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Autore: guimug    10/07/2017    4 recensioni
A Rocktown Terence ha toccato il fondo, ma c'è sempre un buon motivo per risalire...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Terrence Granchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Candy saga'
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REBIRTH
(SONG FICTION SU “OPERA PRIMA” DI FACCHINETTI/NEGRINI – ALL RIGHTS RESERVED)


 
Ho camminato da solo nel grande bosco dei girasoli di pietra
e in una bolla di luce di luna smarrita stanotte ho risvegliato te. 
Cadono in autunno i girasoli del mio giardino 
e una primavera stanca genera nuove pietre soltanto


Lo scricchiolio e poi lo schianto, il pesante riflettore che cade ancora una volta, le urla… quell’urlo “Attento!!”, la spinta… e poi neve, orme nella neve e freddo nel cuore, una scala… lacrime d’addio e di rassegnazione per un amore sacrificato sull’altare di un codice cavalleresco a cui nessuno ormai crede più. Cadere, cadere sempre più in basso come quel maledetto riflettore, ma stavolta nessuno ti spingerà via perché quel precipizio te lo sei cercato tu ed ora lo devi affrontare, ma ormai la vita non può offrirti più nulla di buono quindi tanto vale sfidarla, per vedere fino a quando sarà capace di tenerti attaccato ad un mondo che non ti appartiene.
Svegliati Terence, esci dall’incubo che ogni notte ti tormenta e reagisci come i tanti eroi che hai interpretato sul palcoscenico; il mondo ha sempre una seconda occasione per chi la vuole cercare!

"La mia mente è qua, spezzata in due metà 
quello che vorrei e questa realtà 
Questa vita che mi spegne sempre più 
e la fantasia che cerca di portarmi via. 
Mondi senza età, fantasmi di città 
voci d'acqua chiara di un milione di anni fa. 
Poi mi guardo e so che ormai non volerò, 
sto cadendo giù e il vento non mi vuole più


Terence aprì gli occhi e come al solito faticò a mettere a fuoco l’ambiente circostante, non che ne avesse davvero bisogno visto che da parecchio tempo ormai i suoi risvegli erano sempre gli stessi. Squallide stanze di infimi alberghi quando non si trattava di qualche vicolo, ed in bocca sempre quel gusto acre che solo alcool e tabacco lasciano quando si abusa di loro. Oggi poi si aggiungeva anche un sapore quasi di ruggine, Terence lo riconobbe subito per il gusto del sangue… il suo sangue, quante volte lo aveva assaporato durante una rissa! Si toccò il labbro inferiore, era gonfio e dolente indice che ancora una volta aveva fatto a botte con qualcuno, ma con chi? Inutile cercare di ricordare, certo che se era nella sua stanza voleva dire che stavolta aveva avuto la meglio! Con un gemito si mise seduto sul letto cercando di trovare le forze per alzarsi, non era sicuro che le gambe lo avrebbero retto ma quando ci provò, seppur un po’ barcollante, riuscì a mettersi in piedi ed a raggiungere il catino per sciacquarsi il viso e cercare di prendere contatto con la realtà.
 
Mentre l’acqua fredda lo rianimava Terence si guardò nello specchio incrinato, il vetro gli restituì l’immagine di un giovane ancora bello ma con gli occhi spenti, occhi che non avevano voglia di vivere. Ormai da tempo questa era l’immagine che l’accompagnava, da quando aveva cominciato a precipitare nell’abisso della depressione dopo quella maledetta sera a New York.
 
“Vai, corrile dietro!” gli aveva detto Susanna dal letto dell’ospedale ma lui, ligio alla sua promessa e schiavo del suo senso di colpa, era rimasto accanto a lei mentre Candy spariva nella neve. Era rimasto, ma da quel momento era cominciata per lui una spirale discendente senza fine; viveva praticamente fra le visite a Susanna, sempre con la madre di lei presente quasi a sottolineargli con il suo sguardo la responsabilità che aveva per la disgrazia capitata alla figlia, e gli impegni con la compagnia Stratford. Ma il dolore che aveva dentro non si poteva controllare e Terence dovette ricorrere a qualcos’altro per tenerlo a bada e si rifugiò nel whiskey e nel fumo, cosa che ben presto lo portò a ridursi in un tale stato che anche la sua carriera d’attore ne fu compromessa.
 
