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Autore: Arya Tata Montrose    09/07/2017    4 recensioni
Sono passati cinque anni da quando le porte della U.A. si sono chiuse dietro di loro ed ognuno ha preso la sua strada.
Una mattina, Todoroki trova un messaggio di Kaminari, che lo invita ad una festa sulla spiaggia, una rimpatriata estiva. Forse, pensa, il giorno della rimpatriata farebbe meglio a prendersi un giorno di ferie. Magari, anche quello dopo. D'altra parte, ricorda bene quanto i suoi amici possano essere imprevedibili e scalmanati.
[La storia partecipa alla Challenge "All Summer Long" a cura di Piscina di prompt e Fanwriter.it]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaminari Denki, Kirishima Eijirou, Momo Yaoyorozu, Shouto Todoroki, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge “All Summer Long” a cura di Piscina di Prompt e Fanwriter.it!
Numero Parole: 4.027 (Contacaratteri.it)
Prompt/Traccia: A scopre che B sa suonare la chitarra una sera d'estate + Genere Sentimentale + Qualcuno si ubriaca






 
Corde sulla sabbia




Era stata tutta un’idea di Kirishima, supportato da Kaminari. Non sentiva i suoi compagni da un po’, Todoroki, quando quella mattina si era svegliato con un messaggio da parte dei due, ricevuto alle due e diciannove di quella notte. Prima di aprirlo, si era chiesto come facesse Kaminari – era lui il mittente – ad essere ancora sveglio a quell’ora dopo una probabilmente estenuante giornata di lavoro. Lui, la sera, faceva appena in tempo a mangiare prima di crollare a peso morto sul letto fino al mattino dopo. Il messaggio era un invito per il giovedì successivo, una serata sulla spiaggia, una rimpatriata estiva.
Si erano diplomati cinque anni prima e da allora, ognuno aveva preso la propria strada. Ogni tanto leggeva di qualcuno di loro sui giornali, memore di chi si celasse sotto gli alias da eroe ed era felice che la loro carriera fosse decollata come nei loro sogni di ragazzini. Anche lui aveva avuto successo e lavorava nell’agenzia di suo padre Endeavor, in una sede distaccata situata nelle regioni più a nord. Durante il primo apprendistato si era trovato bene e aveva deciso di continuare, sapeva che sicuramente l’avrebbe aiutato a migliorare.
Todoroki sorrise all’apparecchio, prima di alzarsi e prepararsi per un’altra lunga, estenuante giornata. Prima di uscire dal suo appartamento, pensò che il prossimo giovedì avrebbe fatto meglio a prendersi una giornata di ferie.
 
