Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: kya99    17/07/2017    1 recensioni
Anche gli idol hanno le loro insicurezze, jimin è una frana nella corsa, ma scoprirà di non essere il solo, c'è una ragazza che corre con lui, si ritroveranno spesso fianco a fianco e conoscendosi capiranno che hanno molto più in comune di quello che credevano...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Park Jimin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sta piovendo: bene.
Sono senza ombrello né giacca sotto la pioggia: meglio.
La natura è contro di me: perfetto!
Ma quanto è stupendo essere ostacolati da tutto quando ci si mette in testa qualcosa?
Era proprio la giornata giusta, e lo sapevo, me lo sentivo dentro: sveglia alle 6:00, non ero stanca, solo leggermente eccitata, stavo facendo finalmente qualcosa per me, e lo stavo facendo da sola!
Alle 6:30 sarei stata al parco, viva o morta, con un paio di dannatissime sneakers ai piedi e leggings sotto le ginocchia... a quanto pare le nuvole non erano della stessa opinione.
Demoralizzata, stavo per tornare a casa, quando girandomi mi sono riflessa in una pozzanghera, in un'attimo arriva il gelo, il mio corpo si paralizza, le lacrime iniziano a fluire come un torrente in autunno, sono ingrassata, ancora...
Sapevo benissimo di non poter continuare di questo passo, allora raccolsi tutte le forze che trovai dentro di me e iniziai a correre.
Non mi interessava molto la postura del mio corpo, mi muovevo in modo sconclusionato, quasi ridicolo, con i pugni chiusi e lo sguardo deciso, senza un briciolo di riscaldamento e per giunta sotto la pioggia.
Ma in quel preciso istante non era importante, mi ripromisi che ogni maledetto giorno che sarei rimasta su questa terra, avrei corso in quel parco, una promessa, che purtroppo o per fortuna avrei mantenuto fino ad oggi.
Credo di aver corso al massimo cinque minuti quel giorno, fermandomi improvvisamente per il dolore alla milza, un risultato deludente, non potevo accettarlo, avevo davvero maltrattato così tanto il mio corpo da non poter resistere a cinque minuti di corsa?
Affranta mi buttai su una panchina, regolarizzai il respiro e iniziai a guardarmi intorno, c'era un ragazzo seduto accanto a me, col fiato corto e gli occhi lucidi, strizzai gli occhi, ma lui era ancora lì.
Mi sforzai di pensare ma non capivo, la pista era a senso unico ed iniziava proprio dal punto in cui avevo cominciato a correre, come poteva anche lui aver raggiunto il mio magro risultato?
Certo la pista era larga, e tra la nebbia e la mia foga avrei potuto non averlo notato, ma ancora mi sembrava assurdo.
Non ci feci troppo caso e ripartii, trenta secondi dopo era accanto a me, sembrava si stesse sforzando molto, eppure correvamo piano, cinque minuti dopo eravamo ancora seduti alla stessa panchina.
La cosa iniziava ad infastidirmi, che mi stesse prendendo in giro?
Sapevo benissimo di non essere in ottima forma senza che nessuno me lo facesse notare...
Comunque sembrava davvero stanco, con quel respiro pesante e le mani sulla testa.
Decisi che come primo giorno poteva andare e uscendo dal percorso, imboccai la via di casa.
Il giorno seguente sembrava promettere bene, il cielo era limpido e la pista asciutta, ero prontissima, adesso avevo un obiettivo concreto da battere: 10 minuti, stavolta categoricamente consecutivi.
Dopo solo tre passi vidi il ragazzo del giorno precedente, una tortura, non ci volevo credere, si divertiva forse a torturarmi?
Senza dire niente prese il mio stesso passo, quando rallentavo, lo faceva anche lui, e anche quando allungavo il passo, era sempre accanto a me.
Mi spinsi oltre ogni limite per lasciarmelo dietro, lui gradualmente rallentò e si avvicinò ad una panchina, ce l'avevo fatta!
 Purtroppo le mie gambe iniziarono a cedere, e mi dovetti fermare proprio accanto a lui...
Pian piano iniziai a pensare che forse davvero eravamo allo stesso livello, e che forse si sentisse semplicemente solo a correre.
In effetti studiandolo meglio mi accorsi che sembrava abbastanza timido dallo sguardo e gradualmente mi convinsi che non era proprio il tipo da prendere in giro una sconosciuta senza motivo.
A quel punto però volevo averne la prova assoluta, balzai in piedi e corsi come mai avevo fatto prima, il ragazzo mi seguí e passarono dieci minuti infernali, poi non vedendo un tronco che era proprio nel mezzo della pista, caddi.
La caviglia mi bruciava, tutto intorno era diventato chiarissimo, mi girai e lui era proprio dietro di me, si stava tenendo la caviglia.
Mi sentii una stupida, ci avevo feriti entrambi per nessun motivo, e messi in pericolo per uno stupido presentimento.
Si girò e mi chiese se stavo bene, ero confusa, ma annuii.
"Sicura?" La sua voce era calda e il suo tono tranquillo, mi sentii ancora più in colpa.
"Non ti preoccupare, tu piuttosto sembri avere la caviglia molto gonfia" risposi di botto imbarazzata.
"Saremmo dovuti stare più attenti" sospirò  e  guardando l'ora aggiunse" Solo che... Cavolo a quest'ora proprio non ci voleva, sono in ritardo, tu ce la fai a camminare?"
Tirando fuori le mi più grandi doti di attrice risposi. "Pfff, certo! Ci vuole ben altro per fermarmi!"
Anche se stavo morendo dentro, mi rialzai e mi incamminai verso casa zoppicando, farfugliai un saluto e lo vidi allontanarsi nella direzione opposta.
Mi feci una doccia ghiacciata per lavare il sudore e alleviare il dolore, ma il senso di colpa non andava proprio via.
Se avesse perso qualcosa di importante a causa mia non me lo sarei mai perdonata!
 
  
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