Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: momoallaseconda    18/07/2017    3 recensioni
Zoro scosse il capo. “Il sesso risolve qualsiasi problema! Un atto fisico puro e semplice senza complicazioni fa stare subito meglio! Pensi che se mi si presenti l'occasione io non la colga? Diavolo Sanji, ho visto dozzine di ragazze farti il filo negli anni, palesemente interessate anche solo ad una botta e via, ma tu lasciarle sempre perdere solo perché già impegnato o perché il tuo manuale da gentleman ti impone di portare una donna fuori a cena almeno tre volte prima di fartela! Se una mi si presenta davanti visibilmente interessata ad accompagnarmi sul tetto, sarei un idiota a non approfittare della cosa, ti pare?”
Sanji si appoggiò alla parete sbuffando piano. “Già mi stupisco che tu riesca a trovare la strada verso il letto di una ragazza, con il senso dell'orientamento che ti ritrovi... ma il sesso non risolve sempre tutto!”
Zoro ghignò sadico. “Si vede che non ne fai abbastanza...”
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ticket for Love
 
To look for her whenever you want
 
 
 


 
 
 
 
Scese rapidamente a due a due i gradini dell'istituto cercando di non far cadere i grossi tomi che teneva in braccio. Ormai non riusciva più a contenere l'euforia che gli scorreva nelle vene ed era sicuro che sarebbe presto scoppiato se non avesse fatto qualcosa.
Esaltato, Sanji aumentò il passo finché non atterrò pesantemente sul piazzale della scuola, facendosi accecare dal primo sole caldo di luglio. Fregandosene altamente delle pupille carbonizzate, alzò mani e viso al cielo gettando noncurante dietro di sé i grossi volumi e lanciò un urlo belluino di totale liberazione.
Poco più in là, un paio di ragazzi sdraiati sul praticello che divideva la facoltà di economia da quella di giurisprudenza, si voltarono al suo gesto e ridacchiarono tra loro senza prestargli troppa attenzione, perfettamente consci di cosa gli fosse preso, fondamentalmente perché tutti sulla stessa barca.
Sanji sorrise da solo come un babbeo, chiudendo gli occhi, sentendo la pelle bruciare sotto il sole del mattino con il vento fresco che gli passava tra i capelli biondi. Una sensazione fantastica!
Dopo due mesi e sette giorni, a voler essere pignoli, finalmente la maledetta sessione era finita!
Con un largo sorriso, mandò al diavolo definitivamente ogni pensiero controproducente e la calma, molleggiando sulle gambe e lanciò un altro urlo spacca timpani contro il cielo.
Altre persone che passeggiavano per i giardini presero a guardarlo storto, ma lui li ignorò. Aveva appena passato l'esame più tosto e difficile della sua vita e aveva tutto il diritto di sfogare la tensione come gli pareva. Il fumo amaro delle sue adorate sigarette non sarebbe bastato quella volta.
La vita non era mai stata più bella! Non doveva più preoccuparsi di altri esami fino all’autunno, non aveva nessun tormento particolare, le vacanze estive erano iniziate, aveva amici simpatici con cui trascorrere ore piacevoli in allegria e, soprattutto, vantava una ragazza meravigliosa con la quale poter trascorrere tutti i giorni e le notti senza riserva!
Aprì gli occhi di scatto agguantando di corsa un fazzolettino di carta dalla tasca e poggiandolo rapidamente sotto al naso, sentendo il solito rivoletto caldo di sangue epistatico fuoriuscirne, come accadeva ogni santa volta in cui la sua mente esagitata estrapolava immagini poco caste sulla sua bellissima donna. Ma non poteva farci nulla, Pudding era favolosa!
Stavano insieme da sei mesi e da sei mesi Sanji toccava il cielo con un dito. Era bella, intelligente, acuta, spiritosa... e stava con lui! Aveva scelto lui come difensore delle sue virtù, come custode del suo cuore, della sua anima, del suo corpo...
Altro rivoletto di sangue sfuggito catturato in tempo dal fazzoletto e dalla sua prontezza di riflessi. Sanji mugugnò contrariato, aveva ragione Chopper, doveva farsi controllare da uno bravo.
