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Autore: aniasolary    09/07/2017    2 recensioni
Un capitolo per personaggio o coppia per dare il mio giusto finale sentimentale a una delle serie più belle degli ultimi anni, sense8.
#1 Nomi e Amanita.
"Quando ero Michael, ho scelto che non potevo vivere senza essere felice.
Il primo passo per la felicità era essere Nomi.
Il secondo passo per la felicità è amare Amanita."
#2 Kala e Wolfgang.
"Le labbra di Wolfgang la trovano, impreparata e scossa, ma instancabile. Lei lo accoglie, con il corpo e con la mente.
«Ti piace,» ansima lui. «Come nei tuoi sogni?»
Finalmente, con entrambe le cose."
#3 Sun e Mun.
"Un rumore la fa sussultare: Mun è accanto a lei e aspetta un suo segnale.
Sun annuisce.
Corrono."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Amanita, Kala Dandekar, Lito Rodriguez, Nomi Marks, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Smetterai di sanguinare


 
Le hanno detto che avrà di nuovo una vita normale e lei ha sorriso.
Che cosa può essere normale, quando ci sono altre sette voci nella sua testa, esclusa la sua coscienza?
Ma lei ha continuato a sorridere.
«Sun? Sun!»
Sa benissimo a chi appartiene la voce che la chiama ma Sun cammina avanti senza girarsi, un po’ per abitudine, un po’ perché la infastidisce avere a che fare con gli esseri umani, un po’ perché sa che lui, migliorato nel combattimento come nella corsa, raggiungerà il suo passo spedito molto presto.
«Come mai mi ignori?» fa lui.
«Sto camminando.»
«E non si può camminare e parlare al contempo?»
«Sto pensando.»
«E non si può parlare e pensare al contempo?»
«Il corso dei pensieri è più veloce delle parole ed è per questo che la maggior parte delle volte sto zitta.» Sun si ferma e così fa anche lui. Lo guarda negli occhi, sono stanchi e scuri e belli. «Detective Mun,» sospira lei. «Va’ a dormire.»
«Puoi smettere di chiamarmi così, non sto lavorando.»
«Ma mi stai proteggendo.»
«È una missione, non un lavoro. L’ho promesso al tuo maestro.»
«Quindi stai mantenendo una promessa.»
«Metto solo al servizio quello che ho imparato per mantenere in vita la donna che mi ruba il sonno da quando avevo diciassette anni.» La sua voce è ferma, dura e ostinata nei ricordi. «Niente di più, niente di meno.»
Sun fa spallucce. Come al solito il flusso dei suoi pensieri è più veloce di come la lingua coreana le permetta di articolare i suoni, quindi sta zitta. Lo guarda e basta.
Si accorge di essere arrivata a pochi metri da casa sua.
«Non ti farò salire a casa mia. Buonanotte.»
Le luci dei lampioni della strada si spengono d’improvviso. Mun le fa scudo col suo corpo ma Nomi è già all’erta, dall’altra parte del mondo, per capire chi è stato a far bruciare i fili delle lampadine.
«Lasciati proteggere, Sun,» le arriva la voce di Kala, spaventata.
«Detective.» La voce di Sun trema solo per un attimo. «Chiama la tua squadra.»
I lampioni diventano fuoco, uno alla volta, e paiono spiriti infuriati per chissà quale offesa recata agli antenati. Da ogni cespuglio emerge un uomo armato e, in fondo alla strada, elegante come a una riunione di lavoro, suo fratello.
Joong-ki-bak.
«Come fai a vivere così, sorellina? Sempre all’erta, mai una debolezza…» Il ragazzo, bello come solo sua madre era un tempo, fa qualche altro passo. «Nemmeno con il tuo detective. Sei asessuale o solo una figa di legno?»
Sun solleva il mento, assottiglia gli occhi. «Sono solo una cazzo di terminator.»
Con un calcio Sun fa saltere via la mitragliatrice dell’uomo più vicino a lei. Quando quello tenta di afferrarla Sun salta ancora sferrandogli un colpo in pieno viso e facendolo cadere, già sfinito.
