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Autore: blu992    16/07/2017    7 recensioni
Di come Stiles deve risolvere un problema sovrannaturale da solo. O quasi.
Persone scomparse. Nuove amicizie. Nuove alleanze. Stessa Sterek.
Dalla storia:
Stiles si svegliò quella mattina di inizio dicembre perfettamente riposato, i muscoli distesi e i piedi gelati [...] Afferrò il cellulare sulla scrivania per controllare se ci fossero notifiche. Aprì il messaggio di Scott, probabilmente il suo buongiorno come ogni mattina, ma si bloccò al centro della stanza dopo averne letto il contenuto.
(Ore 22:45) Nemeton. SM
Era della sera prima, ed era davvero un messaggio strano. Per questo decise di non rispondere, ma di far partire la telefonata. Telefonata che dopo dieci squilli si interruppe per mancata risposta.

[Sterek]
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi dispiace enormemente per l’altrettanto enorme ritardo, non me lo perdonerò mai!

Spero di avervi ripagato l’attesa almeno in minima parte e vi chiedo scusa anche per i probabili errori, è stato corretto in fretta, perché avevo pochissimo tempo per finire il capitolo e pubblicarlo.

Buona lettura!

 

 

Stiles aiutò Elìas a scendere dal Nemeton anche se lui sbraitava di non averne bisogno e lo affiancò fino a quando non lo vide seduto comodo sul divano di casa di Seth. Seth che se ne stava appoggiato con i fianchi al bancone della cucina quando Stiles lo raggiunse, lasciando gli altri in biblioteca.

“Stai bene?” gli chiese bloccandosi ad un metro da lui.

Seth non rispose, tenendo lo sguardo basso. Stiles avanzò di un altro passo, abbassandosi per guardare il viso del ragazzo da dotto il ciuffo biondo che gli ricopriva gli occhi. Seth sbuffò, sembrando infastidito da quella insistenza, ma non si spostò, alzò solo la testa.

“C’erano probabilità più basse che fosse lei, no? I tuoi amici sono di più.”

Stiles annuì in risposta, infilandosi le mani in tasca e dondolando in silenzio sul posto. Stava per abbracciare di nuovo quel ragazzo che gli sembrava tanto fragile, quando qualcosa gli toccò le gambe.

“Ehi, Derek, cosa succede?” chiese sivolgendosi al lupo nero che, in risposta, si girò andando di nuovo verso la biblioteca. Stiles lo seguì, seguito a sua volta da Seth e dal cane che nel frattempo si era acciambellato ai piedi del biondo, e si sedette di fianco ad Elìas.

“Questa fanciulla mi ha detto cosa sta succedendo. Confermi?” chiese il mezzo lupo. Stiles annuì.

“Quindi io non ho dormito, ma sono stto in qualche posto sconosciuto?”

Stiles annuì ancora una volta.

“Non ricordi nulla? Nemmeno di aver sognato qualcosa?” chiese Seth, avvicinandosi, ma tenendo un tono calmo.

“No. Cioè, ricordo di aver sognato un posto bianco, totalmente bianco, ma nient’altro”, spiegò Elìas, mettendosi comodo sul divano, appoggiando i piedi sul grembo di Stiles, che, a sua volta, si era già girato verso Derek, guardandolo fisso negli occhi. Il grosso lupo nero fece un cenno, un breve cenno di assenso. Stiles sapeva che si erano capiti: il posto che aveva visto il suo amico era il Nemeton, lo stesso posto in cui era rimasto intrappolato Stiles quando era stato posseduto dal Nemeton. Aveva raccontato a Derek di quello che lui credeva fosse un sogno solo un anno dopo la fine di quegli avvenimenti, mentre era al loft aspettando che Scott passasse a prenderlo perché la Jeep aveva deciso di lasciarlo a piedi e pioveva a dirotto. Derek lo aveva ascoltato, con espressione seria, poi gli aveva detto che anche lui aveva sognato un posto del genere una volta, solo una volta, la notte dopo aver lasciato Paige lì. Erano arrivati alla colclusione che quello fosse il modo in cui il Neeton si  era deciso di presentarsi a loro, ma nulla di più e non ne avevano più parlato.