Scacciò dalla mente il ricordo del corpo megagalattico della sua ragazza per evitarsi un'altra epistassi, non era proprio il momento. Con un sospiro felice, riassunse la sua abituale calma e raccolse i libri che aveva lanciato a terra nella foga, valutando l'idea di andarsi a prendere un caffè al bar del campus prima di tornare a casa, quando qualcosa di pesantissimo e di non ben definito si arpionò alla sua schiena all’improvviso, facendogli perdere l’equilibrio e cadere a terra portandosi dietro il coso, i libri e un discreto numero di santi che Sanji stesso provvide a far piovere direttamente dal cielo quando capì cosa lo aveva atterrato. Sdraiato a pancia in su, il sedere dolorante, una voglia matta di strozzare qualcuno, cercò di togliersi di dosso la piovra molesta che rideva a crepapelle non accennando minimamente a staccarsi dal suo braccio. Lanciò qualche pugno ben mirato sulla testa vuota di quello che aveva riconosciuto essere uno dei suoi migliori amici e se lo levò di dosso con non poca fatica, spingendolo lontano da lui.
Lo guardò irritato continuare a ridere rotolandosi sull'erba, per nulla turbato dalla scarica di pugni che lo aveva investito, anzi ne pareva fin troppo divertito e Sanji non se ne stupì.
Da che lo conosceva, Monkey D. Rufy era stato capace di incassare da chiunque centinaia di pugni, calci e botte varie, senza quasi mostrare segni evidenti di dolore fisico, con la sola eccezione di quelli presi dalla sorella, e la cosa aveva il potere di mandare in bestia il biondo. Santo cielo, pareva fatto di gomma! Non c'era alcun gusto nel picchiare (amichevolmente s'intende) qualcuno che non sentiva nulla! Tanto più che Rufy ne prendeva parecchie di botte, soprattutto da lui e da Nami, per lo più per il suo vizio di non saper collegare la bocca al cervello, ma Sanji gli invidiava a morte questo suo essere elastico ed incapace quasi di provare sofferenza. Quando Rufy tirava un pugno a lui la pelle ci impiegava giorni per cancellare il livido.
Piccato per le sue stesse considerazioni, Sanji fu tentato di rifilargliene altri due o tre solo per  gusto personale, ma una voce canzonatoria alle sue spalle bloccò la mano già caricata a pugno.
“Te lo dicevo che saremmo arrivati in tempo, Rufy, torcigliolo è ancora qui! Ciao torcigliolo, allora finito tutto?”
Ovviamente Rufy non era venuto da solo a salutarlo dopo l'esame, doveva immaginarselo. Cosa aveva detto prima? Di avere amici simpatici con cui trascorrere tante ore in allegria? Da quel momento eliminava la parola 'simpatici' e 'allegria'.
Sorvolando sull'epiteto poco carino con cui era stato apostrofato, Sanji lanciò un'occhiata di sbieco al nuovo arrivato, che ora guardava alternativamente lui e il moro ancora disteso a terra sfoderando la solita faccia da sberle irritante che contraddistingueva Zoro Roronoa da sempre.
Sanji si alzò con calma dopo aver tolto un po' di terra dai pantaloni, gli istinti omicidi ormai del tutto sedati.
“Marimo.” lo salutò di rimando con un sorrisetto, chiamandolo volutamente con il soprannome che gli aveva dato a otto anni per i suoi curiosi capelli verdi che ricordavano un'alga marina, e che sapeva perfettamente, Zoro odiava. “Si, ho finito!” esclamò, con una nota euforica nella voce, ritornando con l'umore alle stelle. Chi se ne importava se aveva davanti l'amico più stronzo dell'universo, quello che non perdeva mai occasione per ridere delle sue disgrazie (a ben vedere la cosa era comunque reciproca), o di offenderlo pur di avere una scusa per menare le mani? Era felice da far schifo e sentiva di poter sopportare qualsiasi cosa, anche il ghigno insolente del suo migliore amico e le sue provocazioni.
Zoro non perse tempo e grugnì infastidito per l'epiteto, ma decidendo di lasciar correre come aveva fatto Sanji. Sapevano entrambi quanto in realtà fosse divertente litigare e punzecchiarsi a vicenda, per poi tornare amici come prima in una manciata di minuti come se nulla fosse successo. Facevano così fin da piccoli e certamente le cose non sarebbero cambiate.
Rufy si alzò elettrizzato da terra prendendo entrambi per il collo, facendo cozzare malamente le tre teste tra loro. “Se anche tu hai finito, sapete questo che vuol dire??” esclamò ridendo come un matto strattonandoli.
Sanji e Zoro non fiatarono, lanciandosi un'occhiata divertita e saputa da sopra le sue spalle, entrambi lo superavano in altezza di parecchio pur essendo coetanei, e rimasero in attesa.
Rufy lasciò la presa dal collo degli amici per alzare le braccia al cielo. “Vuol dire fine della fatica!! D'ora in avanti solo festaaaaa!!!” urlò saltellando sul posto come un bambino a Natale e facendo voltare curiose le poche teste che c'erano ancora nei paraggi.
