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Autore: LittleWillow_    22/07/2017    3 recensioni
[Trigger Warning! Lievi riferimenti ad abusi! Linguaggio colorito!]
Di tutte le volte in cui Noel rimane con Ourkid e di una in cui non lo fa.
"Dopo vi è solo il silenzio: Noel è abituato ad essere arrabbiato con Ourkid, ma non è abituato ad Ourkid che è arrabbiato con lui. Sente il suo respiro scosso dai sighiozzi ed è il rumore del senso di colpa per lui - si promette di non avere paura perché non è più un bambino e di non spaventare mai più Liam, perché non è suo padre. "
[Partecipa al contest "La rivincita dei piccoli fandom - II edizione" indetto da Nuel2 sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il sogno è finito (P.s: Ti voglio bene)  
Noel ha tredici anni (quasi quattordici, come gli piace ribadire a quel rompicoglioni del suo fratellino per ricordargli chi comanda), sogni troppo grandi per essere stipati dentro l'angusta stanzina di Manchester e un moccioso attaccato alla gamba che lo supplica di giocare con lui.
"Facciamo la lotta, Noel!" dice, e il maggiore deve usufruire di tutto il suo autocontrollo per non spostare la gamba e lasciare che Liam scivoli per terra, perché, oh dannazione, è mezz'ora che va avanti così e non lo sopporta davvero più. Sta arrivando a sperare che Paul se ne vada presto di casa per trasferirsi nella sua stanza e piantare in asso quel nano. 
"Levati dal mio cazzo di letto, Ourkid. Puoi piangere tutto il giorno, tanto non ci gioco con te" dice il più grande, sistemandosi più comodo sul suo (suo, è tanto difficile per Liam da capire?) letto. Fa attenzione a come muove le gambe affinché non cada però, ma Liam non se ne accorge - sono sempre state troppe le cose di cui Liam non si accorge, pensa - ed è meglio così perché lui non vuole che se ne accorga.
Liam inclina la testa senza spostarsi dalla sua gamba, ma tace - finalmente, direbbe Noel. Il più grande si gira per sistemarsi meglio il cuscino e sente i suoi occhi, azzurri e testardi, ancora addosso a sé - e sarebbe quasi sicuro di essere stato convincente, se non stesse parlando con Ourkid e Ourkid non fa mai quello che dice lui. Mai. Al limite fa il contrario.
Il suo silenzio infatti dura poco, perchè se lo ritrova sulla pancia mentre cerca di colpirlo con quei suoi piccoli pugnetti. Risponde parandoli ed è così facile  - forse è l'unica cosa facile con Liam. 
"Ourkid, adesso basta cazzo, ti ho detto di piantarla!" dice, ma ad un certo punto si stufa di subire e sfrutta l'attimo di distrazione di Liam per atterrarlo sul suo letto, immobilizzargli le braccia e fermarlo a pancia in su. Continua a ridergli in faccia, con quell'aria di sfida che non lo abbandona neanche quando gli converrebbe. 
"E' fatica sprecata fare la lotta con te, Ourkid. E comunque sono più grande di te, quindi se non fai come ti dico io, ti picchierò" 
Ma Liam continua a fare quello che stava facendo - a ridere e guardarlo. E'proprio tonto suo fratello, pensa Noel, guardandolo sotto di sé.
"Provaci, Noel" dice e Noel sa che potrebbe - potrebbe fargli male - e una parte di lui vorrebbe farlo e togliergli quel ghigno fiducioso e sicuro di sé da quegli occhietti vispi, ma non lo fa e anzi lo libera totalmente, lasciandolo andare e permettendogli di alzarsi. Scappa subito via, prima di fargli cambiare idea e gli regala lo stesso sorriso orgoglioso e divertito. 
"Sapevo che non l'avresti fatto, Noel." dice, facendo una smorfia beffarda e trionfante "Mi vuoi troppo bene e sai che sono troppo bello"
"Solo perché andresti a piangere dalla mamma" borbotta Noel, ma sa benissimo che almeno sulla prima parte ha ragione.