Una sera recitando “Amleto” ubriaco fece così tanti errori che, seppur a malincuore dati i grandi successi a cui lo aveva abituato, il direttore della compagnia si sentì in dovere di convocarlo.
“Terence” gli disse “così non puoi continuare, mi dispiace dirtelo ma hai imboccato una strada che porta solo alla tua distruzione. Fino ad ora ho cercato di darti tempo, di vedere se riuscivi ad esorcizzare il tuo demone ma arrivati a questo punto devo pensare ai miei interessi, da oggi sei fuori dalla compagnia!”
 
Terence aveva preso la cosa serenamente, forse inconsciamente era quello che desiderava. Ora si sentiva libero, libero anche di compiere un ulteriore gesto che lo avrebbe affrancato definitivamente; si recò presso la casa di Susanna Marlowe ma non salì dalla ragazza, si fermò invece nel salotto per affrontare la madre e le disse in tono duro
 
“Da oggi non verrò più! Non ho intenzione di continuare questa farsa, finora mi avete avuto in pugno, ma adesso non ho più obblighi!”
La donna rimase interdetta ma trovò la forza di replicare
“E non pensi a Susanna? Se lei è ridotta così è solo…”
“No, non è colpa mia!”  ribattè Terence “Voi vorreste che lo fosse ed avete cercato di farmelo credere, ma oggi vedo chiaro e so cosa è vero e cosa no! Addio signora!”
 
Era uscito dalla casa soddisfatto ma fatte poche centinaia di metri era stato di nuovo assalito dall’angoscia, ora davvero non gli restava più nulla, né la carriera d’attore né la sua Candy che sapeva persa per sempre, solo un gran vuoto nell’anima che bisognava riempire in qualche modo… poco lontano vide un’insegna, lì avrebbe trovato ciò di cui aveva bisogno.

"Dio senza immagine, che invadi l'anima 
lasciami un attimo qui 
Tra pietre lucide, di luna giovane 
non ho paura, lo sai”


“Ehi principino, come stai?”, la domanda risuonò all’improvviso alle spalle di Terence.
Il ragazzo si voltò e vide una donna truccata ed abbigliata in maniera vistosa che lo guardava fumando un sigaro.
“Ah, sei tu Margaret. Che cosa vuoi?”
“Come cosa voglio?” rispose la donna “Vedi di sbrigarti che dobbiamo provare la scena, questa sera devo fare Giulietta, e tu sarai il mio Romeo” e sottolineò la frase con uno strusciamento lascivo contro il corpo del ragazzo che lo lasciò alquanto disgustato.
“Si, si va bene” tagliò corto Terence “Aspettami giù che fra un po’ arrivo, e non starmi così addosso!”
“Uh che carattere, va bene principino! Ma prima o poi verrai a chiedere questo bel bocconcino!” ed ancheggiando uscì dalla stanza.
Terence la guardò uscire e poi si trovò a chiedersi ancora una volta come fosse finito assieme a quella compagnia di guitti girovaghi, ma doveva riconoscere che forse senza di loro oggi non sarebbe stato più vivo.
 
