°
Mary,Mary, Quite Contrary°
“Mary, Mary, quite contrary,
How does your garden grow?…”
I
due ragazzi parlavano del più e del meno mentre camminavano
approfondendo così
sia la loro conoscenza, sia i punti di divergenza che poneva la loro
differenza
d’età. Eppure nonostante ci fossero dieci anni di
distanza trovarono di essere
molto compatibili anche sul piano di discorsi impegnativi. Garry rimase
piacevolmente sorpreso di apprendere che Ib, nonostante fosse appena
entrata
nella fase adolescenziale, era più matura di tante sue
coetanee. Un’altra sua
scoperta fu che la ragazza proveniva da una famiglia altolocata in cui
la madre
aveva deciso di trascinarla alla mostra quel giorno. Dal suo racconto
il
ragazzo
face così indirettamente la conoscenza dei coniugi ritratti
e scambiati per
soggetti qualunque. Per questo, mentre Ib parlava e li descriveva, si
mortificò
ancora una volta per l’indelicatezza che aveva usato allora.
Ciò nonostante si
riprese subito non appena toccarono il tema degli hobby: a lei piaceva
leggere,
a lui dipingere. Si scambiarono molte informazioni su nuovi titoli che
sarebbero
stati interessanti da sfogliare e commentare insieme, oltre a parlare
di molti
pittori e artisti che avevano ispirato il ragazzo nelle sue ore private
con la
tela. Gli animi erano tanto allegri che Garry si sbilanciò
addirittura nell'
invitare Ib a vedere qualche sua creazione, dopo che lei aveva
entusiasticamente dichiarato che le sarebbe piaciuto vedere che
soggetti
attirassero la curiosità, oltre alla fantasia,
dell’amico.
Ib
dall’altra parte iniziò ad apprezzare sempre
più la parte ottimista e semplice
del compagno; non erano molte le persone che aveva conosciuto a cui
potesse
attribuire un simile pregio. Di cosa facesse il giovane nella vita di
tutti i
giorni a parte ritagliarsi del tempo per la pittura, seppe ben poco.
Infatti,
il giovane non era molto propenso a parlare di sé e lei non
se la sentiva di
forzarlo. Se non era sceso nei dettagli della sua
quotidianità voleva dire che
aveva le sue ragioni. Quindi sì limitò a farsi
un’idea di come doveva essere il
Garry che esisteva oltre l’incubo in cui si erano conosciuti.
Aveva un lavoro,
anche se non era stato specificato in che ambito, e sapeva guidare
perché
l’impiego non era vicino a casa sua. Inoltre abitava da solo,
non aveva orari
fissi per mangiare e adorava le caramelle o in generale qualsiasi cosa
dolce.
Continuarono
a scambiarsi informazioni per un bel pezzo, perdendosi nel piacere di
parlare
con l’altro e creare un attimo di tregua dal completo
disastro in cui si
trovavano invischiati, finché le dure leggi della loro nuova
realtà non misero nuovamente
alla prova le loro coronarie. Qualcuno reclamava la loro attenzione
dall’altro
lato di una porta sbarrata con assi di legno trasversali.
“
Non il massimo della sicurezza” pensarono nel vederla. Eppure
la cosa da fare
era solo una purtroppo: andare a controllare.
Si
avvicinarono con circospezione solo quando i colpi sul divisorio
s’interruppero,
lasciando il posto al silenzio. Garry raccolse il coraggio a due mani e
sbirciò
nella serratura per svelare la minaccia nascosta, non prima di essersi
assicurato che nessuna delle due parti potesse incontrare
l’altra senza una più
accurata indagine.
<<
È buio pesto. Non si vede nulla. >> la
informò raddrizzando la schiena e
assumendo un cipiglio dubbioso. In più le espose anche la
sua idea che il posto
fosse vuoto a causa della mancanza di rumori rivelatori.
<<
Dobbiamo preoccuparci? >> indagò la ragazzina
soppesando le rughe che
solcavano il viso di lui.
<<
Non può uscire e noi entrare. Per di più non
sappiamo se sia una minaccia o no,
direi di proseguire e tenere gli occhi aperti nel caso trovassimo una
chiave
che possa aprirla. Non mi piace lasciare nulla di inesplorato,
soprattutto
visto cosa è successo prima. >> propose,
trovando assenso
nell’interlocutrice.
Scesero
una rampa di scale nella più totale assenza di rumori,
piombata di nuovo a
troncare la loro conversazione con la sua morsa soffocante
d’ansia e
preoccupazione. Tesero le orecchie per un possibile nuovo benvenuto da
parte di
entità poco simpatiche, ma non trovarono nessun altro
intoppo di sorta, di
conseguenza ripresero a dialogare con temi più vaghi e meno
allegramente di
prima per smorzare la tensione. Durante una pausa nella loro
conversazione un
petalo di ciliegio solleticò la punta del naso di Ib che per
ciò, guardò in
alto pensando fosse piovuto da lì, ma una tempesta di gocce
rosate lì investì
dolcemente da destra. Dalla parete un bellissimo quadro faceva pendere
oltre il
legno della cornice i suoi dondolanti rami ornati di fiori, accarezzati
da
un’invisibile brezza. La ragazzina affascinata dalla visone
di una cosa tanto
bella ed inusuale per le costanti macabre di quel posto, si
avvicinò per
ammirare l’armonia del paesaggio. Un enorme chiaro
di luna la accolse dallo
sfondo blu notte trapuntato di stelle.
<<
Non è bellissimo? >> le chiese
l’amico.
<<
Ti viene voglia di guardarlo per sempre. Trasmette
tranquillità. >>
dichiarò quasi senza pensarci.
La
lenta danza dei boccioli era ipnotica e, mentre ognuno era immerso nei
propri
pensieri, qualcuno bussò nuovamente e con insistenza da
qualche parte in
lontananza distruggendo ancora una volta il loro attimo di pace. Si
videro
costretti ad avanzare nuovamente alla ricerca di chi o cosa facesse
tanto baccano.
Purtroppo non potevano fare altrimenti perché la strada era
una e con una sola
direzione possibile. Nessun ripensamento o inversione di rotta.
Per
cui s’immersero in un tunnel di specchi che conduceva verso
le perenni ombre
delle sale con i loro sosia ad accompagnarli all’infinito.
Procedevano affiancati
in modo tale che il braccio di uno
sfiorasse quello dell’altra, quasi come se il contatto fisico
fosse una
prerogativa essenziale per farsi coraggio man mano che avanzavano,
segnalando
la presenza del compagno ogni volta che frusciava la stoffa.
