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Autore: _Kiiko Kyah    10/07/2017    3 recensioni
{ post-All Stars | Dott }
“Tutte le creature della Madre Terra sono meravigliose, Scott.” insiste Dawn, piccata, corrugando la fronte e increspando le labbra in un broncio. È un’espressione che Scott conosce già. La sua preferita, se ne dovesse scegliere una.
“Ma non mi dire.”
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Scott non sa come è finito in questa situazione, e non sa neppure come uscirne.
Tutto quello che sa è di essere in uno spazioso bar, seduto ad un tavolino di legno rotondo accanto alla grande vetrina del locale, e che davanti a lui, seduta all’altro capo del tavolino, a sorseggiare con calma il suo tè alla menta, c’è Dawn.
Dawn, la ragazza che per colpa sua è stata rinchiusa in un sacco e letteralmente catapultata fuori da un’isola, e che (sempre per colpa sua) è stata considerata un’imbrogliona e una ladra da persone che lei avrebbe probabilmente voluto come amiche. Quella Dawn.
È la prima volta che si vedono dopo il finale di A Tutto Reality: La Vendetta dell’Isola. E anche se in quel frangente Scott non era nelle condizioni migliori, sa per certo che non è cambiata per niente.
I capelli biondo platino, raccolti in una disordinata treccia, sono sempre gli stessi. Gli occhi azzurro spento, che ora stanno osservando con attenzione la tazza che la ragazza tiene tra le mani, sono sempre gli stessi. Le sue unghie lunghe e lucide sono sempre le stesse. Indossa persino lo stesso identico maglione verde bosco, anche se abbinato a dei jeans e non alla gonna che Scott ricorda.
Anche lui non è cambiato affatto. I suoi capelli rossi sono spettinati e poco curati come sempre, il suo senso della moda si limita a jeans e canottiera maltrattati come sempre, e il suo sguardo è grigio come sempre. L’unica cosa che è cambiata radicalmente, dopo All Stars, è la sua reputazione.
Eppure, per qualche motivo, sente che l’opinione che Dawn ha di lui non è mutata affatto. È piuttosto sicuro che lei lo odi, che è decisamente meglio di quello che molti pensano di lui ora, cioè che sia un idiota che si è lasciato facilmente abbindolare da una ragazza di cui era ovvio che non ci si potesse fidare. Il che è vero, e fa schifo proprio per questo.
Però, pensa, se è così probabile che Dawn lo odi, perché quando si sono per caso incrociati per strada hanno deciso di prendere un tè insieme? Anzi, per essere precisi, solo Dawn sta bevendo tè, e visto il silenzio in cui i due sono immersi da dieci minuti, è quasi come se fossero ognuno per conto proprio, anche se allo stesso tavolo.
Proprio mentre questo pensiero entra nella mente di Scott, la bionda rompe il ghiaccio.
“Courtney, eh?” dice solo, nel suo tipico tono neutrale, nella sua tipica voce sottile e flebile come se arrivasse direttamente dall’aldilà.
Lo sguardo di Scott si fa torvo. “Già. Quindi?”
Dawn si stringe nelle spalle. Non lo guarda. “Niente. Mi ha solo sorpreso.” esita un momento. “Non pensavo che fosse il tuo tipo.”
“Bella ed intelligente?”
“Stronza tanto quanto te. Forse di più.” aggiunge prendendo un sorso di tè. “E scusa il termine.”
Il rosso non risponde. Per una lunga manciata di secondi, non sa come rispondere. Dato che Dawn non lo sta guardando, coglie l’occasione per osservarla un po’, chiedendosi come lei si stia aspettando la sua replica. La vede fissare intentamente l’interno della tazza, come se stesse cercando qualcosa.
“I simili stanno bene insieme.” sospira nel dire questo, Scott. Si sente sdolcinato. “Finché non si pugnalano alle spalle a vicenda e capiscono che è meglio stare da soli.”
Dawn alza finalmente gli occhi su di lui. “Le piacevi davvero.”
