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Autore: Shily    15/07/2017    1 recensioni
Lily Luna Potter si ritrova in biblioteca per svolgere una - a sua detta noiosissima - ricerca di storia, quando qualcosa di ben più interessante attira la sua attenzione:
In un angolo del foglio, precisamente in alto a destra, vi era uno scarabocchio: dimenticatasi di ciò che stava leggendo, Lily si stropicciò gli occhi e avvicinò il libro fino a toccarlo con la punta del naso.
Era un boccino, o almeno l’intenzione doveva essere stata quella.
L’inchiostro era sbiadito e sbavato in alcuni punti, segno del tempo che doveva essere passato.
Sotto il boccino, leggermente più grande, era disegnato un omino con gli occhiali e alcune linee dritte che dovevano rappresentare i capelli: inclinò la testa da un lato, curiosa e scettica circa le abilità del disegnatore.
Con gli occhi accesi di interesse girò il foglio, trovando delle scritte.
“I cani puzzano. Uno in particolare più degli altri.”
La frase era scritta con una grafia piccola e stretta, e sotto di essa era stata scritta una data: 5 aprile 1975.
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Lily Luna Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Nuova generazione
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Segni di una vita passata

Lily Luna Potter poteva essere definita con numerosi aggettivi: ritardataria, permalosa (anche se, puntualmente, la ragazza smentiva e si offendeva, confermando così dove fosse la verità), divertente, bassa (suo fratello James, dopo averglielo detto, era stato in infermeria per una settimana), malandrina, carina – o ancora, più che carina, come le aveva detto Scott Finnigan un pomeriggio di qualche settimana prima –, impicciona, protettiva, coraggiosa, testarda e molti altri ancora.
Lily Luna Potter era tante cose, ma se ce n’era una che proprio non le apparteneva quest’era l’aggettivo studiosa.
Lei ci provava, davvero!, ma nel giro di mezz’ora la sua attenzione veniva meno e si faceva distrarre dalle cose più impensabili – l’ultima volta a distrarla era bastato un insetto che, posatosi sulla sua pergamena, si era macchiato di inchiostro.
Proprio per questo quel pomeriggio Lily aveva faticosamente rifiutato l’invito dei cugini a uscire nel parco – c’era aria di neve, ne erano sicuri – e si era diretta alla biblioteca.
Aveva un tema di quaranta centimetri da scrivere sulle guerre degli orchi, o forse erano i folletti, e una settimana le sembrava un anticipo più che giusto per iniziarlo.
Specialmente considerata la sua lentezza.
Con un sospiro si sedette su uno dei tavoli della biblioteca, ben lontana dalla finestra onde evitare distrazioni.
Si tolse la tracolla, la cravatta e la sciarpa e, finalmente comoda, si dedicò al libro che aveva cercato per aiutarsi: le ci erano voluti ben quindici minuti a trovarlo, visto che altri libri – ben più interessanti – avevano attirato la sua attenzione.
Con la piuma in mano e la pergamena davanti, cercò nell’indice del libro le informazioni che le servivano: sarebbe stato un lungo, interminabile pomeriggio.
Lesse la prima pagina con pigrizia, tenendo la testa mollemente poggiata sul palmo della mano, mentre appuntava sulla pergamena le cose più importanti.
Alla prima seguirono una seconda, una terza e una quarta: arrivata alla decima pagina sentiva ormai gli occhi chiudersi quando notò qualcosa di insolito.
In un angolo del foglio, precisamente in alto a destra, vi era uno scarabocchio: dimenticatasi di ciò che stava leggendo, Lily si stropicciò gli occhi e avvicinò il libro fino a toccarlo con la punta del naso.
Era un boccino, o almeno l’intenzione doveva essere stata quella.
L’inchiostro era sbiadito e sbavato in alcuni punti, segno del tempo che doveva essere passato.
Sotto il boccino, leggermente più grande, era disegnato un omino con gli occhiali e alcune linee dritte che dovevano rappresentare i capelli: inclinò la testa da un lato, curiosa e scettica circa le abilità del disegnatore.
Con gli occhi accesi di interesse girò il foglio, trovando delle scritte.
“I cani puzzano. Uno in particolare più degli altri.”
La frase era scritta con una grafia piccola e stretta, e sotto di essa era stata scritta una data: 5 aprile 1975.
Lily continuò a leggere.
“Tu puzzi! E hai le corna, non passi neanche attraverso le porte.”
Questa volta la grafia era diversa, più tonda e disordinata: sembrava essere stata scritta di fretta e senza particolare cura.
“Lavati, farai un favore all’umanità.”
Era di nuovo la prima scrittura quella e Lily si ritrovò a ridacchiare.
