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Autore: killian44peeta    16/07/2017    0 recensioni
Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' -
La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.
I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.
Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.
I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.
Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Gli Elementi - Il maledetto

Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' - 

La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.

I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.

Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.

I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.

Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.

E tutto solo perché era tornato lì, era tornato da lui immaginando un rimprovero breve e senza troppe conseguenze... ma ovviamente non era stato così.

Se avesse avuto l'intelligente idea di non tornare da loro forse non sarebbe finito in quella situazione.

Le mura lo opprimevano, si sentiva soffocare.

Udì dei passi fuori dalla porta e riconobbe immediatamente a chi appartenevano.

-Allora?- disse la voce dell'essere, incalzando il giovane Elemento.

-No- sbottò di risposta Luxor, immediatamente e con un tono secco e rabbioso.

-Come sei scontroso- ridacchiò egli, con una tale malvagità che fece partire un brivido di paura su per la schiena del Ghiaccio.

Luxor cercò di mascherarlo con del sarcasmo-Oh, beh, se tu mi facessi uscire forse sarei appena un po' meno scontroso, non ti pare?-

-Non posso farlo- ribatté.

L'Elemento si immaginava già la soddisfazione che lui provava a dirgli questo, a impedirgli di essere libero.

Provò un impeto di rabbia tale che lo fece alzare per poi avanzare verso la porta, scaraventando il tavolo a terra.

-Ti chiedo di farmi uscire. Ora-

-Pregami in ginocchio-

-Ma che ?... scherzi?! Non sono il tipo da preghiere disperate- scandì le parole, sprezzante

-Davvero? Ti credevo più servizievole-

-Aprimi, maledetto- urlò a denti stretti con un gorgoglio che gli percorreva la gola, mentre sputava un ringhio pieno d'odio.

Il suo petto si alzava e si abbassava irregolarmente, ad un ritmo quasi fuori norma.

Il Ghiaccio aveva un incontrollata voglia di staccare la testa a morsi all'essere, era un desiderio quasi impossibile però, poiché egli era fuori dalla stanza.

-Non mi sembra una preghiera questa qui- lo stuzzicò con voce cantilenante

Il giovane sibilò, sentendo i pugni che gli si congelavano.

-Se non mi fai uscire giuro che...-

-Non puoi fare niente lì dentro-

Luxor fece una smorfia, mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.

Un rivolo di liquido rosso gli percorse il mento, procedendo verso il suo collo affilato, tracciando una riga.

Luxor lo fermó, pulendosi rapidamente.

-Le tue minacce non servono a spaventarmi, non ci riescono affatto- continuò l'essere dietro la porta.

-Fammi uscire! É già fin troppo tempo che sono rinchiuso in questo posto! -

-No, puoi starci un altro po'-

-Assolutamente no!- gridó, tanto che l'eco della sua voce schizzó tra le pareti, risuonando fino a diventare un sussurro ripetuto .

-Ti ho detto di farmi uscire da qui. Subito-

-E la preghiera dov'è?-

-La preghiera non l'avrai. Non avrai nulla-

-E allora non uscirai-

-Non puoi farmi questo- ribatté ancora, cercando di apparire più tranquillo di tono.

-Oh sí che posso-

Luxor contrasse il viso in una smorfia, sentendo nel suo corpo una vibrazione.

L'Elemento spingeva, voleva scatenarsi, voleva avvolgere ogni minima parte di quella stanza.

Eppure il Ghiaccio non si mosse, non lasció andare neanche un pizzico del suo potere.

Se lo avesse fatto, sarebbe finita.

Avrebbe dovuto aspettare ancora troppo a lungo, era stanco di rimanere in quella cella noiosa e vuota.

Non gli importava più ormai degli Spettri e di quello che gli Spiriti, ma soprattutto lui gli avrebbero dato.

Se lo sarebbe preso da solo, in un modo o nell'altro...

A meno che non lo facesse uscire.

-Perché vorresti una preghiera? Vuoi sentirti potente per caso ?-

-No. Voglio la soddisfazione di averti domato-

Luxor alzó il sopracciglio, con una netta espressione di disapprovazione.

Era pentito di quello che aveva fatto.

Si era lasciato andare un po' troppo con il suo potere, tanto da rallentare il processo di trasformazione.

E tutto per via di quella voce.

Quella voce che continuava insistentemente a gridargli nella testa, ma che fortunatamente sembrava aver, al momento, smesso .

