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Autore: Silinka    10/07/2017    3 recensioni
Questa storia partecipa alla challenge “Notte di Tanabata” a cura di Fanwriter.it!
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«No, cioè, noi siamo amici no? Se vuoi puoi anche prendertelo questo diritto Otabek, puoi confidarti con me, è questo che fanno gli amici no? Parlano e possono contare sempre l’uno sull’altro… » sussurrò con voce tremante. Pronunciare quelle parole gli era costato davvero fatica. Lui, Otabek, non lo avrebbe mai potuto vedere come un semplice amico, si rifiutava di vederlo così, ma se era ciò di cui il kazako aveva bisogno, Yuri avrebbe rivestito anche quei panni, facendo un passo indietro. Dopo tutto quello che gli aveva inferto non era nella posizione di poter avanzare pretese e vantarsi di titoli che non gli appartenevano.
«No! – gridò senza riuscire a trattenersi – noi non potremmo mai essere amici Yuri! Non è possibile lo capisci? Io non posso farcela! Non posso più essere tuo amico. È impossibile che ciò avvenga!» sbottò alzando il tono della voce. Non avrebbero mai potuto essere amici. Non avrebbe potuto accettarlo. Sarebbe stato come prendere in giro entrambi dandogli quella fasulla impressione. L’ennesima cazzata che si sarebbero raccontati.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge “Notte di Tanabata” a cura di Fanwriter.it!

Numero Parole: 3624

Prompt: A e B si incontrano per caso in aeroporto dopo molto tempo mentre aspettano notizie dei rispettivi voli. È la notte di Tanabata (15)

Bonus: desiderio su carta (25)

Bonus: addormentarsi insieme (22)

                                                          

 

 

Una notte ancora e per tutta la vita

 

Un sonoro sbuffo spazientito risuonò tra le labbra di Yuri. Non solo gli avevano cancellato il volo che avrebbe dovuto riportarlo a casa, finalmente a casa dopo un'intera stagione passata a girovagare per tutto il mondo senza un attimo di sosta, no quella sera ci si era messo anche Victor, sempre lui, a inondarlo su WhatsApp – e qualsiasi altro social cui potesse avere accesso – di foto ritraenti lui e Yuuri intenti a spassarsela, a casa di quest'ultimo, per la festa del sette di luglio. Victor gli aveva mostrato lo yukata che indossava quell'anno da ogni angolazione, gli aveva mostrato quello coordinato che aveva preso al consorte, un’infinità di scatti ritraevano i cibi che avrebbero mangiato, ma la foto che più aveva fatto battere il cuore di Yuri era stata quella che ritraeva il russo intento ascrivere il suo desiderio. Zoomando curioso, Yuri, aveva anche potuto leggere di cosa si trattasse. Ed evitare che una lacrima, piccola e fugace, gli accarezzasse la guancia era stato impossibile. Ancora prima che se ne potesse rendere conto era già comparsa mostrando quanto, in realtà, quei due gli mancassero.

Diversi anni prima aveva partecipato anche lui alla festa di Tanabata. Da qualche parte nel suo cellulare conservava ancora gli scatti rubati a quella magica notte, nella sua memoria i ricordi erano impressi in maniera indelebile. Il cartoncino con scritto su il suo desiderio diventato una sorta di portafortuna. Viaggiava sempre con lui, ovunque andasse. Era stato un desiderio semplice, espresso quando aveva sedici anni, e poi se ne era vergognato troppo per appenderlo alla pianta di bambù che adornava l’ingresso delle terme di Yuuri, per farlo leggere a chiunque passasse di lì, così aveva preferito conservarlo vicino a sé, come un piccolo tesoro, solo suo, tutto suo.

Victor, a distanza di otto anni, aveva chiesto la sua identica cosa.

Pur di non vedere più nessuna di quelle foto, e tutto l'amore che i due continuavano a sprigionare da ogni poro, Yuri fu seriamente tentato di prendere il suo cellulare e lanciarlo lontano, mandandolo in frantumi per non veder più la loro faccia, per non andare a cozzare contro il loro amore, per potersi dimenticare delle parole lette.

L'ennesima vibrazione lo avvertì dell'ennesima foto che doveva aver ricevuto.

Ignorando completamente il messaggio tornò a consumare chilometri facendo avanti e indietro nella sala d'aspetto in cui si era confinato. Dagli altoparlanti non era ancora stato emesso alcun suono. Le sue probabilità di tornare a San Pietroburgo sempre più inesistenti, la sua rabbia a crescere sempre di più man mano che le ore passavano.