“Sì, certo.” risponde con sarcasmo, roteando gli occhi. Si ricorda benissimo la caricatura che Courtney ha disegnato di lui. Un ratto. Abbastanza accurato da essere umiliante.
“È vero. L’ho letto nella sua aura.” Scott la interrompe con uno sbuffo esasperato. “Così come leggo nella tua che ti spiace che sia finita a quella maniera.”
Il rosso assottiglia gli occhi. “Allora i tuoi poteri funzionano molto male. A me non frega un accidente.”
“Scott...”
“Perché frega a te, tanto per cominciare?”
Dawn apre la bocca per rispondere, poi la richiude. Solleva la tazza, apparentemente per bere, forse per nascondere appena appena il volto. “Non lo so.”
I loro sguardi si incrociano per un istante. Scott è il primo a spezzare il contatto, sbuffando una seconda volta. Appoggia un gomito sul tavolino e si sorregge il mento con la mano, guardando attraverso la vetrina, verso la strada.
Automobili di tutti i colori sfrecciano sull’asfalto, e il rosso è grato che il vetro sia insonorizzato. La città è troppo rumorosa per i suoi gusti. Anche se non importa molto, dato che tornerà presto a casa.
È di nuovo la biondina ad infrangere il silenzio. “Non siete tanto simili, comunque.”
Gli occhi di Scott si muovono ancora verso di lei, stavolta con tanto d’alzata di un sopracciglio. “Huh?”
“Tu e Courtney.” spiega Dawn. Il suo busto fa un movimento che suggerisce che abbia appena incrociato le gambe sulla sedia. “Siete entrambi ‘malvagi’, ma questo non vi rende persone simili.” dice, lasciando la presa sulla tazza con una mano per fare segno di virgolette intorno alla parola ‘malvagi’.
Scott alza entrambe le sopracciglia. Ha giusto un istante per guardarla negli occhi, perché presto la bionda li abbassa ancora una volta verso la propria bevanda, della quale prende un sorso o due con l’estrema tranquillità che le si addice.
“Ah no?” risponde. Il suo tono è sarcastico, acido persino, eppure Dawn non ne sembra scalfita.
Sorseggia ancora un po’ prima di assentire. “A te piace sporcarti le mani. In tutti i sensi.” Sbatte piano le palpebre, come se stesse misurando le parole. “Courtney morirebbe, piuttosto.”
Il rosso esala un “Hm.” poco convinto, e pensa che parlare di Courtney non è il modo in cui pensava di passare la giornata. Per essere completamente onesti, se anche avesse dovuto parlarne, non si aspettava che sarebbe finito a farlo con Dawn.
Perché cavolo l’ha seguita in questo stupido bar (che, fra l’altro, è pieno zeppo di hippie come lei)? Perché cavolo non se n’è ancora andato?
Dawn lo ignora e continua. “Siete come... il topo di campagna e il topo di città, direi.”
Quel commento in particolare è sufficiente a ri-attirare l’attenzione di Scott.
“Gradirei che non mi comparassi ad un roditore, grazie.” soffia il ragazzo con irritazione, assottigliando gli occhi per lanciare un’occhiataccia alla ragazza.
Lei sembra sorpresa. “Perché?” domanda stupidamente, come se davvero non ne avesse idea. Ma Scott è sicuro come la morte che lei sappia perfettamente quello che è successo a Wawanakwa, piccola hippie del— “I topi sono tanto carini!”
Rimane sorpreso da quella frase, il rosso deve ammetterlo. Abbastanza da far cadere la sua occhiataccia, ma la recupera presto. “Per te anche gli scarafaggi sono carini.”
“Tutte le creature della Madre Terra sono meravigliose, Scott.” insiste Dawn, piccata, corrugando la fronte e increspando le labbra in un broncio. È un’espressione che Scott conosce già. La sua preferita, se ne dovesse scegliere una.
“Ma non mi dire.” commenta, e sul suo viso si dipinge un ghigno. “Anche i ‘mascalzoni senz’anima e sociopatici’?” La ragazza non pare scomporsi al sentirsi rigettare in faccia le parole che lei stessa ha usato per definirlo più di un anno fa, ma la sua presa intorno alla tazza da tè si allenta, tradendo la sua sorpresa. Il ghigno di Scott si allarga.