Fece scorrere gli occhi lungo la pagina, non trovando altre scritte, quando notò che in quella successiva ce n’erano altre, appartenenti a persone differenti.
La ricerca ormai era solo un lontano ricordo.
“Indovina chi ti sta guardando?”
Era incerta questa, Lily lo capì dal fatto che il tratto di inchiostro era stato tracciato così delicatamente che la frase risultava quasi scomparsa.
“Ovvio,” era di nuovo il ragazzo dalla scrittura piccola e stretta, “Sono bellissimo. Magari vado da lei.”
“Io non lo farei,” si intromise una quarta persona, dalla scrittura curata e allungata, “Non sembra avere pensieri particolarmente felici. Probabilmente starà immaginando di affogarti nel lago nero dopo oggi pomeriggio.”
“Ma se era uno scherzetto innocente.”
“Le hai alzato la gonna davanti tutti gli studenti del quinto anno!”
“Volevo vedere la sua reazione.”
Le scritte furono interrotte da un disegno rappresentante un omino, lo stesso che aveva visto nella pagina precedente, che sorridente agitava la bacchetta.
L’omino, osservò Lily, aveva qualcosa sulla testa: le sembravano due corna, ma non riuscì a esserne certa visto che erano state successivamente cancellate.
“Oddio, sta diventando rossa,” scrisse il ragazzo dalla calligrafia leggera.
Lily dovette stringere gli occhi per riuscire a leggere ciò che stava scritto.
“E quella vena non vi fa paura?” continuò il ragazzo che Lily aveva identificato come ragazzo numero due, quello dalla scrittura disordinata.
“E’ sempre bella,” Lily si ritrovò a scuotere la testa con un sorriso. Quel ragazzo doveva proprio essere innamorato. E anche un po’ scemo.
Ma tanto sua mamma diceva sempre che tutti i ragazzi innamorati sono anche un po’ scemi.
“Smettetela adesso, dobbiamo finire questa ricerca!”
Lily sfogliò il libro frettolosamente, avida di leggere altri sprazzi di conversazione, ma con una punta di delusione si accorse che quella frase, scritta in modo calcato e più grande rispetto le precedenti, avevano segnato la fine di quello scambio di battute.
Con un misto di tristezza e curiosità circa l’identità di quei ragazzi si alzò, richiudendo il libro e riportandolo al suo posto.
Fece attenzione a metterlo in un posto ben nascosto, così che nessuno avrebbe potuto prenderlo e spostarlo: ora che sapeva dov’era sarebbe certamente tornata a rileggerlo, di tanto in tanto, divertita da quei ricordi che quei ragazzi non sapevano di aver lasciato.
Chissà chi erano, chissà quanti anni avevano. Ma soprattutto, chissà ora dov’erano.
Con un’ultima occhiata allo scaffale, Lily uscì dalla biblioteca: la ricerca non l’aveva fatta, ma aveva scoperto qualcosa di ben più interessante, qualcosa che l’aveva fatta sentire parte della vita di qualcun altro, quasi fosse stata lì con loro.
Chissà se la ragazza poi l’aveva perdonato e chissà perché il ragazzo numero due scherzava tanto sulle sue corna.
Uscendo dalla biblioteca Lily si volse nuovamente indietro con lo sguardo, indirizzato lì dove aveva nascosto il libro; ripensò solo un momento al reale motivo per cui quel pomeriggio si era diretta alla biblioteca – ma non fu abbastanza, perché il pensiero così come le era venuto, se n’era andato – e si incamminò alla ricerca dei suoi cugini.
Non era stata un’impressione: attraverso i vetri sporchi e impolverati della biblioteca del bianco aveva attirato la sua attenzione. C’era aria di neve e lei era pronta a una battaglia con la sua famiglia.
Se solo avesse prestato più attenzione e non fosse stata tanto avida di informazioni, probabilmente Lily si sarebbe concentrata maggiormente a osservare le scritte e i disegni che aveva trovato quel pomeriggio; se solo non avesse sfogliato le pagine velocemente per trovare dell’altro, avrebbe notato che, in quello che aveva supposto essere un boccino disegnato male, erano state scritte due iniziali, una L e una E, successivamente cancellate con forza.
O ancora, avrebbe notato che proprio accanto all’omino con i capelli dritti che agitava la bacchetta vi era una scritta obliqua e indecifrabile, tanto che era stata fatta velocemente e male – lei scioccamente aveva pensato essere la linea di un incantesimo.
Se si fosse concentrata, infatti, con un po’ di fantasia avrebbe potuto leggere le seguenti parole: James Potter il cornu magnifico
 
“Ho una fame da lupi,” si stiracchiò il ragazzo, alzandosi dalla sedia estrusciandola rumorosamente. “Oh, scusa Moony,” si finse dispiaciuto, nascondendo un sorriso malandrino.