Stiles non aveva idea se ora, dopo il racconto di Elìas, quel post fosse ancora una semplice proiezione mentale e i suoi amici fossero in qualche altro luogo fisico in pericolo, o se quel luogo asettico esistesse davvero. Avevano un solo modo per scoprirlo e Stiles si meravoglio per non averci pensato prima. Guardò ancora una volta Derek che si era seduto all’altro lato della stanza, lo vide annuire ancora e, consapevole che il lupo avesse capito, parlò.

“Dobbiamo scendere sotto il Nemeton. So che dovrebbe essere tutto distrutto, ma dobbiamo almeno provarci e controllare che i corpi di tutti non siano lì.”

“Andiamo” esclamò Seth, afferrando un braccio di Stiles, ma quast’ultimo fu praticamente sbalzato via, mentre Elìas sbatteva il sedere contro il pavimento, da un Derek ringhiante. Stiles osservò sbalordito la scena: Elìas che si guardava intorno per capire cosa fosse successo; l’Aatxe che accarezzava distrattamente il cane, come se non gli interessasse l’origine del trambusto; e Derek con tutte e quattro le zampe su Seth, che gli ringhiava a mezzo centimetro dalla faccia.

“Stiles! Riprenditi il tuo lupo, porca puttana!” urlò il biondo, cercando di spostare il peso del lupo dal suo stomaco, ma con scarsi risultati.

Stiles si riscosse, cercando di capire cosa fosse successo e richiamando Derek, ma tutto quello che ottenne fu un ringhio rivolto anche nella sua direzione.

“Okay, okay, forse ho capito” disse alzando le mani in segno di pace, “Derek, non vuoi che ci avventuriamo lì sotto senza essere preparati, senza essere dei grossi lupi come te e tutto il resto?” chiese, ricevendo in risposta unn altro ringhio, probabilmente per il tono da presa in giro. Derek sembrò poi calmarsi, come se stesse pensando, poi liberò Seth dal suo peso, spostandosi verso Stiles, mettendosi esattamente davanti al ragazzo e dandogli le spalle. Un ringhio ancora più forte salì dalla sua gola, ma Stiles davvero non capiva cosa volesse dire.

“Stiles, da lupo, ti spiego” esordì Elìas, rialzandosi e battendo le mani sui vestiti per ripulirsi. “Il lupo, sta cercando semplicemente di dirti che noi possiamo fare quello che ci pare, ma tu non vai da nessuna parte. È in posizione di difesa, non vuole che tu ti metta in pericolo. Prova a fare un passo e potrebbe staccarti una mano.”

Stiles abbassò lo sguardo verso Derek, trovandolo ancora nella stessa posizione e sentendo ancora il profondo e continuo ringhio. Guardò poi Seth, che aveva un’espressione tra il divertito e l’inorridito e provò a fare un passo nella sua direzione. Mai mossa fu più stupida, perché, senza nemmeno rendersene conto, aveva sbattuto il sedere sul pavimento, ritrovandosi Derek addosso e un ringhio assordante nelle orecchie.

“Cristo, Sourwolf! Così mi fai male! Come credi che possiamo aiutare i nostri amici, eh? Cosa faccio? Mando solo Seth e quel toro magico a trovarli? Io resto qui a ricamare aspettando il loro ritorno?!”

Altro ringhio.

“Okay, capisco che magari da lupo tu abbia istinti di protezione più sviluppati, che forse mi senti ancora parte del tuo branco, ma devo trovare Scott, Lydia, kira e tutti gli altri. Ti prego” cercò di chiedere in tono diverso.

Sembrò funzionare, perché il ringhio si abbassò lentamente, trasformandosi quasi in un uggiolio, fino a quando il lupo smise anche di mostrare i denti e si abbassò…sdraiandosi su Stiles. Stiles che si pietrificò non appena sentì il muso del lupo nella piega del suo collo.

“Dio, siete così-“ cominciò Misia, ma Seth la interruppe “disgustosi!”.

Il contatto durò solo qualche secondo, Derek si rialzò, si avvicinò ad uno scaffale ed indicò un libro con una zampa, guardando poi Elìas. Forse il mezzo lupo gli stava simpatico, pensò Stiles.

Metodi di difesa contro il sovrannaturale. Parte uno” lesse, portando il libro a Stiles che nel frattempo si era rialzato. “Credo che voglia che lo legga tu, umano.”

