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Autore: Marauder Juggernaut    12/07/2017    4 recensioni
[Soulmate! AU] Prompt 5:“Sulla pelle hai scritta la prima frase che ti dirà”
A Trafalgar Law uscire la sera non gli è mai sembrato poi così producente, sebbene trovi comunque modo di divertirsi anche in quelle occasioni. E in una di queste serate, convinto con l'insistenza dell'amico Penguin, la sua vita cambierà radicalmente a causa di un incontro, che potrebbe comprovargli certe famose dicerie riguardo le prestazioni delle persone coi capelli rossi.
[ Eustass Kidd/ Trafalgar Law; Killer/ Penguin ]
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[Dal Testo]
In un mondo come il loro, dove sulla pelle era scritta la prima frase che il compagno ideale della tua vita ti avrebbe detto, ci si aspettava che si trattasse di parole gentili ed educate, magari un po’ timide.
Ritrovarsi con una scritta indelebile sul costato che riportava un sonoro “Cosa hai detto? Prova a ripeterlo, coglione!”, non era il massimo dell’estetica.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Killer, Penguin, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Readhead - Famoso proverbio 

Prompt 5:“Sulla pelle hai scritta la prima frase che ti dirà”
 
If you love somebody
Better tell them why they're here 'cause
They just may run away from you.

(On the top of the world – Imagine Dragons)
 
 
Trafalgar Law detestava molte cose: quando i fatti non andavano per il verso giusto, ricevere ordini, confrontarsi con gli stupidi, il pane, la frase che era scritta addosso a lui…  
Quell’insieme di parole in modo particolare, quasi allo stesso livello di quella massa di carboidrati che era alla base dell’alimentazione mondiale.
In un mondo come il loro, dove sulla pelle era scritta la prima frase che il compagno ideale della tua vita ti avrebbe detto, ci si aspettava che si trattasse di parole gentili ed educate, magari un po’ timide.
Ritrovarsi con una scritta indelebile sul costato che riportava un sonoro “Cosa hai detto? Prova a ripeterlo, coglione!”, non era il massimo dell’estetica.
Penguin, il caro amico di una vita e coinquilino, aveva cercato di sollevargli il morale, facendogli notare i lati migliori e mostrandogli sempre il bicchiere mezzo pieno: Law aveva la fortuna di  possedere la frase in un luogo facilmente occultabile con una maglietta e non era nemmeno così pessima se paragonata a quella di altre persone. Questa non era in realtà un’argomentazione poi così valida, ma era anche vero che qualcosa tipo “patatine piccole e una diet coke” oppure “le assicuro che qui abbiamo solo prodotti di prima qualità!” sarebbe stato peggio.
Molte volte dopo la doccia si era ritrovato soprapensiero a passare le dita sul quella frase indelebile poco sotto il suo pettorale sinistro, vicino al cuore; con un sorriso beffardo si era domandato che razza di relazione sarebbe stata quella tra lui e la sua anima gemella se la prima frase che si sarebbero rivolti non pareva esattamente il massimo dell’educazione. Senza contare che era un’esclamazione che Law si era sentito rivolgere un po’ troppo spesso e, quando era più giovane e sprovveduto, aveva temuto di aver mancato l’occasione di trovare il compagno ideale. Col tempo si era poi rilassato e ravveduto, conscio che se avesse avuto di fronte l’anima gemella se ne sarebbe platealmente accorto, medesima storia per l’altra persona; certezza ulteriormente confermata dal coinquilino che, felicemente fidanzato da un anno e mezzo, aveva descritto l’agnizione del partner come un’esperienza di assoluta sospensione, in una bolla di calma fuori dal tempo e dal mondo. Trafalgar Law doveva ancora capire come fosse possibile che la situazione tanto romantica descritta da Penguin fosse per lui scaturita da una frase come “È tua la Peugeot parcheggiata lì davanti?”, ma la realtà era quella e le parole tatuate sul polpaccio dell’amico erano per lui come un tesoro. Law non aveva mai chiesto cosa avesse risposto esattamente Penguin, ma nemmeno ci teneva a saperlo, dato che non poteva essere qualcosa di troppo diverso da “Difficile, dato che ho una Ford…”.