Aveva incontrato Margaret una notte, dove non se lo ricordava, sapeva solo che era stato attirato dal loro teatro viaggiante su carrozzoni ed era entrato sotto il tendone per curiosare. Gli attori erano pessimi tanto che il suo orgoglio di interprete si era risvegliato ed aveva cominciato a criticare ad alta voce ripetendo le battute come, secondo lui, andavano interpretate. Tanto per cambiare era venuto alle mani con altri spettatori che lo avevano conciato male ed abbandonato nel vicolo vicino al tendone, qui Margaret lo aveva raccolto e curato e, avendo capito di avere a che fare con un attore consumato anche se allo sbando, gli aveva offerto un posto nella loro compagnia. Per Terence era stata l’occasione per rimettere almeno una parvenza d’ordine nella sua vita, ormai era arrivato ad un passo dal baratro e se n’era reso conto ma da solo non riusciva a rialzarsi, si era ritrovato a pregare che qualcuno gli tendesse una mano e lei era sbucata dal nulla.
Ma si era trattato solo di un’illusione, ora aveva un piatto di minestra ed un letto per dormire ma la sua anima era sempre vuota ed il suo cuore sempre più indurito, aveva smesso di sperare che le cose potessero cambiare, aveva anche smesso di pensare a Candy e a cosa stesse facendo almeno fino a qualche giorno prima quando aveva sentito due spettatori che parlavano fra di loro
 
“Certo che questi attori sono terribili, tranne quel Terence”
“Per forza, lui una volta era famoso… ti ricordi? Era quello coinvolto in quell’incidente a New York, dove la Marlowe perse una gamba”
“Ma non era quello fidanzato con una Andrew? Quella che rifiutò gli agi della famiglia e adesso fa l’infermiera?”
“Proprio lui! Ma tu come lo sai?”
“Perché quella Andrew lavora nella clinica di mio cugino a Chicago, sai quella clinica per povera gente che ha fondato… devo scrivergli, magari alla sua infermiera farà piacere avere notizie di Terence.”
 
Quelle poche frasi rubate erano state per Terence come una frustata, avrebbe voluto rincorrere i due uomini ma poi non avrebbe saputo cosa dirgli, comunque aveva saputo che Candy stava bene e che forse avrebbe saputo che lui c’era ancora, e magari avrebbe avuto un pensiero per lui, non chiedeva di più. 

"Principessa che dormivi senza età 
dalla pietra io t'ho liberata già. 
Libera con te la mente se ne va 
verso il sole che per lei mai più si spegnerà”


Le lampade al carburo erano state accese sul misero palco sotto il tendone ed il pubblico, la solita eterogenea folla di hillbillies e popolani desiderosi di passare una serata che rompesse la monotonia delle loro vite, aveva preso posto sulle sedie traballanti.
Questa sera lo spettacolo prometteva brani musicali, siparietti comici, ballerine che avrebbero mostrato la caviglia e, al clou della serata, la famosa scena del balcone da “Romeo e Giulietta” con Margaret O’Brien come interprete.
Terence era pronto nel carrozzone che fungeva da camerino, aveva indossato la calzamaglia sdrucita che usava praticamente per tutti i personaggi, personalizzandola con un cappello con penna di fagiano che sembrava più di Robin Hood che di Romeo, ma per quei bifolchi sarebbe stato anche troppo.
Margaret indossava invece un abito talmente vistoso ed un trucco così acceso che se ne sarebbero vergognati persino in certi locali a New Orleans, e avrebbe dovuto interpretare una timida adolescente!
 
Comunque anche quella sera si doveva andare in scena, normale routine per tirare avanti e poco importava cosa si dovesse rappresentare, ma da qualche tempo Terence si era reso conto che anche se recitava meccanicamente qualcosa dentro di lui stava muovendosi, quella fiammella che credeva spenta del tutto forse aveva ancora un anelito di vita.
 
“Ehi principino!” disse Margaret con la sua voce arrochita dal fumo ”Stasera potresti baciarmi davvero sul palco, e poi magari potremmo continuare dopo” e sottolineò la proposta facendo roteare la lingua fra le labbra troppo rosse.
Terence rabbrividì e le rispose in maniera acida
 
“Toglitelo dalla testa Margaret, te l’ho ripetuto un milione di volte!”
“Si si lo so… Candy e solo Candy! Ma lei dov’è adesso? Non c’è più! E allora perché negarti i piaceri della vita?”
“Ti ho detto di lasciarmi in pace, vattene! Io e te possiamo recitare insieme ma tutto finisce lì!”
“Ti aspetto sul balcone principino!” disse la donna, ed uscì dal carrozzone.

