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Autore: LostRequiem    18/07/2017    1 recensioni
'Professore...?'
'Vuol dire che da grande potrò diventare come lei...?'
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clive Dove
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tears of Madness

 

‘Professore?’

 

Piangi, ridi, graffi fino al sangue quelle braccia pallide che ti ritrovi in preda alla noncuranza, alla disperazione, alla follia.

Perché tu adesso non sei che un folle.

Tiri anche un pugno a quel bel muro di cemento che si prende gioco di te da ormai ben cinque mesi, ridendo di scherno alle tue spalle quando ti giri, indicandoti quelle s b a r r e quando ti corichi- a terra- e ricoprendoti di sporcizia ad ogni colpo, perché, sì, quel posto cade a pezzi, ed ogni volta che lo percuoti non resta che una strana polverina marmorea a mescolarsi, velenosa, con il sangue che perdono le tue mani, oltre, ovviamente, al dolore che ti lascia tale gesto.

Ma il dolore fisico è quello che cerchi, perché ti distrae da quello mentale.

E ti ripete che sei mentalmente stabile perché, a rigor di logica -a detta tua- qualcuno che si procura dolore da solo, ed è perfettamente consapevole di farlo, non puó essere un pazzo.

E tu non sei pazzo.

 

 'Sì?' 

 

Gli sguardi che la gente ti riserva, lì, dall'altra parte, ti disgustano... sono occhi freddi che cascano sulla tua figura magra come acqua bollente, come se tu fossi un pezzo di ghiaccio pronto ad essere sciolto da loro, come se provassero...

Pietà nei tuoi confronti.

E tu li odi tutti, perché non sanno che in realtà stai bene

Nessuno sa che sei perfettamente lucido, ma, quando uscirai, non avrà più la minima importanza.

Sarai libero.

E farai masticare ad ognuno di loro

(Ed ingoiare

E digerire

vomitare)

Quella pietà, per poi lasciarla a terra, libera di disperdersi a vuoto sul terreno, inesorabile.

 

 

'Lei come fa? Intendo, come fa a risolvere tutti quegli enigmi così facilmente? È straordinario.'

 

 

Ma qui nessuno ha intenzione di liberarti.

(Chi diavolo lo farebbe? Per tutti sei un malsano, sei un ragazzo da ricovero).

Anzi, probabilmente è proprio lì che ti manderanno dopo aver scontato tutta la tua pena, fino all'ultima goccia, senza alcun tipo di sconto.

Ed ha senso, effettivamente, perché è più facile trattare da pazzo un ragazzo della tua età in una prigione, dove nessuno deve starti dietro con la scusa di curarti.

Come invece sarebbero costretti a fare in una casa di cura.

Quel posto in cui chi non è pazzo prima o poi lo diventa.

 

Si sono perfino rifiutati di portarti dell'alcol.

Sei maggiorenne, sei in una lurida cella, sei un povero denutrito e l'unica richiesta che hai fatto da quando sei stato sbattuto dentro (e sbattuto non è un eufemismo), è stata una miseria, piccola, bottiglia.

E ti hanno negato anche quella, come la tua libertà.

 

'L'alcol fa male.'

 

Loro cercano di ingannarti, di liquidarti con le loro frasi da stupidi moralisti, ma tu la sai la verità, solo tu sai come sono fatti tutti quanti.

Corrotti, ecco qual è la verità, un ammasso schifoso di gente senza uno scopo.

L'alcol fa male...

ma nessuno si è mai lamentato quando ti tagliavi i polsi con le schegge del pavimento...

 

Mhm... chissà... se tu...

morissi...?

 

Sarebbero contenti.

E poi, pensi, saresti una bocca in meno da sfamare.

Forse nemmeno quello, visto che non mangi quasi nulla, ma, pazienza per loro, tu non hai alcuna intenzione di morire.

Non sei pazzo.


