare cerimonia di buon augurio (in genere un brindisi) - bruciava nel camino di casa un grosso tronco di legno, che poi veniva lasciato ardere anche nelle successive dodici notti fino all'Epifania; i resti del ceppo venivano poi conservati, in quanto si attribuivano loro proprietà magiche (si credeva che favorissero il raccolto, l'allevamento, la fertilità delle donne e degli animali e la salute e che proteggesse dai fulmini) e spesso venivano riutilizzati per accendere il ceppo dell'anno successivo.

Che si trattasse di una tradizione molto antica e diffusa è testimoniato dal fatto che in alcune lingue il termine con cui si indica il ceppo si ritrova nei termini per indicare il Natale (come il lituano kalėdos, che significa letteralmente "sera del ceppo") o la vigilia di Natale (come il croato badnjak, che significa anche "ceppo") o da altri soprannomi per il Natale come "Festa del Ceppo" (usato in Toscana).

Da questa tradizione deriva anche quella del dolce chiamato tronchetto di Natale (quella torta a forma, appunto, di tronco, fatta con pasta biscotto e crema ganache al cioccolato... buono, no?), molto diffuso nei Paesi di lingua francese, dove è chiamato - come il ceppo - bûche de Noël.

Anche in Italia era diffusa questa tradizione, in particolare in Lombardia, il capofamiglia usava aspergere sul ceppo del ginepro e porvi sopra delle monete recitando una preghiera in nome della Trinità. In seguito, si beveva a volontà e il vino rimanente veniva gettato dal capofamiglia sul ceppo; era poi anche usanza, durante la cerimonia del ceppo, tagliare tre panettoni e conservarne un pezzo a scopo taumaturgico per tutto l'anno successivo. In Toscana, in particolare in Val di Chiana (provincia di Arezzo), era usanza intonare durante la "cerimonia del ceppo" la seguente preghiera: "Si rallegri il ceppo: domani è il giorno del pane […]". In seguito, alcuni bambini bendati (poi ricompensati con dolci e altri regali), dovevano colpire il ceppo con delle tenaglie, mentre il resto della famiglia intonava una particolare canzoncina, chiamata "Ave Maria del Ceppo".

(n.d.T. fonte: Wikipedia)

   
 
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