Sentono entrambi delle urla poco dopo e Noel comincia a deglutire nervoso - non può farne a meno ogni volta che sente i suoi genitori litigare, ogni volta che vede sua madre picchiata da suo padre, ogni volta che vede suo padre calpestare il pavimento di casa loro come se ancora gli appartenesse e ogni volta che posa un dito su di lui e Paul e soprattutto ogni volta in cui si è anche solo avvicinato a Liam e Noel ha desiderato così ardentemente ucciderlo. La memoria corre lontana a tutte le volte in cui  lui gli ha riservato solo silenzio e percosse e in cui, in quelle notti, da piccolo non riusciva a trattenersi e urlava e piangeva - quando ancora poteva farlo perché non c'era nessun Liam dal quale nascondersi e da non spaventare - e sua madre lo stringeva. 
"Vado a vedere cosa succede, Noel" 
"Non dire cazzate, Ourkid" dice Noel, improvvisamente, e non gli importa nemmeno del fatto che sarebbe sua madre a dargli uno scappellotto a sentirlo parlare così con suo fratello "Tu non vai da nessuna cazzo di parte, Ourkid! Se provi anche solo ad uscire, giuro che le prendi da me sul serio, stavolta. Intesi?" 
Ed è irremovibile e lo è anche quando Liam si fionda sulla porta; anticipa questa mossa ed è più veloce e, parato davanti alla porta, il maggiore la osserva, la osserva quella forza ingestibile e disperata che spinge Liam a prenderlo a pugni sul petto.
Il più piccolo grida e comincia a piangere e ad urlargli contro ogni qualsiasi tipo di insulto - che poco si addice a un bambino di otto anni - su quanto su quanto sia un vigliacco, sul suo non avere le palle e su quanto dovrebbe essere lui, in quanto più grande, a scendere e a proteggere la mamma. 
"Non capisci un cazzo e sei proprio piccolo e stupido, Ourkid!" gli grida contro Noel, ed è così esasperato e ferito perché Liam è piccolo, ma è anche feroce e sottile e sa come farti male e gli verrebbe voglia di lasciarlo uscire e vedere cosa sarebbe riuscito a risolvere e ridere di lui e della sua presunzione, ma sa bene che se lasciasse la stanza non tornerebbe tutto intero e sa anche che, tolta la rabbia che prova per suo fratello in quel momento, le punizioni di suo padre non sono gli scappellotti che gli danno lui e sua madre quando si comporta male e odia ammetterlo, ma un livido sulla pelle di Liam non se lo perdonerebbe mai anche se lo ha fatto proprio incazzare e -
"Scendo io, Ourkid. Tu non ti muovi da questa fottuta stanza" 
Noel fa in tempo a uscire ed esita un attimo: Chiudere o non chiudere la porta a chiave dietro di sé? La risposta è sempre quella: è Ourkid - non lo ascolterà mai.
Passa meno di un secondo che sente armeggiare suo fratello con la porta e urlargli contro. No, Liam si smentisce mai. 
 


Quando Noel scende le scale, trema. Odia sentirsi così vulnerabile, ma trema sempre.
(Ogni volta che sente l'odore di alcol che appesta il fiato di suo padre non può fare a meno di rabbrividire e sentire il desiderio di correre a nascondersi in camera da letto, come faceva quando aveva otto anni e fuori pioveva e i suoi genitori discutevano in salotto)
Quando incrocia il suo sguardo, non può fare a meno di abbassare il suo e di dire appena una frase, come se non ci fosse bisogno di altre spiegazioni:
"Liam è di sopra" mormora e non sa se lo sta dicendo a suo padre o a sua madre o - 
(Oppure a sé stesso, per ricordarsi di non urlare. 
In fondo, è vero: c'è Liam di sopra.)




