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Autore: Ibuki Satsuki    18/07/2017    4 recensioni
«Non hai proprio niente da fare, di sabato pomeriggio? Ce l’avrai, qualcun altro da importunare?» Gli domandò, in un sibilo. Lo vide stringersi nelle spalle, con nonchalance.
«Sì» annuì. «Te» aggiunse poi, guardandola arrossire ancora di più. Quello spettacolo gli stava piacendo fin troppo. Se non avesse iniziato a fare qualsiasi altra cosa, l’avrebbe presto acchiappata per i fianchi per baciarla. Lì davanti a tutti.
«Prima o poi, ti metterò le mani addosso» mormorò la mora, con un perfetto timbro da serial killer e l’espressione omicida. Si chinò a raccogliere lo skate nuovo di zecca che Adrien avesse depositato in terra, sollevandolo e rigirandoselo fra le mani. Tuttavia, quella battuta non fece altro che aumentare il divertimento che il biondo stesse ricavando, dall’intera faccenda.
«Non vedo l’ora» commentò lui, giocherellando col piercing al labbro.
[bands!AU | university!AU | punk!Adrien | skater!Marinette | humans!Tikki/Plagg]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Black Flag





 
❚❚⟲  Bon Jovi - You Give Love a Bad Name

«Oh, you're a loaded gun, yeah
Oh, there's nowhere to run
No one can save me
The damage is done»



 



 