Remus agitò una mano in sua direzione, non prestandogli realmente attenzione, mentre completava la sua ricerca.
Scostandosi la frangia dalla fronte sorrise in direzione dell’altro ragazzo che, di fronte a lui, borbottava qualcosa circa cani pulciosi che buttano attera occhiali di vitale importanza.
“Peter,” si rivolse all’ultimo dei tre ragazzi seduti al tavolo con lui, “Tu hai finito?”
In risposta ottenne solo uno sguardo acquoso e lievemente colpevole, mentre una risata simile a un latrato si diffondeva nel silenzio della biblioteca attirando l’attenzione di tutti i presenti.
“Poi magari ti faccio vedere un po’ dalla mia, eh?” gli disse sottovoce con un occhiolino, “Ma non dirlo a quei due idioti, non se lo meritano: domani sono in punizione per colpa loro e delle loro stupide idee.”
“Fantastiche idee, vorrai dire. E poi non mi sembrava di averti dovuto costringere,” s’intromise sorridente il ragazzo con gli occhiali, agitando l’indice per aria in un’imitazione – sorprendentemente somigliante – della McGranitt.
“Andiamo, dai!” sbuffò il ragazzo che si era alzato per primo, richiamando l’attenzione. “Siamo qui da abbastanza tempo per quanto mi riguarda, sento già la polvere penetrarmi nelle ossa.”
Remus alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, seguendolo verso l’uscita: “Non essere così drammatico, Sirius. Non hai fatto nulla per tutto il pomeriggio, sempre che vandalizzare dei libri di proprietà della scuola non sia considerata un’attività.”
“Ma se ha iniziato James,” protestò come un bambino, puntando un dito verso l’amico.
“Poi hai scritto anche tu, Remus: basta fare il finto Prefetto ligio al dovere, lo sappiamo che ami il rischio proprio come noi. E’ per questo che non puoi davvero darci la colpa per la punizione,” James con uno scatto gli saltò addosso, circondandolo con un braccio e rischiando di farlo sbattere contro un tavolo.
“Oh, accidenti, scusa Evans,” sorrise in direzione della ragazza che, infastidita dal loro chiasso e interrotta da una spallata che aveva ricevuto a causa di quel suo assalto, lo guardava con sguardo omicida.
“Sparisci Potter, farai un favore all’umanità e a me in particolare,” e senza degnarli di un’ ulteriore sguardo tornò alla sua ricerca.
Remus notò che era almeno il doppio rispetto alla sua e si sentì in dovere, il giorno seguente, di ricontrollare e aggiungere informazioni alla sua. Dopo la punizione, dovette ricordarsi con una smorfia di disappunto.
James, con un sorriso malandrino e gli occhi accesi di divertimento, si strinse nelle spalle, portò una mano ad arruffare i capelli – pessima mossa se fatta in presenza di Lily Evans – e la salutò con un occhiolino.
“Dici che è ancora arrabbiata?” gli chiese con tranquillità, affiancando un’ormai insofferente Sirius.
“Dico,” rispose laconico.
“Dici che lo sarà per molto?”
“Direi il giusto.”
“Non oso immaginare allora cosa farà quando scoprirà che ho incantato il suo libro di trasfigurazioni affinché vi apparisse una frase.”
“Che frase?” domandò Sirius, uscendo dalla biblioteca.
Ha delle mutandine incantevoli, miss Evans. Un particolare apprezzamento per i cuoricini. Cordiali saluti,” recitò pomposamente.
“James,” furono tre le voci che si levarono contemporaneamente.
Una ammirata, una divertita e una severa.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note a piè di pagina:
La pioggia mi ispira, questa è la conclusione di questi  due giorni di scrittura intensa.
Ieri una James/Lily, una drabble nella mia raccolta… e ora questa.
Trae ispirazione dal prompt In Lily’s fifth year, she stumbles across an old library book with writing in the margins.” trovato nel blog tumblr Harry Potter fanfiction Prompts.
Era troppo meraviglioso questo prompt per non scrivere su una piccolo Lily Luna che, inconsciamente, legge dei nonni.
Ovviamente appena ho letto la frase ho capito: non potevo non metterci un po’ di Malandrini, come sempre d’altronde.
Per puro amore di informazioni, sappiate che Lily è al suo quarto anno, mentre i Malandrini e Lily Evans al quinto (per cui, a essere sinceri, James non è innamorato, è ancora un bambino che nutre un interesse infantile verso una ragazza).
A voi capire a chi appartengono le scritture, anche se credo di averlo reso più che palese.
Dunque, mi dileguo nell’oscurità dell’imbarazzo per ciò che ho scritto.
 
   
 
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