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Autore: Sarasvati    12/07/2017    10 recensioni
Severus Piton, dopo anni passati lontano dal mondo magico, riceve una lettera da Hogwarts con una strana richiesta.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Questa storia è stata scritta sul Prompt “Detestarla come quando era solo una studentessa, non era più possibile”, assegnatomi nel gruppo Il giardino di EFP.

Quando un gufo dal folto piumaggio scarlatto aveva picchiettato contro il vetro della finestra logorata della sua stanza, Severus Piton, il mago sopravvissuto a due guerre, aveva sbuffato alzando gli occhi al cielo.
Nonostante gli otto anni passati lontano dal mondo magico, non aveva abbandonato l’attitudine alla solitudine e al silenzio, che da sempre contraddistingueva il vecchio professore.
Trascinando i pedi, lentamente si avvicinò al postino bubolante, il quale lasciò cascare una busta color avorio, chiusa da un sigillo in cera rossa, raffigurante lo stemma di Hogwarts, per poi spiccare il volo con batter d’ali frastornante.
Accigliato e preoccupato, estrasse dalla busta una vecchia pergamena, cercando di scacciare la tempesta di domande che affollava la sua mente.
 
Caro Severus,
nonostante gli anni passati a cercare una valida sostituzione alla tua figura professionale, non abbiamo avuto riscontri positivi, almeno fino ad un paio di mesi fa.
Hogwarts potrà tornare a godere della fama di possedere il miglior corpo docenti del mondo magico, grazie alla nostra nuova insegnante di Pozioni, che spero che tu stesso riterrai una tua valida sostituta.
So per certo che la mia è una richiesta alquanto insolita, ma desidererei molto che tu le stessi accanto come Tutor per le prime due settimane, in modo tale che non vi siano intoppi di alcun tipo.
Spero vivamente che prenderai in considerazione la mia proposta: in tal caso ti aspetto nel mio ufficio, giovedì mattina alle 9.00.
La preside
Minerva McGranitt
P.S. Ci sarà anche lei.

 
Massaggiando con l’indice ed il medio la tempia, l’uomo si sforzò per mantenere il controllo di se stesso, senza gettare la lettera tra le fiamme che adornavano il camino in pietra.
Otto lunghi anni erano passati, senza che nessuno lo disturbasse, lasciandolo solo con la sua coscienza, in quella vecchia dimora dismessa in un paesino di babbani, e Minerva si permetteva di gettarsi di nuovo nella sua vita con una richiesta del genere? Stolta anche solo a pensare che l’arcigno mago avrebbe potuto prendere in considerazione l’idea.
 