“Sul serio, Derek? Credi che io non sappia già tutto quello che devo sapere? Ho passato mooolto tempo con Deaton e mi sono anche allenato mentre non c’er-“ iniziò a dire, puntandogli un indice contro, ma il lupo con un balzo gli fu addosso, puntando diritto al suo collo con le fauci aperte. Solo che Stiles se lo aspettava e, prima che riuscisse ad avvicinare le zanne alla sua giugulare, afferrò qualcosa dalla tasca, buttandolo sul muso del lupo. Derek si bloccò immediatamente, arretrando velocemente e rifugiandosi dietro uno scaffale. Stiles si spaventò, non gli aveva lanciato nulla di così nocivo, voleva solo dimostrargli che sapeva cavarsela.

“Va’ da lui, giovane uomano” gli ordinò Elìas, scuotendolo.

Il ragazzo raggiunse Derek, trovandolo acciambellato su se stesso, con la coda sugli occhi.

“Passerà tra un minuto, non pensavo facesse così male, scusa” disse accovacciandosi all’altezza del lupo che non diede segno di volersi muovere. Gli aveva solo offuscato la vista con una specie di strozzalupo non mortalmente velenosa, Derek avrebbe dovuto vedere annebbiato per un po’, serviva per distrarre il nemico e scappare; Stiles non pensava avrebbe potuto reagire in quel modo. Dopo qualche secondo, Derek si decise a spostare la coda e ad alzare lo sguardo verso di lui, uno sguardo…ferito. Stiles non avrebbe saputo descriverlo in altor modo: Derek sembrava triste, deluso anche, ma non capiva perché. Si azzardò ad allungare una mano fino a sfiorare il pelo sulla sua testa, senza fare movimenti bruschi e facendogli capire di non avere nulla tra le mani, anche se Derek saeva sicuramente che non voleva fargli del male. Rimase qualche secondo fermo con la mano affondata nel folto pelo, poi, come un flash, gli vennero in mente delle parole pronunciate da Peter anni prima.

“…ci dissero che non poterono scappare dalle fiamme perché i cacciatori avevano lanciato dello strozzalupo che li aveva momentaneamente accecati. Io, per fortuna, ero vicino all’ingresso.”

“Cazzo! Mi-mi dispiace. Mi dispiace, Derek!” Mormorò, sull’orlo delle lacrime, avvicinandosi ancora di più e avvolgendo il lupo tra le sua braccia. Sentì Derek irrigidirsi e rilassarsi dopo un minuto, avvertendo poi la sua morbida coda avvolgergli un fianco, come se stesse ricambianco l’abbraccio.

“Non volevo farti vivere quello che hanno vissuto loro, ma solo dimostrarti che ce la posso fare, che possiamo farcela insieme, senza che io rimanga dietro le quinte” gli disse avvicinandosi ad un suo orecchio. Derek, in risposta, ringhiò piano, per poi annuire impercettibilmente.

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Il piano fu preparato in tre ore.

Il primo a scendere sotto il Nemeton, se l’entrata fosse stata ancora libera, sarebbe stato, ovviamente, Derek. Dopo di lui ci sarebbe stata Misia, anzi, Artemis, con le sembianze di un omone muscoloso che aveva mostrato a tutti senza preavviso come suo solito. Dopo di lui, ci sarebbe stato Elìas che non ne aveva voluto sapere di rimanere a casa, seguito da Stiles e a chiudere la fila ci sarebbe stato Seth che avrebbe segnato la strada con del gesso rosso, per sapere come fare epr tornare indietro. Si era inizialmente rifiutato quando Stiles gli aveva detto “Tu sarai il nostro Pollicino”, ma poi aveva capito e accettato dicendo al ragazzo “Devo per forza farlo io, tu sbaglieresti e ci faresti rimanere lì sotto fino alla fine dei nostri giorni”.

Decisero che sarebbero partiti il giorno dopo, in mattinata e dopo aver riposato, quindi ognuno aveva annuito e si erano divisi. Elìas aveva detto di voler tornare a casa sua, di voler fare un bagno nella sua vasca con idromassaggio e nessuno si era sentito di vietarglielo. Solo Stiles gli aveva detto di chiamare prima di mettersi a letto, giusto per sapere se era tutto okay. Misia era uscita, con le sembianze di una ragazza alta, ovviamente rossa, e poco vestita. Derek era seduto fuori la porta di ingresso, immerso in chissa quali pensieri e scrutava il buio. Stiles aveva chiamato suo padre, gli aveva detto che si sarebbero visti la sera dopo per raccontargli le ultime novità, ma che era troppoo stanco per farlo in quel momento, poi aveva chiuso la telefonata e si era seduto in cucina, sullo sgabello di fianco a Seth che reggeva una tazza fumante.

