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Autore: Kaleido_illusion    16/07/2017    1 recensioni
Chi non conosce l'indie horror di Ib?
Ma tu lettore, se sei tra quelli che non lo conoscono o volgiono saperne di più, ti invito a leggere delle avventure di Ib, un adolescente, e Garry che per errore o un desiderio espresso e non mantenuto, entrano in un mondo artificiale fatto di pittura e tristezza, popolato da esseri che non dovrebbero esistere, ma che hanno trovato la vita grazie ad un eccellente pittore visionario, Weiss Guertena.
Immergetevi insieme ai protagonisti nell'arte!
Buon proseguimento ...
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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° Mary,Mary, Quite Contrary°

Atto.9

Mary, Mary, quite contrary,
How does your garden grow?

I due ragazzi parlavano del più e del meno mentre camminavano approfondendo così sia la loro conoscenza, sia i punti di divergenza che poneva la loro differenza d’età. Eppure nonostante ci fossero dieci anni di distanza trovarono di essere molto compatibili anche sul piano di discorsi impegnativi. Garry rimase piacevolmente sorpreso di apprendere che Ib, nonostante fosse appena entrata nella fase adolescenziale, era più matura di tante sue coetanee. Un’altra sua scoperta fu che la ragazza proveniva da una famiglia altolocata in cui la madre aveva deciso di trascinarla alla mostra quel giorno. Dal suo racconto il ragazzo face così indirettamente la conoscenza dei coniugi ritratti e scambiati per soggetti qualunque. Per questo, mentre Ib parlava e li descriveva, si mortificò ancora una volta per l’indelicatezza che aveva usato allora. Ciò nonostante si riprese subito non appena toccarono il tema degli hobby: a lei piaceva leggere, a lui dipingere. Si scambiarono molte informazioni su nuovi titoli che sarebbero stati interessanti da sfogliare e commentare insieme, oltre a parlare di molti pittori e artisti che avevano ispirato il ragazzo nelle sue ore private con la tela. Gli animi erano tanto allegri che Garry si sbilanciò addirittura nell' invitare Ib a vedere qualche sua creazione, dopo che lei aveva entusiasticamente dichiarato che le sarebbe piaciuto vedere che soggetti attirassero la curiosità, oltre alla fantasia, dell’amico.
Ib dall’altra parte iniziò ad apprezzare sempre più la parte ottimista e semplice del compagno; non erano molte le persone che aveva conosciuto a cui potesse attribuire un simile pregio. Di cosa facesse il giovane nella vita di tutti i giorni a parte ritagliarsi del tempo per la pittura, seppe ben poco. Infatti, il giovane non era molto propenso a parlare di sé e lei non se la sentiva di forzarlo. Se non era sceso nei dettagli della sua quotidianità voleva dire che aveva le sue ragioni. Quindi sì limitò a farsi un’idea di come doveva essere il Garry che esisteva oltre l’incubo in cui si erano conosciuti. Aveva un lavoro, anche se non era stato specificato in che ambito, e sapeva guidare perché l’impiego non era vicino a casa sua. Inoltre abitava da solo, non aveva orari fissi per mangiare e adorava le caramelle o in generale qualsiasi cosa dolce.
Continuarono a scambiarsi informazioni per un bel pezzo, perdendosi nel piacere di parlare con l’altro e creare un attimo di tregua dal completo disastro in cui si trovavano invischiati, finché le dure leggi della loro nuova realtà non misero nuovamente alla prova le loro coronarie. Qualcuno reclamava la loro attenzione dall’altro lato di una porta sbarrata con assi di legno trasversali.
“ Non il massimo della sicurezza” pensarono nel vederla. Eppure la cosa da fare era solo una purtroppo: andare a controllare.
Si avvicinarono con circospezione solo quando i colpi sul divisorio s’interruppero, lasciando il posto al silenzio. Garry raccolse il coraggio a due mani e sbirciò nella serratura per svelare la minaccia nascosta, non prima di essersi assicurato che nessuna delle due parti potesse incontrare l’altra senza una più accurata indagine.
<< È buio pesto. Non si vede nulla. >> la informò raddrizzando la schiena e assumendo un cipiglio dubbioso. In più le espose anche la sua idea che il posto fosse vuoto a causa della mancanza di rumori rivelatori.
<< Dobbiamo preoccuparci? >> indagò la ragazzina soppesando le rughe che solcavano il viso di lui.
<< Non può uscire e noi entrare. Per di più non sappiamo se sia una minaccia o no, direi di proseguire e tenere gli occhi aperti nel caso trovassimo una chiave che possa aprirla. Non mi piace lasciare nulla di inesplorato, soprattutto visto cosa è successo prima. >> propose, trovando assenso nell’interlocutrice.
Scesero una rampa di scale nella più totale assenza di rumori, piombata di nuovo a troncare la loro conversazione con la sua morsa soffocante d’ansia e preoccupazione. Tesero le orecchie per un possibile nuovo benvenuto da parte di entità poco simpatiche, ma non trovarono nessun altro intoppo di sorta, di conseguenza ripresero a dialogare con temi più vaghi e meno allegramente di prima per smorzare la tensione. Durante una pausa nella loro conversazione un petalo di ciliegio solleticò la punta del naso di Ib che per ciò, guardò in alto pensando fosse piovuto da lì, ma una tempesta di gocce rosate lì investì dolcemente da destra. Dalla parete un bellissimo quadro faceva pendere oltre il legno della cornice i suoi dondolanti rami ornati di fiori, accarezzati da un’invisibile brezza. La ragazzina affascinata dalla visone di una cosa tanto bella ed inusuale per le costanti macabre di quel posto, si avvicinò per ammirare l’armonia del paesaggio. Un enorme chiaro di luna la accolse dallo sfondo blu notte trapuntato di stelle.
<< Non è bellissimo? >> le chiese l’amico.
<< Ti viene voglia di guardarlo per sempre. Trasmette tranquillità. >> dichiarò quasi senza pensarci.
La lenta danza dei boccioli era ipnotica e, mentre ognuno era immerso nei propri pensieri, qualcuno bussò nuovamente e con insistenza da qualche parte in lontananza distruggendo ancora una volta il loro attimo di pace. Si videro costretti ad avanzare nuovamente alla ricerca di chi o cosa facesse tanto baccano. Purtroppo non potevano fare altrimenti perché la strada era una e con una sola direzione possibile. Nessun ripensamento o inversione di rotta.
