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Autore: Arsax    10/07/2017    2 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 24



La cella era piccola e asfittica. Non fosse stato per le sbarre che mi permettevano di vedere il corridoio, probabilmente sarei andata nel panico. C'era una piccola branda in legno con della paglia ammuffita e una piccolissima finestrella larga venti centimetri, dalla quale entrava l'aria gelida delle notti rumene primaverili e si poteva ammirare un piccolo fazzoletto di cielo stellato.
La guardia silenziosa era seduta su una scomoda sedia di legno di fronte alla cella. Era molto giovane, molto più di me, con i capelli castani e gli occhi verdi.
Provai a ripulirmi la faccia dal sangue e mi avvicinai alle sbarre.
-Guardia, parli solo rumeno?- chiesi nella lingua di mio padre, ma questa non mi degnò di uno sguardo.
-Parli solo rumeno?
-Non sono tenuto a parlare col prigioniero.- rispose in rumeno.
-Il tuo principe sa che sono qui?- insistetti.
La risposta la conoscevo già, ma se fossi riuscita ad informare Stefan di tutta quella faccenda, forse sarei riuscita a salvarmi. Lui desiderava davvero che la guerra finisse, ma con la mossa di Lucian le cose sarebbero precipitate velocemente.
Entro qualche ora zio Wilhelm sarebbe diventato reggente ed entro una settimana il legittimo sovrano. La guerra sarebbe continuata più cruenta che mai, perché sapevo che zio Wilhelm avrebbe fatto di tutto per riportarmi al castello.
-Rispondimi.- gli ordinai.
Nonostante avesse un'espressione spaventata sul viso, non rispose. Era ligio al dovere, ma sarebbe crollato se avessi insistito e io ero testarda come un mulo.
Decisi che avrei provato a farlo cedere il giorno seguente, perché ogni parte del mio corpo mi doleva da impazzire, sia per le percosse subite poco prima da Lucian che per la battaglia avuta il giorno precedente. Dovevo risparmiare le energie per cercare di guarire le ferite senza bere sangue.
Il regno era al sicuro fin quando ci sarebbe stato zio Wilhelm che avrebbe fatto le mie veci. Speravo solo che qualche voce di corridoio, che i domestici e le guardie amavano tanto, giungesse alle orecchie di Stefan e che sarebbe venuto a liberarmi.
Solo a pensare a Stefan, il cuore iniziò a battere a mille nel petto e un senso di colpa pesante come un macigno mi schiacciava il petto. Ero stata una stupida. Avevo permesso che il dolore provocato dal suo tradimento mi offuscasse la mente e avevo compiuto azioni a dir poco stupide. Non riuscivo a credere di aver dubitato di Stefan e soprattutto di averlo ferito in quel modo. Solo in quel momento, chiusa in quella cella umida, mi resi conto di quanto dolore gli avessi provocato.
Cercai di consolarmi pensando che chiunque avrebbe fatto allo stesso modo, alla scoperta del proprio assassinio da parte di colui che si amava, ma ci riuscii ben poco.
Crollai in un sonno agitato non appena toccai la branda.

Sono nella sala delle udienze del castello Lovinescu, ma sono consapevole di non essere lì fisicamente. Sono semplicemente una spettatrice.
Vedo Stefan e Lucian entrare e parlare fittamente fra loro. Si fermano, ma parlano a voce troppo bassa perché io possa sentire che cosa si stiano dicendo.
Lucian tiene nascosto qualcosa dietro la schiena, ma non riesco a capire di cosa si tratta. Lucian e Stefan continuano a parlare tranquillamente e solo quando riprendono a camminare, capisco che cosa tiene in mano.
Provo ad urlare, ma nessuno mi sente. Provo ad avvicinarmi, ma non mi muovo di un solo millimetro.
Lucian sogghigna maligno e pugnala Stefan alle spalle. Stefan spalanca gli occhi e la bocca dalla sorpresa e in un solo istante cade a terra. Una pozza di sangue si allarga sotto al corpo di Stefan.
Provo ad urlare. Provo a chiamarlo. Urlo il suo nome con tutto il fiato che ho in corpo.


Mi svegliai urlando il nome di Stefan con tutto il fiato che avevo in corpo, col viso rigato di lacrime. La guardia si era svegliata di soprassalto ed era caduta dalla sedia per lo spavento.
Mi guardò spaventata perché l'urlo che avevo fatto era stato raccapricciante. Anche io ero spaventata, ma non per me stessa.
La guardia si avvicinò cautamente alle sbarre, tenendo in modo incerto il paletto.
-Cos'è successo?- mi chiese osservandomi diffidente.
-Il principe Stefan è in pericolo.- dissi cercando di calmarmi.
-Era in pericolo quando l'avete fatto vostro prigioniero. Ora è al sicuro.- rispose duramente, ma con occhi timorosi.
Era giovane, ma molto coraggioso.
-Ti dico che è in pericolo. Ho avuto un sogno premonitore e Lucian lo ucciderà.
