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Autore: AlnyFMillen    17/07/2017    4 recensioni
| Magic Kaito 1412 | Kaito Kuroba | Aoko Nakamori |
“Sei proprio... Una stupida” sussurrò il ragazzo, subito prima di posare, per un fugace attimo, le proprie labbra sul capo di lei.
Un contatto così veloce e leggero che quasi sperò non se ne fosse accorta.
E bastava. Bastava quel piccolo ritaglio di mondo in bianco, le guance più bollenti di quanto potesse anche solo lontanamente immaginare.
La stanza non era poi così vuota e lui non era poi così solo se c'era Aoko a fargli compagnia.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoko Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Can I stay by your side?
 

 
 
 

 
 
 
Deny this emptiness,
This hole that I’m inside
These tears, they tell their own story
You told me not to cry
When you were gone
But the feeling’s overwhelming,
They're much too strong
 
 
 
 
Aoko si sedette pesantemente sul letto, il sopracciglio destro alzato in segno di disappunto. Squadrò il ragazzo poggiato a braccia conserte contro la porta della stanza, poi sbuffò reprimendo l'istinto di domandargli malamente cosa volesse.
 
Era dalla mattina, sin da quando si erano recati assieme verso l'edificio scolastico, che qualcosa non andava. Percepiva bene il malessere dell’amico, quasi fosse il suo, e per questo non poteva far a meno di sentirsi preoccupata.
Aveva passato l'intera nottata a rigirarsi tra le coperte, ricercando una pace che non era mai arrivata, causa perfettamente conosciuta: era fin troppo consapevole del giorno che sarebbe stato l'indomani e, soprattutto, dell’effetto che quello avrebbe sorbito su Kaito.
Gli anni precedenti, si erano sempre limitati a stare loro due, soli, barricati in casa dell’uno o dell’altro. Il ragazzo comunicava ai professori la sua assenza durante l’intera durata delle lezioni, lei fuggiva subito dopo il suono della campanella, così da poter precepitarsi in fretta e furia dall’amico, due scatole di gelato rigorosamente fragola e pistacchio fra le mani. 
Quella volta, però, era diverso. Kaito ci sarebbe stato, avrebbe vissuto il tutto come una normale giornata scolastica. E Aoko non riusciva a pensare ad altro.
Era finita con l’addormentarsi sul pavimento fresco della sua camera, tra indecisioni costanti: se un attimo prima pareva decisa a prendere il telefono e comporre il numero di casa del ragazzo, subito dopo cambiava idea. Così, all'arrivo della mattina, il suo umore ne era risultato tutto fuorché dei migliori. E, come se non fosse abbastanza, lo stato d’animo dell' amico non aveva fatto altro se non irritarla ogni secondo di più. 
Sorrideva. All’anniversario della morte di suo padre, Kaito sorrideva. E rideva e scherzava e parlava, come nulla fosse.
Inizialmente, ne era rimasta sconvolta. Come poteva, lui, aver dimenticato una cosa del genere?
Rispondere le risultò più facile del previsto. Semplicemente, non l’aveva fatto.
Era un comportamento anomalo, quello, persino per un ragazzo particolare come lui: poteva trattarsi solo dell’ennesima, dannata maschera.
Si era quindi trattenuta dal dar sfogo al suo lato più precipitoso, cercando di essere comprensiva. Eppure non era servito e la situazione era andata via via peggiorando. Si sentiva soffocare, come una molla troppo compressa, pronta a schizzare verso l’alto. Stufa dei sotterfugi, delle scuse, di quei sorrisi falsi.
 
