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Autore: DonnaBart    12/07/2017    2 recensioni
E se uno sfortunato incidente si rivelasse ciò che aspetti da sempre?
La spumeggiante Magda Liquore è un'artista del pasticcio e dea del danno. Mollata dal fidanzato e licenziata in tronco, vanta un bagaglio più ricco in corna che ex.
Proprio non è un caso che il padre la consideri un talento del fallimento, per non parlare della zia stralunata e sempre allegra, che le affibbia profezie sul futuro rosee in teoria ma disastrose nella realtà.
Insomma, parrebbe che fortuna e amore non fanno rima con Magda Liquore... sino alla svolta: trasferimento in Australia per un lavoro temporaneo ed un incontro tutto testosterone e antipatia; è Nathan Green, un concentrato di erotismo e diffidenza allo stato puro.
E chissà, che la lungimirante zia ci abbia azzeccato, stavolta?
Prepara le valigie e vieni a scoprirlo!
Romance contemporaneo autoconclusivo, un pot-pourRIRE di temi attuali e idee fantasiose racchiuse in un cofanetto romantico e brillante.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il pomeriggio seguente stavo completando l'iscrizione ad un corso di planning organizzato dalla Women Power, associazione che promulgava il lavoro al femminile nota per competenza e professionalità, quando la porta della mia camera si aprì per rivelare l'ingresso di Nathan, passato per un breve saluto.
"Allora, faccio una doccia e torno a prenderti."
Comunicò con aria stropicciata e voce stanca, appena rincasato, e la coda dell'occhio mi partì all'esplorazione, registrando le sembianze da divinità impietosa e inclemente: mentre scaricavo il programma del corso—scoprendo che un test avrebbe dato l'opportunità a uno o più studenti di vincere una borsa di studio convenzionata con note scuole di planning di Sidney, Nathan si faceva largo nella mia stanza genuinamente convinto che dopo la doccia mi avrebbe sollevata fra le sue braccia e condotta in salone, per condividere come di consueto la cena e il resto della serata; Pur non avendo piena visuale, presa dal programmare il mio imminente ritorno alla realtà, quanto impresso sulla mia retina sottolineò che tutto di lui era in versione big: ego, carisma, muscoli e, sì, avendo avuto il suo corpo spalmato sul mio qualche notte addietro, avevo appurato che lo era anche... altro.
Insomma, si capiva, era uno di quegli uomini che avrebbe fatto presa su molte persone, solo, non quel giorno.
"E se per stasera avessi altri programmi?"
Nathan sollevò un sopracciglio, l'aria scettica, a tratti divertita come se avessi fatto la battuta del secolo, testimonianza di aver preso sotto gamba la mia insinuazione affatto ironica.
"Dubito avrai programmi migliori delle buste che ho portato: sono andato da Super Mario..."
Spifferò allusivo, facendomi strabuzzare gli occhi tanto da strappargli un sorriso maschio e soddisfatto: Super Mario era il ristorante italiano migliore in tutta Sidney, chiaro che Freccia Verde era arrivato a darmi già per scontata... ne andavo ghiottissima!
E, quella sì, che era una disdetta per il mio palato...
"Sai, oggi pomeriggio ho sentito le mie coinquiline, con loro mi sono organi—
"Piccola."
Il vezzeggiativo con cui mi apostrofò non giustificava l'arresto cardiaco per cui rimasi a fissarlo con faccia imbranata e lingua imbalsamata frattanto che versava con parvenza sciupata in mia direzione, sollevandomi il mento fra le dita. "Sto morendo di fame, faccio solo una doccia e mi racconti tutto a cena, d'accordo?"
M'incalzò con sorriso fiacco, impedendomi di riferirgli il piccolo fondamentale dettaglio degli impegni realmente presi per quella sera.
"No, aspetta, Nath..."
"Ho preso le penne al sugo, le ho fatte fare al dente."
