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Autore: Jo The Strange    17/07/2017    1 recensioni
Questa storia partecipa alla challenge "Notte di Tanabata" a cura di Fanwriter.it
Da quando Jane Foster è diventata la nuova sovana di Asgard insieme al marito Thor, ha imposto delle nuove festività midgardiane, tra le quali la notte di Tanabata. Ed è proprio durante la settima notte del settimo mese che Sigyn, sposa di Loki, ancora devastata per la morte del marito, riuscirà a realizzare il tanto agognato desiderio che da anni esprime durante la celebrazione di Tanabata...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla challenge "La Notte di Tanabata" a cura di Fanwriter.it

*Numero parole: 961

*Prompt: n° 23 (Ogni anno A esprime lo stesso desiderio durante Tanabata. Che sia l'anno buono perchè si realizzi?)

*Bonus: Desiderio su carta, bacio rubato

The Last Tears of the Black Princess

Quando Sigyn entrò, nel Grande Salone cadde un silenzio tombale. Centinaia di sguardi erano puntati su di lei -la Vedova, la Principessa in Nero, la Fedele al Nulla; così la chiamavano ultimamente – scrutandola in tutto il suo dolore.

Erano passati più di tre anni da quando Loki si era lasciato cadere nel vuoto dello Spazio, tre anni da quando lo aveva visto perdere ogni speranza, tre anni dal suo ultimo sorriso. Eppure portava ancora il lutto, non riusciva a rassegnarsi della sua scomparsa.

 Ogni volta che chiudeva gli occhi, Sigyn rivedeva quell'orribile momento sul Bifrost.

“Ci sarei riuscito Padre…. Ci sarei riuscito per tutti noi!”

“No Loki, non potevi" rispose Odino, pacatamente.

“Addio Sigyn, mia unica luce” le ultime parole, prima di lasciarsi ingoiare in quell'eterno mare scuro.

Sigyn si scosse, prendendo posto in disparte ad uno dei tavoli della sala. Quando i sovrani entrarono non si preoccupò neppure di alzarsi e fare una riverenza: li odiava, li odiava tutti. Era colpa loro se Loki non c'era più, era per causa loro se la sua vita era andata in frantumi.

Per di più quella maledetta mortale invaghita di Thor ora sedeva al posto d'onore di fianco al re, un posto sul quale ci sarebbe stata lei, come moglie del legittimo erede al trono, se Loki fosse stato lì.

E non solo la mortale le aveva rubato quel diritto, ma aveva persino osato portare delle festività midgardiane nel cuore di Asgard. Come quella sera, in cui tutta la corte stava festeggiando la notte di Tanabata, il settimo giorno del settimo mese, un elogio alle stelle Altair e Vega, le quali si trovavano dall’altra parte dell’universo e che nessun Asgardiano sarebbe mai riuscito a vedere in cielo.

Il Grande Salone era stato decorato con luci e lampade di carta e ovunque spuntavano canne di bambù -un'orribile pianta che la Midgardiana aveva deciso di portare con sé – mentre le persone indossavano strani abiti colorati che diedero a Sigyn il voltastomaco.

-Perdonatemi, mia Signora – un servo interruppe i suoi tristi pensieri avvicinandosi timidamente -E’ il momento della cerimonia dei Tanzaku –

Sigyn alzò gli occhi con fare estremamente irritato, ma senza obiettare si alzò dal suo tavolo e seguì il servo.

Ecco un’altra stupida tradizione di un altrettanto stupida festa: bisognava esprimere un desiderio, scriverlo su un lembo di stoffa – il tanzaku, appunto – e legarlo con del filo sulle canne del Grande Bambù al centro del palazzo, sperando che si avveri.

A Sigyn era sempre sembrata una grandissima stupidaggine, ma il re la aveva sempre costretta a prendere parte ai festeggiamenti e alle tradizioni, per compiacere quell’insopportabile midgardiana che era sua moglie.

Come ogni anno, espresse lo stesso desiderio, attaccò il suo Tanzaku al bambù e rimase a guardare il cielo notturno e le sue stelle luminose fino a quando anche l’ultimo invitato non se ne fu andato.

Quando fu sicura di essere rimasta sola, si avvicinò alle canne e sfiorò delicatamente il lembo di stoffa contenente il suo desiderio.

-Vorrei tanto che tu fossi ancora qui, mio sposo… - sospirò la dea, trattenendo a stento le lacrime.

Ogni anno desiderava che Loki tornasse da lei, ogni anno cercava di convincersi che non fosse morto e alla fine, ogni anno, si ritrovava a versare migliaia di lacrime, chiusa nella sua stanza, cercando di ricordare il profumo del suo amato, quando la notte la stringeva tra le sue braccia.

Ma era tutto vano e oramai Sigyn lo sapeva bene. Era giunto il momento di rassegnarsi.

Si accovacciò a terra, stringendo le gambe alle ginocchia e pianse come non aveva mai fatto.

Poi una voce, forse un sussurro del vento.

-Perché la mia amata piange disperatamente? –

Sigyn non sapeva se si trattasse della sua fantasia o della realtà. Quella voce cristallina, ingannevole e seducente risuonò chiara nell’aria per la prima volta dopo tre anni.

Sigyn alzò la testa e dinnanzi a lei apparve il Dio dell’Inganno, il suo sposo, la sua forza, il suo cuore. Loki stava in piedi, guardandola con aria preoccupata, ma con un’ombra di sarcasmo sul viso, tipica sua.

-L… Loki? – Sigyn era terrorizzata -Sei tu? –

-E chi mai dovrei essere, di grazia? – domandò lui, pacato.

Sigyn si alzò in piedi e iniziò a scrutare il marito negli occhi, in cerca di qualche trucco. Eppure sembrava reale, con la sua pelle diafana, gli occhi color smeraldo e i capelli neri come ali di corvo.

Era il suo Loki. Ed era vivo.

D’istinto la dea gettò le braccia al collo del marito, baciandolo sulle sue pallide labbra. Sentì di nuovo il suo profumo, la sua forte stretta attorno alla sua schiena mentre ricambiava il bacio ed uno spiraglio di luce di luce illuminarle il cuore dopo tanti giorni passati nell’ombra.

In quel momento Sigyn sentì scivolare via tre anni di tristezza e malinconia, come se una correntre impetuosa li avesse trascinati con sé. Non aveva bisogno di nient’altro ora che sapeva che Loki era vivo.

-Voglio sapere tutto – disse lei seria, staccandosi riluttante da quelle labbra sottili.

Loki sghignazzò, accarezzandole i lunghi capelli dorati: -Abbiamo tutta l’eternità per parlare – le prese dolcemente la mano, baciandogliela con galanteria -Che ne dici se prima mi aiuti a riprenderci ciò che ci spetta? –

-Una vendetta? – domandò ironica Sigyn, ben conoscendo la risposta.

Sul viso di Loki spuntò un sorriso sadico, di quelli che la maggior parte delle persone troverebbe inquietante, ma non Sigyn: -Noto con piacere che sei sempre sveglia, mia cara. Ci riprenderemo il regno e il trono, è una promessa –

Sigyn lanciò uno sguardo al suo Tanzaku, prima di stracciarlo e gettarlo ai mille venti: il suo desiderio si era finalmente avverato.

Loki era tornato, e con lui la vendetta tanto agognata.

E fu solo in quel momento che Sigyn sentì di essere finalmente rinata.

   
 
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