Zoro scosse il capo divertito, mentre Sanji si accendeva la prima sigaretta della giornata ed aspirava avido una boccata, annuendo convinto, un sorriso allegro stampato in faccia.
“Puoi giurarci, amico! Non vedevo l'ora di un po' di relax!” mormorò il biondo, sospirando.
Zoro lo guardò scettico. “Come se 'mister primo della classe' avesse bisogno di rilassarsi! Tu nemmeno fai fatica a studiare!” borbottò risentito.
Sanji aspirò un'altra boccata, tranquillo. “Se tu sei un caprone ignorante che ci mette una vita per leggere un pagina, non significa che io non abbia bisogno di un po' di vacanza. Probabilmente me la merito più di tutti.” aggiunse con un sorrisetto di sfida.
Zoro lo fulminò con lo sguardo. “Caprone a chi, idiota dal ciuffo ossigenato?!”
“Buoni, buoni, su. Non litigate.” li divise Rufy allegro mettendosi fra loro, mostrando un'anomala parvenza di buonsenso che bloccò la risposta acida di Sanji, prima di far risuonare in tutto il piazzale le sue urla e spaccare i timpani a chiunque nel raggio di un chilometro. “Le vacanze estive sono iniziateeeee!!” Poi, senza abbassare i toni, aggiunse rivolto solo a loro due. “Dobbiamo festeggiare degnamente! Che possiamo fare? Che possiamo fare??” chiese, tornando all'istante il solito bambinone troppo cresciuto.
Zoro sghignazzò, abituato al carattere esagitato del suo amico e sembrò rifletterci seriamente. “Beh, stasera ci sarebbe la festa da Hermeppo...” azzardò con un certo interesse, leccandosi volutamente le labbra. Sanji lo guardò roteando gli occhi sapendo bene a cosa stava pensando.
Per quanto tutti mal sopportassero quell'odioso figlio di papà viziato ed arrogante del loro compagno di corso, doveva ammettere che la sua mega villa unita ai suoi soldi, erano un binomio perfetto quando si trattava di produrre feste grandiose con folle oceaniche di ragazze disinibite e mezze nude oltre che, soprattutto, bere gratis in quantità illimitata e per uno come Zoro, abituato a ingerire abbondanti quantitativi d'alcool per riuscire a raggiungere anche soltanto un leggero stato d'ebbrezza, quelle feste erano il paradiso dei sensi, figurarsi se non avrebbe fatto carte false per andarci.
Rufy accolse l'idea con entusiasmo, neanche a pensarci, ma Sanji non era dello stesso avviso. Lo videro negare sicuro con il capo e, alla domanda del moro che ne chiedeva il motivo, rispose semplicemente “...perchè volevo passare la serata con Pudding!”
Zoro alzò gli occhi al cielo e Rufy si incupì. Sanji non si fece intenerire. “Sono quasi due settimane che non passiamo un po' di tempo da soli! Le mancherò senz'altro da morire!!” sfoderò cuoricini rossi adoranti dagli occhi rievocando l'immagine della ragazza nella sua mente. “Oh, Pudding-chan non temere il tuo Mr. Prince è tornato! Lo studio non mi porterà mai più via da te!!” ululò ondeggiando sul posto e sprigionando cuori intorno a sè.
Rufy mugugnò infastidito guardando l'amico partire per la tangente dell'amore. Lui voleva che stessero tutti insieme a festeggiare la fine degli esami!
Zoro gli poggiò una mano sulla spalla con un sorrisetto, mimandogli con le labbra di lasciar perdere. Sanji lo conoscevano ormai, se aveva una donna potevano star certi che lei sarebbe sempre venuta prima di chiunque altro. Per quanto bene potesse volere ai suoi amici, Sanji non avrebbe mai sacrificato tempo prezioso da passare con lei, per una stupida festa. Solo non avevano mai capito perché si rendesse ridicolo tutte le volte con quelle scene sdolcinate!
Zoro si stufò quasi subito di ascoltare le moine rivolte alla ragazza che il biondo vedeva nella sua testa e si schiarì la voce seccato. “Ok, torcigliolo. Direi che per oggi ne ho abbastanza del tuo fare svenevole da tappetino! Vorrà dire che alla festa ci andremo solo noi due.” convenne incrociando le braccia e guardando Rufy.
Sanji, la produzione di cuori interrotta di colpo, lo incenerì. “A chi hai dato del tappetino, tu??”
“Ma no!! Io voglio che andiamo alla festa tutti insieme!!” mugugnò Rufy con una faccia da cucciolo abbandonato guardando alternativamente l'uno e l'altro.