§
 
Tutto era stato preparato nei minimi particolari, notò. Al suo arrivo alla spiaggia, era stato accolto da un raggiante Kirishima, ormai più alto di lui di un paio di spanne – senza contare l’extra costituito dai suoi capelli. Todoroki non fece in tempo a chiedere se fosse arrivato troppo presto – in effetti, da ragazzo beneducato, si era presentato un po’ in anticipo – che Kirishima aveva liquidato ogni sua perplessità facendogli cenno di seguirlo. Si diresse a passo spedito verso la riva, verso uno spiraglio di sabbia conteso tra lo scoglio e il mare e vi sparì dietro. Todoroki ringraziò di essersi messo le infradito e raggiunse l’amico coi piedi bagnati e insabbiati a dovere. Il paesaggio attorno sembrava disegnato apposta per quel ritrovo: era un fazzoletto di spiaggia dalla sabbia bianchissima e lucente, forse un ettaro, incassato tra picchi di roccia calcarea. Dei tronchi facevano da panche, disposti come lati di un quadrato attorno al cerchio di pietre del falò. Dei bassi tavoli erano stati sistemati tra le panche e il fuoco, dove erano disposte bibite, liquori, birre e vivande di ogni genere. Rialzato in modo che la sabbia non s’infiltrasse a rovinarlo, uno amplificatore, sicuramente alimentato grazie al potere di Kaminari e una chitarra elettrica color prugna. Il tramonto aranciato adornava tutto con la sua luce, facendo brillare le conchiglie e gli scogli bagnati dallo spumeggiare delle onde.
Ad attenderlo, seduti accanto al biondo, stavano Jirou e Ojiro; sulla panca dirimpetto alla loro, avevano già preso posto Iida, Tokoyami, Koda e Hatsume, la ragazza della classe di supporto. La più vicina a lui era occupata solo da Yaoyorozu Momo e da Mina.
«Ben arrivato, Todoroki-kun!» lo accolse Mina e gli fece segno di sedersi accanto a Yaoyorozu, che lo salutò con un sorriso e un cenno della mano. Quello di Todoroki fu molto più timido ma lo ricambiò con piacere. Era contento di rivederla – di rivedere tutti – dopo aver letto delle loro imprese sui giornali. Parlavano di Creatie come una delle migliori eroine degli ultimi anni e Todoroki non poteva che esserne felice.
Si guardò un po’ attorno e notò che la panca davanti alla loro era vuota, così come un paio di altri posti – uno accanto ad Ashido e uno tra Kaminari e Ojiro, che probabilmente era quello di Kirishima. «Chi manca?» chiese. 
Jirou fece spallucce, ad intendere che non lo sapeva o non le interessava.
«Non lo so.» disse Hatsume. «Io nemmeno mi aspettavo di essere invitata» e anche lei fece spallucce come gli altri. 
«Ho chiesto io di includerti» intervenne Iida aggiustandosi gli occhiali.
Todoroki rivolse lo sguardo a Kaminari, richiesta silenziosa di una risposta. Quello, negli anni non era cambiato: per lui il silenzio era mille volte più eloquente delle parole.
Kaminari contò sulle dita, aggiungendo una nuova unità ad ogni nome che pronunciava: «Midoriya… Bakugou, Uraraka…. Asui e un ospite», elencò assorto.
«Un ospite?» chiese Momo, curiosa. Una volta, Tsuyu le aveva raccontato della sua vecchia amica Habuko.
«Già, ma non so chi sia.»
Più che Yaoyoruzu, fu Ashido a sembrare dispiaciuta della mancata informazione e trascinò il vicino Koda in una corrente di assurde congetture circa l’identità del misterioso accompagnatore dell’eroina della stagione delle piogge. Il poverino ascoltava, annuiva e tentava un’inutile replica, sommerso dal fiume di parole che era troppo buono per arrestare.
Tutti gli altri passarono qualche secondo ad osservarlo, compassionevoli della sua mala sorte ed al tempo stesso contenti di non essere al suo posto, Momo e Jirou in primis, essendo le più papabili a tale ingrato compito. Il fazzoletto di spiaggia riprese poi ad essere animato da ben più del chiacchiericcio di Ashido, diventando un folto brusio di diverse voci che passavano dai convenevoli ai racconti di cinque anni di lontananza.
Fu Kirishima ad interrompere quel momento che aveva una vaga nota di somiglianza con quei pochi minuti trascorsi in classe la mattina, prima che il professore facesse il suo ingresso e la lezione iniziasse. Un piccolo tuffo nel passato.
«È arrivata Asui!» urlò e si scostò di lato, andando a finire nell’acqua che avanzava e si ritraeva fino a lambirgli le caviglie.
Fece il suo ingresso nella spiaggetta una Asui Tsuyu più alta, con un sorriso un po’ meno artificioso ma con gli stessi, lunghi capelli annodati a fiocco e quelle movenze anfibie che erano tipiche della sua Singolarità. Salutò con un cenno della mano e poi fece qualche passo in avanti, rimanendo in attesa del suo fantomatico ospite. Il chiacchiericcio di pochi minuti prima si era estinto al nome di Tsuyu e tutti si erano voltati per scoprire chi fosse, Ashido Mina in primis.
