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Autore: Symphonia    17/07/2017    1 recensioni
La strinse forte a sé. Pensò che nessun momento fu migliore di quello per dichiararsi.
[YamaYachi | 1001 parole | questa fanfic partecipa al contest "Notte di Tanabata" organizzata da Fanwriter.it!]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tadashi Yamaguchi, Yachi Hitoka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Notte di Tanabata” a cura di Fanwriter.it!
~ Numero Parole: 1001 parole
~ Prompt: 1) Durante i fuochi d’artificio, A si confessa a B
~ Bonus: 26) fuochi d’artificio (non se abbia senso, lol)


        Li aveva persi in mezzo la folla. Non li vedeva più da nessuna parte. La testa della ragazza scattava a destra e sinistra: era spaventata, presa dal panico. La folla attorno a lei la sovrastava come delle montagne altissime; la faceva sentire piccola, circondata da muri che le provocavano un senso di soffocamento. La sua voce veniva annichilita dalla ressa; le moriva sempre di più in gola e, pian piano, non riusciva più neanche a sentire che diceva. Le salirono le lacrime agli occhi: sembrava che nessuno l’avrebbe trovata in mezzo a quella marea, tra quelle onde festose — finché qualcosa - o meglio, qualcuno - non si aggrappò alla lunga manica del suo yukata.
    “Yachi!”
    La ragazza si voltò sbigottita.
    “Yamaguchi!”
    “Meno male che ti ho trovata!”
    “Eh?!”
    “MENO MALE CHE TI HO TROVATA!!” urlò il numero dodici della Karasuno. Il casino del festival costringeva entrambi a sgolarsi.
    “AH… SÌ!! MENO MALE!!”
    Il ragazzo le prese la mano e la trascinò via da lì, facendosi largo tra la folla. Avevo visto il suo volto turbato, le leggeva nel panico negli occhi. Doveva immaginare che una ragazza ansiosa come Yachi soffrisse di agorafobia.
    “D-dove andiamo?”
    “Ti porto dagli altri, no?” rispose Yamaguchi con un sorriso.
    La bionda ricambiò il gesto, già più tranquilla.
    