Sanji scosse la testa serio. “Non posso, davvero! È da troppo che non stiamo insieme da soli per colpa di quegli stupidi esami! E piantala di guardarmi così!” aggiunse in risposta all'espressione affranta che aveva assunto il moro per farlo cedere. “Non verrò, stasera! Fattene una ragione... Tra l'altro non ho ancora finito di riempirti di botte per il sicuro ematoma che mi uscirà grazie a te e alla tua mania di saltare addosso alla gente all'improvviso!” esclamò massaggiandosi il fondoschiena dolorante e mostrando il pugno pronto all'uso, ma Rufy nemmeno lo ascoltava più. “Sanji ma quella laggiù non è Pudding?” chiese curioso, guardando qualche metro dietro le sue spalle dove una ragazza, con un vestitino striminzito e i capelli castani raccolti in due morbidi codini, guardava dritto verso di loro.
Con uno scatto fulmineo, il biondo si girò inquadrando la sua ragazza in meno di due decimi di secondo e gli ci volle anche meno per notare quanto fosse poco vestita.
“Pudding-channnn!!!!” ululò entusiasta scattando rapido verso di lei che lo attendeva tranquilla vicino alla facoltà di giurisprudenza.
Zoro fischiò ammirato. “Ottima mossa, Rufy! Non ti facevo così sveglio!”
Il moro si voltò a guardarlo confuso. “Quale mossa?”
Zoro lo fissò a sua volta. “Ma non l'hai fatto per evitare... d'accordo, lasciamo stare!” concluse spiaccicandosi una mano in fronte. Colpa sua che aveva pensato di aver intravisto un cervello sotto quei capelli neri.
“Che gli starà dicendo, secondo te?”
Zoro gettò un'occhiata disinteressata a Sanji che aveva da poco raggiunto la ragazza con un saltello acrobatico degno di un trapezista, emanando cuori tutto attorno.
“E io che ne so?” commentò tranquillo, lasciando vagare lo sguardo in giro e contemplando l'idea di stendersi per un po' al sole sul praticello invitante del campus, con quell'arietta fresca magari sarebbe riuscito pure a fare un sonnellino.
“Sono troppo lontani, non si sente niente!” considerò Rufy stizzito, prima di farsi pensieroso. “Non ha una faccia felice, però.”
Con uno sbuffo, Zoro tornò suo malgrado a guardare la coppia in lontananza e si ritrovò ben presto ad aggrottare le sopracciglia sorpreso quando notò il biondo smettere all'improvviso di produrre cuori e bloccarsi, fissando sconvolto Pudding continuare invece a parlare, agitando le braccia con un'espressione dispiaciuta.
Si scambiò un'occhiata con Rufy, come lui ignaro di cosa stesse succedendo a quei due, anche se una vaga idea si stava già formando nella testa di Zoro e non ne sarebbe stato sorpreso.
Vide Pudding fare una carezza leggera al ragazzo e sorridergli serenamente, prima di salutarlo con la mano ed avviarsi verso i cancelli, chiaramente decisa ad andarsene sola.
Riportò tutta la sua attenzione sulla statua di sale che aveva preso le sembianze del suo amico, prendendo atto di aver appena assistito in diretta all'ennesima rottura sentimentale del biondo.
Zoro fece una smorfia, cercando di guardare da un'altra parte, ripensando a quante ne aveva già subite Sanji in 22 anni di vita... troppe per ricordarsele tutte ed ogni volta il biondo buttava il suo amor proprio nel cestino cercando di riconquistare con ogni mezzo la donna di turno che con lui non voleva più avere a che fare. Poveraccio, quasi gli faceva pena... quasi.
Rufy lo tirò per la manica della maglia. “Io non ho capito niente! Dove è andata Pudding? Pensavo volesse stare con lei, oggi! Che è successo?” chiese con candore assoluto.
Zoro sospirò impassibile grattandosi la nuca, senza distogliere lo sguardo dal biondo. “Lascia stare. Mi sa che stasera Sanji non passerà la serata con nessuno...”
Rufy corrugò le sopracciglia, per nulla soddisfatto della risposta e pronto a chiedere spiegazioni aggiuntive, quando l'ennesimo urlo belluino della giornata si alzò al cielo, facendo voltare tutta l'università verso un redivivo Sanji in ginocchio che piangeva disperato invocando il nome dell'amata ormai lontana. “Pudding-channnn!! Non mi lasciare, ti pregoooo!! Non mi importa se siamo diversiiiiiii!!! Io cambieròòòòò!!! Pudding-channnnnn!!!”
Zoro e Rufy guardarono la scena con una punta di sincero dispiacere, accompagnato da un ben più rilevante misto di disgusto e imbarazzo per la dignità di Sanji che andava a far compagnia al suo amor proprio nel cassonetto.