Dawn lo guarda di traverso per un momento ancora, poi sbuffa silenziosamente e torna a concentrarsi sul suo tè. Mormora qualcosa che il rosso non riesce ad afferrare, anche se è piuttosto sicuro che sia qualcosa di derogatorio, e non dice nient’altro, forse decidendo che non vale la pena sprecare il fiato.
Per una manciata buona di minuti restano entrambi in silenzio. Mentre Dawn beve con tranquillità, Scott si ritrova in assenza di distrazioni e permette al suo sguardo di vagare per il bar.
Il locale è piuttosto ampio. Dietro il bancone, che sembra lontanissimo, un ragazzino dai lunghi capelli neri raccolti in una coda di cavallo sta preparando dei caffè per una coppietta seduta davanti a lui. Ai numerosi tavolini sono sedute diversi tipi di persone, anche se come ha già notato sono tutti accomunati da una certa aria da figli dei fiori.
Scott non sarebbe sorpreso se la sigaretta che sta fumando quel ragazzone seduto due tavoli a distanza fosse in realtà erba. Di sicuro i due ragazzi alti almeno mezzo metro meno di lui che gli sono seduti intorno hanno gli occhi rossi abbastanza da sembrare completamente fatti.
Il rosso decide di smettere di osservare gli altri clienti. Lancia uno sguardo alle pareti verde pastello del locale, decorate con vari disegni di fiori e animali, tutti dipinti in altre sfumature di verde. Ora che ci fa caso, c’è un disegno del genere anche intorno alla vetrina accanto alla quale è seduto, un lungo serpente verde bosco a macchie verde mela che fa da cornice alla grande finestra. Pacchiano, decisamente.
Studiare il luogo è estremamente noioso, scopre presto Scott, e dopo poco il suo sguardo grigio sporco cade di nuovo, inevitabilmente, su Dawn.
La ragazza non sembra accorgersene, e continua a bere il suo tè (come faccia a non aver ancora finito, il rosso non lo sa). Ogni tanto ci soffia delicatamente sopra, anche se probabilmente non è più poi particolarmente caldo. Quando lo fa, Scott si concentra per un istante sulle sue labbra; sono piccole e naturalmente violacee, come perennemente scolorite dal freddo.
Il suo sguardo viene attratto poi dalle ciglia della biondina, che sono lunghe, spesse, e nascondono quasi l’ombretto azzurro che si trova intorno alle sue palpebre. Il rosso pensa che pitturarsi gli occhi a quel modo non sia una cosa saggia, dato che rende ancora più lampante il pallore quasi lunare della sua carnagione.
Senza contare che i suoi capelli sono di un biondo così chiaro che sembrano quasi mischiarsi a perfezione con il resto, facendola sembrare fatta di... polvere, quasi. L’unica nota di colore naturale è l’azzurro dei suoi occhi, ma neanche quello è molto intenso.
E mentre riflette su questo, un altro pensiero si inserisce nella mente di Scott – Come cavolo ci è finito a fare pensieri di questo tipo su Dawn? – e il ragazzo esala rumorosamente, appoggiandosi allo schienale della sedia e fissando un punto sul soffitto. Dev’essere più annoiato di quel che pensava.
E all’improvviso si sente osservato.
Quando abbassa di nuovo gli occhi verso la ragazza, la trova intenta a guardarlo con un’espressione indescrivibile in viso. Ci sono almeno tre emozioni sulla sua faccia, e Scott non saprebbe descriverne nemmeno una.
“Che c’è?” chiede invece, acido.
Dawn lo sorprende: sorride. “La tua aura.” risponde, “All’improvviso è calda e confortevole. Non l’avevo mai vista così.”
Il rosso non è sicuro di cosa dire. A dire il vero, non è sicuro neanche di cosa pensare. Un po’ perché era quello che succedeva sempre a tutti quando Dawn cominciava a parlare di auree e quant’altro, e un po’ perché... calda e confortevole?