Mi prevaricò furbamente, posandomi un bacio sulla fronte a mettere fine ad ogni discorso, sgusciando via oltre la soglia d'ingresso della mia stanza.
E, un po' mi dispiaceva per la pasta al sugo...
Nathan aveva scorto la buona forchetta che (non) sopiva in me: proporre una pasta al sugo, cottura al dente, equivaleva a giocare sporco! Perfino Sauron per un buon piatto di pasta asciutta avrebbe stravolto i suoi piani, sostituito la lava del Monte Fato con sugo al basilico, gli orchi con le nonne di tutta la Contea a produrre pasta fresca fatta in casa, e Saruman, tutt'al più, a fargli da testimonial per la più succulenta pasta al ragù della Terra di Mezzo! In aggiunta l'aver apposto attenzione a informazioni che sbrodolavo a caso, come il particolare che non fossi una fan della pasta scotta... e figurarsi quanto ci avrei impiegato, io, a disdire i programmi che Nathan mi aveva impedito poco prima di fargli presente...

Circa venti minuti dopo, Nathan faceva di ritorno nella mia camera coi postumi di una doccia ristoratrice che gli aveva lasciato i capelli umidi e i tratti rinfrescati.
Tratti, su cui fece irruzione un cruccio spaesato e stupefatto: colto completamente alla sprovvista, Nathan si arrestò sulla soglia della mia stanza, ritrovatosi a fare i conti con il mio... programma della serata.
"Salve, capo!"
Accolse Fabiana con fare inizialmente brillante, poi, al cospetto della sua faccia progressivamente disorientato, cui seguì a ruota la voce di Lucrezia. E non solo la sua...
"Ehilà!"
Si fece avanti il terzo membro dell'allegra combriccola, con enfasi energica ed entusiasta.
"Lui è Mike."
Presentai, schiarendo la voce. "Un altro collega di stage."
"Non fare la timida, qui siamo tutti adulti e vaccinati."
Appuntò serioso, mirandomi dall'alto della sua posizione con tempra che scommettevo prettamente scherzosa: "'Il prossimo per cui perderai la testa' non sarebbe poi tanto discordante come definizione..." Corresse sornione, virando su Nathan. "Il padrone di casa ti ospita gratuitamente, gli devi almeno un po' di sincerità, no?!"
La sua inclinazione a fare del blando cameratismo risultava chiaramente volta a rompere il ghiaccio, così impostai il mio volto su un sorriso accennatamente sollazzato.
"Dite che è ora di ordinare cena?"
Proposi puntando l'orario al cellulare e, accaparrandomi pareri positivi dalla gran parte dei presenti, presi a scorrere la rubrica in cui conservavo il numero di diversi ristoranti della zona, interrompendo la frugata per assegnare un'occhiata calcolatamente fugace.
"Allora... ci si vede dopo?"
Nathan si mostrò per l'uomo sveglio che era, cogliendo l'eco alla frase con cui si era congedato la sera prima annuendo impercettibilmente a qualcosa che andava oltre la mera domanda, muovendo per accomiatarsi con un sorriso a dir poco impertinente.
"Oh, ma, aspetti! Può cenare con noi se le fa piacere!"
Il suono soffocato prodotto dalla mia gola, rendeva abbastanza esplicativa la mia opinione sul richiamo appena fatto da Lucrezia? Probabilmente non per gli altri. ma abbastanza per la perspicacia di Nathan, che braccato sulla soglia della porta simulò di meditare a fondo sull'invito, prima di approdare a scontata soluzione: "Ma certo... perché no?"
Possibile che nessun altro avesse scorto il diabolico scintillio del canino, mentre enunciava in mia esclusiva direzione?

