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Autore: emylee    18/07/2017    7 recensioni
Draco Malfoy viene scelto dal Signore Oscuro per una missione di vitale importanza.
Con orgoglio accetta, ma cosa succede se, al momento del compimento della missione, si pente e scappa?
Il futuro non gli riserverà tante belle sorprese.
Harry Potter in miniatura lo guardava con un cipiglio confuso e, sotto sotto, un po' spaventato. Lasciò cadere quella roba tagliente che aveva per le mani e si avvicinò a lui, per poi fermarsi con le mani sui fianchi. Era piccolo, più piccolo di quanto Draco avesse immaginato prima di mettersi in viaggio. Gli occhiali, notò con orrore, erano gli stessi che aveva sempre portato.
«Potter!» gridò. Non si aspettava di trovarlo così facilmente.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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IX


Aprì gli occhi, ed era ad Hogwarts.

Come la volta prima, si ritrovò asciutto, lindo e pinto e con indosso l'uniforme Serpeverde. Il corridoio in cui era pullulava di studenti di ogni casa, probabilmente era ancora orario di lezione. Era fermo, immobile al centro della calca, con un piede leggermente in rialzo, come se stesse per incominciare a fare un passo che non aveva avuto intenzione, però, di fare.

Dopo pochi istanti, il viso da carlino di Pansy cercò di entrare nel suo campo visivo, riuscendoci poco data la bassa statura, «Draco, tesoro, che succede?»

Draco deglutì un enorme nodo in gola, e senza neanche guardare lei, né Tiger, o Goyle, né tantomeno Blaise, girò i tacchi, dicendo: «Devo andare.»

Corse, salendo le innumerevoli scale instabili. Corse fino quasi alla cima, arrivando proprio davanti alla Signora Grassa. Davanti al dormitorio Grifondoro.

Doveva vedere, doveva controllare che Harry stesse bene e che fosse al sicuro. Non sapeva se l'avrebbe trovato nella sua sala comune, e se non c'era poco importava perché sarebbe andato a cercarlo fin dentro la Foresta Proibita se necessario. Tutto, finché non avrebbe avuto la conferma che quello che aveva detto al piccolo Harry fosse bastato a tenerlo al sicuro.

Iniziò a bussare veemente contro il quadro, ignorando le strilla acute della Signora Grassa, «Aprite! Subito! Ora!» gridò, persino più forte della donna nel quadro, riuscendo addirittura a farsi sentire sopra le sue urla.

Ebbe la conferma di essere stato effettivamente sentito quando Weasley, rosso in viso quanto in capelli, non gli aprì e lo guardò furente. Come nella norma. Si sentiva quasi a casa, sotto quello sguardo.

«Malfoy, che diamine.»

«Harry, dov'è?» Allo sguardo spalancato di Weasley, Draco alzò gli occhi al cielo, spazientito, «San Potter! Lo Sfregiato! Come ti pare, dimmi solo dov'è!»

Per un terribile secondo, Draco ebbe paura che Weasley gli dicesse non doveva essere con te? ma, e ringraziò tutti gli dèi, non fu così. «Dove vuoi che sia?» Fece un gesto plateale per indicare quello che lo circondava, ovvero la torre Grifondoro, «Ma poi, cosa vuoi da Harry?!» chiese, sembrando più terribilmente confuso che minaccioso.

Non gli rispose, si limitò a dargli una spallata e ad entrare dentro il quadro, scivolando verso la sala comune Grifondoro. Non ci era mai stato prima, ma in quel momento neanche si curò di tormentare i primini come al suo solito, o a lamentarsi sulla poca scelta di stile indicando il rosso e l'oro decisamente troppo accecante che decorava la sala.

Vide solo Harry.

Era seduto su una poltrona, gambe incrociate, una piuma tra le labbra e una pergamena tra le mani. La Granger era seduta di fronte a lei e aveva una posa da maestrina, come al suo solito, tenendo un libro aperto sulle cosce. Entrambi lo guardavano, con due paia di occhi spalancati.

«Harry...» sospirò, e improvvisamente tutto il peso che sentiva sulle spalle sparì.

Harry era lì, stava bene. Non aveva neanche un graffio. Non era morente nei sotterranei del Manor, non lo guardava tradito e ferito, non era stato catturato a causa sua. Stava bene. Gli occhi confusi erano gli stessi che ricordava, quelli del bambino che lo fissava fiducioso dicendogli che era diventato il suo primo migliore amico, non erano quelli vacui e spenti di un ragazzo che desiderava la morte ma che anche quella gli era stata negata.

Era sano e salvo. Stava bene.

Harry continuava a fissarlo, e dopo che Draco aveva sussurrato il suo nome, aveva iniziato a guardarlo incredulo e a boccheggiare senza sapere che dire.

Probabilmente neanche ricordava che l'ultima volta che aveva pronunciato il suo nome era stato quando lui aveva appena otto anni.