“Quindi lo ha mollato?” chiese cauto Rufy dopo un pò.
“Sembrerebbe di si...” rispose pacato Zoro.
Il moro rifletté un istante. “...Dici che allora alla festa ci viene?”
Il verde lo guardò male, non degnandolo di una risposta, ma Rufy sorrise entusiasta battendo le mani. Sanji nel frattempo aveva iniziato ad avere le convulsioni per il troppo pianto ed un capannello di studenti e professori gli stava prestando le prime cure del caso. Una scena già vista.
“Mi sa che la festa di stasera sarà epica!” commentò il moro ghignando felice, sotto lo sguardo esasperato di Zoro e gli uggiolii disperati di Sanji in lontananza.
Non c'era male come inizio delle vacanze.
 
*
 
Il panorama che si palesò agli occhi di Zoro quando entrò nella stanza non poteva essere più deprimente. Se n'era già convinto mentre saliva le scale, sentendo le note struggenti di una canzone strappalacrime che si disperdevano per la casa.
La signora Vinsmoke gli aveva fatto un cenno sconsolato indicandogli la stanza del suo quartogenito con un sospiro. Sanji aveva saltato il pranzo e da che era rientrato quella mattina non era più uscito dalla sua camera, lei aveva rinunciato a chiedergli di mangiare qualcosa da ore e tutta la famiglia di comune accordo aveva deciso di lasciarlo in pace. Era evidente volesse soffrire in solitudine per la rottura con Pudding.
Ma Zoro non ci stava, aveva visto il suo amico in quello stato decine di volte e si rifiutava di lasciarlo solo a trincerarsi nel dolore nella teatralità della sua camera da letto con canzoni d'amore di scarsa qualità! Un briciolo di orgoglio maschile doveva ancora averlo da qualche parte, dannazione!
Zoro entrò a passo sicuro, sorpreso di trovare la porta aperta. Sanji era talmente depresso da dimenticarsi di chiuderla a chiave e forse sarebbe stato meglio farlo perché si sarebbe risparmiato di vedersi piombare lì la sua faccia allibita e schifata.
C'era un caos assurdo. Fotografie di Pudding erano state stracciate e sparse per tutto il pavimento e il letto, il portatile acceso dispensava a tutto volume quelle note struggenti da voltastomaco che si sentivano fin dall'ingresso, parecchi libri erano sparpagliati in giro, c'erano vestiti buttati a casaccio e pure un paio di reggiseni che sventolavano lievi dal lampadario appeso al soffitto. In tutto quel delirio il suo amico dava orribile mostra di sé seduto sul letto, i capelli afflosciati a coprire il viso, mentre stringeva a sé un cuscino a forma di cuore con il viso sorridente di Pudding raffigurato sopra.
Zoro era certo che Sanji fosse un uomo con tutti gli attributi al posto giusto, dopo tanti anni passati tra palestra e campo di basket con lui, eppure quell'immagine lo fece vacillare per un istante, non concependo del tutto di trovarsi davvero nella seria e ordinata stanza del suo migliore amico, invece che nella cameretta di una ragazzina adolescente in crisi ormonale. Roteò gli occhi con una smorfia a quel pensiero, avanzando deciso verso la scrivania per spegnere quella musica lagnosa che stava fracassando i timpani a tutti da ore.
Sanji alzò appena la testa, guardandolo con occhi spenti, prima di tornare subito a sprofondare il viso nel cuscino senza emettere suono. Zoro sbuffò infastidito. Se non si vergognava di mostrarsi così debole davanti a lui allora l'aveva presa proprio male, peggio del solito, eh si che erano state in molte a scaricarlo prima di Pudding, come minimo doveva esserci abituato.
Si passò una mano tra i capelli verdi, trascinando una sedia davanti al letto del biondo e sedendocisi sopra a cavalcioni. Si schiarì la voce, preparandosi mentalmente a dare una scossa alla larva umana davanti a lui. C'era bisogno di un po' di testosterone in quella stanza.
“D'accordo, amico... Ammetto che non sia un granché quando si viene mollati...” iniziò pacato ma deciso “...capisco il nervoso, la rabbia, la voglia di distruggere tutto, che tu ci creda o no arrivo persino a comprendere il desiderio di ascoltare cantanti neo melodici a palla... probabilmente vorresti solo essere lasciato in pace a morire nello sconfinato mare della tua sofferenza...”
Sanji riemerse dal cuscino scuro in volto, scostandosi i capelli dal viso. “Sei venuto per fare il poeta?”
Zoro ghignò sghembo. “Nah... solo per prenderti un po' per il culo...” ammise tranquillo.
