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Autore: Lo Otta    23/07/2017    2 recensioni
Una coltre di neve ricopre un’immensa baraccopoli. Dentro ad una capanna, una madre racconta una storia alla figlia.
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Storia partecipante al contest “Il Cantastorie” indetto da Little_Rock_Angel5
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Kantastorie'
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Uno splendido errore

  La neve scendeva lenta, rischiarando lo squallore dell’immensa distesa di baracche e capanne. In una di quelle fragili costruzioni una giovane donna svolgeva qualche umile lavoro, mentre una piccola le stava accanto.
  -Mamma, mamma. Ho fame.
  -Ti capisco tesoro, ma ora riposa. Se dormi ti passerà la fame.- dicendo fece coricare la piccola nel letto che occupava metà dell’angusta stanza, passando con cura una mano sulla fronte della bambina.
  -Vuoi sentire una storia? C’era una volta una giovane ragazza…


  C’era una volta una giovane ragazza che viveva in un enorme castello, insieme al suo fratello gemello, i suoi genitori e moltissimi maggiordomi e cameriere, che servivano i signorini ad ogni loro desiderio.
  La famiglia della fanciulla era una delle più ricche e antiche, antica come il cielo e le stelle. I due gemelli erano gli unici figli dei possessori di quell’immenso maniero. Il giovanotto aveva capelli dorati e carnagione scura, annerita dalle molte ore passate all’aperto, alle lezioni di equitazione e di tiro con l’arco. La ragazza invece portava lunghi capelli argentei e una carnagione diafana, come si addiceva a una signorina di buona famiglia. I due, dopo aver avuto un’infanzia i cui unici compagni di gioco erano l’uno per l’altro, crescendo vennero allontanati dai loro obblighi sociali come figli di nobile famiglia. A volte passavano intere giornate senza vedersi, e l’unico momento di incontro che avevano era durante i pranzi. Anche questi purtroppo erano molto diversi dai pasti fatti anni addietro. Se l’erede maschio sedeva ad un capo della tavola, di fianco al patriarca, dove questi difficilmente discuteva, e se lo faceva le discussioni erano noiose e mature, la femmina veniva posta dall’altro capo della lunga tavolata, affianco della madre e di eventuali cugine maggiori, che avevano solo chiacchiere futili ed inutili cicaleggi. Era passato il tempo delle battaglie di molliche, degli scherzi alla cuoca o di quando si nascondeva il cibo indesiderato, ricordi di quando i due fratelli mangiavano al tavolo degli infanti, troppo piccoli per cenare al tavolo dei grandi, oppure ancora inadatti a mangiare insieme agli ospiti.
  Una sera come tante, ad un ricevimento dove era radunata tutta l’alta nobiltà, la giovane ereditiera nomata Lusiny si annoiava come di consueto a tali eventi. La cugina che l’accompagnava e aveva il compito di controllarla era intenta a civettare con un giovane rampollo, e Lusiny non poteva neanche passare il tempo parlando con lei. Era svogliatamente seduta su una poltrona quando un paggetto le consegnò un bigliettino il cui mittente era il giovane Arev Drakht, suo fratello. Trovata una svolta interessante a quella polverosa serata, Lusiny non si fece pregare per iniziare ad alzarsi e cercare di sgattaiolare via dallo scarso controllo della cugina, la quale stava scambiando tutt’altro rispetto a semplici moine con il suo confidente.
  Raggiunto il gemello nella folla di persone, non limitò gli abbracci e i saluti, essendo molto tempo che non lo vedeva.
  Finito il momento dei baci e degli abbracci i due cercarono un luogo più appartato per parlare, trovando posto in una terrazza quasi vuota.
  -È bello rivederti, Luz.
  -Per me è lo stesso. Purtroppo tra i salotti e le chiacchiere che mi programma nostra madre non ho mai tempo di vederti.
  -Per me è lo stesso. Ma so cosa fare. Non vuoi mica stare qui, vero? Ti porto io in un bel posto.- senza ottenere risposta negativa dalla sorella, Arev la prese per un braccio e la portò fino alle cucine della servitù, attraverso cui i due uscirono dal palazzo, passando da un’entrata di servizio.
  -Passo sempre da qui quando voglio dimenticare il mio nome.
  A passo svelto, la coppia di nobili fratelli raggiunse il nucleo abitativo della città, distante quel che basta dalla magione per indicare la superiorità della seconda sul primo. Raggiunta una piazza, entrarono in un bar, dove il ragazzo venne accolto calorosamente. Raggiunsero un tavolino dove altri due ragazzi erano già seduti, e lì Arev si mise a raccontare.
  -Da quando il mio maestro di equitazione mi ha portato a bere per festeggiare una gara tempo fa, ho iniziato a interessarmi ai modi di divertirsi della gente comune, e devo ammettere che loro sanno davvero come fare!- prese una pinta che c’era sul tavolino e buttò giù un sorso.
  Lusiny era abbastanza frastornata da quella girandola di emozioni. Era elettrizzata dall’aver disubbidito alla madre ed essere scappata dalla festa, ma era anche spaventata dalle reazioni che avrebbe potuto avere la genitrice se avesse scoperto la fuga, e non la tranquillizzava certo stare in quella sala piena di persone con bicchieri e bottiglie in mano, chiassose e agitate. Si calmò in parte quando il fratello la prese per mano e le presentò gli due altri seduti al tavolo.
  -Lui è Viktor, un vero mascalzone. Frequenta questo genere di bettole da prima che te imparassi a fare il ricamo.
  Viktor prese la mano di Lusiny, e con fascino greve, porse omaggi -Signorina, sei più bella di qualsiasi ragazza del calendario del vecchio Polf, quel barista attempato.- rivolse lo sguardo verso l’omone dietro al bancone che stava pulendo i calici con uno straccio non molto lindo.
  Arev sottrasse sua sorella dalle grinfie del bellimbusto, con tono geloso e sfottente -La prossima volta porta la tua di sorella, così non mi esimerò dal provarci spudoratamente con lei.
  -Non me ne dimenticherò. Se mai troverò la mia famiglia, pregherò che abbia una bella sorella con  un grosso davanzale, così avrai di che placarti, amico.
  -Ci spero, amico.
  Lusiny era stranita dal linguaggio che veniva usato, anche da suo fratello, che proferiva parole che prima non aveva mai sentito dirgli.
  -Questo invece è Kant. Sembra un tipo tranquillo, ma sa come risponderti per le rime.
  -Incantato di fare la vostra conoscenza. Spero non sia intimorita dalla nostra presenza.
  Quel Kant sembrava molto più raffinato dell’altro. Avrebbe di certo preferito spendere il suo tempo con lui, piuttosto che con l’altro rozzo compagno di desco.
  Viktor le offrì un bicchiere pieno di un liquido ambrato. Lusiny lo prese cauta, lo guardò con circospezione e iniziò ad assaggiarne un poco. Gli altri la incitarono di continuare e lei ingenuamente finì tutto il bicchiere.