Fatto restava che da più di un anno ormai il suo coinquilino usciva quasi ogni sera con uno il cui nome era tutto un programma: Killer. Trafalgar Law non sapeva se quello era un soprannome o solo il pessimo gusto dei genitori del ragazzo, ma non dopotutto non lo trovava estraneo. Era più pacato di quanto sembrasse a primo acchito, sopportava con un sorriso quello scalmanato di Penguin e solo per questo meritava una beatificazione. Si notava particolarmente come quel biondone palestrato e abbronzato avesse preso a cuore il coinquilino di Law, come fosse interessato ai suoi monologhi senza senso e come rispondesse a tono allo scherno salato del Pinguino.
Senza contare poi che aveva il fisico di un adone e due spalle larghe quanto un armadio a due ante, pronte a proteggere e riparare quel piccoletto che, da quando l’aveva riconosciuto come anima gemella, gli si era attaccato addosso come una spugna allo scoglio. Un personaggio che era sempre meglio avere dalla propria parte in una rissa, cosa che Trafalgar Law aveva ampiamente constatato quando tre mesi prima gli era capitato di menare le mani fuori dal Las Deux insieme a lui.
In fondo, Penguin era stato fortunato: Killer aveva solo un anno in meno di lui. Non era raro che l’anima gemella, oltre a essere a volte del medesimo sesso, fosse molto più grande o molto più piccola; ma la loro era una società molto più aperta e non ci si poneva certi limiti.
 
« Ehi, Law! ».
Penguin lo aveva distratto dal libro di anatomia quando lo chiamò. La facoltà di medicina si era rivelata più interessante di quanto lo stesso Law si era immaginato; l’unica pecca era che lasciava ben poco spazio a una sviluppata vita privata e a decenti rapporti sociali. Non che il futuro medico se ne lamentasse troppo: non era mai stato il tipo da circondarsi di amici, per quanto fossero rimasti quelli che aveva conosciuto sin dal liceo. Il Pinguino, dal canto suo, faceva di tutto per ricordare a quell’algido coinquilino che la vita non era solo studio e che poteva quindi lasciarsi andare una volta tanto.
Gli occhi grigi di Law osservavano impassibili i tratti dell’amico che ormai aveva imparato a reggere alla perfezione quello sguardo indagatore.
« Devo studiare. » Trafalgar glissò con abilità la proposta, mentre tornava a prestare attenzione al libro.
Purtroppo aveva a che fare con una persona particolarmente fastidiosa e determinata, che lo conosceva da una vita. Penguin infatti gli si parò davanti e con uno scatto chiuse il volume che Law stava studiando, cosa che non gli risparmiò un’occhiata che avrebbe incenerito anche il ferro. Il Pinguino non vi diede troppo peso  e cominciò tirare l’amico per un braccio, spronandolo a muoversi da quella sedia dove pareva ormai incollato.
Annoiato, Trafalgar non si mosse: « Chiedilo a Killer-ya, di uscire. »
« Infatti viene anche lui. »
« Quindi io devo venire a reggere il moccolo? Non pensavo che ti servisse ancora una terza persona per incontrare il fidanzato, alla tua età… » disse Law sarcastico, sbuffando infastidito.
« Tu non reggi un bel nulla, dato che Killer porta una persona che ha conosciuto da poco e mi pare il momento che tu faccia conoscenza! » tentò di convincerlo, prendendolo per il braccio e tirandolo per farlo sollevare dalla sedia, con scarsi risultati.
« Non mi interessa… ».
« Eddai! » esclamò il Pinguino, rinunciando temporaneamente alla propria impresa di smuovere l’amico « Da quanto tempo è che non esci di casa e non ti vedi con qualcuno? Magari questa è la volta buona che scopi! ».
« La mia vita sessuale è molto più attiva di quanto immagini, Penguin-ya… » commentò irritato, mentre cercava in vano di concentrarsi nuovamente su anatomia.