“Te l’ho detto che i tuoi poteri funzionano male.” dice, “Sarà la tua immaginazione.” aggiunge, tanto per sicurezza. Sicurezza di cosa, non è completamente certo.
La biondina smette di sorridere, tornando alla sua espressione neutrale. Posa piano la tazza sul tavolino con un leggero clink, senza però staccare le mani. “Affatto.” replica. “È molto più facile da leggere di quando ci siamo visti l’ultima volta.”
“L’ultima volta che ci siamo visti, ero mezzo morto dentro una scatola di metallo.” commenta cupamente Scott, incrociando le braccia.
Dawn si morde il labbro inferiore. “Effettivamente, non c’era molta aura da leggere.” ammette, e Scott sbuffa per quella che sembra l’ennesima volta. Fa per andarsene, stanco di star qui a perdere tempo, ma la bionda lo precede. “A cosa stavi pensando?”
“...Quando?” chiede il rosso, abbandonando il suo intento di alzarsi e andar via a favore della propria curiosità. Curiosità è l’unico motivo valido per cui si trova qui, giusto?
“Adesso,” specifica lei, la sua voce pacata come al solito. Per qualche motivo, il rosso si aspettava che sarebbe stata almeno un po’ esasperata dal doversi ripetere. Strano. “Stavi pensando qualcosa che ha fatto diventare la tua aura diversa dal solito. Cos’era?”
Ah. “Credevo che tu potessi leggere le auree.”
“La tua aura mostra le tue emozioni, non i tuoi pensieri. E non cercare di cambiare argomento.”
“Non stavo pensando a niente.” dice lui, alzando gli occhi al cielo con un altro sbuffo.
Dawn corruccia di nuovo le labbra. “Bugiardo.”
“Ne sembri sorpresa,” è il commento di Scott, che non di sdegna di sorriderle, quasi con scherno. Per qualche motivo, però, non ha tanta voglia di discutere. E, anche se ne avesse, ha la sensazione che sia Dawn, a non averne per niente.
La bionda, difatti, lascia perdere, esalando un lieve, seppur udibile, “Sei insopportabile.” Si riporta la tazza alle labbra e beve quel che rimane del suo tè, e, invece di posare ancora la tazza sul tavolino, ne fissa con attenzione il fondo.
Scott alza un sopracciglio. “Che stai facendo?”
“Leggo le foglie del tè.” risponde lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Il rosso si domanda perché la cosa non lo sorprenda affatto.
La osserva in silenzio mentre lei, assorta nella sua ‘lettura’, non sembra accorgersene. La vede corrugare per un attimo la fronte e posare momentaneamente la tazza per frugare nella sua borsa, appesa alla sua sedia. Ne tira fuori un libretto arancione, che sfoglia con calma. Dopo aver trovato ciò che le interessa, torna alla tazza, paragonando ciò che vede nel suo fondo con alcune pagine del libro.
Sono passati a malapena cinque minuti quando richiude il libretto, emettendo un verso pensoso e posando ancora la tazza sul tavolino, stavolta definitivamente.
“Lettura interessante?” chiede Scott con tono sarcastico, la sua espressione ancora scettica.
Così come fa sempre, Dawn non nota il suo tono, o forse lo ignora. Annuisce, rimettendo il libro nella borsa. “Molto.” dice, e poi alza lo sguardo su di lui.
In qualche modo, è diverso da prima; le sue palpebre sono assottigliate, le labbra violacee corrucciate e la fronte leggermente corrugata, eppure non sembra infastidita come prima. Pare, in realtà, che stia semplicemente riflettendo intensamente su qualcosa, studiando il ragazzo allo stesso tempo.
Scott non vorrebbe dire niente – non sia mai che si dica che Dawn possa metterlo in soggezione – ma la cosa diventa bizzarra molto presto.
“Che c’è?” domanda dunque, acido come al solito.
Dawn esita brevemente. “Scott,” inizia poi, “Tu hai un cellulare?”