Per cui s’immersero in un tunnel di specchi che conduceva verso le perenni ombre delle sale con i loro sosia ad accompagnarli all’infinito. Procedevano affiancati in modo tale che il braccio di uno sfiorasse quello dell’altra, quasi come se il contatto fisico fosse una prerogativa essenziale per farsi coraggio man mano che avanzavano, segnalando la presenza del compagno ogni volta che frusciava la stoffa.
Finalmente trovarono un’interruzione alle loro inesauribili sagome; infatti, due porte viola, una di fronte all’altra, occupavano il posto delle superfici riflettenti. Con un cenno del capo il ragazzo indicò il primo ingresso, quello a sinistra, in modo tale che si potessero spostare verso di esso senza rivelare la loro presenza, mentre Ib teneva d’occhio il gemello per evitare brutte sorprese. Come da prassi l’uscio era bloccato, ma stavolta da una serie di pannelli vuoti, raggruppati in blocchi di tre e non omogenei in numero << Adesso che si sono inventati? Ib credo che qui ci si debba scrivere qualcosa, sembra la struttura di una frase…>> sostenne il ragazzo, invitando l’altra a dare le sue impressioni. Dopo un piccolo esame dei dintorni, appurarono che mancava qualcosa per la risoluzione.
<< Ma l’indovinello dov’è? >> chiesero contemporaneamente per poi voltarsi verso l’unica scelta.
<< Direi che non ci resta che controllare lì dentro>> propose pragmatico, trovando d’accordo Ib.
Spalancarono il battente tenendosi però a debita distanza. Nessun essere deforme o dipinto indemoniato balzò fuori per aggredirli e questo fu sufficiente a spingerli a addentrarsi. Il ripostiglio non conteneva nulla di ché se non una statua senza capo posta sotto una cordicella simile a quelle per accendere le lampadine nelle soffitte o negli scantinati. Oltre a quei due elementi non v’era l’oggetto della loro ricerca.
Stavano per fare marcia indietro quando il manichino alzò un braccio fulmineo e tirò la fune, pietrificando all’istante i due sventurati spettatori. Le luci cambiarono immediatamente tonalità, passando da quella fredda del neon a un intenso e basso blu ultravioletto, che manifestò sul pavimento una domanda scritta con inchiostro simpatico dello stesso carattere che Ib aveva imparato a riconoscere.
Qual è il titolo del grande dipinto sul pavimento della mostra di Guertena?
” li sfidava ad una gara di memoria.
Ebbero appena il tempo di leggere le poche parole prima che il manichino si sbriciolasse in mille pezzi e coprisse la scritta che loro l’avessero decifrata o meno. Senza nemmeno aspettare di capire che era successo, i ragazzi si precipitarono fuori dalla stanza, sbattendo l’uscio nel suo riquadro e bloccandola con le schiene. Ancora palesemente scossi e senza chiedere nulla di quanto visto, come se avessero approvato la regola non scritta di evitare di parlare delle stranezze se non fosse estremamente necessario, tornarono alla prima porta incorniciata dagli specchi.
<< Dovrebbe essere il dipinto del pesce gigante, giusto? Credo avesse a che fare con profondo qualcosa… tu l’hai visto Ib?>>
<< Sì, si chiamava “Abisso del profondo”. Son caduta proprio in quel dipinto.>> rispose piatta. Non le piaceva ricordare l’angoscia che aveva provato nel ritrovarsi faccia a faccia con quella donna dalla pelle arida che a scatti protendeva le sue braccia verso di lei, per non parlare dell’essere ingoiata viva da un pesce abissale.
Per fortuna o sfortuna il ricordo fu interrotto da un verso di sorpresa di Garry che la fece concentrare sull’origine che l’aveva provocato. Il titolo dell’opera si stava materializzando nei giusti pannelli appesi all’assito.
<< Ok non è la cosa più strana che ci sia capitata, ma è inquietante lo stesso. >> sentenziò Garry, facendo da scudo alla compagna mentre l’uscio si apriva verso l’interno cigolando.
<< Questa però è la più inquietante.>> ritrattò, vedendo l’enorme sala biblioteca sormontata da un bizzarro quadro centrale rosso e rigato con rabbiose fasce nere. Come avevano ormai capito, le brutte sorprese non arrivavano mai da sole, infatti neanche il tempo di finire la frase che un libro cadde dal proprio ripiano aprendosi sul pavimento. Una voce distorta cantilenò: “ Alle donne qui, piace giocare a m’ama non m’ama”.
<< direi che questo si era capito>> sbuffò Ib ironica per stemperare alquanto l’atmosfera.
Un secondo libro lo seguì a ruota, cadendo qualche metro più in là per raccontare le follie di una notte di passione, sovrapponendosi alla prima voce. Il ragazzo s’imporporò per la vergogna come l’amica, perciò corse a chiudere il libro sperando che questo bastasse a fermarlo. E fu così. Ciò nonostante il suo gesto provocò una ruzzolone a catena di libri che lasciarono le loro ordinate file per raccontare ai visitatori quello che celavano. La cacofonia di timbri diversi e parole accavallate che sgomitavano tra loro per farsi udire fu troppa per le loro orecchie, di conseguenza furono costretti a coprirle per trovare tregua.
<< Ib! Meglio uscire di qui! >> Sbraitò il ragazzo alzandosi dalla posizione che aveva assunto per sistemare il tomo.
La ragazza che intanto l’aveva raggiunto, nonostante gli fosse quasi appiccicata, non riusciva a capire cosa le stava dicendo. Vedeva la sua bocca muoversi muta e i suoni confondersi tra le altre frasi che riempivano l’aria. Garry percepì la difficoltà in cui versava, visto che lo stava osservando con tutta la concentrazione di cui era capace senza muovere un muscolo. Così fece l’enorme sforzo di indicare l’uscita. Purtroppo la tempistica non era a loro favore e, nell’istante in cui muovevano i primi passi, le luci si spensero insieme alle voci.
<< Garry!>> urlò subito Ib in preda al panico. Il solo pensiero di perderlo di vista le faceva affiorare alla memoria delle sensazioni inspiegabili dovute al sogno che aveva avuto.