Nel giro dei dieci minuti successivi, in attesa che arrivassero le pizze Nathan allestì una sorta di aperitivo in salone, barcamenandosi da perfetto padrone di casa fra gli ospiti: simpatizzato superficialmente con Mike, cui offrì una birra consumata fra sommarie opinioni calcistiche, Freccia Verde si sprecò in umorismo incentrato sull'ambiente lavorativo, che solo le sue dipendenti furono ovviamente in grado di decifrare, sfoggiando brillanti capacità nel tenere le fila della serata e dimostrandosi un'autentica calamita umana. Contrariamente ai miei bistrattati interventi... continuamente impalliditi al cospetto di qualsiasi cosa si mettesse a cicalare lui dall'altro capo del tavolo.
"Che ne dite di spostarci sul divano e vedere un film?"
Ci riprovai non tanto per spirito d'ostinazione, quanto speranzosa di diversificare la serata dalle chiacchierate piuttosto elitarie che intesseva coi suoi interlocutori, consapevole delle micidiali probabilità che mia proposta, più che bocciata, sarebbe stata direttamente ignorata.
Non fu un caso che tutti fiondarono i propri sguardi su di me ma che nessuno osava fiatare, neanche avessi preteso la soluzione di un'equazione nucleare nel corso di un triplo salto carpiato.
"Mi pare un'ottima idea."
Proclamò paciosamente Nathan dopo attimi di pressante silenzio, le apparenze misericordiose che rievocavano l'imperatore prodigato a salvare il gladiatore con l'incurante sollevamento di un pollice, scatenando un esercito di consensi al suo indirizzo:
"Quoto."
"Un film è proprio ciò che ci voleva!"
"Già!" Mi aggregai briosa. Proprio una grandiosa idea, Nathan...

...Dovendo andare a lavoro presto l'indomani, a solo un'ora dalla fantasmagorica trovata di Nathan i miei amici dovettero interrompere la visione del film sulle prime battute, salutandoci appagati dalla piacevole serata e ringraziando il padrone di casa con confidenza rinnovata, senza tuttavia trascendere un certo distacco riverenziale che Nathan era abile a suscitare quando riteneva adeguato.
Ne fu un valido esempio il momento in cui Mike, prima di andare, si offrì di riportarmi in camera...
"Non è necessario, a Magda ci penserò io."
Sancì Freccia Verde, diramando una delle sue braccia nerborute per sorreggergli la porta bene aperta: "Le ragazze hanno bisogno di qualcuno che le tenga d'occhio nella strada di ritorno, amico."
Quindi, fracassandogli la spalla con una pacca amichevole, che ai miei occhi risultò più che altro un ceffone dell'uomo di Neanderthal, in pochi istanti la sua scultorea figura fu di nuovo al mio fianco, dove Nathan si barricò in un elettrizzante silenzio.
"Ha per caso a che fare con ieri sera?"
La sua voce mi sorprese quando non lo credevo più possibile, trascorsa ormai una buona manciata di tesi e silenti minuti di visione del film.
"Prego?"
Sillabai, con tanto di ciglia a svolazzare inconsulte.
"Non sembravi così lieta di includermi nei programmi della tua serata..."
Insinuò con fare discutibilmente tendenzioso. "Non avrà a che fare col mio allontanamento di ieri, il fatto che stasera volessi mettermi all'angolo?"
"Non capisco davvero di cosa tu stia parlando..."
Le mie fattezze incarnavano quelle dell’innocenza fatta persona. "E poi, ehi, nessuno mette Natty all'angolo!" L'accorato richiamo a Dirty Dancing fu la chiave con cui Nathan tradì l'ombra di un sorriso sul nascere.
"Sei una ragazzina vendicativa."
Rimbrottò con falsa severità, la stanchezza che traspariva dal timbro meno vigoroso, dalla posa meno granitica del solito.
"Però, a letto ti ci dovrebbero mettere, eccome."
Articolai senza particolare intonazione, tornando in direzione della tv. "Oltre a sragionare, sembri davvero stanco. Dovresti a riposare."
"Il film ti piace."