Quella voce che gli sembrava così lontana e allo stesso momento così vicina.

Non capiva chi ella fosse, né che cosa davvero volesse da lui.

-Non sono mica un cavallo- borbottó, sbuffando, nascondendo i pensieri che gli avevano completamente occupato la mente.

-Lo so. Ma voglio domarti. Voglio essere sicuro di potermi fidare di te di nuovo-

-Puoi. Tirami fuori-

-Pregami-

-No-

-Mi dispiace allora. Anche la mia risposta é no-

Non poteva non infuriarsi con lui.

E proprio per quel motivo, sapeva che se ne sarebbe andato, aveva accumulato circa il sessanta percento delle sue energie fredde.

Una volta scaturite, si sarebbe sfigurato, sarebbe stato pronto.

-Non puoi chiedermi qualcos'altro?- chiese, cercando di non sembrare sospetto nel suo improvviso silenzio.

-No, mi dispiace, se vuoi uscire c'è solo questo modo-

"Lo credi tu" pensò il Ghiaccio, indispettito, per poi mettersi le mani sui fianchi e appoggiarsi con la schiena al muro.

-La libertà per una preghiera- disse l'entità con tono suadente.

-Chi non mi assicura che dopo averti pregato, non mi lascerai qui a marcire ?-

-Su, non ti fidi di me ? Quello che ti ha allevato con costante impegno e affetto? -

-Sì, come no- disse, sbuffando, mettendosi le mani in faccia con una teatralità sarcastica -Sei stato il mio maestro, di certo non un genitore benevolo e rassicurante-

-Lo so.

Ma ti ho fatto crescere, ti ho aiutato a apprendere a pieno le tue capacità.

Ti ho mostrato la via della grandezza, ti ho fatto diventare quello che adesso sei-

-Ma che bel lavoro che hai fatto... vuoi un premio ?- sibilò, assumendo un espressione seccata.

-Sì, la tua preghiera-

Cercava di giocarsela buona, sí, ma a Luxor non lo incantava.

L'accordo con lui era durato abbastanza.

Ora era il momento di spezzarlo.

Fissò la porta, le energie fredde erano quasi al completo.

Ragionò silenziosamente su tutto.

Una volta che lui se ne fosse andato, dopo dieci minuti sarebbe arrivato uno Spettro o un Demone dei tanti a portargli la cena, aprendo quella minuscola finestra in fondo alla porta.

A quel punto sarebbe passato e con la trasformazione avrebbe cercato l'uscita.

Non ci avrebbe impiegato tanto, o almeno, un po' ci avrebbe messo, ma nessuno sarebbe riuscito a fermarlo.

Una volta fatto, si sarebbe ritrasformato, tornando nella sua forma.

-Allora? La tua preghiera dov'è?-

L' Elemento guardò verso il basso e tacque, osservò le venature del pavimento percorrere tutta la stanza.

Lo portavano al letto.

Lo sollevò, piano, per non essere sentito e guardò il punto preciso dove tutte si concludevano.

Si univano in un unica mattonella leggermente spostata rispetto alle altre.

La scostò, rimuovendo con essa un po' di polvere al di sotto, trovando una scatola color mogano delle dimensioni di una mano.

Sollevò il coperchio, altrettanto in silenzio, trovandovi dentro uno zaffiro luccicante, con inciso un fiocco di neve.

Lo prese agli angoli e dopo averlo scrutato rapidamente, lo infilò in tasca.

-Visto che non mi giunge risposta, immagino sia un no e visto che sei un mulo in certe situazioni, caro mio, ti lascio alla tua desolazione-

-Bene. Vattene- urlò, ringhiando.

L'essere girò i tacchi, iniziando ad allontanarsi dalla porta con passi regolari.

Luxor poteva sentirli risuonare tra le pareti, ne contò una trentina poi ascoltò ancora di più, cercando di udire anche solo un flebile respiro.

Niente.

Silenzio assoluto, più un nuovo inizio di ripetersi di passi in sua direzione.

Muto, percepí le proprie energie fredde al completo.

Gli attraversavano il corpo interamente, pronte ad esplodere.

Sentì la presenza del Demone dietro alla porta.

Egli si fermò e Luxor udì il frusciare quasi a intermittenza del suo corpo, il mantello che si scontrava con la superficie della porta.

"Tre..."

Il Demone avvicinò la mano alla finestrella.

"Due..."

Questa venne leggermente sollevata.