“Non riesci a dormire?” gli chiese. La risposta fu un laconico “Mh”, che però non diede soddisfazione al ragazzo.

“La troveremo, Seth, te lo prometto. Proveremo a fare di nuovo quello che abbiamo fato stamattina e tornerà come ha fatto Elìas.”

Il biondo annuì, con poca convinzione, per poi poggiare la tazza sul bancone e girarsi verso Stiles.

“Non sarà così” affermò con tono quasi rassegnato.

“Perché?” chiese il figlio dello sceriffo.

“La ferita di Derek non si è chiusa ancora del tutto” spiegò. “Non l’hai notato?” aggiunse poi allo sguardo stranito di Stiles che fece segno di no col capo.

“Ovvio, quando lo guardi cerca di sembrare il grande lupo forte, ma ogni tano se lalecca ancora” spiegò ancora, ma Stiles si stava già alzando per uscire sul portico, ma il biondo lo afferrò. “Lascialo stare, non vorrebbe che tu lo sapessi, vuole proteggerti. E poi sono convinto che sta solo impiegando più tempo, ma sta guarendo. Non sta perdendo sangue sul mio parquet e la ferita era profonda.”

Stiles si risedette. Seth aveva ragione, Derek aveva perso sanggue quella mattina e ora non ne vedeva in giro, ma aveva comunque una ferita che doveva essere curata.

“Resta qui, Stiles.”

Stiles guardò Seth, guardò il suo sguardo quasi implorante, sofferente, e si arrese. Avrebbe sicuramente parlato con Derek a riguardo, preoccupandosi di rimproverarlo per quell’atteggiamento da stupido, ma ora c’era qualcun altro che sembrava stare molto peggio. Annuì piano, afferrando la teiera e versando dell’altra tisana nella tazza di fronte al biondo, per poi berne un lungo sorso.

“Ehi! Quella è la mia tazza, che schifo!” disse oltraggiato il ragazzo, ma Stiles ocntinuò a sorseggiare la bevanda calda, chiudendo anche gli occhi. “Stilinski, posa subito la mia tazza!”

“Tieni” disse, allungando la tazza ormai vuota al ragazzo che in tutta risposta gli fece una linguaccia poco matura. Stiles scoppiò in una risata, alla vista dell’espressione buffa, allungandosi e abbracciando il ragazzo di fronte a sé, fregandosene del suo rapporto con il contatto umano e delle sue spinte per allontanarsi. Lo abbracciò fino a quando Seth non si rilassò e, titubante, gli cinse le spalle con entrambe le braccia. Lo fece piano, senza stringere, ma per Stiles era giàun grande passo in avanti. Rimasero in quella posizione solo per pochi sencondi, fino a quando il biondo si alzò, mormorò un “Vado a letto che domani abbiamo da fare” e si avviò verso le scale, seguito dal cane che gli trottorellò dietro. Stiles osservò l’arco di ingresso della cucina per qualche secondo, perso nei pensieri, fino a quando non entrò il grosso lupo nero.

“Ehi, Sourwolf” lo accolse, scendendo dallo sgabello e avvicinandoglisi.

Derek avanzò fino a trovarsi di fronte ai suoi piedi, alzando lo sguardo nel suo, rimanendo fermo. Stiles lo fissò per almeno un minuto, senza pensare, guardando solo i suoi occhi verdi, i suoi occhi da umano. Si riscosse solo quando il lupo avanzò ancora, alzando una zampa su una sua gamba e uggiolando piano. Solo in quel momento Stiles si accorse di essere scosso dai singhiozzi e si abbassò sulle ginocchia.

Abbracciò Derek in modo disperato, affondando il volto nel suo pelo, tirando su col naso e non riuscendo a calmarsi. Sentiva il muso di Derek muoversi come se lo stesse accarezzando, come se volesse confortarlo in qualche modo.

“Pe-perché ci succedono semrpe queste cose brutte, Derek?” chiese, senza ottenere risposta, ma senza nemmeno pretenderla. A Derek erano accadute cose ben peggiori senza motivazioni logiche.