Obiettò repentinamente, come se la sua permanenza fosse in qualche modo vincolata a me. "E comunque, sono curioso di vedere sin dove arriva quel tizio." Indicò con un'alzata del mento la commedia romantica che col benestare della maggioranza femminile aveva sconfitto la proposta maschile di vedere un thriller d'azione alla tv.
"Il tragitto alla mia stanza non è mica l'interstatale! Ho fatto di ritorno in camera da sola anche quando ieri sei andato via, la mobilia si è rivelata un ottimo appiglio; scommetto che stasera farà lo stesso."
Lo illuminai, equamente divertita e irritata dalle sue intermittenti premure, scomparse all'arrivo della fascinosa Ellen, ora magicamente ritornate in sua assenza.
"Prima i tuoi programmi con ospiti a sorpresa..."
Buttò lì con nota scherzosa. "Poi un 'Ci si vede dopo', a sbolognarmi parodicamente, e ora questa: suona proprio una recriminazione bellicosa da parte tua, Mag."
Nathan mi solleticò un fianco col gomito. "Non sarà che sei gelosa?"
Il primo impulso fu di assecondare la scossa dipanata dai miei due globi inferiori, saettando dal divano al soffitto come in un cartone animato, per fortuna mi limitai solo ad orbitare gli occhi al cielo, conquistandomi il tipo di ghigno spassato che equivaleva ad aver confermato la sua giocosa tesi.
"Nathan, intendevo che non è necessario ti trattenga oltre."
Espirai spazientita. "Prodigioso ma vero: non ho riscontrato grossi impedimenti a tornarmene in stanza, anche senza il tuo aiuto!"
A proposito di prodigi, ne avevo un altro sottomano, e stava nel fatto che ricordassi ancora il suo nome, perché in barba all'ormai notorio ‘Ci si vede dopo’, il giorno prima, Nathan era praticamente scomparso: ad un certo punto della serata, la signora Hert si era fatta largo nella mia camera con un tramezzino improvvisato e la sterile comunicazione che il signor Green era in compagnia. E che tale compagnia si sarebbe trattenuta per l'ora di cena...
Le ore trascorse e il suo mancato ritorno corressero automaticamente l'informazione: probabilmente anche per l'orario del dopo cena...
"Certo, avrei impiegato meno a compiere la traversata del Pacifico su un salvagente a forma di donuts..."
E, certo, non è che mi fossi sentita particolarmente deliziata quando mi aveva piantata su una piastrella a caso di quel pavimento, con lo stesso grado di interesse rivolto a una bomboniera da cresima, allontanandosi con l'algida e bellissima (anche se, con quegli sguardi di ghiaccio acuminato che pareva volermi scagliare contro, un tantino antipaticissima) Ellen...
"Tutto sommato, dubito che un paio dei tuoi baci siano sufficienti a far perdere la testa per te."
"In effetti..."
Nathan appoggiò la mia teoria con fittizia creduloneria. "Ne è sufficiente già uno."
Per ospitare la convinzione di quell'uomo le zolle tettoniche dovettero incrinarsi per dare vita a un nuovo continente, grande più o meno quanto quello asiatico.
"In ogni caso non avresti dovuto."
Scattò in un repentino cambio di repertorio che lo stanziò su inflessioni serie e apprensive. "Camminare non è in alcun modo salutare per la tua condizione, ero convinto ci fosse ancora la signora Hert in casa, che ti avrebbe riaccompagnata."
Non sapendo cosa replicare, per scongiurare il rischio di cadere in pericolose discussioni mi chiusi nelle spalle, operando un frettoloso cambio di discorso.
"Quel tipo mi ricorda qualcuno..."
Emisi con enfasi piccata, imbastendo un frizzante dibattito sul film in visione: perfino Nathan aveva tacciato il protagonista di essere un indiscutibile stronzo, il quale nel film si fingeva lo studente universitario umile e segretamente sensibile allo scopo di portarsi a letto l'unica ragazza apparentemente immune al suo impudente fascino da stella del football, naturalmente ancora illibatassima.