Lo fissò per qualche istante.
“Vieni qua” disse infine picchiettando una mano sul piumone, poco lontano da dove si trovava.
Kaito tentennò qualche istante, quasi non avesse recepito il senso delle parole che gli erano state rivolte. Accennò un passo in avanti, fece per tornare alla sua posizione iniziale, ancora incerto sul da farsi. Poi, scuotendo leggermente il capo come volesse scacciare un pensiero fastidioso, distolse per la prima volta lo sguardo dal suo, si scrollò di dosso ogni preoccupazione e prese posto accanto alla ragazza. In fondo, era pur sempre Aoko.
Solo, semplicemente...
Neanche il tempo di terminare quella piccola riflessione che si ritrovò nuovamente ad annegare in due placidi specchi di mare, questa volta estremamente seri.
La Nakamori gli sfiorò il palmo con la punta delle dita, disegnando distrattamente figure immaginarie mentre scandiva con lentezza e precisione le parole.
“Vuoi parlarne?” domandò il più delicatamente possibile.
Il ragazzo irrigidì la postura, provò a ritrarre la mano dalla stretta dell'amica.
In tutta risposta, quella gliela prese fra le sue, con una decisione che difficilmente le avrebbe attribuito ma che spesso la caratterizzava. Strinse di poco la presa e abbassò le palpebre.
Bakaito...”
L'interessato cercò ancora una volta di allontanarsi, senza successo. Perché diamine non voleva lasciarlo andare?
“Non c'è niente di cui parlare” ribatté prontamente, il tono freddo.
Gettò uno sguardo alle loro dita intrecciate. 
“Che c'è, ora sono così irresistibile che non puoi far a meno di starmi alla larga anche solo per pochi minuti?”
Sorriso sghembo, occhiolino, risata soffocata.
Sarebbe dovuto bastare a convincerla, a distrarla perlomeno. Eppure non funzionò.
“Perché sei venuto qui se non hai assolutamente nulla da dire?” continuò lei, ignorando bellamente il tentativo dell’altro.
Nonostante fosse determinata a non sviare l'argomento, si era sentita in dovere di sottolineare il fatto che Kaito - Kaito -  avesse bussato alla sua porta, non il contrario. Tutt’al più, rifletté, era lui quello che non riusciva a starle lontano.
Sospirò, aspettando una risposta che tardava ad arrivare e, tanto per ripicca o forse altro, si avvicinò ancor di più al ragazzo, i profili delle gambe ormai combacianti.
“Io...” iniziò Kaito, con tutta l'intenzione di buttar lì due parole che potessero scagionarlo da quella situazione.
Non fosse stato che la voce gli cedette dopo poche misere lettere. 
Perché era lì? Non lo sapeva. Gli sembrava naturale, come se si trovasse a casa propria.
Tra di loro aveva sempre funzionato così, sin da quando erano bambini: se uno ne aveva bisogno, l'altro c'era sempre. Non importava come, quando o perché, era sempre il momento adatto, il posto perfetto.
Così si erano trovati ad ogni ginocchio sbucciato, ogni lacrima versata, ogni passo falso. Insieme.
Aveva dato per scontato che Aoko ci sarebbe stata anche quella volta e, in effetti, era proprio così. Il problema, però, rimaneva il perché lui avesse sentito inconsciamente bisogno di parlare se poi, seguendo la logica, non ne aveva la benché minima voglia.
Si era recato da lei, l'aveva cercata senza nemmeno star a pensarci.

 
“Papà, papà”
Il bambino osserva la colomba allontanarsi, un sorriso sdentato ad illuminargli il volto.
“Guarda!”
La indica con il piccolo dito, sentendosi così in alto da poter toccare il cielo, lì, sulle spalle del padre.
L'uomo sorride alla vista di quel visino contento, gli occhi colmi di stupore, l'uccellino ormai volato via.
“Non cera prima, sono sicuro. Sei magico!” esclama ancora, entusiasta.
Toichi Kuroba prende in braccio suo figlio, facendogli emettere un verso di sorpresa.
Chinandosi alla sua altezza, portando un dito alle labbra, sussurra complice.
Shh é un segreto”
Il bimbo rimane a bocca aperta, ma subito annuisce vigorosamente.
“Toichi, Kaito, venite a darmi una mano fannulloni che non siete altro” li richiama una voce, scherzosamente arrabbiata.
“Corri, corri, o la mamma si arrabbia e sono guai!”
E Kaito ride.
 