<< Sono qui.>> si chiamavano nel disperato tentativo di ritrovarsi a tentoni. Poi vedendo che l’impresa era più ardua del previsto preferì un approccio diverso. << Ib, non muoverti, vengo a prenderti.>> la tranquillizzò. Ma come?
Si ricordò in ritardo che con sé portava sempre uno zippo, monito dei tempi in cui fumava; si affrettò ad utilizzarlo. La prima cosa che fece fu recuperare la compagna che era finita dall’altro lato della stanza ai piedi del dipinto maestro.
<< Stai bene?>> le chiese preoccupato.
<< Garry! Sì, sto bene.>> gli disse non appena si accorse del bagliore aranciato per andargli incontro << Perché sono andate via le luci?!>> chiese subito dopo in ansia. Aveva iniziato a provare una strana fobia per il buio, soprattutto perché non annunciava nulla di buono.
Lui, di contro, non riuscì a risponderle, era troppo preso ad interpretare i segni che erano apparsi sotto i loro piedi e si facevano chiassosamente notare.
<< Tutto ok?>> lo chiamò lei strattonandogli la manica per costringerlo a volgersi verso di lei.
Il ragazzo era impallidito visibilmente e iniziava a sudare freddo. << Ib non guardare a terra.>> la supplicò con tono flebile come un sussurro, con gli occhi sgranati e una miriade di emozioni negative che si susseguivano dietro le iridi.
Eppure dire di non fare qualcosa a qualcuno è come invitarlo a farla, perciò, senza rendersi conto, abbassò lo sguardo. Complice anche la sfortuna, la sala venne nuovamente illuminata a giorno quasi a voler invitare l’innocente a prendere parte al giochino mentale. Solo lo spettacolo che le si presentò bastava a far venire gli incubi, aggiungendo poi anche il significato dei graffiti, il tutto acquistava una nota horrorifica ancora più disturbante visto che una miriade di scritte frettolose in diversi colori imploravano pietosamente aiuto. Frasi piene di paura e dolore esprimevano l’angoscia, il puro terrore, che chi le aveva scritte provava nel momento in cui aveva subito la tortura, poiché solo chi è sotto sevizie e forti pressioni psicologiche avrebbe proferito determinate parole. Inoltre al posto del quadro, greve di per sé, era comparso un poster sempre rosso su cui era stato inciso ripetutamente lo stesso vocabolo, Separazione, con linee sempre più fitte e spesse. Ib spostò lentamente lo sguardo fissandolo in quello ceruleo del ragazzo. “ Garry non sta per niente bene” fu l’impressione che ebbe di primo acchito leggendogli le emozioni in viso. Sapeva quello che doveva fare, o almeno ebbe la risoluzione di agire in fretta sull’onda di una sensazione che riteneva essere giusta. Cercò di raccogliere tutta la determinazione che aveva, assieme all’autocontrollo, per tenerlo per mano e scortarlo fuori il più in fretta possibile.
Ritornarono al punto di partenza accolti da un altoparlante che starnazzava il divieto di usare oggetti che potessero appiccare incendi o rovinare le opere esposte e segnalare agli addetti i possessori di tali utensili. Garry si irrigidì, stringendo ancora di più l’accendino che aveva in pugno utilizzando la pressione del metallo come un potente collante per tenere dentro di sé tutto quello che stava metabolizzando. Ib cercò di ignorare la voce robotica il più possibile e per quanto le sue orecchie, ancora dolenti, le permettessero. Non aveva segnali di dove andare, per cui seguì il flebile rumore di un soglia che girava sui cardini in fondo al corridoio da cui erano arrivati, senza chiedersi da dove fosse sbucato perché non ce ne era bisogno; lì c’era uno schema prestabilito che s’imponeva su di loro obbligandoli a seguirlo come la corrente in un letto di fiume. Non doveva capire, almeno non allora, doveva solo proseguire perché la sua priorità era allontanare Garry da qualsiasi cosa l’avesse gettato in quello stato. Toccava a lei essere la boa di salvataggio dell’amico. Non prestò nemmeno attenzione alle impronte scarlatte che, come quelle che l’avevano guidata al dipinto quando tutto era iniziato, le indicavano la via da imboccare. Le seguì. Lo fece anche quando s’infilarono sotto il battente della porta che non doveva esserci. Garry era un peso morto che la seguiva senza proferire parola, la qual cosa la preoccupava ancora di più dei pericoli in cui potevano imbattersi.
Passarono oltre l’infisso quando qualcuno si schiantò malamente addosso alla ragazza. Lei agì di riflesso, dando con tutte le sue forze uno spintone allo sconosciuto, mandando entrambi a terra tra urla di spavento da ambo le parti.
<< Ib tutto a posto?>> si riprese Garry per soccorrerla. A quanto pareva l’incolumità della ragazzina era una delle occasioni per cui il ragazzo riaffiorava dal labirinto dei propri pensieri.
Lei si lasciò aiutare aggrappandosi alla mano tesa del ragazzo, non potendo fare a meno di constatare quanto ancora fosse cereo e angosciato.
<< Ehi!>> esordì lui una volta appurato che la ragazza fosse illesa e voltandosi nell’altra direzione. Aveva ripreso il suo ruolo di punto di riferimento del duo. << Anche tu sei per caso uno dei visitatori della mostra?>>.
Ib colta di sorpresa dalla rivelazione mentre ancora si stava spolverando i vestiti per la caduta, alzò di scatto la testa per osservare il nuovo venuto, anzi, la nuova venuta. Una bambinetta bionda di poco più piccola di Ib, forse sui dodici anni, li osservava con un’aria interrogativa lasciando vagare i suoi grandi occhi celesti da uno all’altra. La sfumatura delle sue iridi era di una tonalità diversa da quella di Garry in quanto quelle di lui erano di un azzurro inteso e vivace, mentre quelle di lei erano cupe e statiche tanto da comunicare a Ib una sensazione strana, cosa che invece non sembrava turbare Garry.
