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Autore: ethelincabbages    19/07/2017    2 recensioni
Una stupida chiacchierata tra una ragazza che ha tutta la buona volontà di sgridare il suo papà-professore e un papà -professore confuso. Missing-moment dalla mia longfic, Mai Nata.
Questa storia partecipa al Gift Exchange - 6 anni di noi, organizzato dal Gruppo facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling Team Harry/Hermione”, dedicata a Beapot!
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa storia partecipa al Gift Exchange - 6 anni di noi, organizzato dal Gruppo facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling Team Harry/Hermione” ed è tutta dedicata alla nostra BeaPotion! Mi spiace non essere riuscita a scrivere una Harry/Hermione tutta nuova, ma ho pensato che avresti potuto apprezzare anche questa sciocchezza qua…
È un missing-moment dalla mia longfic Mai Nata, difficilmente comprensibile da parte di chi non conosce la storia, ma io l’avevo già detto a *qualcuno* che Mai Nata non sarebbe mai finita sul serio! Il missing moment si colloca temporalmente tra i capitoli 38 e 39. Ed è solo una stupida chiacchierata. Più o meno.

 

Di eroi, spade e discorsi in tre punti chiave


Non puoi scappare per sempre. Non aveva nessuna intenzione di evitare Harry per sempre, era solo successo. Non scappare per sempre, si ripeté, mentre osservava la porta dello studio del professor Potter. Il professor Potter era suo pa-, troppe pi per un solo pensiero. Continuò a fissare la porta per qualche istante in più. Entrare in quella stanza le aveva cambiato la vita, l’ultima volta. Chiuse gli occhi e tirò un profondo respiro prima di catapultarsi dentro.
Harry scattò in piedi quando si accorse che qualcuno era entrato in fretta e furia senza bussare. Stava davanti alla parete ricoperta di foto, dietro la sua scrivania. Tra le immagini, alcune avevano cambiato posizione, altre galleggiavano tra Harry e il muro in attesa di trovare una giusta ubicazione. Lo studio era in completo disordine, oltre alle foto sparse in giro, sulla scrivania almeno due pile di fogli svolazzavano da una parte dall’altra, un mantello e un paio di scarponi erano stati lanciati in malo modo sulla poltrona, mentre la spada di Harry se ne stava sguainata sul pavimento in pietra, come se l’avesse usata e posata poco prima.
“Cosa diamine è successo qua dentro?” Il discorso in tre punti chiave che Chris aveva preparato prima di presentarsi lì era andato perso in mezzo al disordine di quella stanza.
“Sto elaborando…”
“Elaborando?”
Harry scosse la testa e si fece strada tra le foto per togliere la roba dalla poltrona ed invitarla a sedervi. “Sei venuta per dirmi qualcosa, Chris?”
Sì. Chris annuì, si rifiutò però di accomodarsi. Aveva un discorso, bello lungo, anche se non proprio chiaro. C’erano sentimenti e ragionamenti e tante parole di quattro o cinque sillabe. Era un bel discorso. “Tu…” incominciò, “tu mi hai mentito.” Ma non l’avrebbe usato. “Io mi fidavo di te e tu mi hai mentito.”
“Sì,” abbozzo lui. Sembrava avesse i capelli più lunghi rispetto all’ultima volta in cui l’aveva visto, i ciuffi ribelli gli ricadevano sulla fronte e in parte gli coprivano l’occhio destro, aveva la barba di un paio di giorni e gli occhiali non nascondevano per nulla le occhiaie che gli erano comparse attorno allo sguardo. Era stanco.
“Tu,” ricominciò Chris, “tu eri la mia spalla, il mio professore, il mio mentore, il mio… angelo custode! Avresti dovuto essere il mio angelo custode, Harry! Eri il mio eroe.”
Harry socchiuse gli occhi, prima di appoggiarsi al bordo della scrivania. “Non sono mai stato bravo a fare l’eroe,” bisbigliò.
“Tu hai salvato il mondo, e non sei riuscito a salvare…” Me. Harry Potter aveva combattuto in lungo e in largo per salvare il mondo, ma non aveva alzato un dito per tenersi sua figlia. E adesso se ne stava lì e non fiatava e non rispondeva.
Chris si immobilizzò mentre lo osservava: Harry si sedette piano sulla poltrona che aveva liberato per lei, poi sempre con calma le prese una mano e tirò la ragazza verso di sé. Chris si lasciò sballottare, senza capire bene cosa stesse per fare. Harry le baciò la mano.
“Ti ricordi cosa ti ha detto Hermione, qui, prima che ti dicessimo la verità? Ricordati sempre che ti vogliamo bene. Ho sempre solo voluto il tuo bene, e le decisioni che ho preso le ho sempre prese con questo obiettivo in mente, che tu stessi bene. Non sono l’uomo che credevo di essere, a quanto pare sono un pessimo amico, un marito anche peggiore, e come padre… non lo so, sto ancora cercando di imparare, Chrissie… Non mi è mai piaciuto sentirmi chiamare eroe, non lo sono affatto, sono una testa dura con la pellaccia difficile da scalfire, un combattente, al massimo, ma credimi quando ti dico che farei di tutto per tornare ad essere il tuo eroe.”
E fu un lampo. Quasi come gli abbracci all’improvviso di Hagrid, Chris sentì le braccia di Harry stringerla e stritotarla, quasi stesse sorreggendosi a lei. “Ti amiamo così tanto, Chrissie, lo sai, vero?” bisbigliò, lasciando disperdere metà della frase sulla spalla di lei.
“È per questo che fa così male.”

“Cosa è successo alla foto di Ron? Perché l’hai strappata?”
“Hai presente quando ho detto che stavo elaborando?”
“S…ì?”
“Subconscio.”
“E che vuol dire?”
“Ti va di elaborare insieme a me?”
“Solo se elaborare coinvolge quel pacco di biscotti con le gocce di cioccolato.”

   
 
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