Nessuno si aspettava Hitoshi Shinsou. Salutò con un cenno della mano, come Tsuyu, accompagnando il gesto con un timido «Ciao» e un sorriso un po’ inquietante. Nemmeno lui era cambiato molto. Entrambi presero posto nell’unica panca libera, quella di fronte a quella di Todoroki che li osservava in silenzio dopo aver ricambiato con un sorriso il saluto. Nessuno osava dire nulla, tacendo la domanda che aleggiava nella mente di tutti. 
«Quindi, Todoroki-kun, dicevi, riguardo al Puntaspilli?» chiese Momo, riprendendo l’argomento precedente come nulla fosse.
«Oh» Shouto si riscosse, facendo mente locale «Sì. Stava per ferire dei civili e l’ho congelato seduta stante, però sono stato troppo impetuoso e ho gelato i piedi ad un paio di civili.»
«Meno male che non lo volevi arrostire, allora», rise Momo.
Todoroki abbozzò un lieve sorriso un po’ stentato e assentì con un cenno del capo. Poi le chiese di una delle sue ultime imprese di cui aveva letto le linee generali sui dettagli e Momo si illuminò ancora di più nel racconto di quella vicenda. Todoroki aveva sempre saputo che lei fosse bella, ma con la luce del fuoco che si mescolava nei suoi occhi a quella della passione con cui stava raccontando, Todoroki la vide bella.
Un movimento captato con la coda dell’occhio lo distolse immediatamente dalla contemplazione in cui si era perso – riflessi da eroe professionista. Il movimento si rivelò essere uno sghignazzante Kirishima, sparito senza che nessuno ci facesse caso, cui seguì colui che era diventato in tutto e per tutto il successore di All Might. Era diventato più alto e più muscoloso ma nel suo viso si scorgevano ancora i tratti di quell’innocente viso di bambino sormontato da vaporosi capelli verdi.
«Midoriya!» lo salutò Todoroki, più pacato di Iida, che praticamente gli si lanciò addosso per abbracciarlo. Era evidente che non si vedevano da molto. «I giornali continuano a parlare di te!»
«Se la cava bene il nuovo All Might» fece Kaminari, citando uno dei titoli di testa della settimana precedente. All Might si era ritirato ed aveva nominato Deku come suo successore già tempo prima ma ci era voluto un annuncio perché stampa lo riconoscesse tale.
Deku passò tra tutti loro, dispensando abbracci a tutti, per poi andarsi a sedere accanto a Mina. Si portò una mano alla nuca, leggermente imbarazzato da tutte quelle attenzioni proprio come quando era ragazzino. 
«Come sta All Might?» chiese Tsuyu, pratica e diretta. «Si gode la pensione?»
Izuku rise. «Certo. Sono andato a trovarlo alle quattro del pomeriggio e ancora dormiva. Quando l’ho svegliato ha detto che non lo faceva da quando era bambino.» 
Si scambiarono un’occhiata complice, ridendo del pensiero comune a tutti: quello era il destino di un eroe professionista.
«Hatsume, non toccare» Jirou rimproverò con tono molle. «Dobbiamo aspettare che arrivino tutti»
«Ma io ho fame. Chi ha stabilito questa cretinata?»
«Io. Altrimenti non sarebbe rimasto nulla nemmeno per Asui»
Hatsume dovette riconoscere che aveva ragione. Poche volte aveva avuto occasione di mangiare con qualcuno della 1-A, ma ricordava bene come un attimo prima i piatti fossero pieni e quello dopo sembravano non aver mai contenuto alcuna pietanza. Un po’ come il nuovo magazzino che aveva acquistato come laboratorio privato: nel giro di qualche giorno si era riempito di un numero esorbitante di prototipi e invenzioni.
«Che arrivino presto, allora»
Midoriya si guardò attorno: dei loro compagni mancavano in molti e Kirishima gli aveva detto che era stato tutto approntato al dettaglio, quindi i posti disponibili erano due. «Chi manca?» chiese dunque. «Aoyama? Uraraka? Mineta?»
All’ultimo nome, Momo, Jirou, Mina, Hatsume e persino Kaminari fecero una smorfia di disgusto. Midoriya non capiva.
«Mai retto» chiarì, lapidaria, Jirou e gli altri, Tokoyami compreso, annuirono.
«A dire il vero, ho saputo che non ce l’ha fatta» aggiunse Momo, un velo di dispiacere nella voce.
«Sparito nel nulla», confermò Kirishima. Spiegò che per trovare i loro numeri, persi col vecchio cellulare, aveva fatto il giro di internet e aveva contattato le agenzie in cui sapeva lavorassero, chiedendo i loro numeri identificandosi come Red Riot. Di Mineta non aveva saputo nulla, né dalle agenzie, né da internet. Omise di aggiungere che non era andato oltre una mera ricerca superficiale ma dubitò che fosse di importanza alcuna.
Todoroki non l’aveva mai veramente considerato, se non molesto nei confronti delle ragazze. Kaminari spiegò che alcuni non avevano proprio potuto esserci per altri motivi, come Sero, che proprio non aveva potuto dare forfait ai genitori della sua ragazza.
«Quindi chi manca?» chiese Shouto per sviare l’argomento.
 