Alzò il viso, fin allora rivolto verso il pavimento, in direzione della giovane donna poco lontano da lui. Le sopracciglia corrucciate, gli occhi leggermente lucidi. Portò la mano libera a scompigliarsi i capelli, poi la passò sul viso.
“Mi manca, Aoko” sussurrò, senza sentire il bisogno di specificare nulla. 
Poggiò la fronte sulla spalla dell'amica, non più una maschera ad aiutarlo. Era sicuro di averla fatta arrossire, eppure non sentì il bisogno di controllare. Se avesse avuto la forza, se non si fosse sentito tanto svuotato, forse lo avrebbe fatto.
“Mi manca troppo” ripeté stringendo la mano destra in un pugno, stropicciando la stoffa dei propri pantaloni all'altezza del ginocchio.
“A volte basta far finta che vada tutto bene. Alzarsi la mattina, ignorare il letto vuoto, salutare prima di uscire come se ci fosse qualcuno ad aspettare il tuo ritorno. 
Altre volte la realtà ti si para davanti con troppa violenza. Ti accorgi che non puoi rimettere tutto apposto con un «puf», come per magia, non puoi ignorare il vuoto ma nemmeno esserne ossessionato. Non puoi fare... Niente. Sei solo in una stanza vuota e nessuno puo' trovarti” s’interruppe improvvisamente, la schiena scossa da un singulto secco.
Gli occhi pizzicarono con più insistenza, lacrime pronte a far capolino da un momento all'altro.
Kaito digrignò i denti. Non voleva piangere, l'ultima volta che lo aveva fatto era stato parecchi anni prima. Non voleva quella dannata sensazione di impotenza, non di nuovo.
Represse a stento la smorfia che era andata a formarsi sul suo volto, un fastidioso presagio che anticipava, purtroppo, il vero e proprio temporale, ora imminente.
Percepì un paio di braccia, tanto esili quanto decise, cingergli le spalle, attirarlo verso di loro e, sebbene fosse un'azione prevedibile, rimase spiazzato a tal punto che la sorpresa perse il sopravvento, facendo si che il corpo riacquistasse la rigidità di poco prima. Appena fu consapevole che davanti a lui non c'erano altri se non Aoko, allentò la tensione dei muscoli, aggrappandosi a lei.
Aoko. Chi sennò? 
Accennò un piccolo sorriso.
Nessuno avrebbe potuto avere una stretta più forte, così salda e soffocante. Quell'irascibile, dolce ragazza stava facendo di tutto pur di farlo star meglio, nonostante lui non lo meritasse affatto. Per questo, per ciò che aveva sempre fatto senza che nessuno glielo chiedesse, le era stucchevolmente grato.
Affondò il viso fra i suoi capelli, cercando di calmare almeno un po' quei singhiozzi aridi che avevano preso a fargli dolere il petto con violenza.
“Ehy, andrà tutto bene” mormorò la ragazza carezzandogli piano il capo.
Le sembrava così piccolo, così indifeso mentre la stringeva a sé neanche fosse la sua ultima fonte di salvezza.
Forse era davvero così, in fondo, forse era davvero l'unica che gli restava.
Era riuscito a buttar fuori tutte le incertezze, tutte le paure che da ragazzo spavaldo ed arrogante quale spesso si mostrava non aveva mai rivelato. Per una volta, poteva mostrarsi per quel che era: il suo migliore amico, lo stesso che, tempo addietro, le aveva offerto una rosa in cambio del proprio sorriso.
 
Spesso era lei a piangere, per un litigio, una parola di troppo. Niente di serio, nulla a che fare con le motivazioni di Kaito, seppur questo era il più delle volte protagonista delle sue notti insonni, pene d'amore, mancanze futili di uno o l'altro genere. Eppure piangeva, e lo faceva in silenzio, il viso affondato tra le pieghe del cuscino, singhiozzi repressi per non far rumore. Sapeva cosa voleva dire restare soli in momenti tanto delicati, non era bello. Ricordava le sere passate a fissare il soffitto bianco della camera, le domande che s'affollavano nella sua mente, gli occhi rossi e gonfi, nascosti appositamente sotto uno spesso strato di trucco la mattina seguente.
Perché mi insulta sempre con i suoi amici? Perché non si fida di me?
Domande così stupide al confronto di ciò che aveva passato lui.
Aveva davvero paura di perderlo, vedere il vero lui sotterrato sotto un cumulo di carte false e non poter fare nulla per impedirlo.
 