Penguin incrociò le braccia al petto, scettico: « Ah-ah, certo. L’ultima volta che ti ho visto uscire è stato due mesi fa: probabilmente il resto del tempo l’hai passato in bagno a smanet-»
« Penguin, se avessi voglia di un partner, non dovrei far altro che uscire dalla porta di casa, entrare nel primo locale e offrire da bere alla prima ragazza che mi guarda… ».
L’altro sbuffò contrariato voltando la testa di lato, indispettito, non accennando ad andarsene dalla stanza: « Non crederti tanto figo… sei impossibile, Law! Cosa ti costa uscire una sera? ».
Trafalgar tornò a concentrarsi sul libro, ignorando completamente il coinquilino: « Potrebbe costarmi un esame… ».
Penguin negò seccato con la testa: Law adorava medicina e si era dimostrato fin da subito particolarmente brillante, non avrebbe fallito un esame per una serata passata fuori.
Un’idea malsana balenò nella mente del Pinguino che uscì dalla stanza, cosa che rallegrò internamente Law, sebbene si fosse insinuato in lui uno strano dubbio che diceva che non bisognava mai fidarsi di Penguin.
La sua voce infatti arrivò come una secchiata d’acqua gelida che bloccò Law sulla sedia, prima di farlo bollire di scottante rabbia e sdegno.
« E se mettessi su Facebook una foto di te con Bepo? ».
Trafalgar Law si alzò di scatto dalla sedia unicamente per raggiungere la porta e fissare con puro astio il coinquilino che se ne stava tranquillamente sdraiato sul proprio letto, ma teneva in mano un orsetto bianco di peluche, che ogni tanto lanciava in aria per poi riprenderlo al volo, il tutto sotto lo sguardo irato di Law.
« Scordatelo, Penguin. Ma quanti anni hai? » domandò, scattando per riprendersi l’orsetto, ma il Pinguino fu troppo rapido a metterlo fuori dalla sua portata. Purtroppo non seppe impedire all’altro di cadergli completamente addosso, mentre allungava il braccio per allontanare il peluche, col risultato di trovarsi disteso storto sul letto, con il caro amico Trafalgar sdraiato su di sé.
Penguin sorrise malizioso a quella posizione, ma il ghigno scomparve quando notò nuovamente quelle iridi grigie farsi ancora più fredde. Con uno sbuffo, lasciò andare l’orsacchiotto, ma passando una mano dietro alle spalle dell’amico non gli permise di allontanarsi.
« Forza, Law! Questa è la buona occasione in cui ti puoi divertire e tu la vuoi mandare a farsi benedire perché devi studiare? Devi rivedere completamente le tue priorità, amico mio… ».
Con uno sbuffo, Law si issò da quell’improvvisato abbraccio, ma senza abbandonare il letto, sedendosi comodo contro la testiera. Si passò distrattamente la mano tra i capelli: « Ora come ora non mi interessa incontrare persone nuove, mi stressano fin troppo quelle che già conosco. » commentò serio, senza smettere di fissare il coinquilino, che dal canto proprio fece un ghigno compiaciuto, come soddisfatto di quella propria posizione di rottura di scatole. Penguin si girò prono, senza smettere di osservare l’amico oltre la tesa del berretto che indossava.
« Suvvia, Law! Per una sera ogni tanto puoi sgarrare e poi… » e d’improvviso il suo sguardo si fece più furbo e malizioso, come se fosse sul punto di rivelare un piccante segreto « …Kira mi ha detto per caso che la persona che incontriamo stasera ha i capelli rossi ~ ».
Lo studente di medicina stava per ribadire di non parlare al plurale per quell’uscita, prima di fermarsi un attimo a guardarlo stupito e sbuffare divertito domandandosi quanti anni avesse effettivamente il coinquilino; ma non poteva biasimarlo, da tempo conoscevano quel modo di dire riguardo le persone coi capelli rossi e una volta Trafalgar aveva avuto modo di confermarlo lui stesso.
« Malizioso come una dodicenne, Penguin … chi è? » e quella domanda bastò a far nascere un sorriso tronfio sul viso del Pinguino che era riuscito a convincere l’amico a seguirlo.