Come in risposta, dietro di lui si palesarono due nuove figure. Momo ridacchiò per l’ironia, zittendosi quasi immediatamente man mano che ne registrava i particolari.
Uraraka e Bakugou stavano in piedi sul limitare del passaggio per cui si accedeva a quella spiaggetta e sembravano quelli di sempre. Un po’ più alti, ma sostanzialmente il grugno arrabbiato di Bakugou e il sorriso di Uraraka erano gli stessi. Qualcosa di diverso però c’era e nessuno di loro riusciva a capire cosa fosse, quindi li fissarono mentre andavano a prendere posto accanto a Tsuyu.
«Che cazzo avete da guardare?» 
A Todoroki scappò un sorriso: qualunque fosse quella nota stonata, era contento di sapere che Bakugou era sempre Bakugou, che erano tutti cambiati rimanendo gli stessi. Lui, per esempio, era più aperto, sorrideva di più, aveva riallacciato i rapporti con sua madre e aveva grossomodo perdonato suo padre; il ghiaccio nel suo cuore si era completamente sciolto. Ovviamente, ciò non toglieva che fosse ancora abbastanza incapace di gestire i suoi sentimenti e si era spesso trovato a non sapere cosa dovesse fare nelle – poche – storie avute in quegli anni.
Sentì accanto il risolino di Yaoyorozu e con un veloce sguardo comprese che avevano avuto lo stesso pensiero. Gli strappò un sorriso sincero, spontaneo. Sentiva che per una volta non aveva quella nota meccanica che talvolta gli accadeva di avvertire.
 