Gli avevano promesso un volo nel tardo pomeriggio, ma il piano era andato in fumo quando lo avevano rimandato per problemi di scioperi vari a cui Yuri non aveva dato ascolto. Le hostess, troppo sorridenti per i suoi gusti, lo avevano rassicurato che per l'ora di cena sarebbe stato sicuramente imbarcato, invece erano quasi le dieci di sera e lui ancora stazionava bloccato nell’aeroporto di Heathrow e del suo volo non c’era nemmeno l’ombra.

Avrebbe divorato chiunque in quel momento per la rabbia che avvertiva inondargli il corpo, tanto peggio di così non sarebbe di certo potuta andare, non poteva esserci nulla di peggio della serata che stava passando.

O almeno così Yuri credeva.

   «Yuri… ».

Fu un flebile sussurro, un richiamo tanto sommesso quanto sorpreso, ma arrivò potente come un boato alle orecchie di Yuri.

Si immobilizzò, bloccato nella sua marcia, il cuore a battergli talmente tanto veloce da dare l'impressione che stesse per esplodere. Avrebbe potuto riconoscere quella voce in mezzo a mille, il tono basso e pacato. Tutto l'amore che aveva provato, e la sofferenza che il russo stesso gli aveva inflitto, a riempire quel suono. Nonostante tutto, nonostante il tempo e le dure parole dette.

Yuri e Otabek si erano amati fin dal primo giorno in cui si erano parlati, fin da quella richiesta di essere amici. L'amore tra di loro era esploso nel giro di un battito di ciglia, ma altrettanto rapidamente li aveva consumati, distruggendoli, ancora troppo piccoli e inesperti per poter maneggiare un sentimento come quello che li aveva colti alla sprovvista.

La gola secca, la mente svuotata di tutto, solo il volto sorpreso di Otabek, sorpreso quanto lui, a riempirgli la testa, confondendolo, gettandolo nella confusione più totale.

Era sempre stata una persona sicura di sé e molto decisa, Yuri, ma quando si trattava di Otabek le gambe iniziavano a tremargli e il cuore a palpitargli in maniera dolorosa. E a distanza di anni si trovava nelle medesime condizioni. Il russo aveva creduto che crescendo, maturando esperienze e dimenticando quello che c'era stato tra di loro, avrebbe imparato ad affrontare il pattinatore kazako senza indugi e debolezze, ma a quanto pareva si era immensamente sbagliato. A quanto pareva Otabek sarebbe sempre rimasto un punto debole per lui, da proteggere e nascondere.

   «Otabek? Che ci fai qui?» chiese una volta tornato padrone del proprio corpo, cercando di mostrare quel distacco che lui steso aveva imposto.

   «Per il tuo stesso motivo temo: sto aspettando che mi trovino un volo per tornare a casa, ma sembra impossibile per questa notte».

Senza guardarlo in volto, il kazako depositò le sue valigie accanto a quelle di Yuri – che non aveva mai perso l'abitudine di viaggiare con appresso l'intero guardaroba – per poi andare a sedersi su una delle poltroncine in finta pelle che adornavano la sala.

C’erano solo loro.

Il silenzio calò immediatamente all’interno della stanza. Yuri, confinato nello spazio di una mattonella vicino alle vetrate, stava cercando di sedare la sua agitazione contando le stelle che risplendevano alte nel cielo di Londra, Otabek si stava sforzando in tutti i modi di tenersi occupato ed impedirsi di fissare l'ex compagno e catapultarsi addosso a lui.

Era la prima volta che si ritrovano soli dopo la loro rottura. Erano passati anni da quando Yuri gli aveva chiesto di mettere in pausa la loro storia, e non c’era stato giorno in cui Otabek non si era pentito di aver accettato quella folle richiesta, non c'era stata ora in cui il dolore della loro separazione si fosse affievolito dandogli pace. Continuare a vedersi era stato inevitabile, gare e campionati e cene o eventi ufficiali, erano sempre lì, ad un passo di distanza, separati da invisibili miglia. Non si erano più parlati, non erano più stati vicini anzi, di muto accordo avevano iniziato ad evitarsi in tutte le maniere possibili mantenendo le maggiori distanze.