Quando rientra in camera non ha più la maglietta e Liam... Liam non ha il coraggio di guardargli la schiena e si trattiene anche se vorrebbe urlargli contro tutta la sua rabbia - rabbia, sì, rabbia perchè lo ha chiuso dentro e  perché lo tratta sempre e comunque come un ragazzino e lui non lo sopporta più. Ma tace e si ferma a fissarlo e anche Noel fa lo stesso fino a quando il più grande non si guarda attorno e vede i suoi vestiti sparsi per tutta la camera. Sembra quasi che ci sia stato un terremoto - il famoso terremoto Liam.
"Che cazzo ti è passato per la testa adesso Ourkid? Sono curioso" dice, dandogli un leggero schiaffo sulla nuca, ma Liam non risponde e continua a fissarlo, mentre si distende sul letto e lascia solo la luce della piccola lampada sul comodino accesa.  "Metti a posto e lasciami in pace, voglio dormire" 
(Non muove un muscolo, ovviamente. Ma ormai cosa ci prova a fare?)
Ma Liam non risponde - non subito almeno - e continua a fissarlo, poi si avvicina al suo letto e con delicatezza comincia ad accarezzargli un livido bluastro, all'altezza delle costole. 
Ci sono momenti in cui Liam affronta a testa alta quella che dovrebbe essere la sua guida e capisce che la sua mano tesa, la strada illuminata che gli propone, lui non la vuole prendere  - non nel modo in cui lui vorrebbe che la percorresse - e momenti in cui si fanno male e si urlano contro, momenti in cui si chiedono scusa silenziosamente e momenti in cui il peso di una guerra familiare non loro preme sulla loro schiena come una condanna ed è tutto così doloroso e ingiusto.
"Ourkid, vattene a letto, è l'ultima volta che te lo dico" dice, mentre il più piccolo si limita a sfiorargli la pelle della schiena con un tocco leggerissimo e lo sa benissimo che Noel non vuole davvero che se ne vada, anche se non glielo direbbe mai. E' sempre bravissimo a nascondere le emozioni - come a quattordici anni non si dovrebbe esserlo.
"Noel" dice, cauto, vedendolo ritrarsi per quello che ritiene sia dolore e non c'è nemmeno un'ombra di gioco o di scherzo nei suoi occhi. "Fa tanto male?" 
Ed è in quel momento che si gira, che si arrabbia, che gli urla contro di piantarla e di andare nel suo cazzo di letto e di non farsi vedere più fino a domani mattina e che lo sta trattando fin troppo bene per come gli aveva ridotto la stanza - ed è così arrabbiato che non si accorge nemmeno di Liam che ha gli occhi lucidi e per la prima volta scappa verso il suo letto. Dopo vi è solo il silenzio: Noel è abituato ad essere arrabbiato con Ourkid, ma non è abituato ad Ourkid che è arrabbiato con lui. Sente il suo respiro scosso dai sighiozzi ed è il rumore del senso di colpa per lui - si promette di non avere paura perché non è più un bambino e di non spaventare mai più Liam, perché non è suo padre. 
Se solo Noel chiude gli occhi rivive, rivive, rivive e non si sforza di farlo perché sarebbe solo arrendersi ad un dolore che non lo fa respirare - e continua a dare le spalle ad Ourkid, perché capirebbe, perché capisce sempre ciò che non deve capire. Ma non passa molto tempo prima che il più piccolo parli di nuovo.
"Noel?"
Il maggiore chiude gli occhi perché è convinto davvero di non sopportarlo più e che se lo lasciasse davvero parlare un'ultima volta finirebbe per soffocarlo con un cuscino e usare come alibi l'indomani mattina con sua madre di aver giocato troppo animatamente a una di quelle battaglie con i cuscini.
Liam sospira quando quel richiamo cade nel vuoto e pensa che forse non avrebbe dovuto distruggere l'intera parte della camera appartenente a Noel - ma Noel lo ha trattato male e quindi se lo merita e va bene così.
"Non odiarmi, Noel" ed è a malapena un sussurro e se Noel non si stesse concentrando così tanto sul respiro di Liam per addormentarsi, forse non lo avrebbe nemmeno sentito e perché Liam è così stupido e ingenuo: ha perso il conto di quante volte al giorno più o meno si è promesso di odiare quel moccioso  e di quante volte abbia voluto urlare e scuoterlo e di tutte quelle in cui non c'è riuscito.
Vorrebbe farlo anche adesso che Ourkid non parla più, chiedergli come cazzo gli è venuta in mente quest'ultima trovata e arrabbiarsi e - 
E invece si avvicina al volto rilassato di suo fratello e gli asciuga le lacrime con le dite tremanti e lo guarda con gli occhi rossi e gonfi, prima di dire:
"Sei un rompicoglioni, Ourkid" mantiene la voce ferma perché sta per piangere ma è quasi un uomo e gli uomini non piangono, dice suo padre - ammesso che suo padre abbia mai saputo qualcosa a proposito dell'essere un uomo. "Anzi sei il più grande rompicoglioni che mi potesse capitare per fratello. Ma non potrei mai odiarti"
Liam dorme - forse fa finta - ma a lui va bene così.
( Se Ourkid fosse sveglio e stesse fingendo, forse gli chiederebbe quando l'ha capito e quando è arrivato a quella conclusione - perché Noel lo sa che è un insicuro cronico e che glielo chiederebbe - ma lui non farebbe fatica a rispondergli: dal primo momento in cui l'ha visto e ha teso una manina verso di lui)