Il biondo lo guardò male ma riprese un po' di contegno e data una rapida occhiata al cuscino a cuore, lo lanciò ai piedi del letto, lontano da lui. Si passò una mano sul viso stanco, asciugando gli occhi ancora un po' lucidi e sospirò. “Lo so che è patetico... è che... credevo davvero che sarebbe stata quella giusta, stavolta.” confessò senza imbarazzo.
Si conoscevano da una vita ed anche se erano sempre pronti a scannarsi per un nonnulla, entrambi sapevano di trovare l'uno nell'altro la spalla cui appoggiarsi in caso di bisogno, fosse stato per vendicare un torto subito o per piangere la fine di una relazione.
Zoro non aveva mentito. Nonostante il tono canzonatorio, capiva perfettamente che il suo amico stava male, comprendeva in pieno che era il genere di cose che ti annientano, anche se non lo sapeva per esperienza diretta ma per pura empatia. Tuttavia non credeva nemmeno che piangersi addosso fosse il giusto modo per affrontare il problema.
“...chiodo schiaccia chiodo?” esalò Sanji quando Zoro gli espose la sua teoria per esorcizzare il dolore. “Cioè dovrei rimpiazzare Pudding, tutti gli ultimi mesi, la vita che mi stavo immaginando insieme a lei, scopando con una a caso?” chiese ironico.
Zoro finse di non aver colto il tono sarcastico e annuì energico. “È un fantastico rimedio, te l'assicuro!”
Sanji assottigliò gli occhi. “E sentiamo tu come faresti ad esserne certo dal momento che non ti ha mai mollato nessuno? E anche non lo farà mai nessuno, visto che tu la donna fissa non la vuoi.”
Zoro scosse il capo. “Non serve certo solo per quando si viene mollati! Il sesso risolve qualsiasi problema! Un atto fisico puro e semplice senza complicazioni fa stare subito meglio! Pensi che se mi si presenti l'occasione io non la colga? Diavolo Sanji, ho visto dozzine di ragazze farti il filo negli anni, palesemente interessate anche solo ad una botta e via, ma tu lasciarle sempre perdere solo perché già impegnato o perché il tuo manuale da gentleman ti impone di portare una donna fuori a cena almeno tre volte prima di fartela! Non siamo più nell'800! Se una mi si presenta davanti visibilmente interessata ad accompagnarmi sul tetto, sarei un idiota a non approfittare della cosa, ti pare?”
Sanji si appoggiò alla parete sbuffando piano. “Già mi stupisco che tu riesca a trovare la strada verso il letto di una ragazza con il senso dell'orientamento che ti ritrovi... ma il sesso non risolve sempre tutto!”
Zoro ghignò sadico. “Si vede che non ne fai abbastanza...”
Il biondo lo squadrò scocciato pronto a rispondere per le rime quando un bussare leggero alla porta li zittì entrambi.
“Posso entrare, Sanji?” mormorò una vocina cauta al di là della porta chiusa.
L'interessato sorrise. “Come no, Chopper. Entra pure.”
Un ragazzino biondo sui quattordici anni entrò saltellando tutto felice, raggiungendo i due vicino al letto e salutando educatamente Zoro. “Sono appena tornato dai corsi estivi. La mamma ha detto che non stavi bene oggi e di non disturbarti ma ero preoccupato per te, che succede?”
Sanji guardò il suo fratellino con affetto. “Stavo un po' male è vero, ma adesso mi è passato tutto, tranquillo!”
Chopper gli sorrise dolce rassicurato dalle sue parole e Zoro considerò ancora per l'ennesima volta come fosse possibile che in una famiglia composta da sei figli, fossero usciti tre enormi stronzi e tre buoni come il pane, una via di mezzo per tutti, no? Se poi doveva ammettere che considerava il suo amico uno dei tre venuti bene, si capiva di gran lunga quanto fossero orribili gli altri. Non appena li conoscevi indovinavi subito chi avesse ereditato i geni di quel gradasso del padre e chi quelli dolcissimi della madre. Grazie a Dio due dei fratelli di Sanji usciti male abitavano già per conto proprio, come anche la sua bellissima e gentilissima sorella maggiore, quindi da un paio d'anni doveva sopportare solo Yonji quando veniva a trovare Sanji a casa. Al contrario gli stava molto simpatico Chopper, come a tutti del resto, probabilmente era l'unico che non aveva mai subito le angherie dei tre stronzi. Sanji non aveva mai fatto mistero di detestare i suoi due fratelli maggiori e il fratello minore Yonji, ma adorava il fratellino più piccolo al pari di quanto amasse la sorella più grande. Erano davvero una famiglia strana.