Era stato un desiderio di Yuri, deciso a concentrarsi unicamente sulla sua carriera, non aveva avuto tempo per altre distrazioni e quindi aveva scelto di chiudere la loro storia. Proprio così, come una distrazione aveva definito il loro amore, un impedimento, una zavorra che gli avrebbe ostacolato la sua personale scalata verso la vetta. Otabek aveva incassato e si era fatto da parte, non dopo aver provato a lottare, ma Yuri era sempre venuto prima di tutto, prima della sua stessa vita, e se interrompere la loro relazione era ciò che voleva, ciò che lo avrebbe reso felice, Otabek avrebbe fatto come richiesto, si sarebbe messo da parte e sofferto in silenzio. La felicità di Yuri era la sua personale vetta.

   «Hai tagliato i capelli» commentò. Il piano di non guardarlo naufragato come le possibilità del loro ritorno in patria prima dell’arrivo dell’alba. Lo aveva notato subito: la lunga chioma bionda era stata spazzata via con un netto taglio, ora Yuri portava i capelli ancora più corti di quando lo aveva conosciuto, era una sorta di taglio come quello che aveva avuto lo stesso Otabek quando avevano iniziato ad uscire assieme.

   «Ero stanco di portarli lunghi, e di tutti i paragoni che continuano ad essere fatti tra me e Nikiforov. Ancora non hanno capito che siamo due entità distinte ed io sono mille volte superiore a lui».

   «Capisco. Ti stanno bene, comunque».

   «Grazie» borbottò. E fu grazie all'immagine riflessa nei vetri che Otabek poté vedere il piccolo e fugace sorriso che era giunto a increspare le labbra di Yuri.

   «Hai fatto un’ottima stagione quest’anno. Sei in gran forma».

Con il palmares di vittorie e medaglie che Yuri aveva vinto, quell'anno come i precedenti, si poteva dire che aveva avuto molto più che “un’ottima stagione”. Aveva superato Victor in fatto di notorietà sulla pista, aveva perso il conto dei titoli accumulati nel suo curriculum, eppure tutto questo successo non riusciva a colmare il vuoto che Yuri si sentiva dentro. La gioia di ogni nuova vittoria soppiantata da un senso di insoddisfazione che non lo abbandonava mai, e si faceva sempre più opprimente, nonostante gli allenamenti, nonostante gli sforzi di diventare sempre più bravo, nonostante la finta di aver voltato pagina.

   «Avrei potuto fare di meglio, ma non mi lamento» scrollò le spalle guardando lontano. Non era per niente soddisfatto dal suo operato, non ricavava nemmeno più gioia per le sue vincite, gli erano diventate indifferenti. Tutto, da diversi anni, aveva perso di interesse ai suoi occhi, nulla era stato più in grado di fargli brillare gli occhi rendendoli luminosi come le stelle.

Fino a quella notte per lo meno.

   «Anche tu non sei andato male, alla fine hai vinto anche abbastanza titoli, no?».

Non se ne era persa una di esibizione Yuri, le aveva viste e riviste tutte quante in streaming solo nella sua stanza, la notte prima di dormire, commentando con il buio, ammirando quei salti e quelle giravolte che dal vivo si impediva di guardare, a cui girava le spalle per non sentirsi orgoglioso di quel ragazzo che lo aveva salvato. D'altronde non aveva più il diritto di avere certe pretese, e provare certe emozioni per lui.

   «Sì, è andata piuttosto bene per essere l'ultima stagione a cui parteciperò».

   «Che stronzate vai dicendo? Cose vuol dire che è la tua ultima stagione?» sbottò. Otabek aveva parlato con una tranquillità tale da scioccare Yuri, come se gli avesse appena detto “ho bevuto una birra prima” invece che annunciare il suo ritiro.

Le iridi azzurre, ardenti come fuoco, investirono Otabek rubandogli qualche battito del cuore in più del dovuto. Non erano mai cambiati quegli occhi da soldato, così duri e fieri, tanto li aveva amati, tanto ancora li amava in fondo, facendolo vacillare.

   «Ormai ho ventisette anni Yuri, credo sia arrivato il momento, per me, di scendere dalla pista e ritirarmi dalle gare».

Udire quelle parole fu un colpo per Yuri, come se qualcuno fosse giunto a spezzargli le ginocchia e lui si fosse ritrovato steso a terra inerme. Che senso avrebbe avuto pattinare, ora, se Otabek non avrebbe più solcato il ghiaccio con lui?

   «E hai intenzione di gettare tutto all’aria così? La tua carriera, la tua vita, tutto quello per cui hai lavorato duramente in questi anni!».

