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Autore: Init7    11/07/2017    0 recensioni
Parole che non diventeranno mai storie. Storie che non diventeranno mai libri. Sogni che non diventeranno mai reali.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Entrai nella doccia. Avevo addosso una maglia. Il getto d'acqua la inzuppò subito.

"Smettila di tradirmi", gli dissi. Lui mi fissava basito.
Probabilmente si domandava perché fossi entrata nella doccia mentre lui si stava lavando.
 Probabilmente si stava chiedendo perché non mi fossi tolta la maglia.

"Non posso", mi rispose.
Io annuii. Come se fosse la risposta che stavo cercando, invece, non lo era. Non poteva, e io non potevo capirlo. Rimasi ferma. Guardando in basso.
Il gentile scorrere dell'acqua sui miei piedi, fino allo scarico, il rumore continuo del getto.
 Il mio cuore che sentivo sforzarsi, in un battito pesante, alla base del collo. Lo sentivo lì, come se quell'arteria fosse troppo carica, come se non potesse sopportare oltre.

Lui mi mise le mani sulle spalle. Sembrava volesse schiacciarmi. Non mi faceva male, ma non sopportavo un suo contatto.
L'acqua mi rilassava, per quello ero rimasta immobile. O almeno, così cercavo di convincermi. Non avevo nemmeno capito se mi piacesse.
Lui. Sapevo solo che ne ero possessiva. Avevo bisogno di tenere strette le mie cose. A questo punto, tra i due, la stronza ero io.
O ancora, così cercavo di convincermi. Non disse una parola, così capii che era il momento di lasciarlo al suo silenzio, sperando che avrebbe pensato alle mie parole.
 Misi un piede fuori dalla doccia, poi l'altro. Aprii la porta e me ne andai. Chiusi gli occhi, sedendomi a terra.
Nonostante tutto, mi sentivo leggera. Come se mi fossi liberata di qualcosa che stava affondando i denti nella mia testa e che ora, si era stufato del sapore.
Non avevo mai fatto nulla di importante nella vita, eppure mi sembrava di essere sulla stessa linea dello spirito, legata ad una pace cosmica.
Avevo semplicemente accettato la situazione con stoicismo. Come avevo fatto per tutta la vita.
Quando da piccola venivo presa di mira, derisa, picchiata dagli altri bambini, non piangevo, non chiamavo la maestra.
Questo non implica che accettavo di meritare quel trattamento. Ci passavo solo sopra.
 Ero padrona dei miei sentimenti, non lasciavo che loro fossero più forti di me. Poi quei bambini smisero di prendermi in giro.
 Perché con me non c'era divertimento. Non rispondevo, non sembrava soffrissi. Divenni una bambina silenziosa, solitaria. Ma io mi sentivo bene.
 Mi sembrava di poter respirare l'aria più pura del mondo, quando, tra i banchi, mi trovavo esclusa. Alcune persone sono come me. Ma le altre, non lo accettano.
Alcuni sono così abituati alla compagnia, che vedere qualcuno solo, li fa immedesimare. Se loro soffrirebbero in quella situazione, allora lo devi fare anche tu.
A differenza dell'amore.
Lì vuoi solo le ali che sembrano esserti fornite con il cuore che perde un colpo, quella prima volta.
 Non vuoi che ti pugnalino, metaforicamente. Quando il petto sembra colmo di qualcosa di nero, a cui non sai dare una forma.
 Nel centro, nel centro del tuo petto.
Il dolore. Non vuoi provarlo, ma, alcune persone, lo fanno provare agli altri. C'è chi non si accorge. C'è chi lo fa volontariamente.
 E poi, come se nulla fosse, beandosi delle lacrime altrui, carezzano la testa di chi hanno straziato. Lui è così.
   
 
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