Finalmente
trovarono un’interruzione alle loro inesauribili sagome;
infatti, due porte
viola, una di fronte all’altra, occupavano il posto delle
superfici riflettenti.
Con un cenno del capo il ragazzo indicò il primo ingresso,
quello a sinistra,
in modo tale che si potessero spostare verso di esso senza rivelare la
loro
presenza, mentre Ib teneva d’occhio il gemello per evitare
brutte sorprese.
Come da prassi l’uscio era bloccato, ma stavolta da una serie
di pannelli
vuoti, raggruppati in blocchi di tre e non omogenei in numero
<< Adesso
che si sono inventati? Ib credo che qui ci si debba scrivere qualcosa,
sembra
la struttura di una frase…>> sostenne il
ragazzo, invitando l’altra a dare
le sue impressioni. Dopo un piccolo esame dei dintorni, appurarono che
mancava
qualcosa per la risoluzione.
<<
Ma l’indovinello dov’è? >>
chiesero contemporaneamente per poi voltarsi
verso l’unica scelta.
<<
Direi che non ci resta che controllare lì
dentro>> propose pragmatico, trovando
d’accordo Ib.
Spalancarono
il battente tenendosi però a debita distanza. Nessun essere
deforme o dipinto
indemoniato balzò fuori per aggredirli e questo fu
sufficiente a spingerli a addentrarsi.
Il ripostiglio non conteneva nulla di ché se non una statua
senza capo posta
sotto una cordicella simile a quelle per accendere le lampadine nelle
soffitte
o negli scantinati. Oltre a quei due elementi non v’era
l’oggetto della loro
ricerca.
Stavano
per fare marcia indietro quando il manichino alzò un braccio
fulmineo e tirò la
fune, pietrificando all’istante i due sventurati spettatori.
Le luci cambiarono
immediatamente tonalità, passando da quella fredda del neon
a un intenso e
basso blu ultravioletto, che manifestò sul pavimento una
domanda scritta con
inchiostro simpatico dello stesso carattere che Ib aveva imparato a
riconoscere.
“
Qual
è il titolo del grande dipinto sul
pavimento della mostra di Guertena?”
li sfidava ad una gara di memoria.
Ebbero
appena il tempo di leggere le poche parole prima che il manichino si
sbriciolasse in mille pezzi e coprisse la scritta che loro
l’avessero decifrata
o meno. Senza nemmeno aspettare di capire che era successo, i ragazzi
si
precipitarono fuori dalla stanza, sbattendo l’uscio nel suo
riquadro e
bloccandola con le schiene. Ancora palesemente scossi e senza chiedere
nulla di
quanto visto, come se avessero approvato la regola non scritta di
evitare di
parlare delle stranezze se non fosse estremamente necessario, tornarono
alla
prima porta incorniciata dagli specchi.
<<
Dovrebbe essere il dipinto del pesce gigante, giusto? Credo avesse a
che fare
con profondo qualcosa… tu l’hai visto
Ib?>>
<<
Sì, si chiamava “Abisso del profondo”.
Son caduta proprio in quel
dipinto.>> rispose piatta. Non le piaceva ricordare
l’angoscia che aveva
provato nel ritrovarsi faccia a faccia con quella donna dalla pelle
arida che a
scatti protendeva le sue braccia verso di lei, per non parlare
dell’essere
ingoiata viva da un pesce abissale.
Per
fortuna o sfortuna il ricordo fu interrotto da un verso di sorpresa di
Garry che
la fece concentrare sull’origine che l’aveva
provocato. Il titolo dell’opera si
stava materializzando nei giusti pannelli appesi all’assito.
<<
Ok non è la cosa più strana che ci sia capitata,
ma è inquietante lo stesso. >>
sentenziò Garry, facendo da scudo alla compagna mentre
l’uscio si apriva verso
l’interno cigolando.
<<
Questa però è la più
inquietante.>> ritrattò, vedendo
l’enorme sala
biblioteca sormontata da un bizzarro quadro centrale rosso e rigato con
rabbiose fasce nere. Come avevano ormai capito, le brutte sorprese non
arrivavano mai da sole, infatti neanche il tempo di finire la frase che
un
libro cadde dal proprio ripiano aprendosi sul pavimento. Una voce
distorta
cantilenò: “ Alle donne qui, piace giocare a
m’ama non m’ama”.
<<
direi che questo si era capito>> sbuffò Ib
ironica per stemperare
alquanto l’atmosfera.
Un
secondo libro lo seguì a ruota, cadendo qualche metro
più in là per raccontare
le follie di una notte di passione, sovrapponendosi alla prima voce. Il
ragazzo
s’imporporò per la vergogna come
l’amica, perciò corse a chiudere il libro
sperando che questo bastasse a fermarlo. E fu così.
Ciò nonostante il suo gesto
provocò una ruzzolone a catena di libri che lasciarono le
loro ordinate file
per raccontare ai visitatori quello che celavano. La cacofonia di
timbri
diversi e parole accavallate che sgomitavano tra loro per farsi udire
fu troppa
per le loro orecchie, di conseguenza furono costretti a coprirle per
trovare
tregua.
<<
Ib! Meglio uscire di qui! >> Sbraitò il
ragazzo alzandosi dalla posizione
che aveva assunto per sistemare il tomo.
La
ragazza che intanto l’aveva raggiunto,
nonostante gli fosse quasi appiccicata, non riusciva a capire cosa le
stava
dicendo. Vedeva la sua bocca muoversi muta e i suoni confondersi tra le
altre
frasi che riempivano l’aria. Garry percepì la
difficoltà in cui versava, visto
che lo stava osservando con tutta la concentrazione di cui era capace
senza
muovere un muscolo. Così fece l’enorme sforzo di
indicare l’uscita. Purtroppo
la tempistica non era a loro favore e, nell’istante in cui
muovevano i primi
passi, le luci si spensero insieme alle voci.
<<
Garry!>> urlò subito Ib in preda al panico. Il
solo pensiero di perderlo
di vista le faceva affiorare alla memoria delle sensazioni inspiegabili
dovute
al sogno che aveva avuto.
<<
Sono qui.>> si chiamavano nel disperato tentativo di
ritrovarsi a
tentoni. Poi vedendo che l’impresa era più ardua
del previsto preferì un
approccio diverso. << Ib, non muoverti, vengo a
prenderti.>> la
tranquillizzò. Ma come?
Si
ricordò in ritardo che con sé portava sempre uno
zippo, monito dei tempi in cui
fumava; si affrettò ad utilizzarlo. La
prima cosa che fece fu recuperare la compagna che era finita
dall’altro lato
della stanza ai piedi del dipinto maestro.