Se Otabek se ne fosse andato realmente dal mondo del pattinaggio, per Yuri non ci sarebbe più stata occasione di vederlo. Le gare a cui entrambi partecipavano erano le uniche occasioni che il russo aveva per poter stare con Otabek. Anche senza parlarsi, anche senza guardarsi, a Yuri bastava sapere che Otabek era lì con lui, che il senso di apatia che gli appesantiva il petto improvvisamente diventava più leggero, meno soffocante. Fuori dalla pista erano inesistenti. Yuri non avrebbe potuto sopportare di non vedere più quello che era stato l'Amore più autentico e puro della sua vita.

   «Te l'ho detto, ormai sono vecchio per questo sport. È pieno di giovani talenti che mi schiacceranno con un non nulla. Preferisco andarmene ora che ancora mi reggo sulle mie gambe. E poi ho bisogno di staccare un po', vivere la mia vita. Fare tutte quelle cose per cui ora non ho tempo. Tornare a fare il dj, girare l’Europa in moto, ... ».

   «Farti anche una famiglia con, Danielle, è nei piani anche questo vero?».

Dopo che si erano lasciati, Yuri non era stato il solo a provare ad andare avanti. A differenza sua, però, che aveva preferito concedersi a tante esperienze senza permettere mai a nessuno di insinuarsi stabilmente nel suo cuore, Otabek si era trovato una compagna con la quale, a detta delle migliori riviste di gossip, erano in procinto di fare il passo successivo, quello che avrebbe reso la loro relazione ufficiale e indissolubile. Già tutti sentivano nell’aria le campane suonare a nozze. Yuri aveva preso e gettato dalla finestra dell'albergo in cui soggiornava tutte le riviste che aveva comprato. Aveva strappato le pagine e reso coriandoli quelle parole, il volto sorridente del suo ex fidanzato e quello della ragazza che ora lo teneva per mano.

Si era ritrovato a piangere per lui, per quel dolore che lo aveva dilaniato pezzetto per pezzetto. Era stata tutta colpa sua, per questo non aveva mai rinfacciato nulla ad Otabek, fino a quel momento per lo meno.

Il volto del kazako, fino ad allora impassibile e disteso dalla consueta pacatezza che sempre lo aveva contraddistinto, udito il nome della fidanzata, sentirlo pronunciare con tutto il disprezzo che Yuri aveva sempre covato dentro di sé per lei, lo portò a sussultare e assumere un'espressione molto più sofferente.

   «Ci siamo lasciati» mormorò abbandonando la testa tra le spalle, incapace di reggere oltre l'odio che si stava riversando all'interno degli occhi del compagno.

   «Cosa?!» domandò incredulo Yuri. La rabbia spazzata via da quella notizia bomba.

   «Saranno ormai tre mesi che non stiamo più insieme».

Yuri incapace di rispondere, incapace di respirare, rimase fermo davanti a lui. Un vortice di emozioni contrastanti aveva iniziato a rombargli all'interno del petto: gioia, sollievo, compassione, dispiacere, speranza.

Non aveva letto da nessuna parte di quella notizia, nessuno lo aveva informato di questo.

   «Mi, mi dispiace, non lo sapevo. Sembravate così felici… ».

   «Era già da un po’ che le cose tra noi non andavano. Anzi, non sono mai andate le cose tra di noi a dire il vero. Avevo sperato, all’inizio, che potesse funzionare, che lei potesse aiutarmi. Mi sono accorto di averla usata solo quando me lo ha urlato in faccia. Non ha avuto pietà per me quel giorno. Ha detto tutte quelle parole che io, per anni, ho cercato di ignorare.

   Scusa, probabilmente non ti interessa nulla di tutto ciò. Non ho il diritto di riversarti addosso tutte queste parole» aggiunse buttandosi all'indietro con le mani a coprirgli il volto. Voleva solo nascondere quelle lacrime che Yuri aveva sempre saputo strappargli.

   «No, cioè, noi siamo amici no? Se vuoi puoi anche prendertelo questo diritto Otabek, puoi confidarti con me, è questo che fanno gli amici no? Parlano e possono contare sempre l’uno sull’altro… » sussurrò con voce tremante. Pronunciare quelle parole gli era costato davvero fatica. Lui, Otabek, non lo avrebbe mai potuto vedere come un semplice amico, si rifiutava di vederlo così, ma se era ciò di cui il kazako aveva bisogno, Yuri avrebbe rivestito anche quei panni, facendo un passo indietro. Dopo tutto quello che gli aveva inferto non era nella posizione di poter avanzare pretese e vantarsi di titoli che non gli appartenevano.