Sapevo che ogni tentativo di convincerlo era inutile, ma dovevo provarci a tutti i costi. C'era in ballo la vita di Stefan.
-Tornate a dormire e smettetela di raccontare fandonie.
Tornò a sedersi e non mi staccò gli occhi di dosso per un solo istante, fino a quando non si addormentò cinque minuti dopo. Era una pessima guardia, ma ero convinta che Lucian l'avesse scelto perché aveva troppo timore di lui, quindi avrebbe fatto ogni cosa che gli fosse stata ordinata.
Non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte e pensai a come far cedere quella piccola e incosciente guardia. Doveva avere tra i quattordici e i sedici anni. Troppo giovane persino per le mie guardie del corpo speciale, però dovetti ammettere che mi fece tanta tenerezza, soprattutto quando lo guardai addormentato con la bocca aperta.
Si svegliò con un sonoro sbadiglio e quando notò che lo stavo osservando, si mise sull'attenti e strinse forte il paletto.
-Ben sveglio. Stanotte ho fatto io la guardia a te, ma domani è il tuo turno.- dissi accennando ad un sorriso.
Lo vidi arrossire fino alla punta dei capelli, ma non smise di fissarmi per un solo istante. Voleva dimostrarmi che era in grado di svolgere il compito che gli era stato assegnato.
-Come ti chiami?- gli chiesi, senza ricevere risposta. -Vuoi che ti chiami "Guardia A"?
-Mi chiamo Flaviu.- borbottò. -E dovreste smetterla di parlarmi.
-Quanti anni hai, Flaviu?- continuai ignorando la sua affermazione.
-Ne ho quasi sedici e ora smettetela o finirò nei guai. Se l'altra guardia mi sente parlare con voi...
-L'alba non è ancora sorta, non preoccuparti.- risposi provando a sorridere, ma un attacco di tosse mi fece sputare sangue.
Lo vidi piuttosto preoccupato, ma non osò avvicinarsi alle sbarre.
-Sei molto giovane, non dovresti stare qui.- dissi con voce roca.
-Devo farlo per la famiglia Lovinescu. Il principe Stefan diventerà il mio re e non devo disobbedirgli.
-Ma tu adesso stai eseguendo gli ordini di Lucian, non del principe Stefan.
A quella risposta parve sorpreso. Non avevo detto altro che la verità, ma probabilmente non aveva ancora capito di essere una pedina nelle mani del lurido Lucian. Se Stefan avesse scoperto che mi trovavo lì, avrebbe dato tutta la colpa a Flaviu, ne ero certa.
Restammo in silenzio molto a lungo, fino a quando non sentii aprirsi una porta in lontananza.
-E' arrivato il cambio. Fai la brava guardia e non ti succederà niente. Ci vediamo stasera, Flaviu.- gli dissi accennando ad un sorriso.
Arrivò una guardia molto più anziana di lui e gli fece cenno di lasciargli il posto. Flaviu mi rivolse un ultimo sguardo prima di andarsene.
Avevo piantato in lui il seme del dubbio e dovevo solo aspettare che quel seme germogliasse.

L'altra guardia era più addestrata e capace di Flaviu. Non mi perse d'occhio un solo istante e restò a fissarmi per tutto il giorno, così come feci io.
Sembrava che stessimo giocando a far ridere per primo l'altro, ma in realtà mi stavo annoiando e lo stavo stuzzicando nella speranza che si adirasse. Non avrei provato a convincerlo della malignità di Lucian e del fatto che Stefan e tutti loro fossero in grave pericolo, anche perché sarebbe stato tutto inutile. Quella guardia non avrebbe ceduto.
Dalla finestrella della cella provenivano i suoni della battaglia, che si stava svolgendo nella foresta. Zio Wilhelm doveva aver mobilitato gli eserciti per cercare di salvarmi, ma a quanto pareva l'esercito dei Lovinescu riusciva a resistere, nonostante fosse numericamente inferiore e fosse meno preparato dei miei.
Soltanto al tramonto la battaglia si concluse e sentii generali e soldati dare ordini a destra e a manca. Da quel che ero riuscita a sentire, avevano respinto i miei eserciti, ma avevano subito gravissime perdite e tantissimi feriti.
Col tramonto tornò anche Flaviu, portando con sé una brocca d'acqua e un pezzo di pane raffermo.
-Ho già avuto il mio rancio giornaliero.- gli dissi con voce roca, ma non mi dette retta.
-Siete in uno stato pietoso, dovete mangiare.
Mi ritrovai a sorridergli grata. Era davvero premuroso, ma era una pessima guardia.
-Se ti scoprono potrebbero distruggerti.- dissi addentando il tozzo di pane.
-Voi non fatene parola e non verremo distrutti.
Mangiai il pezzo di pane e bevvi un po' d'acqua, sotto lo sguardo vigile e attento di Flaviu.