<<
Stai bene?>> le chiese preoccupato.
<<
Garry! Sì, sto bene.>> gli disse non appena si
accorse del bagliore
aranciato per andargli incontro << Perché sono
andate via le
luci?!>> chiese subito dopo in ansia. Aveva iniziato a
provare una strana
fobia per il buio, soprattutto perché non annunciava nulla
di buono.
Lui,
di contro, non riuscì a risponderle, era troppo preso ad
interpretare i segni
che erano apparsi sotto i loro piedi e si facevano chiassosamente
notare.
<<
Tutto ok?>> lo chiamò lei strattonandogli la
manica per costringerlo a
volgersi verso di lei.
Il
ragazzo era impallidito visibilmente e iniziava a sudare freddo.
<< Ib
non guardare a terra.>> la supplicò con tono
flebile come un sussurro,
con gli occhi sgranati e una miriade di emozioni negative che si
susseguivano
dietro le iridi.
Eppure dire di
non fare qualcosa a qualcuno è
come invitarlo a farla, perciò, senza rendersi conto,
abbassò lo sguardo.
Complice anche la sfortuna, la sala venne nuovamente illuminata a
giorno quasi
a voler invitare l’innocente a prendere parte al giochino
mentale. Solo lo
spettacolo che le si presentò bastava a far venire gli
incubi, aggiungendo poi
anche il significato dei graffiti, il tutto acquistava una nota
horrorifica
ancora più disturbante visto che una miriade di scritte
frettolose in diversi
colori imploravano pietosamente aiuto. Frasi piene di paura e dolore
esprimevano l’angoscia, il puro terrore, che chi le aveva
scritte provava nel
momento in cui aveva subito la tortura, poiché solo chi
è sotto sevizie e forti
pressioni psicologiche avrebbe proferito determinate parole. Inoltre al
posto
del quadro, greve di per sé, era comparso un poster sempre
rosso su cui era stato
inciso ripetutamente lo stesso vocabolo, Separazione, con linee sempre
più
fitte e spesse. Ib spostò lentamente lo sguardo fissandolo
in quello ceruleo
del ragazzo. “ Garry non sta per niente bene” fu
l’impressione che ebbe di
primo acchito leggendogli le emozioni in viso. Sapeva quello che doveva
fare, o
almeno ebbe la risoluzione di agire in fretta sull’onda di
una sensazione che
riteneva essere giusta. Cercò di raccogliere tutta la
determinazione che aveva,
assieme all’autocontrollo, per tenerlo per mano e scortarlo
fuori il più in
fretta possibile.
Ritornarono
al punto di partenza accolti da un altoparlante che starnazzava il
divieto di
usare oggetti che potessero appiccare incendi o rovinare le opere
esposte e
segnalare agli addetti i possessori di tali utensili. Garry si
irrigidì,
stringendo ancora di più l’accendino che aveva in
pugno utilizzando la
pressione del metallo come un potente collante per tenere dentro di
sé tutto
quello che stava metabolizzando. Ib cercò di ignorare la
voce
robotica il più
possibile e per quanto le sue orecchie, ancora dolenti, le
permettessero. Non
aveva segnali di dove andare, per cui seguì il flebile
rumore di un soglia che
girava sui cardini in fondo al corridoio da cui erano arrivati, senza
chiedersi
da dove fosse sbucato perché non ce ne era bisogno;
lì c’era uno schema
prestabilito che s’imponeva su di loro obbligandoli a
seguirlo come la corrente
in un letto di fiume. Non doveva capire, almeno non allora, doveva solo
proseguire perché la sua priorità era allontanare
Garry da qualsiasi cosa
l’avesse gettato in quello stato. Toccava a lei essere la boa
di salvataggio
dell’amico. Non prestò nemmeno attenzione alle
impronte scarlatte che, come
quelle che l’avevano guidata al dipinto quando tutto era
iniziato, le
indicavano la via da imboccare. Le seguì. Lo fece anche
quando s’infilarono
sotto il battente della porta che non doveva esserci. Garry era un peso
morto
che la seguiva senza proferire parola, la qual cosa la preoccupava
ancora di più
dei pericoli in cui potevano imbattersi.
Passarono
oltre l’infisso quando qualcuno si schiantò
malamente addosso alla ragazza. Lei
agì di riflesso, dando con tutte le sue forze uno spintone
allo sconosciuto,
mandando entrambi a terra tra urla di spavento da ambo le parti.
<<
Ib tutto a posto?>> si riprese Garry per soccorrerla. A
quanto pareva
l’incolumità della ragazzina era una delle
occasioni per cui il ragazzo
riaffiorava dal labirinto dei propri pensieri.
Lei
si lasciò aiutare aggrappandosi alla mano tesa del ragazzo,
non potendo fare a
meno di constatare quanto ancora fosse cereo e angosciato.
<<
Ehi!>> esordì lui una volta appurato che la
ragazza fosse illesa e
voltandosi nell’altra direzione. Aveva ripreso il suo ruolo
di punto di
riferimento del duo. << Anche tu sei per caso uno dei
visitatori della
mostra?>>.
Ib
colta di sorpresa dalla rivelazione mentre ancora si stava spolverando
i
vestiti per la caduta, alzò di scatto la testa per osservare
il nuovo venuto, anzi,
la nuova venuta. Una bambinetta bionda di poco più piccola
di Ib, forse sui
dodici anni, li osservava con un’aria interrogativa lasciando
vagare i suoi
grandi occhi celesti da uno all’altra. La sfumatura delle sue
iridi era di una
tonalità diversa da quella di Garry in quanto quelle di lui
erano di un azzurro
inteso e vivace, mentre quelle di lei erano cupe e statiche tanto da
comunicare
a Ib una sensazione strana, cosa che invece non sembrava turbare Garry.
<<
Scusaci, non volevamo spaventarti! Io sono Garry e lei è
Ib>> la presentò
appoggiandole una mano tra le scapole per rassicurarla della sua
presenza e del
suo ritrovato stato emotivo, oltre ad invitarla a fare un passo avanti.
<< Veniamo dalla mostra. Stavamo osservando i quadri
quando in qualche
modo ci siamo trovati persi qui, perciò stiamo cercando
un’uscita. È capitato
lo stesso anche a te?>> raccontò per provare a
far sentire a proprio agio la ragazza vestita
di un elegante abito verde in stile retrò e orlato di pizzo
bianco. Ib la
scrutò da capo a piedi, cercando di fare presente la
fisionomia dell’altra tra
la folla di personaggi che aveva incrociato nella mostra. Era una
ragazzina
particolare, con le sue calze bianche e scarpe verniciate, se ne
sarebbe ricordata se l’avesse incrociata
tra le esposizioni. Tuttavia non era un metodo di giudizio valido,
c’era stato
un gran via vai in quell’ora che aveva passato tra i curiosi
di Guertena.