Si beò di quel conforto e di quel calore a lungo, inginocchiato sul pavimento freddo, con le ginocchia indolenzite. Si lasciò cullare dal respiro calmo del lupo fino a regolarne iil suo sullo stesso ritmo, fino a quando i singhiozzi scemarono e anche Derek sembrò camlare le sue carezze. Alzò il viso solo quando lo richiamò un ringhio; guardò il lupo negli occhi e questi gli afferrò un lembo della t-shirt. Stiles lo seguì, rialzandosi, si lasciò afferrare i jeans tra i denti e si lasciò condurre, trrovandosi di fronte alla sua Jeep.

“Sì, andiamo a casa” disse, aprendo lo sportello e lasciando balzare Derek su quello del passeggero.

 

Casa Stilinski era immersa nel buio, lo sceriffo doveva essere ancora a lavoro e Stiles fece le scale fino alla sua camera senza accendere nemmeno al luce, seguito da Derek. Si lasciò cadere sul letto come un peso morto, aspettandosi di sentire il lupo sdraiarsi al suo fianco, ma nulla si mosse. Alzò quindi la testa dal cuscino, trovandolo sulla soglia della porta, come se stesse facendo ancora la guardia.

“Salta su, Derek, devi dormire anche tu” gli disse, battendo una mano sul materasso.

Derek, dopo un secondo di titubanza, avanzò piano, come se gli stesse dando la possibilità di cambiare idea, ma Stiles si spostò facendogli spazio, girandosi su un fianco. Derek balzò elegantemente sul letto, stendendosi al suo fianco e girando il muso verso di lui, come fosse in attesa.

“Oh, al diavolo!” esclamò Stiles a se stesso, prima di farsi avanti e abbracciare il lupo, abbracciare Derek, e rilassarsi finalmente e dormire un sonno senza sogni.

 

----

Quando si svegliò il mattino seguente, Stiles si sentiva  riposato come mai gli era successo prima. Non aveva dolori, non si era svegliato durante la notte e non aveva avuto incubi. Aveva riposat-

“SMETTILA DI RINGHIARE E FACCI ENTRARE!”

Ma ogni cosa bella aveva una fine. Quella che arrivò da corridoio era la voce di Seth, quello che ringhiava era Derek, quello che uggiolava era il cane e lo sbuffo era sicuramente Elìas.

Stiles guardò la sveglia e saltò dal letto spalancando la porta e ritrovandosi tutti davanti.

“Cazzo, ma è tardissimo!” urlò, facendo tacere momentaneamente tutti.

“Già” rispose Seth, “ma il tuo lupo ci ha vietato di svegliarti! Stavi facendo il bello addormentato! Ora muovi il culo, vestiti e scendi!”.

Stiles si rifiutò di continuare ad assistere a quel teatrino, si chiuse in bagno e ne uscì due minuti dopo, vestito e profumato. Gli altri erano già in giardino, pronti.

“Eccomi, chi viene con me?”

“Io e il lupo, loro due prendono la macchina del vampiro” spiegò Seth, aprendo la portiera del sedile passeggero della Jeep e sedendosi. Stiles aprì la sua, lasciando entrare Derek che, ne era sicuro, aveva sbattuto la sua coda sul naso di Seth di proposito, ma nessuno disse nulla e decise di tacere a sua volta.

Quesa volta impiegarono poco a trovare il Nemeton e riuscirono ad arrivarci anche con le auto, pargheggiandole poco lontano, in caso ne avessero avuto bisogno per scappare.

Stiles aveva preso con sé tutte le sue erbe e qualche pugnale, anche se qusti preferiva non usarli, non ne era ancora propriamente capace, e aveva passato qualche bustina piena di strane sostanze anche a Seth, dicendogli che in caso di pericolo non gli serviva sapere cosa fossero, doveva lanciarle in aria e scappare.

Quando tutto fu pronto, si avvicinarono al tronco, cercando, e trovandola subito con l’aiuto del fiuto di Derek, la piccola entrata scavata nel terreno. Derek si girò aguardarlo, ignorando gli altri presenti e, quando Stiles annuì, avanzò per primo, abbassandosi e sgusciando dentro la buca. Stiles, dopo aver visto gli altri due abbassarsi e strisciare, fece lo stesso, accovacciandosi e sentendo, poco prima di sparire totalmente nel buio, una presa sulla cavglia sinistra. Una stretta leggera seguita da un “Ci sono”, come se Seth volesse rassicurarlo. Appena anche il suo piede fu dentro, Stiles si sentì come sulle montagne russe, scivolando velocemente e senza freni verso il vuoto, sbattendo poi con la faccia su qualcosa di morbido.