<< Scusaci, non volevamo spaventarti! Io sono Garry e lei è Ib>> la presentò appoggiandole una mano tra le scapole per rassicurarla della sua presenza e del suo ritrovato stato emotivo, oltre ad invitarla a fare un passo avanti. << Veniamo dalla mostra. Stavamo osservando i quadri quando in qualche modo ci siamo trovati persi qui, perciò stiamo cercando un’uscita. È capitato lo stesso anche a te?>> raccontò per provare a far sentire a proprio agio la ragazza vestita di un elegante abito verde in stile retrò e orlato di pizzo bianco. Ib la scrutò da capo a piedi, cercando di fare presente la fisionomia dell’altra tra la folla di personaggi che aveva incrociato nella mostra. Era una ragazzina particolare, con le sue calze bianche e scarpe verniciate, se ne sarebbe ricordata se l’avesse incrociata tra le esposizioni. Tuttavia non era un metodo di giudizio valido, c’era stato un gran via vai in quell’ora che aveva passato tra i curiosi di Guertena.
Dopo un attimo di indecisione la piccola riccioli d’oro decise di rispondere. << Stavo andando in giro per vedere se c’era qualcun altro … volevo uscire… quindi.>> il suo timbro era monocorde e vagamente preoccupato come se si stesse sforzando di sembrare tale.
<< Ah, lo sapevo! Vorresti venire con noi? >> le propose a bruciapelo il ragazzo che non poteva fare a meno di prestare soccorso a chiunque fosse in difficoltà.
<< Huh?>> disse la ragazzina inclinando la testa di lato come se non avesse capito la domanda.
<< È pericoloso essere soli, come ho detto a Ib quando l’ho incontrata. Ci sono un sacco di strane creature in giro. È credo sia meglio se restiamo tutti insieme.>> espose immediatamente lui con paziente affabilità.
La ragazzina ci rifletté un attimo prima di accettare l’offerta con un freddo sorriso.
Ib trovava strano il suo comportamento. Quando si era trovata nella sua stessa situazione, aveva fatto i salti di gioia nel sapere che c’era qualcun altro che come lei era stato forzato ad intraprendere quel viaggio. La bimba invece non aveva mostrato il benché minimo accenno di sollievo, al contrario sembrava che le insistenze del ragazzo le dessero fastidio.
Si sentì immensamente stupida e scorretta a pensare una cosa del genere perché le persone potevano reagire in modi differenti in condizioni di stress.
<< Allora è deciso. Oh, come ti chiami?>>
<< Mary!>> gli rispose stavolta con più energia. Il ché rimarcò ad Ib quanto l’avesse giudicata troppo in fretta. Tuttavia c’era ancora qualcosa che non la faceva stare tranquilla, ma non sapeva esattamente identificarne la fonte.
<< Tanto piacere Mary >> le sorrise Garry.
<< Sì!>> disse lei fissando intensamente Ib.
Il suo sguardo la metteva in soggezione e non solo per l’inespressività delle pupille, ma anche per qualcosa che intravedeva sotto di esse e che la agitava.
<< Uhm … Piacere Ib>> le si rivolse timidamente la bimbetta.
<< Piacere>> le rispose senza trasporto e lasciando sedimentare un silenzio carico d’imbarazzo.
<< Va bene! Ora che abbiamo più compagnia, possiamo procedere a testa alta!>> le incitò il più grande in età della nuova comitiva e trovando l’assenso entusiastico di Mary.
Prima di proseguire però decisero di sfruttare il vaso d’acqua che faceva capolino in un angolo. Ne avevano passate di belle in quelle ultime ore e per questo le loro rose ne avevano risentito, mostrando la loro precaria salute con toni smorti e petali schiacciati.
<< Dimmi Mary, siccome io e Ib abbiamo delle rose, per caso ce l’hai anche tu?>>
<< Sì, ce l’ho. Ho una rosa gialla.>> disse contenta porgendo fieramente il suo bocciolo color limone.
<< Mi raccomando, tienilo al sicuro, non perderlo e soprattutto non darlo a nessuno.>> la ammonì Garry, ma le sue parole furono smorzate dall’apprezzamento entusiastico della neo aggregata.
<< Wooooow! La rosa di Ib è rossaaaaaa, mentre la mia è giallaaaaa! Mi piace il giallo, ma anche il rosa. Oh certamente anche il blu.>>
Il ragazzo sospirò capendo che la ragazzina presa dall’emozione non aveva ascoltato una parola di quanto aveva detto, ma nemmeno i suoi tentativi successivi vennero ascoltati dalla piccola Mary. Così dopo un po’ il giovane rinunciò ad avvisarla dei pericoli che avrebbe corso per la sua sbadataggine, e presero a camminare dopo aver ricaricato i loro fiori.
La ragazzina neoarrivata trotterellava al fianco di Ib senza scollarle gli occhi di dosso e sorridendole contenta come se fosse un girasole rivolto al proprio sole. Lei dal canto suo cercava di risponderle con un gesto simile per non scoraggiare le sue aspettative che avrebbero intaccato così anche lo spirito della comitiva. Sapeva benissimo quanto era importante tenere alto il morale del gruppo, specialmente ora che non era più composto soltanto da due individui e addirittura con loro c’era anche una bimba.
Continuarono con il gioco del silenzio sotto lo sguardo divertito di Garry. Tuttavia la quasi leggerezza che aleggiava nell’aria perse un po’ la presa quando arrivarono a un bivio. Provarono prima con la diramazione di destra, ma, come sempre, il divisorio per il blocco successivo non si mosse, perciò furono costretti a prendere l’altra strada.
Non restarono molto contenti di ciò che trovarono o almeno non Garry.
<< Per l’amor del … Questo quadro, questa stanza. Perché è così inquietante?>> sbottò incapace di tollerarne oltre la vista.
<< Davvero? Penso sia carina invece!>> cinguettò Mary facendo un’ampia giravolta al centro della camera per abbracciarla tutta con lo sguardo.
<< Quale parte di questo è “carino” ? Ho l’impressione di essere osservato in questa stanza…>> il ragazzo sicuro di sé e leader del gruppo si trovava in palese difficoltà.
Di sicuro non aiutavano tutti quei coniglietti di stoffa colorati e dagli occhi rossi, disposti in due bancali paralleli sul perimetro laterale e rivolti verso di loro constatò Ib; per non parlare della riproduzione gigante di una lepre ammantata di rosa che acquattata in un prato sorrideva loro arricciando sproporzionatamente gli angoli della bocca.