  Dopo quel bicchiere, i ricordi si offuscarono fino alla mattina successiva, quando Lusiny si ritrovò immersa nel mare di cuscini del suo baldacchino. Intontita, i ricordi della sera precedente sembrarono solo frammenti di sogni, e lei si avviò al tavolo della colazione.
  Questo era libero dai genitori, poiché il padre e la madre avevano da discutere con i nuovi contatti stabiliti la sera prima al ricevimento. Arev era invece seduto, con delle pesanti occhiaie che dimostravano il suo ridotto periodo di sonno.
  Appena Lusiny si sedette, il fratello approfittò per parlarle -Te la sei spassata ieri sera, vero?- non nascondendo un sorriso sornione.
  Come liberati da una diga, nuovi ricordi iniziarono a tornare a galla. Si ricordava di lei che offuscata dalle bevande perdeva le inibizioni e non nascondeva di apprezzare i tentativi di abbordaggio dell’amico di suo fratello. Rimembrava che aveva iniziato a comportarsi da sciocca, ad accoccolarsi su di lui e a chiedere abbracci e carezze. Ricordava anche un ultimo fatto, prima di tornare alla magione, ma non poteva essere successo davvero.
  La giovane nobile cominciava ad arrossire. Il gemello, non avendo ricevuto risposta, rincarò la dose -Non ti ricordi neanche cosa hai fatto prima di tornare qui?
  Le più profonde speranze di Lusiny sul ricordo che desiderava non esistesse si creparono lentamente, ad ogni parola di Arev.
  -Tu…
  Non sarebbe stato conveniente per una giovine della sua levatura.
  -Lo hai…
  Sarebbe stato causa di chiacchiere e pettegolezzi se qualcuno la avesse riconosciuta.
  -Baciato.
  Era veramente successo. Lusiny avvampò completamente, dimenticando i suoi insegnamenti di galateo e desiderando solo scomparire. Non poteva avere veramente compiuto un gesto così sconsiderato.
  -Ehi sorellina, ci sei ancora? Non vorrai di nuovo svenire come la scorsa notte dopo “l’evento-che-tu-sai”. Per riportarti dentro mi sono finto un garzone e ti ho presa come un sacco di patate. Ma dovresti smettere di mangiare pasticcini ad ogni te che organizzano, non sei mica leggera.
  Ritornata nei mondo dei comuni mortali, diede un elegante pugno al braccio del gemello per aver osato insinuare offese riguardanti il suo giro vita, e si mise a riflettere sull’accaduto con la mente fredda. Lei non era una persona impulsiva, perciò neanche in stato poco lucido avrebbe compiuto tale gesto, se per lei non valeva qualcosa. Ma cosa valeva? Lei non sapeva dirlo, ma capiva che c’era un non so verso quel Viktor.
  -Fratellino caro, posso chiederti un favore?
  Arev si massaggiava il braccio destro -Va bene, basta che tu non voglia acciaccarmi anche il braccio buono. Se vado di nuovo a lezione di scherma con le braccia inagibili, il maestro questa volta mi sfiletta davvero.
  Timidamente, Lusiny porse la richiesta -Potresti portarmi ancora una volta fuori?
  Arev non rispose, ma fece solo un leggero sorriso. Riconosceva quando il suo compare centrava la preda.