Dopo
un attimo di indecisione la piccola riccioli d’oro decise di
rispondere. <<
Stavo andando in giro per vedere se c’era qualcun altro
… volevo uscire…
quindi.>> il suo timbro era monocorde e vagamente
preoccupato come se si
stesse sforzando di sembrare tale.
<<
Ah, lo sapevo! Vorresti venire con noi? >> le propose a
bruciapelo il
ragazzo che non poteva fare a meno di prestare soccorso a chiunque
fosse in
difficoltà.
<<
Huh?>> disse la ragazzina inclinando la testa di lato
come se non avesse
capito la domanda.
<<
È pericoloso essere soli, come ho detto a Ib quando
l’ho incontrata. Ci sono un
sacco di strane creature in giro. È credo sia meglio se
restiamo tutti
insieme.>> espose immediatamente lui con paziente
affabilità.
La
ragazzina ci rifletté un attimo prima di accettare
l’offerta con un freddo
sorriso.
Ib
trovava strano il suo comportamento. Quando si era trovata nella sua
stessa situazione,
aveva fatto i salti di gioia nel sapere che c’era qualcun
altro che come lei
era stato forzato ad intraprendere quel viaggio. La bimba invece non
aveva
mostrato il benché minimo accenno di sollievo, al contrario
sembrava che le
insistenze del ragazzo le dessero fastidio.
Si
sentì immensamente stupida e scorretta a pensare una cosa
del genere perché le
persone potevano reagire in modi differenti in condizioni di stress.
<<
Allora è deciso. Oh, come ti chiami?>>
<<
Mary!>> gli rispose stavolta con più energia.
Il ché rimarcò ad Ib quanto
l’avesse giudicata troppo in fretta. Tuttavia c’era
ancora qualcosa che non la
faceva stare tranquilla, ma non sapeva esattamente identificarne la
fonte.
<<
Tanto piacere Mary >> le sorrise Garry.
<<
Sì!>> disse lei fissando intensamente Ib.
Il
suo sguardo la metteva in soggezione e non solo per
l’inespressività delle pupille,
ma anche per qualcosa che intravedeva sotto di esse e che la agitava.
<<
Uhm … Piacere Ib>> le si rivolse timidamente
la bimbetta.
<<
Piacere>> le rispose senza trasporto e lasciando
sedimentare un silenzio
carico d’imbarazzo.
<<
Va bene! Ora che abbiamo più compagnia, possiamo procedere a
testa
alta!>> le incitò il più grande in
età della nuova comitiva e trovando
l’assenso entusiastico di Mary.
Prima
di proseguire però decisero di sfruttare il vaso
d’acqua che faceva capolino in
un angolo. Ne avevano passate di belle in quelle ultime ore e per
questo le
loro rose ne avevano risentito, mostrando la loro precaria salute con
toni
smorti e petali schiacciati.
<<
Dimmi Mary, siccome io e Ib abbiamo delle rose, per caso ce
l’hai anche
tu?>>
<<
Sì, ce l’ho. Ho una rosa gialla.>>
disse contenta porgendo fieramente il
suo bocciolo color limone.
<<
Mi raccomando, tienilo al sicuro, non perderlo e soprattutto non darlo
a
nessuno.>> la ammonì Garry, ma le sue parole
furono smorzate
dall’apprezzamento entusiastico della neo aggregata.
<<
Wooooow! La rosa di Ib è rossaaaaaa, mentre la mia
è giallaaaaa! Mi piace il
giallo, ma anche il rosa. Oh certamente anche il blu.>>
Il
ragazzo sospirò capendo che la ragazzina presa
dall’emozione non aveva
ascoltato una parola di quanto aveva detto, ma nemmeno i suoi
tentativi successivi vennero
ascoltati dalla piccola Mary. Così dopo un po’ il
giovane rinunciò ad avvisarla
dei pericoli che avrebbe corso per la sua sbadataggine, e presero a
camminare
dopo aver ricaricato i loro fiori.
La
ragazzina neoarrivata trotterellava al fianco di Ib senza scollarle gli
occhi
di dosso e sorridendole contenta come se fosse un girasole rivolto al
proprio
sole. Lei dal canto suo cercava di risponderle con un gesto simile per
non scoraggiare
le sue aspettative che avrebbero intaccato così anche lo
spirito della comitiva.
Sapeva benissimo quanto era importante tenere alto il morale del
gruppo,
specialmente ora che non era più composto soltanto da due
individui e addirittura con
loro c’era anche una bimba.
Continuarono
con il gioco del silenzio sotto lo sguardo divertito di Garry. Tuttavia
la
quasi leggerezza che aleggiava nell’aria perse un
po’ la presa quando
arrivarono a un bivio. Provarono prima con la diramazione di destra,
ma, come sempre, il divisorio per il blocco
successivo non si mosse, perciò furono costretti a prendere
l’altra strada.
Non
restarono molto contenti di ciò che trovarono o almeno non
Garry.
<<
Per l’amor del … Questo quadro, questa stanza.
Perché è così
inquietante?>> sbottò incapace di tollerarne
oltre la vista.
<<
Davvero? Penso sia carina invece!>> cinguettò
Mary facendo un’ampia
giravolta al centro della camera per abbracciarla tutta con lo sguardo.
<<
Quale parte di questo è “carino” ? Ho
l’impressione di essere osservato in
questa stanza…>> il ragazzo sicuro di
sé e leader del gruppo si trovava
in palese difficoltà.
Di
sicuro non aiutavano tutti quei coniglietti di stoffa colorati e dagli
occhi
rossi, disposti in due bancali paralleli sul perimetro laterale e
rivolti verso
di loro constatò Ib; per non parlare della riproduzione
gigante di una lepre ammantata
di rosa che acquattata in un prato sorrideva loro arricciando
sproporzionatamente gli angoli della bocca.
Lasciando
i due a discutere sulla soglia, la temeraria quindicenne, che non aveva
intenzione di partecipare alla discussione e anzi aveva tutte
l’intento di lasciare
alle spalle il prima possibile la sala, si avventurò per
capire meglio cosa
esattamente le desse fastidio di ciò che la circondava e
magari afferrare l’utilità
di quel ambiente. Decise perciò di dare
un’occhiata alla manciata di libri che
componevano l’ambiente e che dalle copertine sembravano
favole per bambini, per
cercare indizi utili. In ogni caso dovette cambiare presto opinione
leggendone
il contenuto. Una trafiletto molto allarmante, intitolato la rovina del
cuore, la
fece rabbrividire fino alle ossa, in particolare un paio di frasi.