   «No! – gridò senza riuscire a trattenersi – noi non potremmo mai essere amici Yuri! Non è possibile lo capisci? Io non posso farcela! Non posso più essere tuo amico. È impossibile che ciò avvenga!» sbottò alzando il tono della voce, alzandosi in piedi per scostarsi da Yuri che, nel frattempo, era andato a sedersi accanto a lui. Non avrebbero mai potuto essere amici. Non avrebbe potuto accettarlo. Sarebbe stato come prendere in giro entrambi dandogli quella fasulla impressione. L’ennesima cazzata che si sarebbero raccontati. Otabek non ce l’avrebbe fatta a sorreggere da solo il peso di quella nuova bugia.

Yuri incassò quelle parole, ognuna una pugnalata al cuore. Che sciocco che era stato a credere che Otabek lo avesse perdonato. Lui stesso non si era perdonato per la cazzata che aveva fatto, come poteva pretendere che l’altro lo avesse fatto.

   «Sai cosa mi ha detto Danielle quando mi ha lasciato? Lo vuoi sapere Yuri? Mi ha detto che io non l'ho mai amata, non sono mai stato veramente suo, che non ti ho mai davvero dimenticato. Mi ha detto che, nonostante tutto quello che mi hai fatto, ho continuato ad amarti per tutti questi anni mettendoti davanti a tutto, lei compresa.

   E sai cosa è stato il peggio di tutto quel discorso? Che lei aveva ragione, ha sempre avuto ragione quando sosteneva che facendo l'amore con lei pensavo a te, che quando scappavo via con la moto era perché la sua presenza mi infastidiva, era terribilmente vero che quando l'abbracciavo cercavo il tuo odore nel suo, che non l'ho mai amata davvero ma ho sempre cercato un cerotto nel suo incondizionato affetto. Era tutto vero, Danielle lo aveva capito fin da subito, io ho sempre cercato di ignorare tutto quanto e l’ho fatta soffrire, non ho fatto altro che farla soffrire».

Yuri aveva assistito inerme a quella fiumana di parole, aveva ascoltato quel discorso senza capire pienamente ciò che gli stava venendo riversato addosso. Le parole di Otabek...

   «Scusa, non avrei dovuto parlarti così, dimentica ciò che ti ho detto. Fa come se non ci fossimo mai visti questa sera. Nulla di tutto questo è realmente accaduto. Vado a chiedere un altro aereo, il primo che parte da qua va benissimo anche se non mi riporta a casa. È stato bello rivederti Yuri, addio e buon rientro».

Parlò secco, senza alcuna emozione nella voce. Otabek girò le spalle a Yuri, ancora bloccato come una statua con lo sguardo fisso sulla sua figura, incredulo per quella confessione.

Non avrebbe potuto lasciarlo andare, non quella volta. Quante altre volte avrebbe dovuto perdere Otabek prima di ammettere – a se stesso soprattutto – che era lui l'unica persona con cui avrebbe voluto condividere il resto della sua vita? Era Otabek che voleva, era per questo che tutte le storie che aveva avuto in quegli anni erano miseramente naufragate nel giro di pochi mesi. Era Otabek che aveva sempre amato, era per questo che non era più riuscito a donarsi a nessuno. Era Otabek a popolare i suoi sogni e i suoi incubi. Era Otabek a riversarsi in tutti i suoi desideri. Era Otabek che lo aveva fatto vivere. Ed era sempre Otabek il solo in grado di strapparlo a quell’onnipresente apatia in cui cadeva puntualmente.

   «Ti prego, non andartene. Non voglio che tu te ne vada ancora. Non ho più vissuto da quando noi, da quando io… » confessò bloccandolo. Yuri gli avvolse le braccia attorno al petto nascondendo il volto tra le scapole di Otabek. Non era cresciuto poi così tanto, ed era bellissimo vedere come i loro corpi ancora si incastrassero alla perfezione.

   «Sei stato tu a chiedermi di prenderci una pausa, sei anni fa. Per poi sparire e ricomparire mesi dopo su un giornale che ti baciavo con non mi ricordo più chi! Perché dovrei ascoltarti oggi?».

   «Ho avuto paura. Era tutto così nuovo, era tutto così forte, quel sentimento così immenso che cresceva dentro il mio cuore ed io così piccolo».