  Parecchie settimane erano passate dal momento in cui Lusiny aveva scoperto un nuovo mondo, e in questo lasso di tempo lo aveva scoperto e stava iniziando a farne parte. Il tempo per abbandonare le sue occupazioni domestiche ed i suoi impegni era ricavato dai lunghi pomeriggi in cui veniva lasciato in custodia alla sua cugina maggiore, quella sotto la cui tutela era durante il fatidico ricevimento. Maggiore di lei di pochi anni, era molto più semplice e ingenua, e al sapere che la sua giovane cuginetta desiderava andare a trovare un suo spasimante, lei non le negava il permesso, educata com’era da romanzetti rosa e il sogno del Vero Amore. Quel tempo che non passava con Lusiny dalla cugina non veniva certo sprecato, poiché anch’ella si allietava con il giovanotto conosciuto la sera del ricevimento.
  La ragazza non mentiva certo alla cugina più grande, poiché andava sempre da Viktor, ma aveva omesso la parte in cui riferiva che il giovanotto che le faceva la corte non era del loro rango sociale, e che nonostante ciò lei provava qualcosa per lui, qualcosa che le rimescolava lo stomaco, e che non era disgusto.
  Lusiny era riuscita a capire cosa provava durante quei mesi passati con Viktor. Lei provava Amore, un Amore che non aveva mai provato per i giovani ereditieri che le avevano presentato ai banchetti e ai balli. Quei pinguini impettiti non potevano competere con il Suo Viktor, un ragazzo che era già uomo, senza peli sulla lingua e con peli sul resto del corpo.
  Era da almeno quattro, se non cinque, giorni che Lusiny non lo vedeva, e iniziava a sentirne fortemente la mancanza. Sua madre aveva rimosso la cugina dall’incarico di sorvegliarla, probabilmente insospettita da qualche indizio. Ma ora Lusiny voleva solo rivedere Viktor, e aveva già pronto il momento per fuggire da lui.
  Quella sera ci sarebbe stato un nuovo ricevimento, e la sorella si era accordata con il fratello, in modo da organizzare efficacemente la fuga. Fuga che riuscì pienamente e che permise ad entrambi di uscire dalla grande villa. Poco dopo raggiunsero la piazza del paese dove Viktor salutò la sua ragazza con un bacio, nel luogo in cui lei lo aveva baciato la prima volta.
  Dopo il bacio, Lusiny si stava per introdurre dentro al bar al seguito di suo fratello, ma Viktor la trattenne. La strinse a se e le sussurrò che voleva portarla in un posto speciale.
  Felice per quella sorpresa, lei lo seguì salendo sulla sua moto a tre ruote, lui diede due colpi di chiave e partirono. La cabina del pilota non era molto larga, così Lusiny approfittava per avvicinarsi al ragazzo, che era intento a guardare la strada, guidando con la sola luce dei fari.
  Percorsi abbastanza chilometri da trovarsi nelle zone di campagna attorno al paesino, il motomezzo si fermò e Viktor fece scendere la sua dama. Il tempo lì fuori non era molto caldo, e Lusiny iniziava a tremare indossando solo il vestito da festa. Viktor le poggiò una coperta sulle spalle, e poi la fece salire sul rimorchio posteriore.
  La ragazza era piena di gioia, il suo ragazzo l’aveva portata a vedere le stelle per il loro mesiversario. Certo, non era esattamente quello il giorno della ricorrenza, ma ci era andato molto vicino.
  Mentre Lusiny ammirava le stelle, una mano si insinuò sotto la coperta e iniziò a risalire una sua gamba. Confusa, si girò verso Viktor, che iniziò a ricoprirla di baci, mentre entrambe le mani ora stavano esplorando sotto l’abito da ballo. Lei non sapeva bene cosa fare, perciò si lasciò guidare dal suo ragazzo, che sembrava muoversi con molta più esperienza.