« Una conoscenza di Kira. Studia ingegneria meccanica a Barjimoa, ma torna a Sabaody per qualche giorno. Mi ha detto questo ».
Rossa di capelli e appassionata di motori. Forse poteva addirittura risultare una presenza interessante.
Law sospirò: « Spero per te che ne valga la pena… ».
Penguin rise: « Ehi, magari ti becchi pure un lavoretto a fine serata, dovresti ringraziarmi! ».
 
Il Las Deux aveva aperto solo da qualche anno eppure sin da subito era andato a gonfie vele: offrendo sia discoteca che semplice servizio bar, aveva attirato l’attenzione di tutti i giovani di Sabaody.
Law e Penguin ai tempi non avevano fatto eccezione e ora entrambi erano seduti a un tavolo del bar a sorseggiare il primo drink che si erano presi, Trafalgar esaminando con annoiato interesse i ghiacci che galleggiavano nel mojito e l’altro controllando ogni due secondi se l’amato Killer aveva mandato altri messaggi.
L’irritazione era già cominciata a crescere nelle iridi di Law, si leggeva chiaramente mentre rimescolava l’alcolico con le due cannucce e ignorava i sorrisetti di Penguin che ogni tanto diceva che sarebbero arrivati a momenti.
Trafalgar pestò il ghiaccio nel proprio bicchiere come in un piccolo mortaio, del tutto esente dalla musica elettronica che sembrava farsi più alta di minuto in minuto e dalle urla dei ragazzetti che cominciavano a sfogarsi in discoteca.
« Oh, eccolo! Eccolo! » la sua attenzione fu attirata dall’improvviso urlo dell’amico che, incurante di ogni buona educazione, aveva cominciato a saltellare sulla sedia e ad agitare la mano con piccoli urletti per attirare l’attenzione. Law si spalmò una mano in faccia, scuotendo la testa, domandandosi per l’ennesima volta in anni di conoscenza come fosse possibile che fosse ancora amico suo.
Quando finalmente concluse di elencare tutti i pro e i contro dell’amicizia con Penguin, si decise finalmente a prestare attenzione a Killer che si avvicinava, anche se non con la compagnia che si era immaginato (e dall’espressione confusa del Pinguino, nemmeno lui si aspettava un simile risvolto).
Accanto al biondo palestrato, si trovava un altro ragazzo che, come si poteva intuire oltre la maglietta attillata, aveva la stessa prestanza fisica. I suoi occhi dorati scrutavano Law con un’espressione a metà tra l’incuriosita e la scazzata, come se non si aspettasse chissà che da lui.
Quell’atteggiamento di superiorità intravisto nel barlume dei suoi occhi irritò non poco Trafalgar, che però si concentrò sul particolare che saltava più all’occhio in quel bizzarro quadro di persona: capelli rossi.
Ma non quel colore ramato e caldo che tendeva all’arancione e nemmeno una tinta bruna con qualche riflesso amaranto. No, un rosso tanto acceso da sembrare innaturale (e probabilmente lo era), medesimo colore dei papaveri estivi, altrettanto evidenti. Talmente abbagliante da sembrare di cattivo gusto.
E Trafalgar Law non si era nemmeno reso conto di essere rimasto a fissarlo imbambolato per diversi secondi e l’unica cosa che sembrò riportarlo alla realtà fu Killer che, più cortesemente di quanto sembrasse, si schiarì la gola: « Ragazzi, questo è un mio amico, Eustass Kidd ».
Law sbatté le palpebre un paio di volte, prima di voltarsi annoiato, disinteressato e imbronciato verso il suo amico Penguin che si era riseduto accanto a lui.
« Per caso gli è caduto in testa un barattolo di vernice? » domandò ironico sottovoce all’amico, tornando a mettere in bocca le cannucce del cocktail.
Purtroppo il suo tono non fu abbastanza basso.
Tra lo sguardo irato e il movimento di Kidd probabilmente non passò nemmeno un secondo. Secondo che Law non percepì completamente e infatti si ritrovò col bavero della propria maglia tra le dita con unghie smaltate di Eustass. Le iridi dorate era colme di rabbia istantanea, divampata improvvisamente come un fuoco. Le sue parole sembrarono lo sbuffo di un toro sul punto di caricare.