-Gira voce che voi abbiate gli stessi poteri di vostra madre. È la verità?- mi chiese Flaviu incuriosito.
-Come fanno certe voci ad arrivare persino qui? Io non ho fatto parola con nessuno di questa mia dote, escluso te ovviamente.- dissi mandando giù il boccone.
-Allora è vero. Siete una veggente.- affermò sorpreso.
-Noto con piacere che non ti chiudi più in un ostinato silenzio.
-Ehm... ecco...- iniziò a balbettare.
-Tranquillo, non farò la spia. Comunque è vero, ho ereditato il potere di mia madre ed è per questo motivo che ti ho detto che il principe Stefan è in pericolo.
-Ma Lucian non potrebbe mai fare una cosa del genere. È suo nipote!
-Non sei un vampiro come gli altri, vero?- chiesi ridacchiando e lui arrossì fino alla punta dei capelli. -Com'è andata la battaglia di oggi?
-Wilhelm Von Ziegler è diventato reggente e ha sferrato un potete attacco contro il nostro esercito. Ha detto che se non riavranno la loro principessa, continueranno ad attaccare ogni giorno senza tregua, dall'alba fino al tramonto. Stefan non riesce a capire cosa intende e ha ispezionato le celle di persona, ma non credo che conosca queste in cui ci troviamo.- rispose Flaviu a voce bassa e piena di timore.
Aveva paura, glielo si poteva leggere in faccia, ma non sapeva che il destino della guerra dipendeva da lui, da quel ragazzino troppo ingenuo per il mondo dei vampiri. Mi ricordava me quando avevo appena scoperto di essere una principessa vampiro.
-Puoi far smettere tutto ciò.- rantolai tossendo. -Basta che tu vada dal principe Stefan e gli racconti tutto. Sono convinta che ti risparmierà e te ne sarà molto grato.
-Perché? Cosa ne sapete voi del principe Stefan?- chiese timoroso.
-Lo conosco meglio di quanto tu possa immaginare.
Ci guardammo negli occhi per attimi molto lunghi. Era indeciso sul da farsi. Non voleva vedere altri amici e parenti morire, ma non voleva nemmeno disobbedire agli ordini e andare incontro alla distruzione. Dovevo calcare ancora un po' la mano.
-Tutto quello che stai facendo è contro il principe Stefan. Sta a lui decidere se tenermi qua dentro o meno, non a Lucian. Stai aiutando Lucian a complottare contro il principe, è questo che vuoi?- dissi avvicinandomi alle sbarre, ma la ferita al petto mi fece gemere di dolore.
-State bene?- domandò avvicinandosi alle sbarre.
-Sì, la ferita fa un po' i capricci. Non preoccuparti.- risposi cercando di fare un sorriso, ma mi venne una smorfia di dolore.
-Fatemi vedere.- disse avvicinandosi ancora un po'.
-Ti conviene mettere le chiavi sulla sedia o sarei tentata di rubartele.- affermai scherzosamente, nel tentativo di guadagnarmi la sua fiducia.
Se avessi tentato di scappare, sicuramente sarei stata intercettata dalle guardie che girovagavano per il castello e avrei perso Flaviu, che era la mia unica possibilità di salvezza.
Mi guardò confuso per qualche istante e poi capì. Posò le chiavi sulla sedia e tornò da me. Iniziò a controllarmi la ferita al petto il più delicatamente possibile, cercando di non diventare rosso per l'imbarazzo.
-Si è riaperta e si è infettata. E' messa piuttosto male, ma penso di riuscire a trovare qualcosa per aiutarvi. Torno subito.- disse correndo via.
Tornò cinque minuti dopo con una piccola ciotola e qualche sacchetto di pelle, che contenevano delle erbe a me sconosciute. Le ridusse in poltiglia con un po' d'acqua e mi spalmò attentamente l'impacco sulla ferita.
-Entro domani dovrebbe essere migliorata, ma non so se scamperete alla febbre.- affermò soddisfatto del proprio lavoro.
-Sei un medico?- domandai incuriosita.
-Più o meno. Mi piacerebbe diventarlo.- rispose orgoglioso.
-Grazie.
Per la prima volta lo vidi sorridere, notando che quando sorrideva gli uscivano le fossette sulle guance.
Adorabile!”
-Perché non studi per diventare un medico?- gli chiesi.
-Perché mio padre vorrebbe che diventassi un generale, è il suo sogno. A me piacerebbe diventare un medico, per aiutare i feriti e per studiare l'anatomia dei vampiri, che ancora oggi è sconosciuta. Mi piacerebbe molto sapere come mai non moriamo per una ferita che per un umano può essere letale.
-Perché non lo dici a tuo padre?
-Perché ho paura che possa infuriarsi... sapete, non sono coraggioso come voi.- rispose arrossendo.
-Be', se stai qui a parlare con un prigioniero e a medicarlo, penso che il coraggio tu ce l'abbia.
Flaviu sorrise imbarazzatissimo, cercando di nascondere il rossore con i capelli.