Insinuò il viso nell'incavo del suo collo mentre le gote assumevano un delizioso colorito ciliegia e le braccia scivolavano verso l'alto, in modo da potergli cingere il collo. Allentò la presa sul ragazzo, dandogli modo di respirare. In fondo, voleva abbracciarlo, non ucciderlo.
“Lo sai, si, che non sarai mai solo, stupido di un mago? Aoko cosa c'é a fare sennò? Non posso... Non posso mica permetterti di sparire. Solo perché lo fai tutti i pomeriggi non vuol dire che...” si interruppe, imprigionando il labbro inferiore fra i denti fino a farsi male.

“C-Che...”
“Cosa fai? Non avrai mica intenzione di piangere, Bimbaoko?” domandò lui allontanandosi leggermente per guardarla in volto, sorriso sbocciato in un mare di lacrime.
Il naso rosso, gli occhi gonfi e ancora appannati, i capelli più in disordine del solito e la voce rauca. Non era nel suo stato migliore, così malridotto, eppure quel sorriso solo accennato, un minuscolo rimasuglio di luce in fondo al tunnel, l'aveva accecata.
“Certo che no, idiota” mugugnò nascondendosi sul suo petto.
“Sei tu che devi smettere di far preoccupare tutti con il tuo comportamento!”
Gli tirò un piccolo pugno sul torace.
Smettila di far preoccupare me.
“So di non essere il massimo, ma se le cose non vanno puoi sempre parlarne con me”
Un altro pugno.
“Tenendo tutto dentro non risolvi nulla, ti fai solo altro del male”
Ancora uno.
“Così come ne fai a coloro che tengono a te!” sbottò, le unghie ancora affondate mollemente nel palmo della mano.
Sentì nuovamente il fiato spezzarsi, accumularsi nella gola e bloccarle il respiro. Era stato difficile far uscire fuori quelle parole, come ammettere il sentimento, tanto intenso quanto sconosciuto, che provava per lui. Ma lei era Aoko e Aoko non aveva peli sulla lingua.
“Sei proprio... una stupida” sussurrò il ragazzo subito prima di posare, per un fugace attimo, le proprie labbra sul capo di lei.
Un contatto così veloce e leggero che quasi sperò non se ne fosse accorta.
E bastava. Bastava quel piccolo ritaglio di mondo in bianco, le guance più bollenti di quanto potesse anche solo lontanamente immaginare.
La stanza non era poi così vuota e lui non era poi così solo se c'era Aoko a fargli compagnia.

 
 
 
Can I lay by yourse, next to you
And make sure you’re alright?
I’ll take care of you,
And I don’t want to be here
If I can’t be with you tonight
I’m reaching out to you
Can you hear my call?
 
 Lay me down || Sam Smith



 
 

 
 
A(l)n(y)golino

Ciao a tutti^^
Prima fanfic nel fandom, sono emozionata! Em em, cioè... Trovo ci siano davvero pochissime storie riguardanti Aoko e Kaito (Perché diamine non c'è una sezione per Kaito Kid ;-;), per cui, dato che li adddoro alla follia, ho provato a buttar giù qualcosina su di loro. Bene, prego di non aver fatto casini o aver strabicato qualcosa. Spero vivamente di non aver reso nessuno dei due OOC, ogni santa volta che aprivano bocca mi sembrava di averli storpiati >.< Scrivendo dal cellulare e quindi inserendo l'HTML a mano ho una fifa blu che la pagina possa prendere fuoco spontaneamente. Ringrazio chiunque sia giunto fin qui, magari anche lasciando un segno del propio passaggio, ma anche chi ha solo visualizzato e poi richiuso. Gradite le recensioni,ovviamente.
Salutoni,
AlnyFMillen
 
 
 
   
 
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