   «Ti avrei protetto da tutto, avrei rinunciato a tutto per te Yuri, io ti amavo e tu hai preferito abbandonarmi invece che affrontare con me questa cosa».

   «Ho sbagliato! Ho sbagliato Otabek, va bene? Vuoi sentirti dire questo? Ho fatto la cazzata più grande della mia vita chiedendoti quella pausa. Non è passato giorno, in tutti questi anni, in cui non mi sia pentito di quello che ho fatto. Non c’è stato mattino in cui, svegliandomi, ho sperato fosse tutto solo un brutto sogno e tu fossi lì nel letto con me a illuminarmi la vita.

   Qualche mese prima che ci mettessimo assieme, ero in Giappone con Victor e Yuuri, sono esattamente nove anni oggi, per la festa di Tanabata, ci siamo andati anche l’anno successivo insieme ti ricordi? Il mio desiderio, quell'anno, sei stato tu. Avevo chiesto di essere graziato anche io con un amore come quello che avevano quei due, ero geloso di loro, di quel loro legame così speciale. E poi sei davvero arrivato te, ed io mi sono sentito il ragazzo più felice che potesse mai essere esistito su questo pianeta. Eri il mio desiderio, eri tutto ciò che avrei mai potuto volere, e non ho mai amato nessuno come te. Non ho più amato nessuno dopo te. E…».

   «Yuri, per favore, lasciami. Lasciami andare ti prego, ora» lo interruppe deciso, afferrando i polsi del biondo per scardinare l'abbraccio in cui era intrappolato. Ne aveva abbastanza di quelle parole, non avrebbe voluto ascoltare oltre. Non avrebbe resistito ad una sillaba in più.

Facendo un passo indietro Yuri si arrese all’evidenza dei fatti, non aveva avuto senso quell'ultimo – fallimentare – attacco che aveva appena compiuto. Non avrebbe potuto risolvere nulla con quella confessione. Le cose con Otabek erano andate in frantumi molto tempo prima, avrebbe dovuto imparare a lasciarlo andare per davvero.

Era pronto a vederlo andare via, Yuri era pronto a vederlo uscire dalla porta della sala d'aspetto così come dalla sua vita. Tutto ciò che non si aspettava, invece, fu di essere avvolto dalle braccia di Otabek in uno stretto abbraccio, così forte che gli mancò il fiato.

Non parlarono più per tutto il resto della nottata. Bloccati in quel essere nuovamente uniti, bloccati in una sala d'aspetto in attesa di un aereo che li avrebbe riportati a casa o, per meglio dire, tornati entrambi a casa grazie ad un volo aereo che, eliminato dai piani di volo, aveva deciso di farli rincontrare.

Rimasero abbracciati per tutta la notte, addormentati insieme su quelle scomode poltroncine senza più paure addosso, senza più parole non dette a gravargli dentro il cuore. Dormirono abbracciati per il resto della notte, finalmente di nuovo insieme, uniti per il tempo di quel sonno, uniti per il resto della loro vita magari.

Solo con il sorgere del sole, un’hostess venne loro ad annunciare che i rispettivi posti erano stati trovati per riportarli a San Pietroburgo e Almaty. Ma gli aerei, un’ora e un bacio dopo, partirono con due passeggeri in meno.

Yuri e Otabek fermi a Londra intenti a ricucire gli strappi delle loro lacere anime. O per lo meno a provarci, seriamente questa volta.

Dalla parte opposta del globo, il sole che sorgeva sul mare, illuminò i cartoncini che avevano il compito di custodire i desideri che, quella notte, un’infinità di persone avevano espresso in cerca di un sogno. C’era stato chi aveva pregato per trovare la felicità, chi per la famiglia, chi per gli studi e c’era chi aveva usato il suo desiderio per un amico che si era smarrito.

Il tanzaku di Victor, accarezzato dalla leggera brezza di una nuova calda giornata di inizio luglio, ballava gioioso, le parole incise su di lui portate via dal vento.

Vorrei che Yurio tornasse a sorridere come l'ultima volta che siamo stati qua assieme. Vorrei che Yurio tornasse ad amare ed essere amato”.

Il suo desiderio lo stesso che otto anni prima lo stesso Yuri aveva realizzato, lo stesso desiderio realizzato anche quella volta grazie alla magia di quella incantata notte.

 

 

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Papabile sequel al link sottostante:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3699701&i=1

 

 

 

  
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