-Ora devo tornare a fare il mio lavoro. Fate il prigioniero, vi prego.- mi supplicò e io ridacchiai, cercando di non tossire.
Mi misi a dormire per non fargli correre più rischi di quanti ne avesse già corsi. Era un bravo ragazzo e sperai con tutto il cuore prendesse la scelta giusta.

La debolezza si fece sentire il giorno seguente. Vedevo doppio, avevo i brividi di freddo e non riuscivo a muovere un solo muscolo, nonostante le eccellenti e costanti cure di Flaviu. Tutto ciò era dato dalle ferite e dalla mancanza di sangue in un momento di necessità.
Non seppi quanti giorni passai in stato di semi-incoscienza a causa della febbre, ma verso un pomeriggio iniziai ad avere le allucinazioni. Vedevo i miei genitori che mi sorridevano dall'altra parte delle sbarre, i miei amici che ridevano e scherzavano e Stefan, che mi guardava con lo sguardo più dolce che avesse mai avuto. Vidi anche i miei veri genitori, Astrid e Marius, che mi guardavano con occhi pieni di timore.
-Serena devi resistere, non puoi mollare così.- mi disse mio padre.
-Sei una principessa forte e coraggiosa. Le principessa non delirano per un po' di sangue in meno.- affermò mia madre, con un dolce sorriso che le illuminava il viso.
-Mamma, papà... io... non credo di essere all'altezza.
Non mi ero nemmeno accorta che era calata la sera e che Flaviu era tornato per il suo turno di guardia notturno.
-Non devi mollare. Devi portare avanti con orgoglio il nostro nome.- continuò mia madre.
-Come state, principessa? La febbre è passata?- mi chiese Flaviu, ma io continuavo a parlare con i genitori.
-Ora dobbiamo andare.- disse mio padre.
-No, per favore. Ho così tante cose da chiedervi.- li implorai.
-Noi ti abbiamo amata fin dal primo momento e ti ameremo per sempre.- disse mia madre con gli occhi lucidi.
Alla fine si dissolsero come vapore e mi lasciarono da sola, a piangere in quella piccola cella.
Flaviu provò a parlarmi, ma non riuscii a sentirlo per il costante e fastidioso ronzio che avevo nelle orecchie, come se fossero state piene d'api. Borbottavo cose senza senso, mescolando l'italiano col tedesco e col rumeno.
Una nebbia scura mi circondò e non riuscii più a distinguere le sagome di ciò che avevo intorno. Stavo impazzendo, era l'unica opzione plausibile. Ci avevo messo poco. Sperai solo di morire prima che zio Wilhelm o Stefan mi trovassero, perché non sopportavo l'idea di restare una matta per tutta la vita e tutto per colpa di Lucian.
Sentii qualcosa di freddo e liscio toccarmi le labbra e quando sentii quel gusto inconfondibile, sbarrai gli occhi e bevvi avidamente, macchiandomi il mento e il collo di sangue. Finita quella bottiglia, qualcosa di caldo e con un odore irresistibile mi si accostò alle labbra. D'istinto morsi, iniziando a bere avidamente e dopo poco mi sentii già meglio.
Dopo qualche minuto iniziai a mettere a fuoco e mi ritrovai a pochi centimetri dalla faccia di Stefan, col polso fasciato alla buona. Lo guardai confusa, pensando di avere un'altra allucinazione, così allungai una mano verso il suo viso e sentii sotto le dita la barba ruvida di un paio di giorni che circondava la mandibola del mio promesso sposo.
-Stefan? Sei davvero tu?
-Sì, sono io. Stai meglio?- chiese sorridendomi e io annuii. -Se non ti avessi tolta in tempo, mi avresti prosciugato.- rispose ridacchiando.
-Io ho... bevuto il tuo sangue?
-Era la maniera più veloce, dato che ti sei scolata tutta la bottiglia.- rispose sorridendo.
Notai che Flaviu si era girato dall'altra parte e stava guardando con troppo interesse il proprio paletto. Mordere il proprio partner era un gesto molto intimo e Flaviu aveva avuto la delicatezza di girarsi per lasciarci un po' di privacy.
-Come hai fatto a trovarmi?
-Mi ha portato qui la guardia carceraria, dicendomi ciò che ti hanno fatto. Me la pagheranno cara.- rispose infuriato.
-Flaviu?
-Sono qui, principessa. Ho pensato a ciò che mi avete detto e avevate ragione su tutto e poi ero preoccupato. Avete passato tre giorni a dormire e a delirare.
Sorrisi a quel ragazzino e gli misi una mano sulla testa, facendogli una breve carezza.
-Sei un bravo ragazzo. Stefan, se non risparmi questo ragazzo, ti trapasso da parte a parte col mio paletto.- lo minacciai, facendolo ridacchiare.
-Solo perché è venuto a dirmi tutto.- rispose sorridendomi con dolcezza. -Ma ora ho un conto in sospeso con mio zio Lucian.