«No».
«Che vuol dire “no”?»
«Quello che hai sentito: no».
Adrien rivolse un sorrisetto furbo a Marinette e al suo amico, incrociando le braccia al petto. Fermi in un lato poco praticato di corridoio, la mora aveva proposto a Nino e a lui di fare uno scambio di coppie, limitandosi solo a lasciare i nomi che il professore avesse assegnato in precedenza. Quello avrebbe voluto dire che lei avrebbe potuto tranquillamente svolgere il suo essay insieme all’amico. Senza coinvolgere estranei, né doversi dare pena di trovare nuove modalità di collaborazione con degli sconosciuti. Era la soluzione migliore, quella che avrebbe permesso a tutti e quattro di lavorare meglio e più facilmente. Peccato che ad Adrien proprio non andasse, di lasciarsi sfuggire l’opportunità di dover passare del tempo insieme a Coccinella.
Quando il docente aveva unito i loro due nomi, lui si era passato la lingua sul labbro inferiore, estremamente divertito all’idea che entrambi lavorassero così a stretto contatto. Era l’occasione perfetta per conoscerla meglio. Senza contare l’innumerevole ammontare di momenti in cui avrebbe potuto prenderla in giro per qualsiasi cosa, guardandola innervosirsi e, probabilmente, intimargli di tornare a studiare in silenzio. Sì, l’idea gli piaceva davvero un sacco. E sentire quella proposta di scambio gli fece venire talmente da ridere, che proprio non ce la fece a comportarsi da persona matura. Ebbe solamente la forza di declinare l’offerta, non riuscendo a reprimere un sorrisetto divertito.
La guardò, Coccinella aveva spalancato gli occhi, sorpresa. Sembrava assolutamente certa che nessuno di loro due avrebbe rifiutato la sua idea. Vedersi sbattere in faccia un effettivo diniego, doveva averla turbata parecchio. Adrien rifletté che fosse bella anche in stato di shock. Probabilmente, non c’era una sola espressione che, passando su quel volto, non sarebbe valsa la pena di essere trasformata in una canzone.
“Occhi come vetro a mezzanotte, labbra in velluto di ribes”.
Quelle due frasi gli piacquero parecchio, tanto che dovette sfilarsi la cartella dalla spalla e rovistarci dentro alla ricerca di una penna, scrivendosele sul palmo. Le avrebbe riportate in musica successivamente, insieme agli altri. Ecco. Venti minuti e aveva già trovato il modo di cavar fuori dell’arte da quella ragazza. Incredibile.
«Ma perché?» Chiese ancora Marinette, con aria esausta, guardando fisso il biondo. Egli si strinse nelle spalle, giocherellando con il piercing al labbro, distrattamente.
«Sono uno studente diligente. Non s’imbroglia il sistema così» rispose, mentre Nino soffocava un accesso di risa in un colpo di tosse. Allora, lo sguardo della giovane si fece tagliente.
«Ah sì? Ripetimi il concetto fondamentale della lezione di oggi, allora» lo provocò, incrociando le braccia al petto. Renoir rivolse gli occhi al cielo, grattandosi la fronte, a disagio. A lui non sarebbe cambiato poi molto, lavorare con un ragazzo o Marinette. L’unica cosa che volesse, era completare l’essay quanto prima, poter tornare a giocare a LOL in biblioteca nel tempo libero. Attività che la sua amica stesse così perfidamente procrastinando, con quel suo attacco d’infantilismo.
«I tuoi occhi» rispose il biondo, come se nulla fosse. Poi, sorrise a mezza bocca, sollevando solamente il lato forato dal piercing. Ottenendo di far scoppiare il giovane dai capelli cremisi in una fragorosa risata e udì Nino mormorare un “Cristo, che trash”, passandosi una mano sulla faccia. Mentre Marinette si limitò a roteare gli occhi, sbuffando.
«Non te ne frega niente, dell’università» commentò.
«Potrebbe anche darsi» ammise lui, poi intrecciò le dita dietro il capo. «Anche se… ti suggerirei di essere più gentile, con me, visto che non ho alcuna intenzione di cambiare partner… milady» aggiuse, stringendosi nelle spalle e sorridendole amabilmente. Rimasero a guardarsi per alcuni secondi, poi la mora posò a terra lo skate e vi salì sopra, allontanandosi da loro. Nino la seguì con lo sguardo, lasciandosi sfuggire un fischio d’ammirazione.
«Ma perché i geni fanno sempre così?» Si lagnò Renoir. «Aspettami, Mari!» Aggiunse, iniziando a correre per inseguirla, mentre Adrien si spostava per non perdere di vista la figuretta in equilibrio sulla tavoletta.
«Non si va in skate nei corridoi!» Le urlò dietro, per poi ridacchiare, osservandola sparire dalla sua visuale con un dito medio alzato. Una gomitata del suo amico lo riportò sul pianeta terra, strappandogli un’esclamazione di dolore.
«Ouch, Nino» commentò, sfregandosi le dita sulla porzione dolorante di petto. «Che ti è preso?»
«A me? Cosa prende a te!» Esclamò. «“I tuoi occhi”? Amico, da quant’è che non hai una ragazza? Avrei voluto strapparmi le orecchie» lo rimproverò, sollevando un sopracciglio. Allora, il biondo ridacchiò, facendogli passare un braccio attorno alle spalle e incamminandosi con lui verso i giardini.