Lasciando i due a discutere sulla soglia, la temeraria quindicenne, che non aveva intenzione di partecipare alla discussione e anzi aveva tutte l’intento di lasciare alle spalle il prima possibile la sala, si avventurò per capire meglio cosa esattamente le desse fastidio di ciò che la circondava e magari afferrare l’utilità di quel ambiente. Decise perciò di dare un’occhiata alla manciata di libri che componevano l’ambiente e che dalle copertine sembravano favole per bambini, per cercare indizi utili. In ogni caso dovette cambiare presto opinione leggendone il contenuto. Una trafiletto molto allarmante, intitolato la rovina del cuore, la fece rabbrividire fino alle ossa, in particolare un paio di frasi. “Se il tuo spirito soffre troppo, inizierai presto ad allucinare, e alla fine verrai DISTRUTTO! O ancora peggio è che non sarai neanche cosciente di quel fatto” recitava il volumetto.
Lo rilesse più volte cercando di concepire quale persona contorta potesse mettere certe cose in una novella all’apparenza innocente.
<< Ib tu che ne pensi?! Garry continua a dire che è inquietante. Io invece la trovo carina, no Ib?>> reclamò attenzioni Mary.
<< Non credo…>> si lasciò sfuggire Ib ancora incredula.
<< Che vuol dire?!>> protestò la ragazzina bionda afferrando il lembi del fiocco azzurro legato alla base del colletto di pizzo. La sua faccina di porcellana si era tramutata in una smorfia di disappunto che incupiva ancora di più i suoi occhi spenti.
<< Ok allora. Che ne dite se cerchiamo gli indizi altrove?>> suggerì Garry e prese la via della porta prima che cambiassero idea.
In quell’istante una delle ceramiche si frantumò autonomamente, spaventandoli a morte.
<< A cosa serve?>> chiese innocentemente la bimba, mostrando una chiave luccicante, recuperata tra i cocci prima che i gradi potessero fare alcunché.
<< Bravissima Mary, ci servirà per passare dall’altro lato. Bene adesso sbrighiamoci a uscire da qui.>> le incitò nuovamente.
Ib stava seguendo i due compagni quando un risolino soffocato la fece voltare dubbiosa. Il leporide la stava guardando con un sorriso ancora più tirato lacrimando sangue per lo sforzo di non lasciarsi sfuggire il verso. Lei non si fece ingannare e rapida come una saetta chiuse l’uscio dietro di sé prima che gli altri potessero chiederle il motivo.
Ritornarono in corridoio, i primi due contenti del ritrovamento, mentre Ib sempre più inquieta per i sospetti non riusciva a stare ferma. Non le piaceva come si stavano svolgendo le cose e prevedeva a breve una brutta sorpresa. Sebbene avesse tenuto la guardia alta non riuscì ad evitare quello che avvenne. Infatti passando davanti al quadro vuoto che avevano ignorato prima di svoltare a sinistra, non avevano notato una minuscola macchiolina rossa nella parte superiore della tela e che ora con un fruscio assordante cresceva a dismisura.
<< I fiori del Male!>> lesse Mary ad alta voce dalla targhetta, prima che Garry la allontanasse.
La corolla crebbe velocemente distendendo i petali cremisi insieme a delle grosse foglie coriacee. Gli spettatori troppo intenti a cercare di anticipare i movimenti della minaccia, non si accorsero degli steli acuminati che stavano perforando le piastrelle ai loro piedi finché non fu troppo tardi.
<< Ib attenta!>> le strillò Mary afferrandola per il braccio e trascinandola dal suo lato, mentre il ragazzo si ritrovò da solo sul versante opposto a schivare i fusti.
Quando tutto si fu calmato il gruppo era stato diviso.
<< State tutte bene? >> esordì allarmato.
<< Mi ha spaventata. >> piagnucolò Mary tastandosi il lungo vestito in cerca di strappi.
<< Ib ti sei fatta male?>> le chiese direttamente Garry non avendo ottenuto prima una risposta.
<< No, credo di no. >> farfugliò lei riguadagnando la postura eretta.
<< Meno male, aspettate che cerco di togliere i rampicanti così posso raggiungervi.>> disse, ma si accorse non appena li toccò che non si trattava di fibre vegetali. << Ma sono di pietra! >> proruppe sconvolto. E per quanto tirasse e calciasse, i rovi non volevano saperne di cedere.
Questa volta anche Ib si mise a cercare un punto debole nelle colonne fatte di rovi. Non ci pensava nemmeno a lasciare che la situazione prendesse quella piega.
Mentre erano indaffarati nella ricerca, Mary prese la parola.
<< Ehi, Ib. Abbiamo preso una chiave in quella stanza no? Forse apre la porta e potremmo trovare qualcosa di là per sbarazzarci di queste cose.>>
La ragazza la guardò come un’aliena. Come poteva pensare di spostarsi anche solo di qualche metro senza il ragazzo. Si sentiva più sicura se c’era lui intorno perché sapeva di poter contare sul sostegno dell’altro. Invece con Mary alle calcagna, quante possibilità aveva? Per non parlare delle responsabilità che sarebbero state molto più pesanti da sopportare.
<< Andiamo a cercare?>> insistette la ragazzina euforica. “ Pensa che sia un gioco?!” la criticò mentalmente l’adolescente.
Però per quanto Ib la osservasse torva, tanto più lei insisteva, ed in Ib cresceva il disagio. Prese addirittura a stritolare i cilindri spinosi, tanto era il nervoso per il discorso senza senso dell’estranea. Non voleva lasciare il suo di punto di riferimento e le spine offrivano un ottimo diversivo alla volontà di sbattere in faccia a Mary la realtà dei fatti.
<< Mary non credo sia una buona idea >> tentò Garry, vedendo la sua compagna scurirsi in viso come una tempesta e guardare freddamente la dodicenne.
<< Staremo bene, giusto? >> cinguettò Mary per tranquillizzarlo, mentre si aggrappava al braccio dell’interlocutrice, incurante delle reazioni della controparte.
Ib dovette fare uno sforzo pazzesco per non scrollarsela di dosso. Fu solo in grado di replicare in tono crudelmente distaccato, << Preferirei non dividerci. >>. Tuttavia quei pochi vocaboli furono in grado di riversare tutto il suo malcontento e disappunto, in più la voce le uscì così rabbiosa e glaciale che anche Garry si irrigidì per la sorpresa.