“Se il tuo
spirito soffre troppo, inizierai presto ad allucinare, e alla fine
verrai
DISTRUTTO! O ancora peggio è che non sarai neanche cosciente
di quel fatto”
recitava il volumetto.
Lo
rilesse più volte cercando di concepire quale persona
contorta potesse mettere
certe cose in una novella all’apparenza innocente.
<<
Ib tu che ne pensi?! Garry continua a dire che è
inquietante. Io invece la
trovo carina, no Ib?>> reclamò attenzioni Mary.
<<
Non credo…>> si lasciò sfuggire Ib
ancora incredula.
<<
Che vuol dire?!>> protestò la ragazzina bionda
afferrando il lembi del
fiocco azzurro legato alla base del colletto di pizzo. La sua faccina
di
porcellana si era tramutata in una smorfia di disappunto che incupiva
ancora di
più i suoi occhi spenti.
<<
Ok allora. Che ne dite se cerchiamo gli indizi altrove?>>
suggerì Garry e
prese la via della porta prima che cambiassero idea.
In
quell’istante una delle ceramiche si frantumò
autonomamente, spaventandoli a
morte.
<<
A cosa serve?>> chiese innocentemente la bimba, mostrando
una chiave
luccicante, recuperata tra i cocci prima che i gradi potessero fare
alcunché.
<<
Bravissima Mary, ci servirà per passare dall’altro
lato. Bene adesso
sbrighiamoci a uscire da qui.>> le incitò
nuovamente.
Ib
stava seguendo i due compagni quando un risolino soffocato la fece
voltare
dubbiosa. Il leporide la stava guardando con un sorriso ancora
più tirato lacrimando
sangue per lo sforzo di non lasciarsi sfuggire il verso. Lei non si
fece
ingannare e rapida come una saetta chiuse l’uscio dietro di
sé prima che gli altri
potessero chiederle il motivo.
Ritornarono
in corridoio, i primi due contenti del ritrovamento, mentre Ib sempre
più
inquieta per i sospetti non riusciva a stare ferma. Non le piaceva come
si
stavano svolgendo le cose e prevedeva a breve una brutta sorpresa.
Sebbene
avesse tenuto la guardia alta non riuscì ad evitare quello
che avvenne. Infatti
passando davanti al quadro vuoto che avevano ignorato prima di svoltare
a
sinistra, non avevano notato una minuscola macchiolina rossa nella
parte superiore della tela e che ora
con un fruscio assordante cresceva a dismisura.
<<
I fiori del Male!>> lesse Mary ad alta voce dalla
targhetta, prima che
Garry la allontanasse.
La
corolla crebbe velocemente distendendo i petali cremisi insieme a delle
grosse
foglie coriacee. Gli spettatori troppo intenti a cercare di anticipare
i
movimenti della minaccia, non si accorsero degli steli acuminati che
stavano
perforando le piastrelle ai loro piedi finché non fu troppo
tardi.
<<
Ib attenta!>> le strillò Mary afferrandola per
il braccio e trascinandola
dal suo lato, mentre il ragazzo si ritrovò da solo sul
versante opposto a
schivare i fusti.
Quando
tutto si fu calmato il gruppo era stato diviso.
<<
State tutte bene? >> esordì allarmato.
<<
Mi ha spaventata. >> piagnucolò Mary
tastandosi il lungo vestito in cerca
di strappi.
<<
Ib ti sei fatta male?>> le chiese direttamente Garry non
avendo ottenuto
prima una risposta.
<<
No, credo di no. >> farfugliò lei
riguadagnando la postura eretta.
<<
Meno male, aspettate che cerco di togliere i rampicanti così
posso
raggiungervi.>> disse, ma si accorse non appena li
toccò
che non si
trattava di fibre vegetali. << Ma sono di pietra!
>> proruppe
sconvolto. E per quanto tirasse e calciasse, i rovi non volevano
saperne di
cedere.
Questa
volta anche Ib si mise a cercare un punto debole nelle colonne fatte di
rovi.
Non ci pensava nemmeno a lasciare che la situazione prendesse quella
piega.
Mentre
erano indaffarati nella ricerca, Mary prese la parola.
<<
Ehi, Ib. Abbiamo preso una chiave in quella stanza no? Forse apre la
porta e
potremmo trovare qualcosa di là per sbarazzarci di queste
cose.>>
La
ragazza la guardò come un’aliena. Come poteva
pensare di spostarsi anche solo
di qualche metro senza il ragazzo. Si sentiva più sicura se
c’era lui intorno
perché sapeva di poter contare sul sostegno
dell’altro. Invece con Mary alle
calcagna, quante possibilità aveva? Per non parlare delle
responsabilità che sarebbero
state molto più pesanti da sopportare.
<<
Andiamo a cercare?>> insistette la ragazzina euforica.
“ Pensa che sia un
gioco?!” la criticò mentalmente
l’adolescente.
Però
per quanto Ib la osservasse torva, tanto più lei insisteva,
ed in Ib cresceva
il disagio. Prese addirittura a stritolare i cilindri spinosi, tanto
era
il
nervoso per il discorso senza senso dell’estranea. Non voleva
lasciare il suo
di punto di riferimento e le spine offrivano un ottimo diversivo alla
volontà
di sbattere in faccia a Mary la realtà dei fatti.
<<
Mary non credo sia una buona idea >> tentò
Garry, vedendo la sua compagna
scurirsi in viso come una tempesta e guardare freddamente la dodicenne.
<<
Staremo bene, giusto? >> cinguettò Mary per
tranquillizzarlo, mentre si
aggrappava al braccio dell’interlocutrice, incurante delle
reazioni della
controparte.
Ib
dovette fare uno sforzo pazzesco per non scrollarsela di dosso. Fu solo
in
grado di replicare in tono crudelmente distaccato, <<
Preferirei non
dividerci. >>. Tuttavia quei pochi vocaboli furono in
grado di riversare
tutto il suo malcontento e disappunto, in più la voce le
uscì così rabbiosa e
glaciale che anche Garry si irrigidì per la sorpresa.
<<
Perché no?! Torneremo in fretta! Non riesco a pensare a
nient’altro!>>
protestò l’altra senza prestare attenzione allo
stato d’animo di Ib e nemmeno
ai tentativi di Garry di prendere parte al discorso per evitare il
precipitare
della situazione.