«Mi diverte, provocarla» rispose, socchiudendo gli occhi alla luce sfolgorante di un sole prossimo al tramonto, abituando le pupille al passaggio dai neon artificiali all’astro naturale. Infilò la mano nella tasca degli skinny neri e strappati sulle ginocchia, estraendone un pacchetto di sigarette. Lasciò andare le spalle del suo amico e aprì la piccola confezione, tirando fuori uno degli esili cilindretti bianchi, portandoselo alle labbra. Ne offrì anche al castano, che declinò, scuotendo la testa.
«Sto cercando di smettere» si giustificò. «E dovresti provarci anche tu» lo rimbeccò. «Sei troppo giovane per fumare così tanto» aggiunse. Adrien si strinse nelle spalle, mettendo una mano a coppa sull’estremità della sigaretta, per riparare la fiammella dell’accendino dal venticello pomeridiano.
«Lo faccio per il growl» rispose, riponendo pacchetto e acciarino, per poi tirare una generosa boccata ed espirare il fumo grigiastro dal lato in cui tirasse l’aria.
«La tua voce a me piace quando è pulita. Non dovresti sporcarla così».
«Dici? A me sembra quella di una ragazzina. Mi detesto, quando non sono in growl» obiettò, dando un altro tiro alla sigaretta e accomodandosi sul muretto su cui si fosse già seduto Nino. Che scosse la testa, sospirando.
«Ora vorrei proprio sapere come farai, a contattare quella tipa. L’hai fatta innervosire prim’ancora che potesse lasciarti un recapito qualsiasi» commentò il castano, distendendosi al sole, assaporando quegli ultimi raggi di un giorno che volgeva al termine. Adrien si grattò distrattamente la testa con il pollice, tenendo il cilindretto fra indice e medio.
«Non abita lontano da qui, la vedo venire in skate tutti i mercoledì pomeriggio. Probabilmente, frequenta il park del quartiere. So che lì hanno le rampe» disse il biondo, guardando fisso davanti a sé.
«E quindi?» Incalzò Nino. «Vuoi presentarti lì e farla incazzare ancora di più?»
«Forse» ammise l’altro, ridacchiando. In effetti, non sarebbe stata una cattiva idea. Magari, l’indomani avrebbe potuto farci un salto sul serio. E poi, non era nemmeno sicuro che l’avrebbe realmente incontrata lì. La sua, era una semplice deduzione, ottenuta in base a ciò che lui fosse riuscito ad osservare dall’inizio del secondo semestre. Avrebbe anche potuto sbagliarsi. Allora, si sarebbe fatto un giro al park a vuoto.
«Da quand’è che voi emo andate d’accordo con gli skaters?» Lo prese in giro, ottenendo un’amichevole spinta.
«La pianti di chiamarmi emo? Non sono emo» puntualizzò Adrien.
«Oh certo. Adesso mi dirai di non avere una band e che il cielo è, probabilmente, verde» rise il biondo. Ottenendo un cenno con il capo.
«Ovviamente. È “smeraldo”, non verde. Comprati un paio di occhiali» disse, con aria saccente. «E poi, non è vero che non ci sopportiamo. È Marinette Dupain-Cheng a non andare d’accordo con me» aggiunse, con un sorrisetto.
«Ma sai almeno chi sia, quella ragazza?» Gli chiese Nino. Il biondo scosse la testa, facendo cadere la cenere in eccesso dalla sigaretta, dandole un colpetto con il pollice. «Dicono che sia una specie di genio. E che si stia laureando in matematica con due anni di anticipo rispetto ai suoi coetanei», spiegò. Il più giovane si produsse in un fischio ammirato. «Nella sua facoltà è abbastanza famosa, la chiamano Marie Curie».
«E che ci fa, qui dentro, a seguire letteratura shakespeariana uno?» Domandò, non afferrando il punto. Il suo amico si strinse nelle spalle.
«Crediti extra, credo. Proprio come me».
«Come le sai, tutte queste cose?»
«Hai presente quanto questo plesso non sia poi così grande? Le voci girano. E le persone credono sempre che chi legga in silenzio sia sordo. Quando è proprio il contrario» aggiunse, sogghignando.
«A volte, mi spaventi» ribatté Adrien, dando un ultimo tiro e spegnendo la cicca sotto la suola della sua Dr. Martins. «Quindi… mi stai dicendo che ho preso in giro qualcuno che, con molta probabilità, potrebbe progettare la prossima bomba atomica, per un’ipotetica terza guerra mondiale?»
«Già» convenne. «Chi è l’idiota, adesso?»
«Sempre lei. Avrebbe potuto chiudermi la bocca con mezza parola» obiettò, prontissimo. «Invece, non l’ha fatto».
«Magari le piace, ascoltare le tue stronzate romantiche da commedia romantica» lo canzonò, ridendo, mentre il biondo protestava.
«La mia è una strategia sicura ed approvata» si ribellò il più giovane. Ottenendo solo di far aumentare il ritmico sussulto delle spalle del suo amico.
«Da chi? Il Consorzio degli Sfigati? Ti regalano una bambola gonfiabile e porno amatoriali, se entri nel club?»
«Vaffanculo».
«Dopo di te» rispose Nino, facendogli un occhiolino e cercando di smettere di ridere così tanto, alzandosi dal muretto. In quel momento, il suono di un cellulare che indicava un messaggio in arrivo li interruppe. Adrien si portò una mano alla tasca, estraendone un Samsung piuttosto vissuto, con lo schermo spaccato e gli angoli scrostati.
«Amico, per il compleanno ti regalerò un nuovo telefonino. Quel coso mi sta facendo più pena del movimento degli scettici greci» commentò il castano, occhieggiando il relitto tecnologico che il suo amico stringeva fra le dita.
«Nah, è okay» minimizzò il biondo. «Finché si accenderà, non lo cambierò» aggiunse, sbloccando la tastiera e aprendo la chat di gruppo con la sua band.

