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Autore: lightwood4life    10/07/2017    0 recensioni
Tratto dal testo:
Quel ragazzo era un'opera d'arte: i capelli corvini leggermente mossi e costantemente davanti agli occhi, quasi tentasse di nascondersi; la pelle pallida che faceva risaltare ancora di più le guance rosate. Le braccia muscolose e toniche ricoperte da rune complesse; le mani, on le dita lunghe come quelle di un pianista, quelle dita che di tanto in tanto gli sfioravano qualche lembo di pelle fugacemente, quasi stesse commettendo un peccato. Poi il busto ricoperto di rune e cicatrici, muscoloso e sempre sottovalutato dal Nephilim, che non si accorgeva di quanto perfettamente imperfetto fosse.
Genere: Fluff, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da mi basia mille

 

Da mi basia mille, deinde centum,

dein mille altera, dein secunda centum,

deinde usque altera mille, deinde centum.

Dein, cum milia multa fecerimus,

conturbabimus illa, ne sciamus,

aut ne quis malus invidere possit,

cum tantum sciat esse basiorum.

 

[Gaio Valerio Catullo]

 

 

Alec e Magnus erano beatamente seduti sul divano a guardare un documentario sulle piante e gli altri doni della natura, ma mentre Alec guardava affascinato il programma, Magnus ammirava il moro, perchè secondo lui, il dono più bello che madre natura avesse fatto, lui lo teneva per mano. Difatti il Nephilim aveva le dita intrecciate alle sue, il quale aveva iniziato a tracciare dei piccoli disegni immaginari sul dorso dell'altro.

''Wow...sono proprio belle'' fece Alec.

No, tu lo sei.

'' Peccato che non posso tenerle in mano o cose del genere a causa della mia allergia. All' Istituto c'è la Serra, ma non posso entrarci e-'' si morse il labbro. ''scusa, non voglio annoiarti con queste sciocchezze''.

''No, no, non mi annoi affatto'' lo stregone venne invaso dal bisogno di rassicurarlo. '' mi piace molto ascoltarti parlare. Hai una bella voce''.

Alec arrossì e sorrise lievemente e gli si dipinse sul volto quell'espressione adorabile che faceva battere il cuore dell'altro sempre più velocemente.

Quel ragazzo era un'opera d'arte: i capelli corvini leggermente mossi e costantemente davanti agli occhi, quasi tentasse di nascondersi; la pelle pallida che faceva risaltare ancora di più le guance rosate. Le braccia muscolose e toniche ricoperte da rune complesse; le mani, on le dita lunghe come quelle di un pianista, quelle dita che di tanto in tanto gli sfioravano qualche lembo di pelle fugacemente, quasi stesse commettendo un peccato. Poi il busto ricoperto di rune e cicatrici, muscoloso e sempre sottovalutato dal Nephilim, che non si accorgeva di quanto perfettamente imperfetto fosse. Le gambe , che aveva potuto vedere solo fasciate dalla tenuta, erano forti e lunghe. Ma comunque la cosa più bella di quel ragazzo – insieme alle labbra, ovviamente – restavano gli occhi. Azzurri e limpidi, in cui potevi leggere ogni emozione: felicità, paura, preoccupazione, rabbia, insicurezza.

''Chiudi gli occhi'' Magnus ebbe un'idea.

''Perchè dovrei ch- ''Alec era confuso.

''Ti fidi di me?''

Un attimo di silenzio. Si guadarono negli occhi: quelli azzurri pieni di convinzione, e quelli verdi di titubanza.

''Ciecamente'' ecco il verdetto. Lo stregone si rese conto di aver trattenuto il fiato solo quando ricominciò a respirare.

''Allora chiudili''

e così fece.

Il più grande si alzò con passo felpato e con un semplice gesto fece apparire qualche candela qua e là. Poi spense la luce. Si avvicinò al divano e prese le mani dello Shadowhunter, sorprendendolo da dietro, delicatamente. Era così, ogni volta che lo toccava; sentiva come un bisogno, un potentissimo bisogno, che lo spingeva a trattarlo come un oggetto fragile di porcellana, che potrebbe creparsi al minimo urto.

Ma il Lightwood di certo non aveva bisogno della protezione di nessuno.

''Appoggia le mani qui'' sussurrò poggiandogli le mani in grembo, con il palmo rivolto verso l'alto.

Alec avvertì una certa pressione sui palmi.

''Ora puoi aprire gli occhi'' e lo spettacolo davanti a lui lo lasciò senza fiato. Il salotto – che quella sera stranamente no sembrava un bordello ma un normale appartamento – era illuminato da una quantità sconosciuta di candele che proiettavano ombre tremanti sulle pareti; in grembo gli era apparsa una teca di vetro illuminata alla base, contenente una bellissima rosa rossa.

Poi si sentì avvolgere da dietro dalle braccia dello stregone, il quale gli sussurrò un ''così non ti creerà problemi con l'allergia''.

Dio, quanto lo amava.

Alec si tirò Magnus sulle gambe, con la teca tra i loro corpi, e lo attirò in un bacio che si fece sempre più profondo, fino a quando lo stregone non cominciò a baciargli il collo, e poi lo spazio sotto l'orecchio, e poi la mandibola, e poi di nuovo le labbra, e nel mentre gli recitava la poesia di Catullo, che faceva così:

 

Dammi mille baci, poi altri cento,

poi di seguito mille, poi di nuovo altri cento.

Quando poi ne avremo dati migliaia,

confonderemo le somme, per non sapere,

e perchè nessun malvagio ci invidi,

sapendo che esiste un dono così grande di baci.

 

°°°°°°°°°°°°

 

Ehy guys!

Avevo scritto questa fanfiction tempo fa ma non ero ancora riuscita a trovare il tempo per pubblicarla, ma ora eccovela qui.

Spero di sentirvi in qualche recensione!

A presto,

Scrittrice Nascosta.

   
 
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