<<
Credo tu abbia ragione. Non c’è molto altro che si
possa fare. Se non trovate
niente assicuratevi di tornare indietro, va bene? Poi penseremo a che
cosa
possiamo fare.>> disse alla fine alzando di poco il
volume della propria
voce per superare quello ormai stridulo di Mary.
Alla
sua dichiarazione entrambe scattarono verso di lui con sentimenti
contrari: la
piccina con giuliva sorpresa perché per la prima volta una
sua idea era quella
vincente, mentre Ib con sgomento per la prospettiva di dividersi.
<<
Non ci penso nemmeno!>> si oppose afferrando
più saldamente gli aculei scultorei.
<<
Ib >>
<<
Non, non voglio!>>
<<
Rifletti. Sono bloccato, la stanza lì dietro è un
vicolo cieco e
solamente voi potete avanzare. Non ti preoccupare, dovete cercare un
oggetto
che possa aiutarmi e poi tornerete in dietro. D’accordo?
>>
Lei
non voleva sentire ragioni e scosse ostinatamente la testa per
rimarcare la sua
determinazione.
<<
Ascoltami, non c’è molto altro da fare. Non ti
preoccupare, andrà bene e se non
trovate nulla tornerete subito indietro.>>
rimarcò prendendo le mani
della ragazza per evitare che se le potesse ferire per
l’angoscia.
Gli
occhi della ragazzina lo guardavano ancora con dubbio e preoccupazione.
Capiva
benissimo come si sentiva, anche lui avrebbe preferito una soluzione
alternativa, tuttavia era inutile tergiversare, in più il
tempo era prezioso. Quindi
fu costretto a dire le uniche parole che potessero fare presa su Ib.
<<
Ho bisogno del tuo aiuto ora. Fallo per me.>>
Garry
vide il senso di tradimento colpire il viso dell’amica e
distorcerne l’espressione,
complice anche la consapevolezza di lei per le intenzioni che celava la
sua
richiesta.
Si
era dimenticato di quanto Ib fosse sveglia e perspicace.
L’aveva sottovalutata
lasciandosi forviare dalla giovane età, pensando di poterla
raggirare invece di
chiarire il suo punto di vista. Per questo avrebbe voluto aggiungere
mille e
altre spiegazioni o chiarimenti, ma non ebbe il tempo. La vide
accettare e
seguire Mary rassegnata.
Non
riuscì a dire loro di fare attenzione prima che sparissero
oltre l’angolo e se
ne pentì amaramente.
Lo
sgabuzzino in cui si trovavano a rovistare, tra gli scatoloni
impolverati e i
manichini in disuso, non aveva ancora
svelato i suoi oggetti nascosti, se mai ce ne fossero stati. In parte
perché c’era
sacco di cianfrusaglie di cui fare l’inventario e in parte
perché molte delle
cose che sembravano adeguate si rivelavano latte di vernice ammuffita e
tele
strappate. Non c’era molto altro che valesse la pena di
esaminare. Finalmente
dopo aver inalato quantità spaventose di pulviscolo e
solventi, in un cassone
di legno trovarono qualcosa degno di nota. Gli attrezzi da pittura
stipati lì
erano in buono stato sebbene coperti da un rossiccio velo di ruggine.
Ripresero
il loro lavoro di investigazione scartando oggetti su oggetti,
finché un
luccichio argento attirò la loro attenzione.
Fu
Mary la più veloce delle due ad afferrarlo e riesumarlo dal
mucchio.
<<
Forse può tagliare le rampicanti!>>
strillò rigirandosi tra le dita la
spatola per dipingere.
Eppure
Ib ebbe l’impressione che lo dicesse più per
sembrare contenta che perché lo
fosse davvero, di nuovo.
<<
Ne dubito. >> smontò la sua falsa allegria per
verificare la sua
supposizione.
<<
Forse hai ragione, non funzionerebbe, ma credo che lo terrò.
Sai giusto per …>>
le sorrise complice, cambiando umore tanto velocemente come il
tempo in
montagna.
Adesso
la contentezza di Mary si era fatta più affilata e quasi
sbeffeggiatrice.
Perciò, Ib che non aveva previsto una tale repentina
trasformazione degli
eventi, si trovò a dover sostenere quello sguardo e a non
riuscire a fermarsi dal mettere distanza tra di loro, preoccupata per
la sua incolumità.
<<
Non è meglio se la tengo io? Non vorrei che ti facessi
male.>> cercò di
suonare convincente. In più voleva davvero provare ad usarla
per liberare il
ragazzo, nonostante le avesse detto che non poteva funzionare.
<<
La tengo io! Mi piace. Che ne dici di tornare da Garry per
ora?>> spostò il
discorso per distrarla, mentre si infilava l’attrezzo nella
tasca dell’ampia
gonna verdeggiante.
La
giovane non era disposta a lasciarla andare così facilmente,
ma si trattenne
solo perché c’era una priorità che le
ricordava di abbandonare tutti i suoi, probabilmente
infondati sospetti, verso la bambinetta viziata. Prima che potesse
raggiungerla
o dire altro per provare ad impossessarsi della spatola, le lampadine
spoglie
sfarfallarono per un calo di corrente.
<<
Che succede?!>> strepitò Mary voltando la
testa a destra e sinistra, poco
prima che un nuovo blackout le lasciasse nel nero più
totale. Al nulla seguì un
tonfo tanto potente che le mandò a ruzzolar sul pavimento.
Ib ondeggiò
cercando di mantenere inutilmente l’equilibrio. Alla fine si
accasciò sui quelli
che scoprì essere cartoni saturi di umidità,
quando i bulbi vitrei tornarono in
funzione.
La
luce aveva portato con sé anche una novità:
un ospite inatteso si era
materializzato davanti all’uscita.
<<
No no no no! >> si lasciò sfuggire ad alta
voce Ib, lanciandosi verso il
manichino senza testa, ed incurante del fatto che potesse prendere
vita.
Lo
strattonò, lo spinse, lo assalì con
tutte le sue forze, ma non riuscì a muoverlo di un solo
passo con i pochi
muscoli che aveva. Era troppo pesante per lei sola e anche con
l’aiuto di Mary,
che la osservava apatica, non avrebbe cambiato la situazione.
Arrivò
addirittura a prendere la statua a calci, immaginando di disintegrarla,
pur di
rimuoverla dal suo cammino.
<<
Ib che fai?>> le domandò atona la bambina.
Lei
non rispose e continuò furiosamente ad infierire
sull’argilla senza riserve
fino al momento in cui rimase senza fiato.