<< Perché no?! Torneremo in fretta! Non riesco a pensare a nient’altro!>> protestò l’altra senza prestare attenzione allo stato d’animo di Ib e nemmeno ai tentativi di Garry di prendere parte al discorso per evitare il precipitare della situazione.
<< Credo tu abbia ragione. Non c’è molto altro che si possa fare. Se non trovate niente assicuratevi di tornare indietro, va bene? Poi penseremo a che cosa possiamo fare.>> disse alla fine alzando di poco il volume della propria voce per superare quello ormai stridulo di Mary.
Alla sua dichiarazione entrambe scattarono verso di lui con sentimenti contrari: la piccina con giuliva sorpresa perché per la prima volta una sua idea era quella vincente, mentre Ib con sgomento per la prospettiva di dividersi.
<< Non ci penso nemmeno!>> si oppose afferrando più saldamente gli aculei scultorei.
<< Ib >>
<< Non, non voglio!>>
<< Rifletti. Sono bloccato, la stanza lì dietro è un vicolo cieco e solamente voi potete avanzare. Non ti preoccupare, dovete cercare un oggetto che possa aiutarmi e poi tornerete in dietro. D’accordo? >>
Lei non voleva sentire ragioni e scosse ostinatamente la testa per rimarcare la sua determinazione.
<< Ascoltami, non c’è molto altro da fare. Non ti preoccupare, andrà bene e se non trovate nulla tornerete subito indietro.>> rimarcò prendendo le mani della ragazza per evitare che se le potesse ferire per l’angoscia.
Gli occhi della ragazzina lo guardavano ancora con dubbio e preoccupazione. Capiva benissimo come si sentiva, anche lui avrebbe preferito una soluzione alternativa, tuttavia era inutile tergiversare, in più il tempo era prezioso. Quindi fu costretto a dire le uniche parole che potessero fare presa su Ib. << Ho bisogno del tuo aiuto ora. Fallo per me.>>
Garry vide il senso di tradimento colpire il viso dell’amica e distorcerne l’espressione, complice anche la consapevolezza di lei per le intenzioni che celava la sua richiesta.
Si era dimenticato di quanto Ib fosse sveglia e perspicace. L’aveva sottovalutata lasciandosi forviare dalla giovane età, pensando di poterla raggirare invece di chiarire il suo punto di vista. Per questo avrebbe voluto aggiungere mille e altre spiegazioni o chiarimenti, ma non ebbe il tempo. La vide accettare e seguire Mary rassegnata.
Non riuscì a dire loro di fare attenzione prima che sparissero oltre l’angolo e se ne pentì amaramente.


Lo sgabuzzino in cui si trovavano a rovistare, tra gli scatoloni impolverati e i manichini in disuso, non aveva ancora svelato i suoi oggetti nascosti, se mai ce ne fossero stati. In parte perché c’era sacco di cianfrusaglie di cui fare l’inventario e in parte perché molte delle cose che sembravano adeguate si rivelavano latte di vernice ammuffita e tele strappate. Non c’era molto altro che valesse la pena di esaminare. Finalmente dopo aver inalato quantità spaventose di pulviscolo e solventi, in un cassone di legno trovarono qualcosa degno di nota. Gli attrezzi da pittura stipati lì erano in buono stato sebbene coperti da un rossiccio velo di ruggine. Ripresero il loro lavoro di investigazione scartando oggetti su oggetti, finché un luccichio argento attirò la loro attenzione.
Fu Mary la più veloce delle due ad afferrarlo e riesumarlo dal mucchio.
<< Forse può tagliare le rampicanti!>> strillò rigirandosi tra le dita la spatola per dipingere.
Eppure Ib ebbe l’impressione che lo dicesse più per sembrare contenta che perché lo fosse davvero, di nuovo.
<< Ne dubito. >> smontò la sua falsa allegria per verificare la sua supposizione.
<< Forse hai ragione, non funzionerebbe, ma credo che lo terrò. Sai giusto per …>> le sorrise complice, cambiando umore tanto velocemente come il tempo in montagna.
Adesso la contentezza di Mary si era fatta più affilata e quasi sbeffeggiatrice. Perciò, Ib che non aveva previsto una tale repentina trasformazione degli eventi, si trovò a dover sostenere quello sguardo e a non riuscire a fermarsi dal mettere distanza tra di loro, preoccupata per la sua incolumità.
<< Non è meglio se la tengo io? Non vorrei che ti facessi male.>> cercò di suonare convincente. In più voleva davvero provare ad usarla per liberare il ragazzo, nonostante le avesse detto che non poteva funzionare.
<< La tengo io! Mi piace. Che ne dici di tornare da Garry per ora?>> spostò il discorso per distrarla, mentre si infilava l’attrezzo nella tasca dell’ampia gonna verdeggiante.
La giovane non era disposta a lasciarla andare così facilmente, ma si trattenne solo perché c’era una priorità che le ricordava di abbandonare tutti i suoi, probabilmente infondati sospetti, verso la bambinetta viziata. Prima che potesse raggiungerla o dire altro per provare ad impossessarsi della spatola, le lampadine spoglie sfarfallarono per un calo di corrente.
<< Che succede?!>> strepitò Mary voltando la testa a destra e sinistra, poco prima che un nuovo blackout le lasciasse nel nero più totale. Al nulla seguì un tonfo tanto potente che le mandò a ruzzolar sul pavimento. Ib ondeggiò cercando di mantenere inutilmente l’equilibrio. Alla fine si accasciò sui quelli che scoprì essere cartoni saturi di umidità, quando i bulbi vitrei tornarono in funzione.
La luce aveva portato con sé anche una novità: un ospite inatteso si era materializzato davanti all’uscita.
<< No no no no! >> si lasciò sfuggire ad alta voce Ib, lanciandosi verso il manichino senza testa, ed incurante del fatto che potesse prendere vita.
Lo strattonò, lo spinse, lo assalì con tutte le sue forze, ma non riuscì a muoverlo di un solo passo con i pochi muscoli che aveva. Era troppo pesante per lei sola e anche con l’aiuto di Mary, che la osservava apatica, non avrebbe cambiato la situazione. Arrivò addirittura a prendere la statua a calci, immaginando di disintegrarla, pur di rimuoverla dal suo cammino.
<< Ib che fai?>> le domandò atona la bambina.