"Uno..."

Metà di essa venne tirata su, mostrando le dita nodose del Demone.

Sembravano quasi rami d'albero tatuati, con segni che si estendevano su ogni singola falange.

"Ora" pensó improvvisamente il Ghiaccio.

Luxor fece saltare ogni controllo, ogni sua particella ebbe un balzo, restringendosi.

Rapidamente attraversò lo spiraglio, proprio mentre il Demone ci infilava il piatto.

Scivolò fuori e appena gli passò accanto lo vide tramutarsi in una statua di ghiaccio che, al minimo contatto con l'aria prese a sgretolarsi pezzo per pezzo.

Trasportato dalla corrente, percorse il lungo, oscuro, corridoio deserto, che sembrava non avere conclusione.

Lo attraversò, fremendo dall'insistente attesa che persisteva.

Procedeva ormai da minuti quando lo spazio finalmente si allargò e vide il salice piangente, che simboleggiava l'imminente uscita dalla galleria.

Luxor ricordò di aver letto qualcosa al riguardo di quell'albero.

Quella antica pianta dalle radici immerse profondamente nella fontana, insieme alle altre sue simili, poteva... bloccare l' orologio.

"Bloccare l' orologio ? Erano veramente queste le parole ?"

Non ne era sicuro.

Decise di lasciar perdere e, superato l' albero, seguì un secondo viottolo.

Sentiva il suo respiro ed il suo cuore avanzare irregolarmente dalla tensione.

Era impaziente e infastidito, temeva di non riuscire ad uscire, temeva di venire ingabbiato una seconda volta.

E non aveva alcuna intenzione di esserlo di nuovo.

Sospirò, socchiudendo un attimo gli occhi, ripetendosi di rimanere calmo il più possibile, fatto che, dopo diversi minuti portó il suo frutto.

Vide della luce filtrare, leggera, principalmente tra due rocce e notò l'uscita.

Sgranò gli occhi e vi si fiondò.

La luce e la brezza lo avvolsero immediatamente, respirò a fondo, sentendosi libero e vivo.

Gli alberi, le foglie... gli sembravano ancora più brillanti, più carichi, più colorati, tanto che lui ne fu piacevolmente sorpreso.

Il grigio scuro della stanza in cui era stato fino ad ora, gli aveva quasi annullato i colori dalla mente.

E non solo...

Iniziò ad avanzare, guardandosi intorno, immaginando di poter ricoprire tutto di ghiaccio.

Sarebbe stato un peccato trasformare tutto in bianco, ma dopotutto era quello che si meritavano gli esseri umani.

Era ciò che andava fatto.

Continuò ad avanzare, imprimendo ogni minimo colore nella sua mente.

E ad un tratto sentì di nuovo urlare nella sua testa, ancora una volta.

Urla che lo fecero indietreggiare appena, per poi piegarsi in due.

Rimbombavano nella sua testa con una tale forza che se la stringeva tra le mani, mentre il suo corpo riassumeva la forma umana.

L'urlo era prolungato, straziante, distruttivo.

Sentí qualcosa colpirgli la spalla e forargliela, anche se non comprese cosa potesse essere.

Ma non gli importava, il dolore del colpo subito era meno intenso di come era quello nella sua mente.

Le grida facevano troppo male.

Gli distruggevano ogni parte cerebrale, lo attraversavano ad una tale intensità che gli sembrava di morire.

E dopotutto in parte voleva morire, desiderava non dover subire tutto quello che gli stava accadendo.

Non era solo la voce che gli faceva male... era quello che seguiva.

Lo stavano consumando.

Neanche si rendeva conto dei fiotti di sangue che gli scendevano giù dalla spalla, ad un ritmo tale che la probabilità di morire dissanguato si faceva sempre più vicina, insieme a tutto quel caos che si librava in lui.

La freccia era incastrata tra la carne e l'osso e faceva intravedere lo strato al di sotto: rossastro, tumefatto, sanguinante ed aperto.

Luxor si buttò a terra, le mani strette tra i capelli, stringendoli e tirandoli a forza, quasi per strapparseli.

Per lui, dopo pochi secondi in cui rimase agonizzante, tutto divenne improvvisamente buio.

Una ragazza dai capelli neri e dagli occhi oro, con un arco in mano, poco lontana dall'Elemento, stava seguendo la pista tracciata dalla freccia.

Il coniglio che aveva puntato o era riuscito a sfuggirle completamente o lo aveva colpito.