“Se è tutto a posto allora vado, così non vi disturbo!” sorrise il ragazzino.
Sanji e Zoro ridacchiarono. “Tu non disturbi mai, piccolo!” confessò Zoro sincero.
Imbarazzato, Chopper sventolò una mano davanti al viso. “Non dite così, per favore, mi fate diventare rosso!!” ammise ridendo e ondeggiando un po' sulle gambe prima di farsi serio d'un tratto. “Sanji il tuo computer lampeggia!”
Zoro si voltò verso la scrivania notando solo in quel momento una lucina gialla vicino alla web cam comparire e scomparire ad intermittenza con moto continuo e sentì Sanji alzarsi dal letto.
Chopper gli si accostò. “Va bene, io vado, ci vediamo a cena. Mi hanno dato un sacco di compiti per domani e non ho nessuna voglia di farli...” aggiunse affranto ma ridendo quando il fratello gli scompigliò i capelli con una mano guardandolo furbo.
“Bugiardo!” ghignò il biondo universitario. “Vai pure, lo so che non vedi l'ora di cominciare! E si, dì pure alla mamma che ci vediamo per cena.”
Chopper ridacchiò prima di scomparire fuori dalla porta. “A dopo! Ciao Zoro!”
Zoro lo salutò con un sorriso sincero, era adorabile quel ragazzino. Studioso ma per nulla saccente, col senso dell'umorismo che non sfociava mai nel grottesco, gentile e collaborativo ma con una propria morale. Per certi versi molto simile a Sanji. In quei momenti gli spiaceva davvero essere figlio unico, un fratellino come Chopper lo avrebbe voluto anche lui.
Scosse la testa e tornò a concentrarsi sul suo amico, che ormai era stato completamente assorbito dallo schermo del computer.
“È la risposta alla mail...” lo sentì mormorare sovrappensiero.
Zoro fissò dubbioso la sua schiena. “Stai ancora alle mail?” gli chiese corrugando le sopracciglia, ben deciso a rimanere seduto dov'era ma girato verso di lui.
Sanji annuì in automatico senza staccare gli occhi dallo schermo, mentre pigiava rapido sulla tastiera. “Ti ricordi quel compito sull'amicizia tra sconosciuti che ci aveva dato il professor Saul l'ultimo anno di liceo?” gli chiese tranquillo senza guardarlo.
Zoro si grattò la nuca perplesso e a Sanji non servì voltarsi per capire che in quel momento era in atto una lotta spasmodica tra i suoi due neuroni per capire di che diavolo parlasse. Zoro solitamente non si ricordava nemmeno quello che aveva mangiato per colazione, figuriamoci di un compito assegnato quando erano ancora degli adolescenti.
“Mi riferisco a quando ci ha costretti tutti a scrivere delle mail ad uno sconosciuto, a suo dire per sviluppare l'amicizia tra culture diverse...” mormorò andandogli in aiuto “...e scelse per ciascuno di noi uno studente straniero che avesse per madrelingua quella che ognuno aveva sul suo programma di studi. Tu avevi inglese, io spagnolo.”
Zoro batté gli occhi, interdetto. “...Mi stai dicendo che dopo più di tre anni sei ancora in contatto col tuo amico di penna spagnolo??” esclamò a bocca aperta alzandosi dalla sedia.
Sanji si girò appena, l'espressione neutra. “Si, è un tipo simpatico. Alla fine ci scriviamo una decina di volte al mese e ci raccontiamo come va la vita.” ammise tranquillamente tornando a battere sulla tastiera.
Zoro sgranò gli occhi cercando di metabolizzare quanto aveva appena sentito, mentre un brivido gli percorse la colonna vertebrale al ricordo di come era finito per lui quel compito.
“È una cosa assurda!” sbottò dopo qualche attimo, al che Sanji si voltò a guardarlo confuso.
“Mi ricordo di quel maledetto compito!” esclamò indicando il computer con malcelato astio nella voce. “A me il prof. Saul aveva affibbiato un inglese maniaco che invece di scrivermi della sua giornata mi mandava lunghe poesie d'amore accompagnate da sue fotografie in perizoma!” rabbrividì al ricordo. “Ho resistito tre giorni prima di chiudere completamente l'account e andare dal prof. a spiegargli che mi era impossibile portare a termine il suo esperimento per assenza di affinità strutturali! Incredibilmente ha capito e non mi ha più chiesto nulla.” concluse scuro in volto incrociando le braccia.
Sanji stringeva i braccioli della sedia cercando di non frantumarli e al contempo si mordeva furiosamente le labbra. La sua faccia era indecisa se esprimere una sincera compassione per il suo amico o puro totale e irrefrenabile scherno. Alla fine ebbe la meglio il secondo.