Quel giovedì Severus si svegliò più nervoso del solito, ammirando le profonde occhiaie violacee che scavavano il suo volto.
I giorni precedenti li aveva passati chiedendosi chi potesse mai essere la donna tanto eccellente da ritenersi degna di poterlo sostituire: una curiosità pressante che non era solito provare, data la sua totale apatia verso il genere umano, magico e non, e verso ciò che lo riguardava.
Infastidito, indossò un’austera camicia nera, in tinta con i pantaloni e con le scarpe, e imprecando contro se stesso per non aver saputo resistere, si precipitò fuori dal portoncino il legno che dava sul cortile, smaterializzandosi con un impercettibile pop.
Il castello si ergeva di fronte a lui, evocando la meraviglia e lo stupore che non avrebbe mai smesso di provare di fronte ad un tale spettacolo, nonostante avesse trascorso tra quelle mura quasi un’intera vita; il paesaggio estivo non entrava certo in sintonia con quell’uomo, eppure, ritrovandosi in quella che era sempre stata la sua casa, non poté che provare uno strano senso di sollievo e di serenità.
I cancelli si aprirono e con un lieve sussulto, il mago entrò, percorrendo tutto il parco illuminato dai caldi raggi d’agosto, che riflettevano sulle acque calme del lago Nero dominante sullo sfondo.
Non appena varcò il portone del castello, il profumo della pietra e delle pergamene pervase le sue narici, riportandolo con la memoria agli anni in cui il broncio mattutino, era soltanto un metodo efficace per nascondere l’amore che provava nei confronti di quel luogo a cui era stato difficile dire addio, una volta finita la guerra e portato a termine il suo compito.
Giunto di fronte all’ufficio di Minerva, esitando batté tre colpi sul legno, ricevendo immediatamente in risposta un sonoro ed entusiasta “avanti”.
Dischiuse la porta, notando come prima cosa i brillanti occhi verdi di Minerva posati su di lui, che insieme al sorriso stampato sul suo viso, palesavano l’emozione della donna nel constatare che la sua richiesta non era stata interamente accantonata.
Di fronte a lei, di spalle all’uomo, stava una donna dai lunghi capelli castani, i cui boccoli cadevano sulla schiena coperta da un’aderente camicia bianca, accompagnata da una gonna a tubino nera e da un paio di decolleté altrettanto nere ai piedi.
Il primo pensiero del mago, scrutando quella figura in pochissimi attimi, fu che quella ragazza fosse eccessivamente giovane per poter ricoprire una tale carica ad Hogwarts.
“Severus, che immenso piacere! Voi due già vi conoscete…”
La ragazza si voltò con delicatezza, sfoggiando un sorriso sincero, e non appena il vecchio professore realizzò chi era la persona a cui avrebbe dovuto insegnare il mestiere, sgranò gli occhi esterrefatto e comprese il motivo di tale mistero: Minerva sapeva che se gli avesse detto la verità, non avrebbe mai potuto accettare.
“Buongiorno, professor Piton.”
Gli occhi ambrati di lei brillavano, colmi della stessa voglia di scoprire che avevano quando era una giovane studentessa.
Avrebbe tanto voluto dare inizio all’invettiva contro la donna e all’inganno subìto, ma frastornato da quella situazione alquanto assurda, non riuscì a formulare alcuna frase sensata.
“Signorina Granger, Minerva.”
Il nome dell’ultima lo pronunciò a denti stretti, quasi volesse farle capire che non era affatto entusiasta, ma la donna non badò affatto al solito atteggiamento misantropo del suo collega, e continuò imperterrita a gongolarsi nell’idea che quella fosse una trovata strabiliante.
“Signorina Granger, sono certa che sarai lieta di presentare il tuo percorso di studi negli ultimi otto anni al professor Piton, in modo tale che possiate decidere insieme come procedere. Io dovrò momentaneamente assentarmi, ma sarò presto di ritorno. Signori, buona continuazione!”
Con un sorriso compiaciuto sulle labbra, l’anziana signora si tramutò in un gatto e scomparve velocemente dietro ad un angolo che dava sul corridoio, senza dare nemmeno il tempo all’uomo per replicare.
Rimasero soli, avvolti nel silenzio, scrutandosi attentamente l’un l’altra: gli occhi neri di lui non si distolsero da quelli ambrati ed imbarazzati della ragazza, che non aveva smesso di sorridere neppure per un secondo.
Nessuno sano di mente avrebbe sorriso all’idea di lavorare al suo fianco, figuriamoci Hermione Granger, che lo conosceva da anni e sapeva per certo di che pasta fosse fatto; allora perché sembrava così serena?
Mai si sarebbe aspettato di vederla prendere il suo posto: ricordava che il sogno della ragazza era sempre stato quello di intraprendere la strada della lotta contro le arti oscure, ergo, non poté fare a meno di chiedersi cosa l’avesse avvicinata alla nobile arte delle pozioni.
I suoi pensieri vennero interrotti dal suono dei tacchi sul pavimento in marmo.
La Granger si avvicinò, senza timore, porgendogli un fascicolo ordinatamente rilegato con dei lacci cuoio; lui lo afferrò, e solo guardandolo comprese che quelle erano tutte lettere di merito e di raccomandazione, oltre a varie attestazioni di titoli ottenuti tra le più prestigiose scuole del mondo.
“Hai girato parecchio, Granger.”
Disse, facendo scorrere le dita tra quei fogli, e provando dentro di sé un pizzico di orgoglio.
Lei annuì e sorrise di nuovo, inclinando leggermente la testa verso destra, come a non voler perdere neppure un dettaglio dell’uomo che era diventato il suo ex professore.
Lui fece scorrere lo sguardo dal fascicolo, alla ragazza, constatando quanto fosse cresciuta rispetto all’ultima volta che l’aveva vista: davanti a lui c’era in quel momento una giovane donna che aveva saputo distinguersi in mezzo alla massa deforme di gente qualunque.
Comprese che detestarla come quando era solo una studentessa, non sarebbe stato più possibile e, sebbene non avesse ancora dato alcuna risposta definitiva a Minerva e non avesse ancora intrapreso una vera e propria conversazione con la futura erede della sua disciplina, ammise a sé stesso che quelle due settimane sarebbero state quanto meno interessanti, se non addirittura piacevoli.
 
Quali altre sorprese rivelerai, Granger?
 
N.d.a: Questo Prompt è stato per me una vera e propria fonte d’ispirazione, che potrebbe persino sfociare in una piccola Long! Per il momento, dovendo terminare altre storie, rimarrà una OS, But never say never!
- Sarasvati 
   
 
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