-Fermo lì.- ordinai prima che Stefan uscisse dalla cella.
Con gambe tremanti mi alzai in piedi e puntai lo sguardo su Stefan.
-Non posso lasciarti andare da solo ad uccidere quel bastardo.
-Non ti reggi in piedi a pretendi di scontrarti con lui?- chiese sarcastico Stefan.
-Sto riprendendo le forze man mano che il tempo passa e grazie alle cure costanti di Flaviu, la ferita sul petto va molto meglio. Ho un conto in sospeso con lui.- risposi decisa.
-Be', anche io ho un conto in sospeso contro di lui.- affermò Stefan.
-Io non ti lascio andare da solo.
Il sogno premonitore continuava a tornarmi in mente sempre più vivido. Non avrei lasciato che Stefan si battesse con Lucian da solo, non volevo che corresse il rischio di farsi distruggere.
-Andiamo.- sbuffò lui.
Annuii decisa e Stefan e Flaviu mi ressero mentre muovevo i primi passi dopo giorni.
-Flaviu, ho bisogno delle mie armi.- gli dissi.
Mi riportò le armi e ci avviammo tutti e tre verso la sala delle udienze. C'erano tutti i Lovinescu membri del Consiglio e quando ci videro arrivare, restarono a bocca aperta. Lucian aveva gli occhi sbarrati dalla sorpresa, ma quell'espressione fu subito sostituita dalla rabbia cieca.
-Tu! Razza di traditore!- urlò contro Flaviu, avanzando a passo di carica verso di lui.
Io e Stefan ci mettemmo in mezzo e lo guardammo con occhi di fuoco.
-Il traditore non è lui, ma tu. Hai fatto arrestare la principessa Serena senza informarmi, facendo di testa tua. Assieme agli altri vampiri qui presenti, volevate obbligarmi a distruggere la principessa dopo il nostro matrimonio. È una cosa che non posso perdonare.- rispose Stefan duramente.
Senza neanche guardarci, scattammo verso Lucian pronti ad attaccare, ma non era impreparato come credevamo. Estrasse il paletto dalla cintura e iniziò a lottare, ma riuscii a fare ben poco. Le ferite mi dolevano da matti ed ero ancora troppo debole.
Eravamo due contro uno ed entrambi eravamo infuriati. Stefan lo odiava per averlo "punito" per tutti quegli anni e per aver cercato di obbligarlo ad uccidermi. Io lo odiavo perché era riuscito ad aizzarci uno contro l'altro e ci eravamo quasi distrutti a vicenda.
Lucian mi dette un calcio in pancia e mi fece rotolare lontano da loro. Mise in difficoltà Stefan perché dalla sua aveva l'esperienza di centinaia di anni e anche perché avevo bevuto il sangue di Stefan indebolendolo. Lottarono per molto, mentre io cercavo di rimettermi in piedi e mi ritornò in mente il sogno premonitore che avevo avuto in cella.
Da quando Stefan mi aveva quasi uccisa, avevo rivalutato molto le mie predizioni e i miei sogni e sentivo che non sarebbe andata a finire bene se non fossi intervenuta al più presto.
Lucian dette una gomitata in faccia a Stefan, che gli fece perdere l'equilibrio e Lucian ne approfittò per farlo cadere in ginocchio.
-Saluta mio fratello da parte mia.- disse Lucian con lo sguardo spiritato.
Mi alzai di scatto, ignorando il dolore che provavo ad ogni cellula del mio corpo e la stanchezza. Impugnai il kindjal e prima che Lucian potesse trafiggere Stefan, gli amputai il braccio.
Rivoli di sangue schizzarono ovunque, macchiando ogni cosa intorno a sé. Lucian gridava dal dolore e dalla sorpresa e per la prima volta in vita sua, ebbe il timore di morire.
Lo guardai con odio, ma decisi di lasciare a Stefan il piacere di distruggerlo.
-E' tutto tuo.- dissi a Stefan e questo non se lo fece ripetere due volte.
Lo pugnalò al cuore col proprio paletto e cadde a terra con un sonoro tonfo.
Era finita. Era finalmente finita.

Stefan aveva fatto imprigionare tutti i membri del Consiglio appartenenti alla famiglia Lovinescu, affermando che le indagini sarebbero iniziate il giorno seguente.
Si offrì di accompagnarmi al castello Vidrean, per impedire allo zio Wilhelm di sferrare un altro attacco appena il sole fosse sorto e anche perché non si fidava a lasciarmi andare da sola, viste le condizioni nelle quali mi trovavo.
Arrivammo al castello e ci avviammo immediatamente verso il mio studio. Al nostro passaggio domestici e guardie ci osservavano con sguardi sollevati, ma sorpresi. Stefan era ancora il nemico e non si sarebbero mai aspettati di vederci camminare per i corridoi del mio castello fianco a fianco.