“Sì?” risponde lui, nonostante la domanda gli arrivi strana, fuori posto, e anche se pur avendo un telefono portatile, deve ammettere di non usarlo molto. I suoi genitori gliene procurarono uno quando era stato chiamato a partecipare ad A Tutto Reality ed era stato chiaro che sarebbe rimasto lontano da casa per molto tempo; per le emergenze, gli avevano detto.
Non ricorda di aver mai fatto o ricevuto una telefonata, né dai suoi né da chiunque altro. Ci scambia, giusto ogni tanto, qualche messaggio con Albertha, l’unico altro membro di famiglia a possederne uno.
Dawn fruga di nuovo nella sua borsa, tirandone fuori un quaderno rilegato e una penna. Cerca una pagina vuota e, una volta trovata, ci scrive sopra qualcosa con calma. Strappa poi delicatamente metà della pagina dal quaderno e gliela porse.
Sotto alla parola ‘Dawn’, scritta in una calligrafia piccola ma chiara, c’è una serie di cifre.
“Il mio numero di telefono.” spiega la ragazza quando Scott le rivolge un’occhiata mista tra l’interrogativo e lo sconcertato. “Voglio invitarti a prendere un tè qualche altra volta.” continua con tranquillità, come se la cosa non fosse completamente assurda, “Chiamami se hai voglia.”
Perché?” chiede il rosso, sicuro che la risposta lo esaspererà.
“Vari motivi.” dice Dawn, la sua espressione neutra ed illeggibile. “Ma ora devo andare, magari te li spiego la prossima volta.” Detto ciò, si alza in piedi e recupera la sua borsa dallo schienale della sedia, per poi indossarla intorno alla spalla.
Scott inarca ancora una volta un sopracciglio. “Dimmi che non te lo hanno suggerito le foglie, per favore.”
Lei sembra soppesare le parole prima di rispondergli. “Forse.” ammette, “Non ne sono del tutto sicura.”
“Tu sei matta.” è l’immediata risposta di Scott, che si alza in piedi a sua volta. Viene colpito all’improvviso dal ricordo di quanto Dawn sia più piccola di lui quando si ritrova a guardare verso il basso per poterla guardare di traverso.
La bionda non sembra scalfita dall’insulto, ma Scott non si aspettava che lo fosse. “Non sei costretto a chiamarmi.” gli ricorda, “Ma fallo, se ti fa piacere. Non ti farebbe male parlare con qualcuno.” dice, e prima che il rosso possa ribattere in qualsiasi modo, aggiunge un saluto educato e si dirige verso l’uscita, il suo tè già pagato svariati minuti fa, quando l’ha ordinato.
“Aspetta un attimo—“ prova a chiamarla Scott, ma lei o non lo sente o lo ignora tranquillamente.
Il campanello appeso sulla porta del locale tintinna allegramente quando Dawn la apre per uscire, e il rosso la guarda andarsene senza dire niente. Non avrebbe problemi a raggiungerla se ne avesse voglia, sa per certo di essere ben più veloce di lei, ma anche se ci provasse, non saprebbe cosa dirle.
Matta. Dawn è proprio matta, e strana, e un sacco di altre cose che Scott non ha tempo di elencare; il ragazzo si limita quindi ad imprecare silenziosamente per l’assurdità della situazione, infilandosi la pagina spiegazzata in una tasca dei jeans e uscendo a sua volta dal locale per incamminarsi nella direzione opposta a quella presa dalla biondina.




Angolo di _Kiiko
Per quanto io voglia scrivere di A Tutto Reality molto spesso, la cosa mi viene molto difficile, e la cosa è molto frustrante, ahah.
Questa shot, ad esempio, l’ho scritta un po’ per volta nello spazio di mesi. Olè.
È anche la prima cosa che completo da quando ho finito l’esame di maturità, e sono un po’ preoccupata che tutto ciò si noti.  
Spero che il risultato sia migliore di quello che mi sembra, e che abbiate gradito la lettura.
Detto ciò, mi dileguo. Bye-bye!

Un bacio,
_Kiiko
  
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