Agitato, col temperamento imprevedibile, una gran voglia di menare le mani e nessun problema ad attirare l’attenzione su di sé per un motivo sbagliato: nulla che potesse sorprendere più di tanto Trafalgar Law, che lo fissava sarcastico e per nulla impressionato.
« Cosa hai detto? Prova a ripeterlo, coglione! ».
Il ragazzo minacciato spalancò gli occhi: quello poteva sorprenderlo, almeno in parte.
Sbuffò, giudicandolo un caso come le altre volte e scuotendo la testa.
« Ho detto » e la voce di Law si fece più alta e lenta, in modo che l’energumeno che lo teneva ancora per il collo potesse capire al meglio « Per caso ti è caduto in testa un barattolo di vernice? » e finita la frase si preparò a deviare qualsiasi colpo avesse voluto inferirgli l’altro.
Ma non arrivò nulla che potesse assomigliare a un pugno o una testata; solo un tiepido calore che si irradiò dal suo costato – nel medesimo punto dove c’era la frase – attraverso tutto il corpo.
Eustass Kidd mollò la sua maglia, sgranando gli occhi stupito, probabilmente avvertendo la stessa sensazione di Law, che ancora non ci poteva credere.
« Kidd, piantala! »
« Law che stai combinando?! ».
Le voci di Penguin e Killer sembravano lontane anni luce. Il tempo intorno ai due ragazzi sembrò dilatarsi all’infinito, i loro movimenti parvero più fluidi e lenti; un’esplosione di sensi che portò entrambi a percepire la musica sia come rimbombo assordante che come mormorio ovattato. Le pupille si dilatarono e restrinsero in un secondo e Law riuscì a scorgere il pulviscolo nell’aria prima che la vista si offuscasse per un istante.
Si sentì sul punto di perdere l’equilibrio e probabilmente sarebbe rovinato a terra se una mano forte non avesse abbrancato la sua spalla e spinto seduto sulla sedia.
Trafalgar si riscosse, ritrovandosi a fissare dal basso l’imponente figura di Kidd che sembrava spiazzato almeno quanto lui: sebbene poco evidenti, goccioline di sudore gli imperlavano la faccia. Aveva i denti digrignati in un ghigno di irritazione e incredulità e fissava Law con quegli occhi dorati come volesse promettergli unicamente un pugno.
Kidd esalò un sospiro irato: « Com’è possibile?! »
« Sono sorpreso quanto te, Eustass-ya… » ribatté l’altro, ma il tono piatto con cui lo disse sembrava unicamente una presa in giro.
Kidd lo fissò un’ultima volta furioso, prima di andarsene dando una spallata a Killer.
Penguin si voltò verso l’amico: « Si può sapere che ti è preso? ».
Law osservò in silenzio le ampie spalle di Kidd andarsene tra la folla, non curandosi minimamente di urtare in modo violento la gente: « Penguin-ya, Killer-ya … credo che Eustass-ya sia il mio soulmate ».
Un silenzio attonito cadde sulla coppia, prima che entrambi esplodessero all’unisono.
« EH?! ».
 
Eustass Kidd aveva sempre ritenuto che quella faccenda dell’anima gemella fosse una gran cazzata.
Non gli piaceva l’idea di essere predestinati per nascita a una persona che forse non si sarebbe mai potuta incontrare; era insulso, sleale. Non sapevi nulla di quella persona se non una frase marchiata sulla pelle sin dalla prima volta che si apriva gli occhi al mondo. L’idea di poter sbagliare persona non era mai passata per la sua testa dato che sin da bambino non aveva mai conosciuto nessuno che avesse osato rivolgergli una frase simile con tanta impertinenza. Era sempre stato più grosso e robusto di chiunque, senza contare lo sguardo truce che aveva fatto desistere tutti da qualsiasi strana intenzione nei suoi confronti.