Aprimmo la porta e trovammo mio zio che discuteva col generale Sadoveanu riguardo al prossimo attacco. Quando ci videro arrivare insieme, sbarrarono gli occhi dalla sorpresa e lo zio corse a stritolarmi in uno dei suoi abbracci.
-Serena, piccola mia. Sono contento che tu stia bene.- mi disse con voce strozzata, senza smettere di stritolarmi.
-Anche io sono felice di rivederti.
-E lui che ci fa qui?- chiese riferendosi a Stefan.
Spiegammo l'intera faccenda a mio zio e al generale Sadoveanu, dal complotto di Ionut fino a quello di Lucian e dei membri del Consiglio appartenenti alla famiglia Lovinescu. Anche se era scontato, ordinammo a mio zio e al generale Sadoveanu di informare entrambi gli eserciti che la guerra era conclusa. Uscirono, non prima che zio Wilhelm mi stritolasse in un altro abbraccio, e lasciarono me e Stefan da soli nel mio studio. Mi sedetti alla scrivania sospirando esausta.
-Come ti senti?- chiese poggiandosi alla scrivania, accanto a me.
-Molto meglio, ma mi sento una sciocca.- risposi senza guardarlo in faccia.
-Non lo sei. Anche io mi sarei comportato esattamente allo stesso modo, se mi fossi trovato al tuo posto.
Senza rispondere, presi il quaderno appartenuto a mio padre, riportai il sogno che avevo avuto in cella e l'allucinazione riguardante Astrid e Marius, il tutto sotto lo sguardo confuso di Stefan. Terminato di scrivere, passai il quaderno a Stefan e attesi che finisse di leggere ogni mio sogno e ogni mia visione.
Mi stavo mettendo a nudo davanti a lui. Dopo ciò che avevo fatto, era il minimo che potessi fare e volevo che comprendesse i vari motivi per i quali non mi ero mai fidata di lui.
-Ora capisco perché al nostro primo incontro mi chiedesti se ci fossimo già visti.- disse alzando un momento lo sguardo dal quaderno e riprendendo poi a leggere.
Quando ebbe terminato, chiuse il quaderno, sospirò e sorrise amaramente.
-Bene, è arrivato il mio turno. Quando mio padre venne distrutto e lo seppellimmo, Lucian mi rivelò il piano che aveva in mente. Voleva ucciderti prima del matrimonio, aspettare che il tuo regno si sgretolasse e prenderne il comando, ma questa storia l'hai già sentita.
-Alin Vidrean.- mormorai.
Dopo tutto quel tempo si era scoperto che Alin Vidrean aveva avuto effettivamente ragione, ma l'azione che aveva compiuto era stata ignobile e non mi pentivo di averlo giudicato colpevole e di averlo distrutto. Ormai ci avevo fatto l'abitudine e solo raramente lo sognavo la notte.
-Come ti dissi quella sera, mio padre non avrebbe esitato ad eliminarmi se avessi tentato di intralciarlo, cosa che avrei fatto comunque. Alla fine Lucian cambiò i piani, ordinandomi di ucciderti dopo il matrimonio e hanno iniziato a punirmi perché mi rifiutavo, come ti ho detto qualche sera fa. Quando hai sentito la telefonata, ho detto che ti avrei distrutto perché ero stanco di subire le loro punizioni, ma ti giuro sulla tomba di mia madre che non l'avrei mai fatto.
Non aveva mai giurato sulla madre e seppi che era sincero. Su quello non poteva mentire. Non l'avrebbe mai fatto.
-E' colpa della mia famiglia se siamo giunti a questo punto- continuò. -e ora capisco perfettamente perché ci siamo guadagnati la nomea di "clan sanguinario e spietato", anche se le motivazioni le sospettavo già da tempo.- terminò sarcastico.
-Hai la possibilità di cambiare le cose ora. Sei il sovrano del clan Lovinescu.
-No, sia io che te siamo ancora vincolati dal patto e possiamo fare ben poco. Entrambi siamo solo dei principi.- affermò stancamente.
Ci guardammo negli occhi con un'intensità tale da togliermi il fiato. Mi strinse la mano con delicatezza e mi sentii veramente in colpa per non avergli creduto e avergli detto tutte quelle cose orribili.
-Sai, non credevo che avrei mai detto una cosa del genere a te, ma... ti chiedo scusa.- dissi piena di vergogna per tutto quello che avevo fatto.
Lo vidi inclinare la testa di lato, come faceva di solito quand'era confuso.
-Perché ti stai scusando?
-Come perché? Ti ho reso mio prigioniero, ti ho detto cose orribili e ho scatenato una guerra colossale. Bastano come motivazioni per le mie scuse?
-Ti ho detto che avrei fatto la stessa cosa anche io.- ripeté.
-No, non credo.
-Hai ragione. Io ti avrei distrutta all'istante, che sarebbe stato anche peggio, e ora smettila di fare la sciocca.
-Ma ti ho ferito.- borbottai.
-Anche io ti ho ferito, sia nel corpo che nell'anima.
-Ma...