Lei non rispose e continuò furiosamente ad infierire sull’argilla senza riserve fino al momento in cui rimase senza fiato.
<< Non possiamo uscire Ib che facciamo? >> disse la compagna fissando l’assito come in trance.
Ebbe l’impressione che si stesse prendendo gioco di lei, perciò perse le staffe e scoperchiò il vaso di repressione che si portava dietro.
<< Che facciamo?! Che facciamo mi chiedi!!! Non possiamo passare e ci toccherà abbandonare Garry per colpa tua! Tu e la tua dannata proposta. Lo sapevo che non dovevo fidarmi. Non dovevo darti retta!>> urlò di rabbia. Solo quando finì l’invettiva si girò nuovamente verso il manichino per non far vedere alla bambina rimasta a bocca aperta per la paura, lo sforzo che stava facendo per tenere a bada le lacrime. Dovette strofinarsi più volte le palpebre con i polsi escoriati per impedire di scoppiare in un pianto dirotto ed incontrollato.
Non poteva abbandonare Garry. Non poteva lasciarlo li da solo, non dopo aver sperimentato quanto facilmente si lasciava abbattere se restava da solo con i propri pensieri, non dopo aver visto cos’era successo quando aveva dovuto affrontare la Donna in blu. L’idea la terrorizzava.
“ Quand’è che sono diventata così ?!” la investì il suo stesso pensiero di colpevolezza, dopo aver trovato un briciolo di lucidità nel vortice oscuro dei suoi pensieri. “ Garry si fida di te! Sa che sai cavartela e ti sta aspettando dall’altro lato. Perciò reagisci e cerca un modo. Ce la puoi fare!” le giunse in soccorso la sua coscienza ricordandole anche che adesso non era più da sola, doveva pensare anche al bene di Mary. Il ragazzo gliel’aveva affidata in quanto la più grande di quel bizzarro duo, non poteva deluderlo, per quanto la sua insofferenza verso l’intrusa fosse inspiegabilmente incalzante come il doversi grattare una puntura di zanzara. Inghiottì l’orgoglio e le preoccupazioni, perché non voleva deludere Garry e doveva un minimo pensare a Mary, anche per empatia. Infatti si mise per un attimo nei panni della bambinetta bionda che doveva essere spaventata come lo era stata lei trovandosi da sola nel labirinto, senza un posto dove andare, nè una meta. Che poteva pensare una dodicenne di una situazione del genere? Lei si era spaventata da morire ed era un’adolescente, figurarsi quanto dura doveva essere stata per l’altra.
Prese un bel respiro nel voltarsi e, nascondendo la vergogna, provò a parlarle in toni più docili.
<< Mary mi dispiace. Non volevo urlarti addosso >>
L’interlocutrice teneva la testa bassa e calciava il pavimento con i sandaletti di vernice turchese.
<< Non volevo nemmeno dirti tutte quelle brutte cose. Ero solo molto arrabbiata e spaventata. Perdonami.>> si scusò.
Finalmente la ragazzina alzò lo sguardo e le sorrise di nuovo in modo strano, tanto che Ib dovette ricordarsi di non ripetere gli errori fatti prima.
<< Sei perdonata! >> scandì lasciando andare il broncio. << Visto che non possiamo fare nient’altro che ne dici di andare per di qua?>> le propose la ragazzina saltellando allegramente puntando verso un altro ingresso nascosto parzialmente dagli scatoloni. Era partita pe la tangente, lasciando crollare completamente il discorso.
“ Non abbiamo scelta” pensò Ib stringendo i denti e serrando le mani a pugno. Dopo l’ultimo sguardo alla porta che le separava da Garry, si decise a seguire il vestito svolazzante della superstite del trio.
Trovarono ad aspettarle una distesa di scalini che portavano al piano superiore. A Ib non piaceva affatto l’idea di allontanarsi così tanto dal luogo dove aveva lasciato il ragazzo perché temeva che, distaccandosi troppo, non sarebbe più riuscita a tornare indietro e a ricongiungersi.
“ C’è poco da fare. Forza e coraggio!” cercò di sollevarsi il morale ed iniziarono a percorrere la rampa.
Tonk, tonk, tonk, tonk, tonk …
Risuonò per il locale un rumore ritmico e costante che mise in allerta i sensi della ragazza più grande. Aguzzando la vista scorse un oggetto tondo saltellare di gradino in gradino verso di loro. Scappare era impossibile, perciò Ib si posizionò difronte alla compagna e attese l’inevitabile. I secondi passavano interminabilmente, scanditi solo dal moto uniforme dell’oggetto.


Nel frattempo Garry aspettava impazientemente che le ragazze tornassero, ma era ormai da diverso tempo che era in attesa, in più senza avere nessuna risposta ai suoi richiami. Raggiunse l’angolo da cui si poteva vedere la direzione intrapresa dalle giovani e ritentò per l’ennesima volta di stabilire un contatto. << Ib! Mary! Mi sentite?!>>
Nulla.
<< Non va affatto bene. Lo sapevo che era meglio non lasciarle andare da sole!>> si rinfacciò.
Valutò allora la situazione. Le aveva tentate tutte per piegare le sbarre della sua prigione, senza ottenere nessun risultato apprezzabile, per cui fu costretto a ritornare nella stanza alle sue spalle per un più approfondito esame.
Riaprì il battente e si lasciò sfuggire un brivido di disgusto.
<< Non c’è modo che possa trovare questo “ Carino”>> dichiarò alla miriade di bambole che lo osservavano con i loro occhietti rossi sproporzionati e dalle iridi catramate. Un ritratto centrale della stessa bambola, poi, lo fissava ghignando attraverso le sue labbra cucite con un filo della stessa tonalità del carbone.
Garry non riusciva a trovare una singola caratteristica dalla pelle blu emaciata, ai capelli neri fatti di lana o nei semplici e sbrindellati vestiti monocromatici, che potesse alleggerire il senso di malessere che gli provocavano.
<< Un tocco di classe impiccarle al soffitto.>> cercò di sdrammatizzare con l’ironia l’ennesimo scherzetto del designer d’interni.
Rovistò in tutto il locale senza trovare nulla di vagamente interessante. Lesse anche lo stesso libro che aveva visto tra le mani di Ib qualche minuto prima e provò una dolorosa fitta di preoccupazione per la sorte delle ragazze per la probabilità che quanto riportato nel volume fosse vero.
