Louis era innamorato di Harry dal primo giorno di audizioni a XFactor. Da quando aveva visto per la prima volta una chioma riccioluta spiccare tra la folla e due occhioni incantevoli guizzare da un punto  all'altro del tendone plastificato. Erano in una struttura improvvisata, piena di zeppa di impianti audio fonici, con l'aria marcia e puzzolente e col sole cocente fuori alto nel cielo. 
Louis se ne stava seduto con la schiena riversa sul telo di plastica, con l'ansia appiccicata alla pelle abbronzata, le parole della canzone  che ridondavano vorticose nella mente. Lo vide in mezzo a tutta quella gente e poi lo avrebbe visto sempre, in mezzo alla vita degli altri, avrebbe visto la sua Harry.
Un impulso animalesco e istintivo gli suggeriva di avvicinarsi, solo di tendergli la mano e scambiarci qualche parola. Niente di più. Solo sentirne la voce vibrare nella gola, osservare le mani, i solchi sul palmo, gli occhi grandi azzurri che risucchiavano il mondo e perdersi tra le pupille e le iridi. 
Ma Louis non lo fece. Non si mosse. Lasciò che se ne andasse, con la maglietta scura che lasciava scoperti i bicipiti non allenati, che non permetteva di intravedere niente, non il suo torace snellito e senza tatuaggi, non l'addome esiguo e senza peli. Tutte perfezioni di lui che Louis avrebbe assaporato dopo, avrebbe scoperto a piccole dosi e sempre con una marcata eccitazione nelle vene. 
Harry entrò nella sala audizioni, senza voltarsi, forse ignorando platealmente che Louis stesse respirando nel suo stesso posto. In seguito, in alcuni momenti d'intimità, avrebbero assorbito il respiro esalato dalle bocche l'uno dell'altro in baci passionali, con le lingue intrecciate e senza ossigeno. 
Velocemente, perché ci sarebbe stato sempre poco tempo per loro due da soli, ma una vita intera per tenersi e amarsi.
Harry cominciò l'audizione. Cantò a cappella perché la sua voce era potente e arrivava a tutti, si insinuava sotto pelle e pulsava forte. Faceva vibrare gli spalti.
Nel bel mezzo di un concerto la voce di Harry esplodeva, distruttrice, corrosiva. E toccava il cuore di Louis, sfaldava incertezze e fragilità, macinava dubbi, faceva vibrare amore. Amore e nient altro. Quanto amava la sua voce. Alle orecchie, ai timpani, così sensuale e provocatoria, un po' bassa, di quando gli era disteso accanto e voleva solo sussurrare. E avrebbe venduto la sua vita intera per sentirlo parlare e cantare.
La folla, i giudici, tutti presi da lui, tutti in foga ad applaudirlo e a elogiarlo. Tutti colpiti da quel volto angelico da ragazzino, con le guance e le fossette che quando sorrideva stordiva e ammaliava. Era tutta di Louis la sua faccia, un po' rotondetta dei sedici anni poi spigolosa e con gli zigomi alti con l'andare degli anni. I sorrisi serbati per lui e lui soltanto, sinceri, di occhi e non di denti. Le labbra arrossate per un bacio frenetico, le mani che tengono, più venose di prima e piene di anelli freddi. Il suo Harry, il suo Hazza.
La parte migliore della sua vita.
Non lo sapeva Louis che in quel tendone plastificato madido di sudore per la tensione, avrebbe cominciato poi a vivere a pieni polmoni, a pieno cuore. Non sapeva che avrebbe amato prima di se stesso.
Mica poteva saperlo, che l'amore avesse gli occhi azzurri e si chiamasse per nome e sapesse pure cantare. No non poteva proprio saperlo.