-Smettila di fare la pappamolle.- mi punzecchiò ridacchiando.
-Non sto facendo la pappamolle.- borbottai stizzita.
-Invece sì.
-Invece no.
-Invece sì.
-Va bene, hai ragione. Contento ora?- chiesi stizzita.
-Veramente no.
-Che cosa vuoi ancora?- chiesi trattenendo a stento un sorriso.
Mi fece alzare in piedi e si inginocchiò davanti a me. Volevo dire qualcosa, qualcosa di sarcastico per punzecchiarlo a mia volta, ma avevo il cervello scollegato dalla bocca e non riuscii a dire niente. Riuscivo soltanto a guardarlo ad occhi sbarrati e il cuore che mi batteva a mille, mentre Stefan tirava fuori dalla tasca dei pantaloni l'anello della madre, che gli avevo restituito quando l'avevo fatto prigioniero.
-Serena, mi hai mostrato un modo totalmente nuovo di guardare il mondo. Mi hai insegnato cosa vogliono dire affetto, amicizia e famiglia. Sei stata la mia prima vera e unica amica, la mia prima confidente e il mio primo amore e vorrei che fossi anche l'ultimo. Voglio che tu mi risponda con sincerità, senza tener conto del patto. Serena Vidrean Von Ziegler, vuoi sposarmi?
Mi guardava con occhi pieni d'amore e speranza. Sperava che lo scegliessi, sperava che lo sposassi perché lo amavo alla follia e non perché dei nostri antenati morti e sepolti avevano stipulato uno stupido patto per impedire la guerra. Sperava che lo scegliessi non perché era Stefan Lovinescu, il principe sanguinario che ero obbligata a sposare, ma perché era il mio Stefan, quello che amavo e quello che mi trattava con dolcezza e si dimostrava protettivo nei miei confronti.
Mi buttai addosso a lui e cademmo entrambi a terra ridendo. Lo baciai con dolcezza infinita e lui mi strinse forte fra le sue braccia.
-Lo considero un sì?
-E' un nuovo modo per rifiutare una proposta di matrimonio. Funziona sempre!- risposi ironica ed entrambi scoppiammo a ridere. -Certo che voglio sposarti, scemo.
-Non sono scemo.- obiettò.
-Invece sì.
-Invece no.
-Invece sì.
-D'accordo, questa volta hai vinto tu.- rispose accarezzandomi la guancia.
Lo strinsi più forte e mi baciò la fronte. Restammo sul tappeto abbracciati per quasi tutta la notte, ridendo e scherzando.
Tutto sembrava essere tornato come prima. Anzi, meglio di prima.

Epilogo

Ero in camera mia che mi preparavo per il processo più numeroso mai avuto nella storia dei vampiri. Dopo che io e Stefan avevamo stipulato il trattato di pace, il giorno dopo la distruzione di Lucian, avevamo fissato un mega processo per tutti coloro che avevano complottato contro di me.
Le indagini erano già state effettuate e quattro dei dieci Lovinescu membri del Consiglio avevano prove schiaccianti contro di loro. Gli altri sarebbero stati rimandati a giudizio per effettuare indagini più approfondite. L'esito del processo di quel giorno era prevedibile, sempre che non ci fossero state sorprese, e tutto si sarebbe svolto in una sola giornata.
Lucian era stato distrutto ormai da una settimana e nessuno ne sentiva la mancanza, men che meno Stefan. Sembrava che in tutto il regno non ci fosse nessuno che piangesse la sua scomparsa, ma non ne rimasi sorpresa. Ogni tanto ripensavo ancora a lui e mi stupivo ogni volta di sentirmi così sollevata al saperlo sotto tre metri di terra, senza che potesse più nuocere a nessuno. Dopotutto aveva raggiunto la veneranda età di quasi trecento anni e aveva vissuto una vita piena e gioiosa, forse.
Quando ero sola, pensavo anche a quei pochi e bui giorni nei quali avevo odiato Stefan a morte e avevo dichiarato guerra al suo clan. In quei giorni era uscita in tutta la sua prepotenza la mia natura vampiresca, che dovevo ammettere che mi spaventava, ma tutti non facevano che lodarmi per il mio comportamento. Il titolo di "Principessa Guerriera" mi sarebbe rimasto attaccato a vita, così come il rispetto di tutti i vampiri di tutti i clan dell'Europa, e non solo.
La voce della mia dichiarazione di guerra si era sparsa in pochissimo tempo, mi aveva raccontato zio Wilhelm, e tutti si erano meravigliati della mia forza, della mia astuzia e del mio coraggio. Se non avessimo stipulato il trattato di pace, avrei spazzato via il clan Lovinescu. Quello lo sostenevano tutti, Stefan compreso. Continuavo a darmi della cretina per aver ceduto in quel modo all'odio e all'ira, anche se tutti affermavano che non lo ero affatto e che avevo compiuto una scelta più che logica. Forse la logica dei vampiri differiva da quella umana. Chi lo sa!