Quel ragazzetto con gli occhi grigi gli era subito parso diverso. Non avrebbe saputo dire con certezza in che modo, forse per quell’espressione apatica che lo fissava con aria di sufficienza. Quando aveva aperto bocca per emettere un brusio che aveva il sapore dell’insulto nei suoi confronti, aveva capito che con lui non sarebbe mai potuto andare d’accordo. Ma poi quella lingua impudente e biforcuta aveva rivolta la parola proprio a lui e ogni sua convinzione e voglia di spaccargli il muso con un pugno erano crollate come un castello di carte: quel suo odio a pelle non avrebbe dovuto avere ragione di esistere, dato che secondo un’idiozia del Destino loro erano perfetti per stare insieme.
Mai. Mai e poi mai.
Uscito dal locale, fu accolto dall’aria fresca della sera e dalle voci più tranquille degli avventori che erano rimasti fuori per chiacchierare con più calma e fumare quelle sigarette proibite all’interno.
I rombi delle macchine, gli squilli di clacson e le chiacchiere inutili non erano però abbastanza forti per fargli dimenticare gli ultimi minuti di vita appena trascorsi.
Non credeva che sarebbe nato tutto con un così teatrale risvolto, uno spettacolo al centro di un locale affollato, sotto gli occhi di tutti, anche se poteva immaginare che il loro primo incontro non sarebbe stato poi troppo piacevole vista la frase che gli decorava il tricipite da tutta la vita. Anche se aveva pensato che gli sarebbe caduto davvero in testa un secchio di vernice e non che qualcuno avesse da ridire su quei capelli fulvi che erano quasi un suo vanto.
Aveva avuto coraggio quel ragazzo a rivolgergli la parola in quel modo, ma non ci teneva per nulla a incontrarlo di nuovo, sebbene ci fosse stato il riconoscimento come anima gemella.
« Ti ho fatto così paura, Eustass-ya? ».
Ancora quella voce irritante, quel tono fastidioso di perenne presa per il culo.
Kidd strinse i denti fino a sentirli stridere con un suono agghiacciante prima di girarsi e fissare con astio quel ragazzo che lo osservava con un sorriso saccente.
« Cosa hai detto? »
« Sai articolare altre frasi oltre a quella? ».
Era troppo. Davvero troppo. Qualche dente doveva farglielo saltare.
« Ma come ti permetti?! ».
Law sbuffò divertito, avvicinandosi di un passo, incurante di essere come una preda che si buttava tra le fauci di un lupo.
« Devi abituarti il prima possibile al mio carattere, non pensi? ».
Kidd lo fissò interrogativo e l’altro si ritrovò costretto a spiegarsi meglio, non sorprendendosi troppo che quell’armadio rosso non ci arrivasse subito.
« Sei il mio soulmate, a quanto pare … oppure non ci eri arrivato? »
« Scordatelo ».
Trafalgar non si scompose più di tanto e fece un ennesimo passo in avanti; lentamente, sollevò la maglia sotto lo sguardo stupito e, dopo qualche istante, interessato dell’altro.
Ignorò l’aria fresca della sera che gli fece venire la pelle d’oca e con un dito si picchiettò sotto il pettorale, dove svettava ancora sull’epidermide la frase che gli aveva cambiato la vita da qualche minuto.
« Posso anche scordarmelo, come dici tu, ma questa è la frase che mi hai detto non più di cinque minuti fa. » osservò pragmatico, prima di riabbassare la maglia e smettere di attirare l’attenzione di tutta la gente che si stava dirigendo a Las Deux. « E sono certo » continuò « che da qualche parte tu hai la medesima che ho detto io. Non puoi non averlo notato… ».
Lo sguardo duro di Kidd sembrò ammorbidirsi un poco mentre con un lento gesto della mano destra andò a sollevare la manica sinistra: Law poté scorgere delle lettere che si intrecciavano e ondeggiavano col guizzare del muscolo.
« E anche se fosse? » domandò il ragazzo che smise di tormentare la stoffa della manica.
« Direi che abbiamo cominciato con il piede sbagliato, Eustass-ya ».
Il diretto interessato parve irritarsi di nuovo: « Non chiamarmi in quel modo! »
« Dovrai abituartici… ».