<<
Non possiamo uscire Ib che facciamo? >> disse la compagna
fissando
l’assito come in trance.
Ebbe
l’impressione che si stesse prendendo gioco di lei,
perciò perse le staffe e
scoperchiò il vaso di repressione che si portava dietro.
<<
Che facciamo?! Che facciamo mi chiedi!!! Non possiamo passare e ci
toccherà
abbandonare Garry per colpa tua! Tu e la tua dannata proposta. Lo
sapevo che
non dovevo fidarmi. Non dovevo darti retta!>>
urlò di rabbia. Solo quando
finì l’invettiva si girò nuovamente
verso il manichino per non far vedere alla
bambina rimasta a bocca aperta per la paura, lo sforzo che stava
facendo per
tenere a bada le lacrime. Dovette strofinarsi più volte le
palpebre con i polsi
escoriati per impedire di scoppiare in un pianto dirotto ed
incontrollato.
Non
poteva abbandonare Garry. Non poteva lasciarlo li da solo, non dopo
aver
sperimentato quanto facilmente si lasciava abbattere se restava da solo
con i
propri pensieri, non dopo aver visto cos’era successo quando
aveva dovuto
affrontare la Donna in blu. L’idea la terrorizzava.
“
Quand’è che sono diventata così
?!” la investì il suo stesso pensiero di
colpevolezza, dopo aver trovato un briciolo di lucidità nel
vortice oscuro dei
suoi pensieri. “ Garry si fida di te! Sa che sai cavartela e
ti sta aspettando
dall’altro lato. Perciò reagisci e cerca un modo.
Ce la puoi fare!” le giunse
in soccorso la sua coscienza ricordandole anche che adesso non era
più da sola,
doveva pensare anche al bene di Mary. Il ragazzo gliel’aveva
affidata in quanto
la più grande di quel bizzarro duo, non poteva deluderlo,
per quanto la sua
insofferenza verso l’intrusa fosse inspiegabilmente
incalzante come il doversi
grattare una puntura di zanzara. Inghiottì
l’orgoglio e le preoccupazioni,
perché non voleva deludere Garry e doveva un minimo pensare
a Mary, anche per
empatia. Infatti si mise per un attimo nei
panni della bambinetta bionda che doveva essere spaventata come lo era
stata
lei trovandosi da sola nel labirinto, senza un posto dove andare,
nè
una meta.
Che poteva pensare una dodicenne di una situazione del genere? Lei si
era
spaventata da morire ed era un’adolescente, figurarsi quanto
dura doveva essere
stata per l’altra.
Prese
un bel respiro nel voltarsi e, nascondendo la vergogna,
provò a parlarle in
toni più docili.
<<
Mary mi dispiace. Non volevo urlarti addosso >>
L’interlocutrice
teneva la testa bassa e
calciava il pavimento con i sandaletti di vernice turchese.
<<
Non volevo nemmeno dirti tutte quelle brutte cose. Ero solo molto
arrabbiata e
spaventata. Perdonami.>> si scusò.
Finalmente
la ragazzina alzò lo sguardo e le sorrise di nuovo in modo
strano, tanto che Ib
dovette ricordarsi di non ripetere gli errori fatti prima.
<<
Sei perdonata! >> scandì lasciando andare il
broncio. << Visto che non possiamo fare
nient’altro che ne dici di andare per di qua?>>
le propose la ragazzina
saltellando allegramente puntando verso un altro ingresso nascosto
parzialmente
dagli scatoloni. Era partita pe la tangente, lasciando crollare
completamente
il discorso.
“
Non abbiamo scelta” pensò Ib stringendo i denti e
serrando le mani a pugno.
Dopo l’ultimo sguardo alla porta che le separava da Garry, si
decise a seguire il
vestito svolazzante della superstite del trio.
Trovarono
ad aspettarle una distesa di scalini che portavano al piano superiore.
A Ib non
piaceva affatto l’idea di allontanarsi così tanto
dal luogo dove aveva lasciato
il ragazzo perché temeva che, distaccandosi troppo, non
sarebbe più riuscita a
tornare indietro e a ricongiungersi.
“
C’è poco da fare. Forza e coraggio!”
cercò di sollevarsi il morale ed iniziarono
a percorrere la rampa.
Tonk,
tonk, tonk, tonk, tonk …
Risuonò
per il locale un rumore ritmico e costante che mise in allerta i sensi
della
ragazza più grande. Aguzzando la vista scorse
un oggetto tondo saltellare di gradino
in gradino verso di loro. Scappare era impossibile, perciò
Ib si posizionò
difronte alla compagna e attese l’inevitabile. I secondi
passavano
interminabilmente, scanditi solo dal moto uniforme
dell’oggetto.
Nel
frattempo Garry aspettava impazientemente che le ragazze tornassero, ma
era
ormai da diverso tempo che era in attesa, in più senza avere
nessuna risposta
ai suoi richiami. Raggiunse l’angolo da cui si poteva vedere
la direzione
intrapresa dalle giovani e ritentò per l’ennesima
volta di stabilire un
contatto. << Ib! Mary! Mi sentite?!>>
Nulla.
<<
Non va affatto bene. Lo sapevo che era
meglio non lasciarle andare da sole!>> si
rinfacciò.
Valutò
allora la situazione. Le aveva tentate tutte per piegare le sbarre
della sua
prigione, senza ottenere nessun risultato apprezzabile, per cui fu
costretto a
ritornare nella stanza alle sue spalle per un più
approfondito esame.
Riaprì
il battente e si lasciò sfuggire un brivido di disgusto.
<<
Non c’è modo che possa trovare questo “
Carino”>> dichiarò alla miriade
di bambole che lo osservavano con i loro occhietti rossi sproporzionati
e dalle
iridi catramate. Un ritratto centrale della stessa bambola, poi, lo
fissava
ghignando attraverso le sue labbra cucite con un filo della stessa
tonalità del
carbone.
Garry
non riusciva a trovare una singola caratteristica dalla pelle blu
emaciata, ai
capelli neri fatti di lana o nei semplici e sbrindellati vestiti
monocromatici,
che potesse alleggerire il senso di malessere che gli provocavano.
<<
Un tocco di classe impiccarle al soffitto.>>
cercò di sdrammatizzare con
l’ironia l’ennesimo scherzetto del designer
d’interni.
Rovistò
in tutto il locale senza trovare nulla di vagamente interessante. Lesse
anche
lo stesso libro che aveva visto tra le mani di Ib qualche minuto prima
e provò
una dolorosa fitta di preoccupazione per la sorte delle ragazze per la
probabilità che quanto riportato nel volume fosse vero.