    Dopo pochi minuti, raggiunsero l’uscita del festival. Presero una stradina in salita: a ogni passo, il panorama si faceva sempre più lontano, ma era luminosissimo. Sembrava di vedere un cielo stellato in terra.
    Ed eccoli arrivati: l’aveva portata sulla cima della collina.
    “Oh? Dove sono gli altri?” si stupì Yachi, vedendo il posto deserto.
    “Non lo so… Avevamo detto di trovarci qui per vedere i fuochi!”
    “Andiamo a cercarli?”
    “Vuoi tornare nella folla?!” le chiese stupito Tadashi.
    “N-no… Forse non è una buona idea.”
    I due rimasero a guardarsi dubbiosi per un attimo. Fu Yamaguchi a distogliere per primo lo sguardo.
    Era intontito dalla bellezza della ragazza: lo yukata le cadeva sul corpo come una cascata di petali di ciliegio su un campo di girasoli. L’obi arancione richiamava il colore dei suoi occhi, ancora lucidi dalle lacrime. Le gote erano arrossate, ma dallo sguardo, Yachi sembrava molto più rilassata. Yamaguchi notò che i suoi capelli erano diversamente acconciati: li aveva legati in uno chignon piccolino, tenuti fermi da un fermaglio a forma di rametto di ciliegio.
    La trovava semplicemente stupenda.
    “Beeeh… arriveranno!” esclamò di colpo, facendo sobbalzare Yachi. “Vuoi sederti?”
    Hitoka seguì la mano che sbucava dalla lunga manica. Stava indicando una panchina là vicino.
    I due si sedettero e restarono in silenzio per alcuni minuti. La manager notò solo in quel momento che Yamaguchi indossava un kimono a righe verdi e blu. Non era un kimono che spiccava particolarmente, ma credeva che fosse molto in linea con lo stile apparentemente tranquillo dell’amico.
    “Mi piace il tuo yukata, Yamaguchi!”
    “E-EH?! Ah, grazie… A-anche tu sei molto graziosa col tuo.”
    La ragazza bionda arrossì e si voltò verso quello spettacolo di luci che era il festival. Mancava poco ormai…
    “S-senti Yachi…” provò a esordire Tadashi, ma la ragazza si stava alzando, guardando verso la discesa. “Y-Yachi?”
    “Ah! Scusa! Sono solo preoccupata gli altri… non arrivano.”
    “Non ti preoccupare, se la sanno cavare da soli.”
    “P-però si perderanno lo spettacolo…!”
    Yamaguchi la guardò con rimprovero, mentre lei gli dava nuovamente le spalle.
    “Pensa solo alla squadra, agli altri… Come immaginavo, non le interessa nulla di me…” un sorriso malinconico gli dipinse il volto.“Però… Però…! Io voglio dirglielo!”
    “HITOKA YACHI!”
    La ragazza sobbalzò di nuovo, girandosi di scatto. Vide le lentiggini di Yamaguchi annegare nelle guance imporporate.
    “C-Cosa c’è?” Il ragazzo non le rispose. Continuava a fissarla insistentemente, il rossore che ormai raggiungeva le orecchie. “S-stai male??”
    Yamaguchi scosse fortemente la testa.
    “Ecco… I-io… Io devo dirti una cosa!”
    “Certo, dimmi...”
    Il ragazzo stava quasi diventando viola; probabilmente aveva pure smesso di respirare. Sentiva il cuore morirgli in gola. Aprì la bocca per prendere il fiato.
    “Io… Io… ti a-”
    Un botto lo interruppe e fece perdere la sua dichiarazione in una fiamma colorata e assordante.
    “COSA?!?!”
    “TI AMO!”
    “EEEEH?!”
    Fu questione di un istante. Yachi sentì qualcosa di pesante venirle addosso e per un attimo non vide nulla. Poi notò di essere stretta tra le braccia di Yamaguchi. Uno strano calore pervase tutto il suo corpo e fece avvampare le sue guance. Non sapeva cosa fare. Timorosamente, alzò lo sguardo: poteva vedere i colori esplodere nel cielo, proprio poco sopra la spalla del ragazzo. Sentiva un respiro affannato sul proprio collo e le ginocchia iniziarono a tremare. Si aggrappò istintivamente allo yukata di Yamaguchi: non aveva paura, era…
    “Eccitata? Perché mi sento così?”
    Sentì il respiro di Tadashi calmarsi e allontanarsi da lei; ma il ragazzo non voleva sciogliere quell’abbraccio, né aveva intenzione di mostrarle il suo viso. Appoggiò invece la fronte sulla sua spalla e fece un respiro profondo.
    “Devo farcela.” Una lacrima gli rigò il viso. “Voglio farcela!”
    La schiena di Yachi si pietrificò, non appena percepì delle labbra sfiorarle il lobo dell’orecchio.
    “— Io ti amo.”
    Gli occhi di Hitoka si sgranarono, poi divennero lucidi e scoppiò a piangere. Yamaguchi sentiva qualcosa inumidirgli il petto.
    “Non volevo farti piang-”
    “ANCHE IO!!”
    “Davvero?!”
    La manager annuì fortemente, continuando a singhiozzare.
    “Mi sa che non ce la fa più di così… Che tenera!”
    Yamaguchi le asciugò le lacrime con dolcezza. Trovò l’espressione di Yachi impagabile: gli occhi ricolmi di lacrime, le gote rosse e un sorriso felice, la rendevano più splendente di un fuoco d’artificio. I pollici smisero lentamente di carezzarla e si avvicinò al suo viso con una calma quasi innaturale. Vide le lunghe ciglia imperlate di lacrime chiudersi lentamente, come se aspettassero qualcosa. Le sue rosee labbra, semiaperte, furono l’ultima cosa che scorse, prima di baciarla all’unisono con l’ultima esplosione colorata.
    Yachi posò le mani sul torso di lui e si alzò sulle punte dei piedi. Si sentì stringere di nuovo in quel caldo abbraccio — la rendeva felice e una speranza germogliava nel suo cuore.
    “Potrei farci l’abitudine…”
   
 
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