Mun ne mette fuori uso due contemporaneamente e pochi secondi dopo arrivano le macchine della polizia. Joong-ki-bak è circondato ma corre ugualmente verso i suoi uomini.
Sun si ferma, anche se un altro zerbino di suo fratello sta tentando di colpirla. Lei gli dà un pugno improvviso che lo stordisce, resta immobile un altro secondo.
Deve prenderlo.
Deve dargli un pugno.
E deve lasciarlo in vita.
Un rumore la fa sussultare: Mun è accanto a lei e aspetta un suo segnale.
Sun annuisce.
Corrono.
Gli uomini della banda avversaria li seguono.
Gli uomini della polizia li rincorrono, sparano colpi, qualcuno col passamontagna finisce a terra.
Mun fa un salto e una capriola che gli fa graffiare le ginocchia e i palmi delle mani, ma che lo fa finire esattamente a pochi centimetri da Joog-ki-Bak.
«No!» Urla mettendo le mani avanti. Altri spari. Un proiettile finisce nella mano di Mun.
Sun grida, anche se il flusso dei pensieri supera sempre le parole.
Ma con la mano destra Mun lo ammanetta, allora Sun si avvicina e tiene fermo il fratello caduto in ginocchio con una mano.
«Sogni d’oro, fratellino.»
E gli dà un pugno che lo stende.
Mamma...
Sun respira ad ampie boccate e si volta verso Mun.
Dimmi che anche tu sei fatta di fuoco e hai voluto questa vittoria con me.
La polizia porta via il fratello.
Io ho cercato di proteggerlo, lo sai.
Probabilmente sarebbe giusto che pianga, ma poi farebbe rumore.
In prigione nessuno gli farà del male.
Sta zitta.
«Sun…»
Sun si abbassa per guardare la mano di Mun. Sanguina ma il proiettile non si è conficcato nella carne, l’ha solo presa di lato. Sun gli prende la mano tra le sue e si lascia scorrere il sangue sulla pelle.
Lo guarda negli occhi. «Tu combatti bene.»
Lito appare con una camicia hawaiana. «Tutto qua?» esclama. «Ma che sei, Shang di Mulan? Perché non lo inviti a restare a cena per sempre piuttosto? La nonna aveva capito tutto.»
Sun sbuffa. «Non sono melodrammatica come te.»
«Come?» fa Mun, ancora stordito.
«Come?» fa Lito, e si porta una mano sul cuore. «Alla fine saremo giudicati per il coraggio dei nostri cuori,» dice, con voce solenne.
Sun aiuta Mun ad alzarsi. «Come vedi qui il coraggio non manca.»
Mun continua a guardarla perplesso.
«Almeno scopatelo, scusa!» sbotta Lito.
«Lo farò,» dice Sun.
«Che farai?» le chiede Mun.
«Hai i preservativi?» le chiede Sun.
Mun spalanca gli occhi.
«Sembra di no,» conclude lei. «Non importa, li ho io. Ah, adesso puoi salire. Ti fascio la mano, puoi giocare un po’ col mio cane e poi facciamo l’amore. Se per te va bene.»
«Tu…» Mun avvicina il volto al suo ma guarda in basso. «Tu mi tieni la mano e ti stai sporcando del mio sangue.»
«Non mi fa schifo.»
Mun alza gli occhi a guardarla.
«Presto smetterai di sanguinare,» continua lei.
«È il tuo modo per dire ti amo?» sorride lui.
«Non so che vuol dire ti amo,» Camminano in silenzio, arrivano davanti alla porta.
«Può voler dire che se ora ti bacio, tu ricambi senza darmi un pugno.»
Sun inclina di poco la testa. «Fa’ ciò che devi, detective.»
Sun chiude gli occhi e lui le sfiora le labbra con le sue. Con la mano destra le accarezza la nuca e Sun sospira, Sun finalmente respira.
Prende tutto quello a cui tiene di più al mondo, lo mette in quel bacio e lotta per quello. 
*
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L'ispirazione mi ha portato da Sun e Mun! ** Ringrazio infinitamente voi che mi avete recensito, che accoglienza meravigliosa mi avete dato. Grazie di cuore.
Al più presto finirò di rispondere alla recensioni (Hanna, sto arrivando :3 ).
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.

Ania <3
   
 
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