« Cosa ti fa credere che mi interessi avere una relazione con te? ».
In parte, Law si aspettava una domanda simile. Sospirò a fondo, osservando pensoso la ghiaia e l’asfalto per terra. Si sentiva studiato da capo a piedi dagli occhi di Kidd. Avrebbe dovuto scegliere con cura le parole da usare, anche se mentire e mettere una maschera in quel momento avrebbe potuto illudere la persona che aveva davanti che lo avrebbe inquadrato in modo diverso da quello che era realmente.
Il carattere nudo, crudo e pragmatico di Trafalgar faceva palpitare sulla punta della sua lingua le parole che avrebbe detto in qualsiasi altra circostanza, con chiunque altro.
Sbuffò divertito, prima di alzare nuovamente lo quello sguardo grigio e attraente sul volto di Eustass che ancora lo fissava in attesa di una sua ultima mossa.
Una partita di scacchi probabilmente ben giocata.
« Beh, ho saputo da Killer-ya che resterai solo per qualche giorno prima di ritornare a studiare ingegneria meccanica a Barjimoa. Se sei stato là tanto tempo senza tornare è anche probabile che questa sia la tua ultima visita a Sabaody prima di terminare gli studi e probabilmente stabilirti permanentemente là: in fondo, Barjimoa è famosa per le sue scoperte in ambito tecnologico… ».
Osservazioni rigorose, un chiaro referto medico con sintomi e diagnosi, come era abituato a fare.
« Trasferendoti là forse troverai qualcuno con cui passare la vita, anche se non si rivelerà la persona perfetta, dato che quella non l’hai voluta conoscere anche se ti si è presentata davanti, un’occasione che non tutti al mondo ricevono … dammi la possibilità di rimediare al nostro primo e non molto piacevole scambio di battute: so essere una persona molto più interessante di quanto immagini. » tagliente, preciso e sicuro di sé, come lo era sempre stato. Quello che lui era.
Sorrise, facendo un altro passo in avanti e tendendo la mano: « Il mio nome è Trafalgar Law ».
Kidd osservò per alcuni istanti quella mano, ancora elaborando ogni parola di quella breve filippica: non avrebbe mai dato a quel tipo la soddisfazione di sapere quanto ci avesse preso.
Eppure quel carattere, quella supponente determinazione e quella parlata impertinente avevano un ché di intrigante. Il codice segreto di un libro criptato che non sembrava poi male da scoprire.
Alzò di nuovo lo sguardo e incontrò quello sguardo argentino e freddo, che non sembrava minimamente intenzionato a cedere terreno.
Kidd ghignò, afferrando e stringendo forte la mano: « Eustass Kidd … sai, il mio soulmate la immaginavo donna. » affermò per nulla a disagio.
Law scrollò le spalle: « Anche io in realtà, ma sai quanto si diverte la Vita a rimescolare certe carte. » disse vago, prima di mollare la mano e osservare nuovamente quella persona tutta da scoprire e che ora sembrava più disposta a lasciarsi conoscere.
« Allora Eustass-ya, vuoi bere qualcosa? Offro io ».
Trafalgar Law era ancora interessato a scoprire se il famoso proverbio valeva anche per gli uomini.







Note autrice:
In realtà è da un po' che sto lavorando a questa raccolta di storie che credo che trasformerò in una serie. Io adoro le Soulmate!Au e qualche tempo fa ho trovato una challenge (purtroppo ora abbandonata) che da 18 meravigliosi prompt soulmate!Au da sviluppare per una coppia scelta. E questa volta provo con la Kidd/Law anche se, non partecipando alla challenge potrei anche scegliere un'altra coppia per la prossima storia. Detto ciò, spero che il racconto vi sia piaciuto e che i personaggi siano IC, dato che questa è la prima volta che scrivo di Kidd e Law. La canzone che ho usato è "On the top of the world" degli Imagine Dragons (detentori di tutti i diritti, io non scrivo a scopo di lucro). 
Ditemi cosa pensate della storia con una recensione! 
A presto.
Marauder Juggernaut

 
   
 
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