«Sei tu?» chiese, alzandosi. La pergamena scivolò per terra, sotto lo sguardo della Granger, «Sei quello... sei lui?»

O forse no. Lo ricordava, a quanto pareva.

«Sì. Stai bene.» Non era una domanda, anche se forse voleva esserlo.

«Sì. Sto bene.» rispose. Poi si guardò i piedi, e si avvicinò sembrando un po' in imbarazzo. Non era cambiato molto, da quando aveva otto anni: forse, adesso, parlava solo di meno. «Sei il mio primo amico?»

Draco sorrise appena, improvvisamente imbarazzato anche lui, soprattutto dopo aver sentito il sibilo soffocato di Weasley dietro di lui, «Il tuo primissimo migliorissimo amico. No?»

Harry gli si lanciò addosso, proprio come faceva quando era un bambino, senza pensare alle conseguenze, e senza pensare che erano al centro della fottuta sala comune Grifondoro e loro due erano pur sempre Potter e Malfoy.

Si scatenò il panico, come volevasi dimostrare, ma fu contento di notare che ad Harry poco importava, non in quel momento almeno. Lo abbracciò, e Draco, sollevato, non riuscì a fare altro che a ricambiarlo e ad affondare il viso nel suo collo. L'ultima volta che lo aveva fatto era stato poche ore prima, ma erano sembrati dieci anni. Anche se... erano passati dieci anni.

Non chiuse gli occhi, osservando la pelle scura di Harry, intravedendo persino sotto il colletto della maglietta la schiena leggermente ricurva. Non lo fece per malizia, per nulla, lo fece solo per imprimersi nella mente il suo corpo integro e perfetto, e dimenticare una volta per tutte quell'Harry Potter sanguinante e tremante.

«Puoi spiegarmi, adesso?» chiese, quasi pregando, Harry quando sciolsero l'abbraccio. «Hai detto che un giorno, quando avresti avuto diciassette anni, mi avresti spiegato perché non ho potuto accettare la tua amicizia.» Weasley, dopo quelle parole, si strozzò con la sua stessa saliva, probabilmente, perché iniziò a tossire in modo piuttosto convulso.

«Infatti lo farò. Ti spiegherò tutto... ma non qui. Inoltre,» aggiunse, e senza riuscire a fermarsi, si prese l'avambraccio sinistro tra le mani, guardando il pavimento, «le cose diventeranno complicate, per me, da oggi in poi.» sussurrò, in modo tale che nel casino generale, solo Harry poté sentire.

Harry seguì fisso il gesto, e aggrottò le sopracciglia. Poi portò di nuovo lo sguardo su di lui, e lo guardò con dolcezza, accennandogli un sorriso, «Sappi che... nonostante quello... non sei condannato. Resta con me, non tornare più ai piedi di Voldemort, e cercherò di fare il possibile per proteggerti.»

«Harry!» Granger urlò sopra alle voci degli altri Grifondoro, avvicinandosi, «Si può sapere che sta succedendo? Malfoy, hai per caso avvelenato Harry?»

Draco alzò gli occhi al cielo. Ci mancava solo questa. «No, Herm.» rispose Harry, ridacchiando in imbarazzo, «Storia lunga, ma sono pienamente cosciente di quello che sto facendo.»

«Hai detto primo amico?» Weasley si mise accanto alla Granger, e guardava Harry quasi disperato.

«Poi vi spiego.» Lo occhieggiò, «O almeno, quel che posso. Ma adesso, devo andare.»

Harry lo prese per mano e lo trascinò via dalla folla di Grifondoro, e si allontanarono velocemente dalla torre. Si fermò soltanto al centro di un corridoio vuoto, girandosi poi verso di lui.

«Adesso mi spieghi. Vero?» Si avvicinò a lui, senza lasciare la presa alla sua mano.

Draco osservò quegli occhi, quei meravigliosi occhi ed annuì.

Gli avrebbe spiegato tutto, e sarebbe rimasto al suo fianco. Poco importava se non aveva più il Maelstr–

Nella tasca destra della sua uniforme, sentì improvvisamente qualcosa pesare che prima non c'era. O che, forse, c'era sempre stata ma lui non aveva avuto proprio il tempo di farci caso. In ogni caso, conosceva quel peso, e quella sensazione.

Sorrise. Harry era totalmente al sicuro, adesso.

Magari avrebbe imparato pure ad amarlo come meritava.






Spazio Autrice

Finita. Finalmente è finita. Un po' mi dispiace, un po' ormai avevo perso un po' di vista questa storia, da una parte sono contenta di essere riuscita, nonostante tutto, a portarla al termine.
Ormai è finita, e non ho moltissimo da dire. Mi piacerebbe un sacco, adesso, sapere cosa voi avete da dire su quello che avete letto.
Ma non temete (?) tornerò prestissimo! Con un probabile capitolo extra (ma se verraà, non verrà tanto presto) e con tante altre belle (???) cosucce.
Grazie a tutti, per tutto il sostegno! <3

Emily.

  
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