                                                              

(Passano secondi, minuti, mesi anni, momenti. Momenti in cui urlano insieme a squarciagola ad un concerto di essere la migliore band del mondo, momenti in cui litigano e si mandano al diavolo e momenti in cui si sostengono. Altri ancora in cui lui gli mostra la sua prima canzone con quell'aria per metà timorosa e per metà orgogliosa e Noel è pronto a leggerla solo perché lo rende felice, momenti in cui un bicchiere o un acido non basta a sopperire il trauma di un'infanzia rubata.  Momenti in cui qualcosa dentro di lui si contorce e sente che darebbe la vita per Liam - non nel modo disperato e romantico in cui lo si fa in quelle commediole rosa da sciroccati ma nel modo deciso, feroce e pieno di sconsideratezza per cui la si dà per un maledetto vero, uno che si arrovella di continuo, uno a cui volere bene vuol dire per forza soffrire, ma che - per caso, per fortuna o per colpa della costellazione sbagliata - porta il suo stesso sangue. Perché non ha più 13 anni e nemmeno 14, ma Noel vuole credere che il fratellino da proteggere - da sé stesso, prima di chiunque altro - che ha sempre avuto sia solo da qualche parte in uno dei suoi parka)



Quando, il 28 agosto del 2009, Noel entra nella stanza d'albergo vede un uomo seduto su una scomoda sedia accanto al letto, qualche capello bianco si è infiltrato nel suo caschetto nero e ha gli occhi azzurri e vaghi - non è in sé e si vede -  e un brivido scorre lungo la sua schiena a pensare che quello sia Liam e che sia passato così tanto tempo. Non ne passa molto però che inizino a litigare e Liam gli urla contro che non è cambiato niente dagli inizi - da quando stare insieme a Liam per lui non significava solo dolore -,  che è solo lui che sta invecchiando e che -
"Ora ho molto più da perdere e anche tu" asserisce Noel interrompendolo e lo guarda, ma non lo vede e c'è l'immagine di una moglie amorevole e di una bambina con i boccoli biondi che lo chiama "papà" che lo aspettano a casa a perseguitarlo. 
(Se lo guardasse davvero, forse si accorgerebbe che negli occhi di Liam c'è qualcosa di diverso - e forse è dolore, o forse è solo sorpresa) 
Quando Ourkid sbatte per terra la sua chitarra e le corde si spezzano,  Noel sente spezzarsi assieme a loro anche gli Oasis - e le idee sui quali li avevano basati e gli anni '90 e quella stronzata di sfida con i Blur e l'alchimia con Liam e i trip insieme con suo fratello, quando aveva vent'anni e assolutamente niente da perdere e i sogni di due ragazzini senza futuro sussurrati sotto le coperte di una casa popolare di Manchester e - 
"Basta così, cazzo, Liam" dice. 
Un tempo Noel ci aveva creduto davvero. Aveva creduto di poter essere la redenzione di Liam, di poterlo guarire e salvare da sé stesso, prima ancora che da suo padre o da chiunque volesse fargli del male e ci aveva creduto, davvero creduto, e invece eccoli là ma forse può ancora - 