«Quindi si può dare il via al banchetto!» esultò Kirishima e Hatsume con lui. Si avventarono sui banchetti con lo stesso impeto dell’onda che s’infranse sugli scogli qualche centinaio di metri più avanti. Lo interpretarono come un “segno”, come il gong di partenza. La prima cosa che finì fu l’alcol. 
Prevedibile.
Kaminari si alzò e poco dopo tornò con un’altra cassa.
Prevedibile
Todoroki bevve poco, non gradiva particolarmente né il sapore né l’effetto che avevano su di lui i liquori. Pensò che comunque sarebbe stata una buona idea mandare un messaggio al padre e prendersi un altro giorno di ferie. Prevedeva che la festa sarebbe andata molto per le lunghe. All’alba, minimo.
Ma le sue previsioni si fermavano lì, tutto ciò che accadde dopo, Todoroki non avrebbe potuto immaginarlo. Era semplicemente impensabile.
 

 
§
 

Non aveva idea di che ore fossero, ma era certo che fosse ormai mattina. O almeno, che mancassero poche ore all’alba. A Todoroki quella situazione ricordava molto la prima serata ai dormitori della U.A.. Questa volta, però, non avevano semplicemente mangiato l’ottima torta di Rikidou – che avevano sentito per qualche minuto in video-chat e si dispiaceva per non aver potuto partecipare, dato che era all’estero – e frugato in ogni stanza. Forse, quel ritrovo si poteva definire la versione 2.0 di quella prima sera: avevano mangiato e bevuto a volontà e avevano aperto le porte delle rispettive stanze, raccontando le loro avventure degli ultimi anni.
Kirishima era in procinto di diventare Eroe a tutti gli effetti, gli mancavano giusto le scartoffie, ma si poteva considerare Red Riot un eroe professionista. Kaminari invece sosteneva di avere ancora molta strada da fare, ma appena fosse diventato professionista si sarebbe messo in proprio. Midoriya era in una situazione simile e, a quanto pareva, non si erano spostati molto dalla zona. Jirou invece era stata presa sotto l’ala di Present Mic e seguiva passo per passo l’eroe nelle sue missioni. A detta sua, aveva abbastanza tempo libero, dato che il suo maestro continuava ad insegnare alla U.A. 
«Ogni tanto capita che mi inviti per dargli una mano con la nuova generazione. Sono ragazzini interessanti, anche se mai quanto le nostre punte di diamante» aveva detto la ragazza, i suoi lobi-jack a indicare Bakugou e Todoroki – probabilmente una cosa involontaria, dato che era evidentemente alticcia.
Koda, invece, aveva preso la strada dell’insegnamento ed era coordinatore della 1-C. Hatsume invece si era spostata verso nord, nei laboratori di ricerca dell’Hokkaido – era tenuta a non specificare nulla di più, se non che le voci che li vedevano come i più avanzati dell’emisfero fossero assolutamente veritiere – e che si trovasse nei paraggi per una consegna.
«Ma allora come ha fatto Kirishima a trovarti?». Il dubbio sorse legittimo e trovò espressione nella voce di Tokoyami, rimasto in silenzio per buona parte della serata.
«Fià, come ha fatto?» Denki si unì al coro.
«In realtà mi sono autoinvitata» rise Hatsume, scatenando di riflesso l’ilarità generale. Kirishima scosse le spalle, come a discolparsi, e una nuova scarica di riso animò la spiaggetta.
«E tu, Tokoyami? Dove sei andato a finire?» 
«Guardia personale del Primo Ministro.» Lapidario, semplice, d’effetto. Abbastanza da far sputare Mina.
«Cosa?»
«Già.» E non fu più spesa una parola sull’impiego di Tsukoyomi. 
Lui, invece, avrebbe voluto saperne di più, così come Bakugou, Midoriya, Mina, e Momo, che fissarono il compagno per qualche secondo.
Alla fine, Ashido sospirò. «E tu, Yaomomo? Dai, raccontaci tutto! Non è che per caso hai pure un fidanzato?»
Todoroki, quella sera scoprì che Creatie non solo era diventata un’eroina professionista, ma che l’ultimo aggiornamento della classifica – che lui non controllava mai, non gli importava – l’aveva piazzata al decimo posto, uno sopra di lui. Per una venticinquenne era un risultato più che ottimo. Scoprì anche che lavorava in una agenzia nella sua stessa città e si sorprese di non averla mai vista in giro o riconosciuto i luoghi dalle foto sui giornali – troppo preso dalla sua figura sorridente e fiera. Purtroppo, riguardo alla questione “fidanzato”, oltre a qualche storiella priva d’importanza non aveva fatto alcun progresso. 
Tsuyu si era trasferita più a sud, nelle zone a nord-ovest, e lì aveva incontrato Shinsou, anche lui spostatosi lì in una dislocazione della sua agenzia. Mina, di contro, era stata chiamata da niente meno che Gunhead, e si sprecò in mille ringraziamenti ad Uraraka che l’aveva raccomandata all’eroe. Iida, invece, era diventato in tutto e per tutto il nuovo Ingenium, sostituendo il fratello nelle strade di Hosu.
«E tu, Uraraka-chan?» chiese Momo. Aveva aspettato a porre la sua domanda, convinta che l’avrebbe fatto Tsuyu al posto suo. Invece, Froppy doveva sapere come si fosse evoluta la carriera della sua migliore amica, non aveva bisogno di chiederlo. Momo si era accorta che però Bakugou non aveva ancora parlato e, sebbene ricordasse quanto fosse un tipo di poche parole – ogni qualvolta lo sentiva parlare, principalmente erano insulti e imprecazioni, non parlava quasi mai sul serio –, le sembrò molto strano che non volesse condividere la sua carriera come eroe. Doveva essere ad un punto che lo soddisfaceva, altrimenti Momo – e così anche Todoroki – dubitava fortemente si sarebbe presentato ad una tale riunione.
«Sì, Ochako! Devi assolutamente raccontarmi che cosa hai trovato per lasciare Gunhead a me! Quel posto è fantastico!» la incoraggiò Ashido, evidentemente curiosa e contenta.
Uraraka si trovò immediatamente al centro dell’attenzione, con gli occhi di chi ancora non era caduto preda del sonno ad osservarla. 
«Be’… potrei aver ottenuto un posto alla Underground–» Uraraka non fece in tempo a completare il nome dell’agenzia. Ashido aveva lanciato un urletto stridulo e gli occhi di tutti erano puntati su di lei. Era il non plus ultra delle agenzie, in cui si veniva reclutati secondo criteri molto stringenti. Era l’agenzia nell’ombra. «Non- non posso dire altro, però!» si affrettò a chiarire. Ovviamente. 
Tutti erano curiosi e sorpresi. Tranne Bakugou, che si limitò ad emettere uno sbuffo dalle narici, Kirishima e Tsuyu, che continuavano a mangiare tranquillamente. Ashido aveva sputato il sorso di qualunque-cosa-avesse-bevuto.
Todoroki collegò i punti ed il suo pensiero corse al palazzo a Kyoto che si era sollevato per qualche minuto e poi era ricaduto. Tre terroristi erano stati catturati ed il merito era passato alla polizia. Il modus operandi della Underground Protection Agency. Lanciò uno sguardo a Momo e poi a tutti gli altri: solo qualcuno aveva seguito la stessa linea di pensiero.
«E tu Kacchan?» 
Bakuou si espresse nel più fiero dei suoi ghigni e, senza una parola, indicò Uraraka. Lei annuì e il messaggio fu chiaro: U.P.A., sfigati.
Un gelido silenzio era calato. Decisamente fuori norma per la loro classe. Decisamente fuori norma per Katsuki Bakugou essere riuscito ad entrare in un’agenzia che faceva del silenzio un suo vanto. O non aver insultato Midoriya per avergli rivolto la parola. 
Quella serata si stava riempiendo di silenzi stupiti. Tutto ciò non era affatto normale.
«R-ragazzi? Che dite, un altro giro?» Jirou prese in mano l’ennesima bottiglia e nessuno, Todoroki incluso, rifiutò.
 