Quando, correndo, raggiunse il corpo del giovane, trovando la freccia conficcata nel suo corpo, le scappò un urlo.

Tremante, gli si avvicinò, girandolo per poterlo osservare meglio, ispezionando la ferita che involontariamente gli aveva inferto.

Era solo svenuto, nonostante respirasse a fatica.

Fece un sospiro di sollievo, per poi afferrargli la vita e caricarselo sulle spalle.

Aveva lasciato il cavallo poco distante.

Lo ritrovò a brucare l'erba, completamente immerso nella procedura.

La giovane sorrise, dandogli una piccola patacca sul collo.

Luxor venne messo davanti, lei si mise dietro di lui, afferrando le redini dell'animale e mandandolo al galoppo.

Cavalcò per mezz'ora, preoccupandosi di velocizzare il ritmo della corsa per tornare a casa prima che si facesse troppo buio e che non potesse salvare il ragazzo.

Dopotutto lo aveva colpito lei, non aveva intenzione di lasciarlo in quella maniera, non voleva diventare un assassina.

Certo, poteva essere un ladro... od un assassino lui stesso, ma questo le sarebbe importato dopo averlo curato, non voleva avere la coscienza sporca.

Con il costante galoppo del cavallo, vide il sole iniziare ad abbandonare il cielo.

Cavalcò ancora, fino a raggiungere la città.

Varcò le sue porte, per poi farsi strada tra tutti i passanti e arrivare casa sua.

Era piuttosto piccola, con le mura mal ridotte, con una stalla dietro.

Vi lasciò l'animale, per poi sollevare Luxor e portarlo dentro casa di soppiatto.

Appena fece un passo dentro, si trovò difronte a sua madre e a suo padre.

Uno aveva i capelli grigi, con brevi segni bianchi, dagli stessi occhi della figlia, l'altra aveva i capelli neri e gli occhi arancioni.

-Stavo... stavo cacciando e per sbaglio l' ho colpito alla spalla... é svenuto- fece subito, appena gli adulti la guardarono.

Ed i due si alzarono e aiutarono la figlia a portarlo in una camera, per poi posarlo sul letto con delicatezza.

La madre si sedette sul fianco del giaciglio mentre il padre entrava in bagno, cercando bende e erbe.

-Rhy, togli la freccia, molto delicatamente- ordinò la madre, osservando le sue stesse mani mentre tremavano a intermittenza.

-Va bene, mamma-

Rhy si avvicinò a Luxor, per poi afferrare la coda della freccia, il più dolcemente possibile, sfilandola.

Vide il sangue velocizzare la discesa, percorrendogli la maglia azzurra, macchiandola e inzuppandola.

Il padre giunse con molte fasce e un miscuglio di erbe.

Si diresse a sua volta davanti al Ghiaccio, strappandogli la maglia, ormai ridotta ad uno straccio zuppo di linfa vitale.

Si posizionò al suo fianco e sparse la medicina all' intorno della ferita.

-Tenetelo fermo- disse lui -Gli brucerà un po'-

La madre gli prese le gambe, Rhy invece si sedette affianco al suo petto, stendendosi su di esso, bloccandolo e immobilizzò le sue braccia con le proprie.

Il padre procedette nel lavoro , inserendo il composto delle erbe nella ferita, facendo spalancare gli occhi a Luxor, il quale, urlando di dolore, cercava di dimenarsi dalle prese ferree.

Si agitava, anche se era completamente bloccato, sembrava che da un momento all' altro sarebbe riuscito a liberarsi.

Rhy respinse un ondata di nausea mentre vedeva le erbe reagire al contatto del sangue e della pelle, provocando una sorta di disgustosa poltiglia verdastra che andava ad accumularsi sulle coperte.

Il giovane, dopo minuti e minuti, smise di agitarsi, anche se era comunque scosso da brividi e fremiti.

Lui fissò i tre, il suo sguardo passava da uno all' altro, talmente tanto rapidamente che sembrava quasi impazzito, gli occhi completamente sgranati dalla sorpresa e il viso coperto di sudore che scendeva sui suoi lineamenti lentamente.

Resse per diversi secondi, poi svenne ancora.

Il padre avvolse la spalla di Luxor con alcune delle bende, poi lasciò completamente la stanza.

-Devi stare più attenta quando cacci- disse la madre, ammonendola con uno sguardo carico di rimprovero.