Sanji scoppiò a ridere sguaiatamente battendo ripetutamente le mani sulla scrivania, non riuscendo a credere di avere finalmente qualcosa in mano per prendere per il culo il sempre irreprensibile Zoro Roronoa!
Il verde, d'altro canto, lo guardava ridere delle sue pene visibilmente alterato e rosso in volto. Sembrava impossibile che quello fosse lo stesso ragazzo che neanche mezz'ora prima era steso sul suo letto a piangere per una storia d'amore finita male!
Intimamente era contento di vederlo ridere di nuovo, ma c'era un limite! Digrignò i denti, stufo di venir preso in giro in quella maniera da uno che non aveva ancora smesso i panni del gentiluomo d'altri tempi e di sicuro nascondeva qualche libro di Jean Austen dell'armadietto dove teneva i bigodini.
“Piantala, babbeo! Ecco perché non ve l'ho mai detto, sapevo che avreste tutti reagito così!”
Sanji si asciugò gli occhi lucidi e gli lanciò un'occhiata in tralice, ancora con il sorriso sulle labbra. “Mi dispiace per la tua esperienza, davvero!” esclamò quando un'occhiataccia lo raggiunse. “Ma è una cosa troppo divertente! Ti è andata male... il mio è a posto, anzi è pure parecchio simpatico! Pensa che abbiamo una valanga di interessi in comune! Entrambi studiamo economia ma vogliamo diventare cuochi, ci pensi? Quando si dice il destino!”
Zoro sbuffò appoggiandosi alla parete con la schiena. “Il mio era un imbecille, ma non ci metto la mano sul fuoco che il tuo sia uno stinco di santo!” mormorò piccato. “Anche il tuo è un maniaco, vedrai! Quando meno te lo aspetti ti chiederà di incontrarvi per un ‘appuntamento’ e vedrai che ti combina!”
“Sei prevenuto solo perché ti è andata male!” Sanji lo squadrò con un'occhiata di compatimento, prima di voltarsi di nuovo verso il computer e soddisfatto premere invio.
Zoro scosse la testa mentre i cellulari di entrambi trillavano all'unisono.
“Vedrai se non ho ragione!” borbottò estraendo il telefono dalla tasca e leggendo rapidamente il messaggio di Rufy dove informava entrambi che sarebbe passato a prenderli alle dieci per portarli alla festa di Hermeppo.
Il verde lanciò uno sguardo all'amico che fissava lo schermo del telefonino con occhi spenti. Il momento ilare era passato purtroppo. Sanji stava nuovamente tentando la discesa verso la depressione post-rottura con Pudding, ma non aveva ancora fatto i conti con lo spirito indomito che dimorava in ogni uomo indignato dalla poca virilità di un amico. Attraversò la stanza a passo di marcia e si erse in tutta la sua statura di fronte al biondo con un dito puntato davanti al suo naso e lo sguardo minaccioso che assicurava un brutto quarto d'ora per la sua faccia se non avesse fatto tutto ciò che chiedeva.
“Ora tu ti riprendi, fai una doccia e vai a cena con la tua famiglia! Alle dieci io e Rufy saremo qui puntuali a prenderti per portarti alla festa... e non voglio sentire scuse sceme!” aggiunse veloce prima che Sanji riuscisse a infilare una parola in quel discorso furente. “Pretendo che venga anche tu e che ti diverta! Dovrai ubriacarti così tanto che di quella donna non ricorderai più nemmeno il nome, sono stato chiaro?” stabilì, talmente serio e ostile che Sanji non trovò nulla da ridire, se non annuire sgranando gli occhi, suo malgrado un po' intimorito da quegli occhi furiosi.
Zoro ghignò, felice di aver raggiunto il suo scopo.
“Vedrai che questa notte ti cambierà la vita!”

 

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Buongiorno! Se qualcuno se lo stava chiedendo, no fortunatamente (per me) non sono svanita (purtroppo per voi), ma ero presa dal lavoro e dalla vita reale, anche se non ho mai smesso di scrivere e difatti torno con questa nuova long che spero possa piacere a qualcuno! :-D
Ci lavoro da tanto e ci tengo come fosse mio figlio, ma se dovesse far pena non fatevi problemi a farmelo sapere! :-D sono sempre disponibile per sapere i pareri di chi ne sa più di me.
Detto questo grazie per te che sei passato di qua anche solo per una lettura in un momento di noia. Sono felice di aver attirato il tuo interesse e spero che questo primo capitolo possa piacere!

Un bacione a tutti,
Momoallaseconda
   
 
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