“Giovane umani, mi stai schiacciando il fondoschiena, spostati!” sentì urlare Elìas.

Stiles rotolò su se stesso e, prima di lasciarsi prendere dal panico, una torcia si accese, subito dopo un tonfo.

“vedo che sono l’unico genio che ha pensato di accendere la luce!” esclamò Seth, scrollandosi la terra dai pantaloni.

Stiles stava per rispondergli che stava sol ocercando di riprendersi dal tunnel della morte, ma qualcosa contro le sue ginocchia gli fece abbassare lo sguardo. Derek gli stava battendo il muso contro le gambe.

“Nemmeno un graffio, Sourwolf” lo rassicurò Stiles, capendo subito cosa stesse cercando di chiedergli e vedendolo tornare alla testa di quella strana spedizione, non dopo avergli lanciato un altro sguardo, illuminando gli occhi di blu, per vedere nel buio davanti a sé.

Stiles non pensava che quella specie di sotterraneo potesse esser così grande: stavano camminando già da almeno dieci minuti e per il momento avvano visto solo radici, qualche insetto e tanta polvere. Stava per girarsi verso seth per chiedergli se avessero fatto una cazzata, ma si ritrovò frenato dalla schiena di Elìas che si era bloccato a sua volta colpendo Artemis.

“Cosa succede? C’è qualcosa?” chiese Seth, sporgendosi in avanti per riuscire a vedere qualcosa, ma tutto quello che si vedeva era una luce. La classica luce in fondo al tunnel che quasi fece ridere istericamente Stiles, solo che non ne ebbe tempo. Un rumore assordante invase il piccolo spazio.

Tutto quello che Stiles sentì oltre a quello fu un ringhio di Derek e la presa delle braccia di Seth intorno ai suoi fianchi, prima che tutto diventasse buio e perdesse i sensi.

---

Caldo. Stiles cercò di riaprire gli occhi, ma tutto ciò che sentiva era caldo.

Mosse una mano e, a quel movimento, si sentì sballottato a destra e sinistra, come fosse su una barca nel mare in tempesta. Non che avesse mai provato quella sensazione, ma doveva essere così.

Riuscì ad aprire gli occhi quando sentì la voce di Seth, che doveva essere vicino.

“Cazzo, Stilinski, perché ti deve sempre andare peggio di tutti?”

Stiles aprì finalmente gli occhi solo per dirgli che non lo sapeva, ma rimase zitto.

La barca era in realtà un letto, il mare era il materasso che veniva mosso, la tempesta erano Seth, Derek ed Elìas sdraiati intorno a lui che erano scattati al suo movimento.

“Co-cosa è successo?” chiese, spostando le braccia e lasciando, senza pensare a quello che stava succedendo, che Derek gli si sdraiasse praticamente addosso e abbassando poi le mani nel suo pelo.

Fu Elìas a rispondere.

“Non lo sappiamo, umano. Ci siamo svegliati tutti  nel giardino della bellissima casa del tuo amico, fratello della fata, e tu dormivi ancora. Ci hai fatto prendere un bello spavento, non farlo più!”

Stiles abbassò lo sguardo a quel rimprovero, incontrando lo sguardo di Derek, che sembrava rilassato e poi guardando Seth.

“Non guardarmi così, cucciolo, ha ragione. E non cominciare con la raffica di domande, non sappiamo cosa sia successo e nemmeno il toro lo sa. Crediamo solo che il Nemeton ci abbia scacciati.”

Stiles annuì, sentendosi ancora stanco.

“Riposa” continuò Seth, “io vado di sotto a cominciare le ricerche. Vieni con me, vampiro?”

“Sono anche mezzo mannaro!” urlò Elìas, seguendolo. Perdeva la calma solo in quei casi, quando qualcuno lo definiva in modo errato.

Quando si chiusero la porta alle loro spalle, Stiles chiuse gli occhi, desiderando dormire ancora.

“Sto bene” mormorò a Derek che non si era mosso. “Tu stai bene?” gli chiese, poi.

“Sto bene”, sentì nella sua testa, detto dalla voce di Derek, ma ormai stava già dormendo.

 

   
 
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