 
KozmicBlues:
È mercoledì e siamo ancora senza batterista. Senza offesa Adri, ma sei più bravo come bassista ^^’
 
PlaggRadke:
Quello stronzo di Hayden. Spero che lo boccino a vita, ai suoi esami di giurisprudenza del cazzo
 
KozmicBlues:
Il karma, fratellone. Ci penserà il karma a punirlo.
 
PlaggRadke:
Ma ‘sti cazzi del karma, Felicia, le mani addosso gliele metterò lo stesso. Aspetta solo che mi capiti fra i piedi…
 
NatheeSixx:
Stavo disegnando, le vostre notifiche mi hanno sballato le proporzioni.

 


Adrien sospirò, leggendo i messaggi accumulati. Il loro batterista, Hayden, aveva deciso di uscire dalla band. Diceva di non riuscire a stare al passo con l’università e che la scorsa sessione fosse stata un disastro per colpa loro. Così, non avevano potuto trattenerlo oltre. Tuttavia, il cattivo sangue era comunque rimasto, nell’apparato circolatorio di quella band ormai priva di un arto. Non potevano provare senza batteria e il biondo non riusciva a sdoppiarsi fra il basso e lo strumento mancante. Era impossibile.
«Bro?» Chiamò Nino, il quale si era momentaneamente voltato, seguendo con lo sguardo un gruppetto di studentesse, probabilmente matricole.
«Mh?» Rispose, riportando l’attenzione su di lui.
«Sai suonare la batteria?» S’informò Adrien, in modo del tutto casuale, non sperandoci nemmeno. Quasi non gli caddero gli occhi dal capo, quando vide il suo amico annuire.
«Da cinque anni» precisò il castano. «Ma perché?» Chiese, non capendo la reazione che il più giovane stesse avendo. Lo vide alzarsi ed afferrargli il braccio, guardandolo con i suoi grandi occhioni da gatto, mettendo su la stessa espressione che i bambini esibivano al parco giochi, di fronte allo zucchero filato.
«Ti andrebbe di entrare in una band?»



 




 


 

✿ Ibuki's little letter: ah, perdonate il ritardo! Sembra sempre che d'estate non ci sia mai nulla da fare, ma poi gli impegni si accumulano... allora! Adri e Mari già si odiano, eheheh. E posso rivelarvi che questa relazione andrà avanti in questo modo per parecchi capitoli... vi conviene abituarvi ad un bel po' di battutine acide e pessimi tentativi da rimorchio alla Chat Noir! Presto conoscerete sia i compagni di band di Adrien, che gli amici del park di Marinette: ci saranno sia personaggi conosciuti, che OC, poi vedrete! Dunque, non mi resta molto da aggiungere, se non i consueti ringraziamenti per tutte le attenzioni che donate a BF, per le recensioni, per le letture silenziose e per averla inserita nei vostri elenchi!
Alla prossima!

 

   
 
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