"Magda, quel tipo ti ricorda qualcuno che con me non ha proprio niente a che fare."
Dibattito che, a giudicare dalla provocatoria rimbeccatura con cui mi tramortì Nathan, sembrava proprio aver male interpretato...
"Se io avessi voluto portarti a letto, non ci avrei messo tanto impegno."
La mia psiche tentò di attuare uno stato di placebo in cui mi rassicurava che non avesse pronunciato quello che aveva appena pronunciato, peccato che le mie orecchie avessero già inviato la frase al mio cervello, che ora me la riproponeva in loop.
"Oh, che gentiluomo!"
Elogiai a gran voce, le mani premute sul petto, il tono a dir poco strabiliato. "Anche se in effetti parlavo di un mio conoscente, e non di te. Ma, sai come si dice: sempre buono a sapersi!"
Con lo stesso tenore strabiliato, mancai di specificare che il riferimento spettava nello specifico al mio ex, che dal canto suo, un po' come il ragazzo del film, aveva camuffato la sua menzognera personalità, mascherandosi da principe azzurro all'incirca per gli stessi interessi, almeno finché la cosa lo aveva aggradato.
"Non mi sono espresso bene."
"Certo, certo... d'altronde, la tracotanza non è mai stata una delle tue caratteristiche preponderanti..."
I miei tratti sguazzarono nello stesso rio di sbruffonaggine con cui mi aveva poc'anzi congelata. "Il fatto è che, Nathan—soggiunsi candida, decisa a fargli le scarpe con la stessa moneta—se io avessi voluto finire a letto con te, tu lo avresti capito da un pezzo."
Approssimando le mie labbra al suo orecchio, iniziai il mio indice a un lungo e sensuale cammino che dalla gola discese oltre i suoi addominali, vezzeggiando il suo tonico basso ventre con l'andirivieni delle mie unghie: "Perché sarebbe già successo."
Così, interrompendo ogni contatto e tornando ad occupare la mia parte di divano, segnai il goal che restituì alla mia autostima lo splendore neanche lontanamente scalfito dalla sua uscita spavalda.
"Questo mi ferisce."
Nathan domò un sogghigno adescatore mentre cambiava ripetutamente posizione. "Ma si può sempre recuperare: dimmi quando sei disponibile, e potremo..."
Fiutando d'anticipo dove la sua maliziosa replica sarebbe andata a parare, lo fulminai prima che azzardasse ulteriore sillaba, ponendo fine a quel pepato scambio piegando verso la tv e pretendendo interesse alla visione del film, lasciando che Nathan esplodesse in una risata calda e profonda, godendo di quella conversazione e magari di tutta quella giornata, come fosse stata solo un gigantesco e divertente scherzo...
Ragion per cui lo invitai a togliersi dai piedi, tanto per cominciare spedendolo imbronciata a prendermi le poche pillole rimaste lungo la strada della mia guarigione, invitandolo poi a farmi gustare il resto della commedia al suo ritorno.
"Guarda che non scherzavo prima, ragazzina. Non mi sono espresso bene."
Freccia Verde mi depositò sul letto, rimboccandomi le lenzuola appena conclusa la visione del film, nessun pentimento a trasfigurare la sua autoritaria immagine. "Ma penso proprio che rimanderemo le spiegazioni..." Nathan si diresse alla porta della mia camera, di nuovo quel tono rovente a rimescolarmi le viscere nel cuore della tarda sera. "Quella cosa con le dita iniziata sul divano, potrebbe iniziare piacermi..."

Dopo averlo mandato al diavolo, scoprii solo successivamente che quelle spiegazioni, in realtà, s'intendevano rimandate a data sconosciuta e ancora da destinarsi, perché la sera dopo, al suo abituale orario di rientro da lavoro, fu la signora Hert a fare capolino nella mia stanza al posto di Nathan, rispondendo alle mie domande su dove fosse il padrone di casa, con la buona nuova che il signor Green, improvvisamente...
"È partito."

   
 
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