Ma come può lasciarsi indietro il respiro leggero dei suoi figli quando gli si addormentano addosso per rincorrere qualcuno a cui non importa un cazzo di essere salvato? Come può? 
Come può dare ancora una volta a Liam il controllo sulle sue lacrime e sui suoi sorrisi e sacrificare la possibilità di essere felice, di essere un buon genitore, di spezzare una catena di dolore? 
"Ho molto di più da perdere, Ourkid" sussurra e sa che forse se uscisse di là agli occhi di Liam perderebbe ogni diritto di pronunciare quel nomignolo, ma  non può pensare a questo adesso - non può, non può, non può - e prima ancora di deciderlo è su un aereo - a diecimila chilometri da quella stanza d'albergo, da Parigi, da Ourkid. 
( E' assurdo, pensa Noel, prima di sparire, e quasi soffoca nei singhiozzi che non ne vogliono sapere di lasciarlo stare -  perché c'è un mondo intero che attende una spiegazione ed è il suo fratellino quello a cui ha voltato le spalle - come dopo aver passato tutti quegli anni insieme, lui possa ancora dubitare di essere la persona più importante della sua vita. 
Non si guarda indietro nemmeno una volta - pensa che sarebbe meglio morire piuttosto che sopportare l'espressione distrutta e rancorosa che immagina essersi dipinta sul volto di suo fratello. Sorride quando l'aereo decolla - Parigi è lontana, il cielo è azzurro e non c'è nemmeno l'ombra di un senso di colpa nei suoi occhi.)



(Si incontrano spesso, perché il mondo di chi ha troppi soldi e troppe proprietà è troppo piccolo per sperare di non vedersi mai più  e perché lui e Liam - che ironia - hanno troppo in comune per sperare di non incontrarsi. Decide di limitarsi a non parlargli, ma non resiste a seguirlo con gli occhi, con lo sguardo, a seguire da lontano i suoi discorsi e i suoi tremila parka. Un giorno Liam lo coglie sul fatto e sul suo volto si dipinge un sorriso tagliente. Noel alza una mano a mo' di saluto e una smorfia sottile incrina le labbra del più piccolo. Forse è nostalgia o forse solo rancore, qualunque sia la verità, spera che anche lui trovi presto qualcuno o qualcosa che gli riempia la vita - che trovi pace, proprio come lui - e che non lo stia aspettando.)

Note dell'autrice 
- dovrebbe partecipare a un concorso ma Idk, it sucks e non scrivo da anni, so c:
- NO beta
- NO incest intended,  
- non mi uccidete, primo tentativo nel fandom
- l'ultima parte è stata aggiunta a caso perché dà una flebile speranza per il futuro e boh, we need it, ma si vede che non è molto in linea con la storia, quindi boh
- ma me lo date il benvenuto con una recensioncina anche per dirmi di non provarci mai più?
- Se qualcuno ha voglia di chiacchierare con me cerchi Desy H. Hardbeck c:
- ultima cosa: "il controllo delle lacrime e dei sorrisi" è presa da "All those years ago"


 
  
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