Sperava
con tutto se stesso che stessero bene.
“
Pensa Garry, pensa come puoi uscire di qua?!” si
sforzò di ragionare, ma non
gli veniva in mente un’idea sensata da seguire. Poi una
brezza fresca
proveniente da dietro la libreria gli ravvivò i capelli.
Spostandola per
indagare da dove arrivasse, trovò la soluzione al suo
rompicapo.
Le
ragazze videro la sfera rossa spiaccicarsi sull’ultimo
basamento e formare
delle lettere che rapide, come formiche attratte dallo zucchero, si
accostarono
a formare una frase tremolante:
“
Voglio che tu ti diverta Ib! In un mondo
divertente senza Adulti. Staremo insieme. Tu io e i nostri amici.”
<<
Chi è ?>> chiese Mary tirandola per il lembo
della gonna.
<<
Non lo so. Ignoralo.>> le suggerì la ragazza
nonostante stesse tremando
come una foglia. In verità sapeva benissimo chi la stava
cercando per questo
non le sembrava una buona idea spaventare ulteriormente la compagna.
<<
Maledizione!>> imprecò Ib disperata nel vedere
l’enorme voragine che
spaccava in due il pianerottolo che avevano raggiunto.
<<
Mary! Ib! siete voi?!>> gridò una voce
familiare.
<<
Garry. Garry!>> le rispose la più grande delle
ragazzine, correndo verso
l’orlo della fenditura. Si lasciò cadere in
ginocchio per vedere oltre i
materiali che componevano l’impalcatura del piano.
Il
ragazzo era proprio lì, un piano più in basso nel
suo immancabile cappotto.
<<
Stai bene?!>> strillarono in coro per poi scoppiare a
ridere.
La
ragazza non si sentiva più dispiaciuta per come si erano
lasciati, anche per
quello che le aveva detto. Sapeva bene il motivo per cui
l’aveva fatto per cui
se fosse stato in lei decidere come proteggere altre persone in quella
situazione, avrebbe fatto la stessa cosa. Inoltre era bastato vederlo
intero
per placare la sua irritazione.
<<
Io alla grande. Voi come ve la cavate?>>
intavolò lui sperando che la
distanza fosse tale da non lasciarle vedere l’enorme sorriso
di sollievo che aveva
stampato in faccia.
<<
Bene, anche se abbiamo un problema, non riusciamo a proseguire
perché il
pavimento è rotto. L’unico quadro è
troppo lontano da raggiungere.>> si
sentì subito in colpa di dover dare all’amico
altre preoccupazioni, ma davvero
non sapeva che fare.
<<
Non riuscite a saltare?>>
<<
Se lancio Mary dovrebbe riuscire a passare, ma io non ce la faccio.
Riesci a
vedere se c’è una corda che penzola lì
da te? il quadro c’è attaccato.>>
espose la situazione Ib.
<<
Aspetta, vado a controllare>>
Garry
ispezionò ogni angolo del salone ed in effetti oltre alla
sua di uscita, trovò
cinque corde penzolanti addossate ad un capo della parete, proprio
sotto a dove
scorgeva la ragazzina.
<<
Ok, ci sono. Ho trovato le corde, qual è?>>
<<
Io ne vedo solo una qui.>> replicò lei.
<<
Maledizione dovrò provarle tutte.>>
borbottò tra sé e sé. <<
inizio
a tirarle, dimmi quando succede qualcosa>> la
informò afferrando il primo
capo.
Partì
da quella alla sua estrema destra, strattonandola più forte
che poté. Una bambola
come quelle dell’ala precedente si schiantò sul
pavimento in una pozza cremisi
con un suono raccapricciante ed improvviso,
facendo
sussultare il ragazzo per lo spavento.
<<
Garry tutto okay?>> chiese Ib in pensiero.
Non
tardò a rassicurarla, ma di certo non ne poteva
più di quel posto orrendo, in
quel momento più che mai.
Provò
con la seconda cima e rimase al buio, la terza gli fece prendere un
altro bello
spavento, la quarta gli spruzzò addosso una polvere verde
che sapeva di zolfo,
e finalmente l’ultima servì alla loro causa.
Difatti l’oggetto necessario alle
ragazzine si staccò dalla parete e grazie alla corda che
teneva Garry, lui potè
posizionarlo in modo che lo potessero utilizzare come ponte.
<<
Ora riuscite a passare?>>
<<
Sì, andiamo Ib!>> rispose Mary al posto suo.
Mettendo alla prova con i
suoi salti la resistenza del legno.
<<
Grazie Garry. Tu che farai?>> gli rispose la sua prima
compagna di
viaggio che cercava di guadagnare più tempo.
<<
Devo proseguire per forza, ma la porta è bloccata e non vedo
nient’altro da
poter usare.>>
La
ragazza si guardò intorno. Poteva darsi che come era
successo per loro, l’oggetto
che poteva servire al ragazzo fosse da qualche parte nel loro raggio
d’azione,
ma non vide nulla di simile ad un apriporta simile a quelle che avevano
trovato
prima.
<<
Qua c’è una formina a triangolo se ti
può servire.>> gli riferì
agguantandolo.<< Sì, mi serve
quella!>> sbottò il giovane, osservando
più da
vicino la serratura che rispecchiava la descrizione ricevuta.
Così Ib gliela
lasciò cadere di sotto evitando di tirargliela in testa.
<<
Dai Ib andiamoooooo!>> piagnucolava Mary che aveva
già attraversato il
ponte provvisorio e sbatacchiava il nuovo arco di passaggio.
<<
Aspetta!>> la rimproverò. Voleva parlare
ancora un po’ con l’amico, non
voleva lasciarlo di nuovo.
<<
Non ti preoccupare ci rivedremo ancora, promesso! E mi dispiace per
prima>>
la rincuorò.
<<
Hahahahaha ti avevo già perdonato. Allora stai attento! Devi
arrivare intero
intesi? Non me ne vado da qui senza di te.>> gli promise
mimando con il
mignolo il giurin-giurello.
<<
Ricevuto capo. Ma fai attenzione anche tu.>>
sghignazzò lui e copiò il
gesto.
Con
l’ultimo scambio di battute l’impazienza di Mary
ebbe la meglio, trascinando la
povera Ib verso i nuovi locali e sciogliendo ancora il gruppo. Il
ragazzo
rimase ancora un attimo ad osservare le siluette della giovane che
passava
senza problemi la passerella, poi proseguì anche lui per la
sua strada sebbene
in ansia, ma con la speranza che la promessa che si erano fatti li
avrebbe
ricongiunti di nuovo.