Fanfic su artisti musicali > Taylor Momsen
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Autore: Lucy Raikes    15/07/2017    0 recensioni
La ragazza tenta di fuggire ai ricordi della vita precedente che la assalgono ogni giorno,per questo passa gran parte del suo tempo libero in un locale di New York tra ballerine,ubriachi e nostalgia del passato che è sempre dentro di lei...vuole scappare,andare lontano e dimenticarsi di tutto...oltre a questo, un evento la sorprenderà e sconvolgerà al tempo stesso,facendole cambiare le sue soliti abitudini in qualcosa di nuovo e innaspettato.
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi riprendo dalla caduta, stordita. Mi guardo intorno chiedendomi dove sono finita, l'ultima cosa che ricordo è la vista del pavimento che mi viene incontro.
Poi il buio.
Vedo un paio di lampadine alla mia destra mentre alla mia sinistra ho il muro. Sto sdraiata su un bel divano rosso e dietro di me e più giù alla mia destra ,vedo degli specchi pieni di materiali per il trucco e dei vestiti appesi alle stampelle. Realizzo fi trovarmi in un camerino. Mi scoppia la testa e ho un dolore lancinante alla fronte, una conseguenza della caduta, ma prima di quello non ho la minima idea di cosa sia successo. Non faccio in tempo ad alzarmi che subito si apre la porta ed entra una ragazza mora con i capelli lunghi, pelle chiara e occhi più neri della notte stessa. Il suo abito è molto provocante: una tuta attillata nera che lasciava spazio ad un'ampia scollatura sul seno, braccia ricoperte di lunghi guanti neri a metà e gambe rivestite con aderenti calze a rete. Per finire, c'é il tocco di classe di altrettanti lunghi stivali con tacco a spillo. Il tutto era di una sensualità incredibile che non lascerebbe indifferente nessuno. Io invece ero lì, inerme, a guardarla inebetita.
 
-Come stai cara?- mi chiede facendomi ritornare alla realtà
-Bene... ma non ho idea di cosa sia successo- rispondo perplessa
-Dove abiti?- mi chiede per poi incamminarsi verso il tavolino con i trucchi.
-A un paio di isolati da qui- decido di mettermi seduta ma come ci provo inizia a girarmi tutta la stanza, subito mi ritrovo lei che si siede accanto a me reggendomi
-Sto bene sto bene-
-Forse è meglio che rimani da me stasera-
-Nono non c'è n'è bisogno- faccio io per ribattere
-Invece sì, non stai in forma e dubito che riesci a reggerti in piedi. È vero non ci conosciamo ma non posso lasciarti così, mi sentirei in colpa- insiste preoccupata
-Va bene- Rispondo arrendendomi e troppo esausta per aggiungere altro.
 
 
 
 
Arriviamo a casa sua in tarda notte. La mia salvatrice abita in una grande villa, curata e pulita, alla faccia del mio appartamento piccolo e sporco. Esco dalla macchina sorretta con una mano sotto la spalla dalla ragazza, sono ancora troppo debole per camminare autonomamente e le fioche luci che illuminano la  casa mi accecano. Mentre percorriamo le stanze le mie palpebre cominciano a chiudersi dal sonno e dalla sbronza ancora galleggiante nella mia testa; finalmente arriviamo in camera da letto dove candide lenzuola accolgono il mio corpo stanco e ancora pieno di Jack  Daniel's. Appena mi sdraio vedo lei che si spoglia. È di spalle sull'altro lato del letto e con molta grazia si toglie la tuta rimanendo solo con mutande e reggiseno neri di pizzo. Osservo la sua schiena candida come la neve mostrarsi a me senza vergogna, liscia senza alcuna imperfezione. Ne rimango come affascinata e tra me e me invidio il suo fisico magro e sinuoso, dopodiché chiudo gli occhi cercando di mettere a fuoco la ragazza che osservavo ballare la lap dance al locale, chiedendomi se fosse lei. Infine mi immergo in un sonno con immagini confuse della ragazza e di mio padre.
  
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