 

 'Oh... ti ringrazio, ma ,vedi, è solo questione di pratica. Mi esercito con gli enigmi da quando avevo la tua età.'


  

Alzi lo sguardo verso la finestra l'unica fessura da cui puoi scorgere l'esterno, fissandola per ben cinque minuti netti, non un secondo di più, non un secondo di meno.

Cinque minuti.

Cinque minuti precisi, ad osservare quello spicchio di parete color...

Grigio brillante.

In realtà è giallo opaco, scuro... ma anche se chiami i colori con un altro nome... restano sempre loro no...?

Mica cambiano... 

 

Non puoi vedere il cielo da lì, ci sono solo altre mura, altre infinite mura, sembra quasi che l'abbiano fatto apposta a metterti in quella stanza, non puoi fare proprio nulla.

(No, questo lo credono loro)

 

Ma li passi comunque, quei cinque minuti, a guardare l'altra ala, quella destra, dell'edificio.

Ma, al duecentoventesimo secondo, ti chiedi dove sei.

Al duecentoventunesimo torni in te.


 '...'

'Sono in prigione...'


 

'Non sono pazzo...'

 

 

 

 

Ma adesso hai sonno.

Perciò ti attacchi alla parete, con tutto il corpo, scivolando con la schiena fino ad arrivare a sederti sul freddo pavimento di pietra. E ridi.

Ridi piano piano più forte, una risata isterica, una risata malsana, come te.

Perché stai ridendo...?

E a questa domanda ridi ancora di più, alzando di scatto lo sguardo verso il soffitto.

Perché hai sonno! Che domande...

 


 

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA…


 


 

 ‘Vuol dire che da grande potrò diventare come lei?'

 

Ti hanno lanciato un gessetto bianco, stamattina, che ti è rotolato fino ai piedi.

Per segnare i giorni, ti hanno spiegato.

Beh... dopo cinque mesi è un po' inutile no...? 

Ti stanno prendendo in giro...

Tu i giorni li conti mentalmente.

Non hai bisogno di uno stupido gessetto... sei in grado di farlo da solo.

Ma... aspetta...

Con quello potresti disegnare sul muro...

 

Era diventato difficile farlo col sangue.

 

 'Intendi professore di archeologia amante del buon tè inglese? Certo, se lo vuoi.'


Ti sbagliavi.

Non sei più in grado di contarli mentalmente, i giorni, quel gessetto rosso ti serve.

 

Rannicchiato nel tuo angolino muffoso e lercio lo prendi e tracci una riga s t or ta sulla roccia del pavimento: i muri sono diventati troppo pericolanti per poterci anche minimamente scrivere qualcosa.

 


Sei al sesto... o al settimo...?

Aspetta... forse è l'ottavo...

Ma quanto dura la tua pena...? 

Quando esci di lì...?


 

Insomma, in fondo hai solo quasi distrutto l'intera Londra...

Hai solo cercato di ammazzare delle persone...

C'eri anche tu a rischiare, sei quasi morto...

Non dovresti esserci tu lì dentro ma lui...

Aspetta...

Com'è... che si chiamava...?

Qual era... il suo...

 

Nome...?


 

Non ti fermi, la linea è così lunga che a un certo punto il tragitto è ostacolato dal tuo corpo.

Ma tu devi contare, non puoi perdere il senso del tempo, quindi continui a tracciare... salendo sul piede, continuando sulla gamba, fino al ginocchio.

Poi ti fermi ed osservi la linea.

 

Ti sei sporcato tutto...

 

 

 'No... genio di buon cuore e... Con tanti amici!'

 

 

Entrando nella tua cella, si notano principalmente due cose.

La parete opposta alle sbarre è imbrattata di sangue secco, mostra degli strani disegni, dei numeri e... forse un enigma...?

Mentre le altre due alternano il rosso al bianco.

Vorresti aggiungere anche del nero, ma nessuno ha dei gessetti neri.