Bussarono alla porta, risvegliandomi dai miei pensieri, e Stefan entrò in camera mia con un sorriso raggiante. Quando lo vedevo, continuavo a sentirmi mancare il fiato talmente era bello e talmente ne ero innamorata. Aveva la cravatta storta e un ciuffo di capelli fuori posto, ma ero sicura che fosse tutto studiato, perché avevo notato che stava iniziando ad apprezzare i miei gesti materni e affettuosi che gli prestavo poco prima di presentarci in pubblico. Infatti prima di scoprire che entrambi eravamo innamorati dell'altro, Stefan aveva sempre avuto un aspetto impeccabile.
-Sei pronta?- chiese sorridendomi e avvicinandosi con estrema lentezza, senza staccarmi gli occhi di dosso.
-Sì e no.- risposi iniziando a sistemargli la cravatta. -E' la prima volta che mi presento ad un evento pubblico dopo che ti ho dichiarato guerra e...
-Andrà tutto bene. Sei diventatala "Principessa Guerriera" e questo non farà che giovare alla tua reputazione.- disse interrompendomi.
Avevamo già affrontato quell'argomento migliaia di volte, ma volevo sentirmi rassicurare ancora una volta, più tardi però. In quel momento avevo altro per la testa.
-Non è questo che mi preoccupa. Sei pronto a fare il tuo dovere?- gli chiesi guardandolo negli occhi.
Avrebbe dovuto uccidere una buona parte dei suoi parenti più stretti. L'avevano sempre malmenato e "punito", ma erano comunque i suoi familiari.
-Sono pronto a tutto. Volevano obbligarmi ad ucciderti e non mi hanno mai trattato come un loro parente, ma come uno strumento per acquisire potere, esattamente come fecero mio padre e mio zio. Voglio che tutti capiscano che sono pronto a tutto per difendere me stesso e la mia nuova famiglia.
-Nuova famiglia?
-Tu, i tuoi genitori e tuo zio. In futuro ci saranno anche i nostri figli.- rispose dolcemente, accarezzandomi la guancia.
Il mio respiro accelerò a quell'affermazione. Sapevo che avremmo dovuto, e soprattutto voluto, avere dei figli, ma solo in quel momento quella possibilità mi parve così vicina. Quell'affermazione così dolce di Stefan, mi fece venir voglia di stringerlo fino a togliergli il respiro e di restare abbracciati per l'eternità.
-Ti ci vedo nei panni del papà iperprotettivo.- risposi ridacchiando.
-Non assillerei mai mio figlio.- affermò unendosi a me.
-E se fosse una femmina?
-Allora scoprirà l'universo dei maschi solo quando compirà quattrocento anni.
Scoppiai a ridere e lui con me. Mi baciò con infinita dolcezza e in quel momento seppi con certezza che sarei riuscita a superare ogni ostacolo se fossi stata al suo fianco.
Nonostante quei giorni bui che avevamo passato, nei quali anche Stefan mi aveva odiato con tutte le sue forze, cosa che mi aveva confessato con una certa vergogna, ero sicura al cento per cento che ci saremmo protetti e sostenuti a vicenda.
Tutta la mia vita era stata sconvolta in meno di un anno. Avevo scoperto che ero una principessa vampiro molto influente e che ero obbligata a sposare un principe guerriero e sanguinario perché così avevano stabilito i nostri antenati secoli prima. Ero cambiata, cresciuta e avevo imparato tantissime cose. Avevo conosciuto persone diverse, che mi avevano aiutato a diventare una sovrana impeccabile per la mia gente e per la mia famiglia.
In un solo anno tutto era stato sconvolto in un modo che non potevo nemmeno credere possibile. Avrei dovuto affrontare molti vampiri, molti ostacoli, molti dissapori, ma sapevo che non l'avrei fatto da sola. Ci sarebbero stati i miei genitori, zio Wilhelm, Renzo ed Erica, ma soprattutto Stefan.
Avremmo affrontato tutto insieme, ma non uniti dal patto. Avremmo affrontato ogni cosa uniti per l'eternità dall'amore che provavamo uno per l'altro.



 
Fine.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Le cose fra i nostri protagonisti si sono risolte per il meglio. Serena ha capito che ha fatto la stupida e Stefan non fa altro che logiarla per il comportamento tenuto (bah, questi principi vampiri non si capiscono).
  Siamo giunti alla conclusione di questa storia e voglio ringraziare tutti quanti per aver seguito la storia, ma soprattutto vorrei ringraziare _Freiheit_, senza la quale non so come farei e che mi ha sempre supportato e sopportato in tutte le mie storie, e MoonLory92, per le incoraggianti recensioni che mi ha lasciato.
  Grazie ancora e spero di rivedervi alla prossima storia, che pensavo potrebbe essere un "The Bloody and the Dark Prince", ovvero questa storia, ma dal punto di vista di Stefan. Ad ogni modo, ci vediamo alla prossima storia!
Un bacione
Arsax <3
  
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