  Mezz’ora dopo era tutto finito, ma per Lusiny non sarebbe più stato lo stesso. Il suo fidanzato la aveva fatta diventare una donna, e lei era felice, ma anche sul limite di una crisi di pianto, e non capiva perché. Dava la colpa alle troppe emozioni che si erano susseguite quella sera. A quel punta voleva solo tornare a casa, sprofondare nel suo letto e mangiare molta cioccolata.
  Mentre tornavano al villaggio Viktor non disse una parola, e Lusiny altrettanto. Raggiunto il bar, trovarono dentro ancora Arev, che non si era accorto di nulla. Non ci volle molto a convincerla a riaccompagnarla alla magione.
  Ritornata dentro la casa, trovo ad attenderla nella sua stanza la madre, che iniziò a urlarle contro. Tutto ciò che disse non arrivò alle orecchie della ragazza, e quando la madre finì, lei cadde nel letto, iniziando finalmente a piangere.

  Nei giorni successivi si susseguirono vari eventi. Chiusa nelle sue camere, Lusiny scoprì che una parte di Viktor era rimasta in lei, iniziando a germogliare. Quando lo vennero a sapere i genitori, misero la figlia alla porta, abbandonando lei e la nuova vita che portava in grembo. Senza più il supporto dei suoi genitori, Lusiny cercò Viktor, ma le ricerche furono vane. Non poteva neanche andare a chiedere aiuto alla famiglia di lui, perché era cresciuto in un orfanotrofio, senza padre ne madre.


  -Sola e senza più nessun aiuto, la principessa raggiunse una grande città, dove trovò una capanna. Lì concepì la sua bambina, una splendida bambina. Ed ora vive in quella capanna insieme alla sua piccola.
  La bambina si era ormai addormentata da un pezzo, ma la madre non aveva smesso di raccontare la storia, narrando più a se stessa che alla bimba.
  Poggiò ancora una volta la mano sulla fronte addormentata della bambina, e le sussurrò -La principessa fece un solo errore nella sua vita, ma fu uno splendido errore.
  
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