A quell’ora, erano rimasto solo lui sveglio. Gli altri dormivano chi steso sulla sabbia calda, chi poggiato alle panche, chi si era accaparrato una delle brandine che Momo aveva creato con la sua Singolarità. Le stelle brillavano ancora alte e le luci della città alle spalle del promontorio erano così lontane che avrebbero potuto anche non esistere. Il chiacchiericcio, le risate e le urla avevano lasciato lentamente il posto al silenzio, colmato unicamente dal calmo sciabordio delle onde. Todoroki si alzò dalla panca, e, attento a non calpestare nessuno dei suoi compagni si diresse sul bagnasciuga per rinfrescare i piedi e godersi il panorama. Era stata una bella serata, l’aveva riportato indietro a cinque anni prima, quando erano normali studenti alle prese con le massacranti lezioni della più prestigiosa scuola di eroismo del Giappone. Erano passati solo cinque anni e gli apparivano come una realtà lontana, distorta. Erano cambiate tante cose e assieme nessuna. Si voltò indietro, verso le braci del falò che continuavano a crepitare nel cerchio di pietra, illuminando lo spazio attorno a loro, guardando i suoi compagni dormire.
«Alla fine, ecco cosa c’era di diverso». Aveva la voce calda, Momo. Todoroki seguì il suo sguardo, per incontrare su una delle brande i corpi addormentati di Bakugou e Uraraka, stretti l’uno all’altra.
Oh. «Già»
«Chi l’avrebbe mai pensato, eh?» continuò Momo, puntando questa volta lo sguardo su di lui. 
«Già. Assurdo» commentò lui. Non sapeva cosa dire. Ora i suoi occhi erano incatenati in quelli di lei e la sua mente stanca riusciva a elaborare solo la figura di Yaoyorozu che lentamente cercava qualcosa nella sabbia. Ne estrasse la chitarra di Jirou e la scosse un po’ per liberarla dai granelli. 
«Kyouka non ne sarà per nulla felice»
«Problemi di Kaminari»
Momo rise, osservando le mani dei due strette mentre dormivano nella sabbia. «Problemi di Kaminari. Ti siedi accanto a me?» chiese, la voce pacata, quasi un soffio in mezzo alla leggera brezza. Todoroki prese posto accanto a lei, un po’ distante. La panca ospitava solo loro due, d’altronde, di spazio ce n’era.
«È stato divertente, vero? Mi sembra di essere tornata ai dormitori, una di quelle feste idiote per cui ci riprendevano sempre. Sembra passata un’eternità» Il tono di Momo era malinconico, vibrante di nostalgia mentre dava voce agli stessi pensieri di Shouto.
Un’imprecazione si levò dalle labbra di Bakugou ed entrambi risero.
«Certe cose però non cambiano mai»
Dalle mani di Yaoyorozu si originò in un attimo una chitarra, classica, con la cassa lucida. Quella di Jirou avrebbe potuto svegliare i loro compagni che, per quanto avessero il sonno pesante, era meglio lasciar dormire in pace. Momo impiegò un attimo solo per accordarla e ne scaturì una dolce melodia, dai toni delicati. Todoroki si zittì, affascinato da quella musica. Non sapeva che Momo sapesse suonare la chitarra, non se l’era e non gliel’aveva mai chiesto. Semplicemente, non ci aveva mai pensato. La melodia sembrava inebriarlo, rendeva quell’ambiente più tiepido, la sabbia che gli sfregava i piedi meno fastidiosa, il crepitio del fuoco e il brillio delle stelle sembravano accompagnarla.
Todoroki guardava Momo creare quella musica con le sue mani, con la stessa grazia con cui l’aveva vista creare dal nulla un’ascia da guerra. La guardava e pensava che fosse la cosa più bella che avesse mai visto. E Todoroki si avvicinò, completamente all’oscuro che la musica si fosse fermata e che Momo fosse a qualche misero soffio da lui, insicura, indecisa se annullarli o aprirvi una voragine. Gli occhi socchiusi, le orecchie sorde, le labbra che tremavano ora le une sulle altre. Fu un contatto breve, fugace ma bastò per entrambi. Shouto ne sentì ogni imperfezione, ogni screpolatura che combaciava con le sue. I loro occhi si incrociarono e un timido sorriso colorò le bocche di entrambi. Momo si portò una mano a sfiorare le labbra, ancora inarcate all’insù. 
Poi distolsero lo sguardo e Shouto poggiò la testa sulla spalla della ragazza. E la musica riprese, accompagnata dalle onde e dal fuoco morente. 
 