Sperava con tutto se stesso che stessero bene.
“ Pensa Garry, pensa come puoi uscire di qua?!” si sforzò di ragionare, ma non gli veniva in mente un’idea sensata da seguire. Poi una brezza fresca proveniente da dietro la libreria gli ravvivò i capelli. Spostandola per indagare da dove arrivasse, trovò la soluzione al suo rompicapo.


Le ragazze videro la sfera rossa spiaccicarsi sull’ultimo basamento e formare delle lettere che rapide, come formiche attratte dallo zucchero, si accostarono a formare una frase tremolante:
Voglio che tu ti diverta Ib! In un mondo divertente senza Adulti. Staremo insieme. Tu io e i nostri amici.
<< Chi è ?>> chiese Mary tirandola per il lembo della gonna.
<< Non lo so. Ignoralo.>> le suggerì la ragazza nonostante stesse tremando come una foglia. In verità sapeva benissimo chi la stava cercando per questo non le sembrava una buona idea spaventare ulteriormente la compagna.
<< Maledizione!>> imprecò Ib disperata nel vedere l’enorme voragine che spaccava in due il pianerottolo che avevano raggiunto.
<< Mary! Ib! siete voi?!>> gridò una voce familiare.
<< Garry. Garry!>> le rispose la più grande delle ragazzine, correndo verso l’orlo della fenditura. Si lasciò cadere in ginocchio per vedere oltre i materiali che componevano l’impalcatura del piano.
Il ragazzo era proprio lì, un piano più in basso nel suo immancabile cappotto.
<< Stai bene?!>> strillarono in coro per poi scoppiare a ridere.
La ragazza non si sentiva più dispiaciuta per come si erano lasciati, anche per quello che le aveva detto. Sapeva bene il motivo per cui l’aveva fatto per cui se fosse stato in lei decidere come proteggere altre persone in quella situazione, avrebbe fatto la stessa cosa. Inoltre era bastato vederlo intero per placare la sua irritazione.
<< Io alla grande. Voi come ve la cavate?>> intavolò lui sperando che la distanza fosse tale da non lasciarle vedere l’enorme sorriso di sollievo che aveva stampato in faccia.
<< Bene, anche se abbiamo un problema, non riusciamo a proseguire perché il pavimento è rotto. L’unico quadro è troppo lontano da raggiungere.>> si sentì subito in colpa di dover dare all’amico altre preoccupazioni, ma davvero non sapeva che fare.
<< Non riuscite a saltare?>>
<< Se lancio Mary dovrebbe riuscire a passare, ma io non ce la faccio. Riesci a vedere se c’è una corda che penzola lì da te? il quadro c’è attaccato.>> espose la situazione Ib.
<< Aspetta, vado a controllare>>
Garry ispezionò ogni angolo del salone ed in effetti oltre alla sua di uscita, trovò cinque corde penzolanti addossate ad un capo della parete, proprio sotto a dove scorgeva la ragazzina.
<< Ok, ci sono. Ho trovato le corde, qual è?>>
<< Io ne vedo solo una qui.>> replicò lei.
<< Maledizione dovrò provarle tutte.>> borbottò tra sé e sé. << inizio a tirarle, dimmi quando succede qualcosa>> la informò afferrando il primo capo.
Partì da quella alla sua estrema destra, strattonandola più forte che poté. Una bambola come quelle dell’ala precedente si schiantò sul pavimento in una pozza cremisi con un suono raccapricciante ed improvviso, facendo sussultare il ragazzo per lo spavento.
<< Garry tutto okay?>> chiese Ib in pensiero.
Non tardò a rassicurarla, ma di certo non ne poteva più di quel posto orrendo, in quel momento più che mai.
Provò con la seconda cima e rimase al buio, la terza gli fece prendere un altro bello spavento, la quarta gli spruzzò addosso una polvere verde che sapeva di zolfo, e finalmente l’ultima servì alla loro causa. Difatti l’oggetto necessario alle ragazzine si staccò dalla parete e grazie alla corda che teneva Garry, lui potè posizionarlo in modo che lo potessero utilizzare come ponte.
<< Ora riuscite a passare?>>
<< Sì, andiamo Ib!>> rispose Mary al posto suo. Mettendo alla prova con i suoi salti la resistenza del legno.
<< Grazie Garry. Tu che farai?>> gli rispose la sua prima compagna di viaggio che cercava di guadagnare più tempo.
<< Devo proseguire per forza, ma la porta è bloccata e non vedo nient’altro da poter usare.>>
La ragazza si guardò intorno. Poteva darsi che come era successo per loro, l’oggetto che poteva servire al ragazzo fosse da qualche parte nel loro raggio d’azione, ma non vide nulla di simile ad un apriporta simile a quelle che avevano trovato prima.
<< Qua c’è una formina a triangolo se ti può servire.>> gli riferì agguantandolo.<< Sì, mi serve quella!>> sbottò il giovane, osservando più da vicino la serratura che rispecchiava la descrizione ricevuta. Così Ib gliela lasciò cadere di sotto evitando di tirargliela in testa.
<< Dai Ib andiamoooooo!>> piagnucolava Mary che aveva già attraversato il ponte provvisorio e sbatacchiava il nuovo arco di passaggio.
<< Aspetta!>> la rimproverò. Voleva parlare ancora un po’ con l’amico, non voleva lasciarlo di nuovo.
<< Non ti preoccupare ci rivedremo ancora, promesso! E mi dispiace per prima>> la rincuorò.
<< Hahahahaha ti avevo già perdonato. Allora stai attento! Devi arrivare intero intesi? Non me ne vado da qui senza di te.>> gli promise mimando con il mignolo il giurin-giurello.
<< Ricevuto capo. Ma fai attenzione anche tu.>> sghignazzò lui e copiò il gesto.
Con l’ultimo scambio di battute l’impazienza di Mary ebbe la meglio, trascinando la povera Ib verso i nuovi locali e sciogliendo ancora il gruppo. Il ragazzo rimase ancora un attimo ad osservare le siluette della giovane che passava senza problemi la passerella, poi proseguì anche lui per la sua strada sebbene in ansia, ma con la speranza che la promessa che si erano fatti li avrebbe ricongiunti di nuovo.

   
 
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