Qual luce irrompe da quella finestra, là è l’oriente e Giulietta è il sole…”

Ancora una volta Terence cominciava quelle battute, ormai ripetute mille e mille volte e svuotate di quel significato poetico soprattutto da quando le recitava rivolto a quella…

“O Romeo Romeo, perché sei tu Romeo?”

Si, una Giulietta truccata da prostituta, con accento irlandese e puzza di sigaro… e lui doveva andarle vicino e recitarle frasi appassionate! Ma dopotutto era un attore e quella era la sua vita. Però a tutto c’è un limite e stasera proprio non poteva recitare guardandola negli occhi! Meglio scegliere una donna fra il pubblico, magari la moglie o la figlia di un fattore della zona che sicuramente saranno più fini ed eleganti di quella specie di marionetta.
Gli occhi di Terence si rivolsero alla platea eterogenea alla ricerca di un volto e passando in fretta da un posto all’altro nella penombra quasi non se ne avvide ma fu un attimo, riportò indietro lo sguardo verso un riflesso d’oro ed un lampo di smeraldo che lo avevano attirato, possibile?
Eppure era lì, era lei ne era sicuro! La debole scintilla che era sopita in fondo alla sua anima si ravvivò all’improvviso per tornare ad ardere impetuosa come il sacro fuoco dell’arte deve fare, eccola la sua Giulietta, per lei e solo per lei doveva recitare e le avrebbe dimostrato che Terence Granchester era ancora vivo!
Nemmeno la volgarità e le avance esplicite di Margaret lo distrassero, portò ma termine la scena non come sotto il tendone di una compagnia di guitti ma addirittura come se fosse stato a Broadway o in uno dei prestigiosi teatri shakespeariani di Londra.
 
Applausi, applausi come non se ne sentivano spesso sotto quel tendone sottolinearono la sua bravura ma a lui non importava, lui voleva correre fuori all’inseguimento di quell’apparizione ma Margaret e gli altri attori lo tenevano bloccato.
Con uno sforzo si divincolò e corse in strada mentre la gente cominciava a sciamare via ma non riuscì a scorgere nessuno che corrispondesse alla persona che stava cercando, si ritrovò a chiamare a gran voce “Candy! Candy dove sei!” ma nessuno rispondeva.
Vicino al tendone c’era un ragazzo che guardava i carri e i cavalli degli spettatori per qualche spicciolo, Terence si precipitò da lui.
 
“Huck, Huck… hai visto uscire una donna bionda? Una bella ragazza bionda con gli occhi verdi?”
“Ciao Terence, una ragazza bionda dici? Si, l’ho vista. È andata via un momento prima che cominciassero ad uscire tutti, ha preso un calesse ed è andata verso la stazione”
 
Se n’era andata, non lo aveva aspettato. Ma era venuta a cercarlo, ed ora lui sapeva che forse contava ancora qualcosa per lei, si voltò verso l’ingresso del tendone e pensò a quel mondo ed all’inferno che ve lo aveva condotto e prese la sua decisione.

"Sono sveglio e c'è la vita dentro me 
e la verità adesso so cos'è. 
Ora la mia pagina più bianca non sarà 
è l'amore che la storia scriverà 
con me”


Non ci aveva messo molto a raccogliere le sue poche cose dall’albergo, aveva affrontato Margaret dicendogli che se ne andava perché aveva finalmente ritrovato la sua Giulietta e, con pochi dollari in tasca, era partito per Chicago.
Non sapeva cosa gli avrebbe riservato la vita ma di sicuro ora aveva una nuova occasione, avrebbe ricominciato da zero senza orgoglio e senza pretese per potersi presentare di nuovo davanti a Candy con le carte in regola, a Candy che ora era nella sua stanza là, nella villa di Lakewood dietro quella finestra illuminata.

“Qual luce irrompe da quella finestra…”













 
  
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