-Lo so, mamma, ma io stavo puntando ad un coniglio... ha attraversato un cespuglio e ho provato comunque a colpire.-

-Mmmmh... -  l'espressione di rimprovero si ammorbidí un minimo -Dopo ti scuserai con lui... -

-Sí, mamma- replicó lei, convinta, prendendo poi, quando lei scomparve, a mordersi il labbro inferiore.

La madre tornò infatti in salotto, mentre Rhy sospirò e si sedette sul letto, osservando il ragazzo biondo.

Lo studiò, in silenzio, osservando quelle due labbra rosate, quel naso dritto, le ciglia lunghe e dorate.

Osservò soprattutto i capelli d'oro, quasi ricci, che scendevano a cascata verso le spalle mediamente larghe e abbastanza muscolose .

Era un ragazzo veramente bellissimo, non poteva non ammetterlo a se stessa.

Ricordava benissimo quegli occhi azzurro ghiaccio, che fissandola anche solo per un secondo, sembravano averla trapassata.

Silenziosamente,si chiese chi potesse essere, da dove provenisse e smaniava di aver un altro assaggio di quello sguardo cristallizzato.

Lo guardò riposare per diversi minuti, fino al punto in cui fu richiamata a cenare.

Pensando al coniglio di scorta che si era fatta sfuggire, le veniva un certo nervosismo, ma ...

In cambio aveva trovato lui.

Quel ragazzo.

Raggiunse la sala da pranzo, pensierosa e si sedette a tavola.

La cena era già servita.

La famiglia la consumò in silenzio, l'unico rumore che si susseguiva era quello delle posate ed il continuo masticare.

Le occhiate che i tre si lanciavano erano cariche di nervosismo e attesa.

Rhy si lasciò uscire un sospiro e finito di mangiare, si congedò, ovviamente dopo avere sparecchiato.

Uscì di casa per abbeverare il cavallo, desiderando soltanto di poter rientrare e osservare ancora il giovane che occupava il letto della stanza degli ospiti.

Si passò una mano tra i capelli, per poi afferrare una balla di fieno e spostarla verso l'interno della stalla.

Prese dunque un secchio e, aprendo la pompa, lo riempì fino all'orlo.

Arrivò in fretta all'abbeveratoio del suo stallone grigio e ve la vuotò in fretta, lasciando qualche breve grattatina tra le orecchie dell'animale che le accettò con uno sbuffo soddisfatto.

Tornando indietro abbastanza rapidamente, osservó il cielo serale che la sovrastava.

Nuvole scure lo coprivano, ma l' aria che aleggiava non mostrava segnali di tempeste imminenti.

Fissó dopodiché il bosco lontano, guardando le chiome scure e imponenti stagliarsi contro l' infinito.

Rhy si morse di nuovo la parte inferiore della bocca, in silenzio, poi rientró in casa, avviandosi verso la camera che Luxor aveva occupato.

Era immobile e avrebbe potuto tranquillamente sembrare morto se non fosse stato per l'intermittente respirare del giovane che alzava e abbassava il suo petto.

Le sue labbra erano leggermente socchiuse e le mani strette alle coperte.

Non sembrava stesse facendo sogni particolarmente agitati, ma piuttosto pesanti e confusi, tanto che la sua espressione aveva un che' di incerto.

Se soltanto Rhy avesse saputo che tipo di sogno egli stava facendo, si sarebbe sicuramente spaventata.

La giovane fissó il ragazzo aureo per parecchi altri minuti, o forse anche ore, tanto che le uscí improvvisamente uno sbadiglio di bocca.

Doveva essere abbastanza tardi

Sbadigliando una seconda volta, si diresse a passo pigro verso la propria stanza.

Appena varcó la soglia,si abbandonó sul letto, addormentandosi profondamente.

Mio dio, siamo di nuovo qui! Qui con questo libro che, Maria i parti sono più facili.
Come al solito, un capitolo a settimana... la data? Contino con i sabati ? Ditemi voi lettori! Mi scuso ancora tantissimo per avervi fatto aspettare! Datemi i vostri pareri , sono pronta ad ascoltarli.
Come al solito, non metteró spazi autrice a meno che non vi ringrazi o vi chieda l'ascolto di una canzone precisa! Se voleste fare una fanart, sono felice di accettarla e metterla in un capitolo. Ovviamente, vi taggheró. Love you

Killian44peeta - Crystaltrey

 
  
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