 
§
 

Le stelle avevano cominciato a sparire ed il chiarore farsi strada all’orizzonte quando Todoroki si svegliò. Aveva la guancia ed i capelli pieni di sabbia e il torpore del sonno gli impediva di constatare se ne avesse anche da altre parti – probabilmente era così. Dopo i primi attimi di confusione, si ricordò di essere sulla spiaggia. Accanto a lui Yaoyorozu dormiva ancora, stretta a lui in un morbido abbraccio, le labbra dischiuse.
Nulla di ciò che era accaduto sarebbe mai potuto essere parte delle previsioni che l’attesa aveva alimentato da quando aveva ricevuto il messaggio di Kaminari. Di solito, non gli piaceva che le sue previsioni venissero disattese dalla realtà, di solito significava aver sbagliato i calcoli durante una missione, di solito significava che si trovava in pericolo. Ma questa volta, con Momo che gli dormiva addosso e i gabbiani che iniziavano a svegliare anche i suoi compagni, ne fu davvero felice.
Sapeva che avrebbero preso l’aereo insieme e che d’ora in poi, avrebbe notato Momo aggirarsi per le strade della loro città, l’avrebbe collocata tra i palazzi e l’avrebbe invitata a passare un’altra serata insieme. Lei avrebbe accettato e si sarebbero trovati sempre più spesso. L’avrebbe invitata a cena e a conoscere la sua famiglia e sua madre le avrebbe detto che era proprio una splendida ragazza, che era fortunato ad averla trovata. Avrebbe preso a chiamarlo per nome e lui avrebbe fatto lo stesso. E Momo sarebbe stata felice. Loro sarebbero stati felici.
Questa volta, i suoi pronostici non furono disattesi.





 

Angolino autrice
 

Ciao a tutti!

Eccomi qui, ad infestare l'ennesimo fandom con le mie cosine. Questa era un esperimento, nato su due piedi dal generatore di prompt di Fanwriter.it. Sono partita a scrivere e... questo è il risultato. Spero possa piacervi!

Sinceramente, sono abbastanza petulante con le mie ship, ci devo sempre infilare qualche accenno anche dove, tecnicamente, non c'entrerebbero un accidente. Chi mi conosce da storie precedenti, probabilmente se n'è accorto.  

Spero di aver reso giustizia a Momo e Shouto, sono tra i miei personaggi preferiti di questo manga e mi dispiacerebbe davvero molto bistrattarli. Così come Kacchan, che il fandom italiano sembra odiare e non capisco perchè, poretto. 

Un enorme grazie a NanaLuna e a Teony per aver betato la storia e controllato l'IC dei personaggi!

Baci, Tata

 
   
 
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