Potresti rotolare il tuo nella muffa, ma poi verrebbe grigio...

e... il grigio non lo vuoi... è già tutto grigio lì dentro...

 

E poi le catene della branda che dovrebbe farti da letto (dovrebbe, perché tu non l'hai mai usata), spezzate.

Come puoi averlo fatto, dato che erano di ferro, non lo sa nessuno, e sostieni di non essere stato tu.

Non sei pazzo, te lo ricorderesti.

 

E poi, lì, ancora rannicchiato su se stesso, c'è il tuo corpo.

Da solo.

La testa nascosta fra le gambe, uno strano sorriso sul volto.

 

Tremi leggermente, a volte ridi, a volte piangi, a volte resti soltanto in silenzio, a fissare il vuoto.

Ah, ed il segno del gesso non l'hai mica cancellato... dopo quella volta hai costatato che era... divertente, dipingersi.

Quindi anche tu lo sei, proprio come quelle tre pareti.

Lo sei ovunque, sulle braccia, sulle gambe, sul torace, persino sulla schiena... ma sulla faccia no.

La faccia è importante... è la prima cosa che ti guarderanno quando uscirai di lì e non vuoi assolutamente che qualcuno pensi che sei strano!

Le persone normali non si dipingono la faccia con il sangue!

Cosa importeranno le tue mani e le tue gambe?

La faccia è il tuo specchio, e tu sei perfettamente in forma!

Tutti se ne accorgeranno, e magari si pentiranno di averti rinchiuso lì, anzi, ti chiederanno scusa.

E se non lo faranno, beh, troverai un modo per farli scusare tu. 

Delle scuse te le meriti.

 


Tu non sei pazzo.


 

 'E poi... professore... una volta che sarò come lei...'

 

Non ce la fai più ad alzarti, è diventato difficile.

Come se ti avessero messo qualcosa alle caviglie per bloccarti.

 

Sei convinto che sia così.

Non lo è.

 

 

 'Una volta che sarò un bravo bambino... e... amato...' 

 

 

Una visita, hai una visita!

Forse sono venuti a liberarti, finalmente, puoi uscire da quello schifo di posto!!

Anche se un po' ti eri affezionato al tuo angolino.

Aprono la gabbia, e tu alzi piano la testa verso le sbarre.

C'è... una persona.

La spingono dentro e richiudono tutto.

Perché non ti hanno portato fuori...?

 

Posi gli occhi di ghiaccio su quell'uomo, che si guarda intorno, spaesato.

Puoi percepire che ha paura.

Di cosa poi? Del sangue?

Non ha mai visto del sangue in vita sua?

Non ha mai visto un gessetto?

Non ha mai visto una prigione?

Non ha mai visto un ragazzino?

Non ha mai visto un taglio?

 

Ti guarda anche lui.

Non ti piace il modo in cui lo fa.

Pensa forse...

 

Non ha mai visto un folle...? 

 

 

'Potrò... potrò rivederli...? I miei genitori...'

 

Ti giri verso la finestra, e poi stai immobile.

Alla fine era un compagno di cella.

Ora c'è anche puzza, lì dentro.

Era un compagno di cella.

 

Si devono calmare... non hai fatto nulla di male!

Lui pensava fossi pazzo!

Dovevi dimostrargli che non è così!

Perché nessuno lo capisce?!

Perché... nessuno... ti crede...?

 

'Professore...?'

 

Ti alzi.

Fa male, ma non importa.

Se non ti fanno uscire loro, allora uscirai da solo.

Caschi, ma non importa.

Tu devi uscire.

Ti strascini, non è umiliante se non puoi camminare.

Arrivi alle sbarre, sanguini, ma non importa.

Forse riuscirai ad averla, una birra, se la richiedi.

 

Afferri le sbarre.

 

'...Sì, Clive, li rivedrai…' 

 

 

Bugia.

 

 

 

 'Io non sono pazzo...'

   
 
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