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Autore: darkglasses    23/07/2017    0 recensioni
"Una notte un bambino aveva deciso di scappare. Si chiamava Isryl ed era disprezzato dalla comunità perché aveva la pelle e i capelli troppo bianchi e gli occhi troppo azzurri per essere normale, tutti pensavano che fosse addirittura il responsabile dell’inverno che non finiva mai e che stava uccidendo a poco a poco gli abitanti del villaggio.
In verità a Isryl piaceva l’inverno, il vento gelido che s’intrufolava sotto il mantello e raggiungeva la pelle in languide carezze, il bianco inestinguibile del paesaggio, il cielo grigio sempre coperto da una foschia fitta che a volte rendeva quasi difficile respirare"
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL DRAGO E IL BAMBINO

 

C’era una volta un reame nascosto dietro alle montagne, lande desolate e aride, la luce del sole non arrivava quasi mai e regnava incontrastato un inverno perenne.

Il villaggio di Armheil era piccolo e povero, non c’erano re perché il paesino era troppo insignificante e miserabile per attirare l’attenzione dei sovrani vicini.

Una notte un bambino aveva deciso di scappare. Si chiamava Isryl ed era disprezzato dalla comunità perché aveva la pelle e i capelli troppo bianchi e gli occhi troppo azzurri per essere normale, tutti pensavano che fosse addirittura il responsabile dell’inverno che non finiva mai e che stava uccidendo a poco a poco gli abitanti del villaggio.

In verità a Isryl piaceva l’inverno, il vento gelido che s’intrufolava sotto il mantello e raggiungeva la pelle in languide carezze, il bianco inestinguibile del paesaggio, il cielo grigio sempre coperto da una foschia fitta che a volte rendeva quasi difficile respirare.

In verità Isryl era quasi completamente cieco, vedeva solo le ombre e il bianco totale gli metteva addosso una sicurezza e una tranquillità che difficilmente avrebbe potuto avere in altre circostanze, perché ad Armheil gli occhi non servivano, tutto era uguale e candido ed era impossibile orientarsi con le stelle.

Così il bambino aveva deciso di scappare da casa sua, dove non si sentiva accettato, dove non era stato amato. Aveva raccolto i suoi pochi averi in una sacca ed era partito verso orizzonti ignoti e verso la speranza di un futuro migliore.

Camminava da giorni ormai, i vestiti si erano bagnati con la neve e si erano attaccati al suo esile corpo di fanciullo, i passi divenivano sempre più pesanti e le provviste iniziavano a scarseggiare. Ben presto le forze lo abbandonarono e si accasciò inerme sulla neve candida, prima che l’oblio lo colse riuscì a scorgere un’ombra immensa davanti a lui e un respiro pesante che non riuscì a identificare. Poi ci fu solo il buio.

 

Si risvegliò su una superficie soffice e insieme dura, allungando la mano pallida e tastando meglio s’accorse di trovarsi su una distesa di squame e piume, che s’alzava e s’abbassava piano, come un respiro quieto.

Rotolò di lato per poi finire con la faccia per terra, sulla roccia dura e fredda. Allungò le braccia esili per dare una forma al luogo dove si trovava e sentì distintamente il suono tranquillo di un sospiro, si allungò in cerca della fonte e si ritrovò abbracciato a una testa enorme, coperta di piume morbide e squame dure, il naso della creatura emetteva di tanto in tanto degli sbuffi che si trasformavano in nuvolette di vapore condensato dritto sul viso del bambino, che chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel soffio estraneo e tuttavia così rassicurante.

Percorse con la punta delle dita il muso della bestia, dall’umido naso sensibile al collo lungo e possente, si accorse che la parte interna del ventre e del collo era ricoperta da piume morbide e soffici estremamente comode e calde, mentre sulla schiena e sul dorso vi erano più squame dalla consistenza resistente e metallica quasi, le ali erano grandi come il tetto di una casa, sottili e forti allo stesso tempo, sotto il palmo sentiva l’intricata ramatura delle vene. Spinto dalla curiosità accarezzò anche le quattro zampe possenti ciascuna munita di cinque artigli affilati e la lunga coda con l’estremità più assottigliata, se la rigirò attorno al torace per scaldarsi meglio e a quel punto sentì distintamente il drago svegliarsi dal torpore, aprire gli occhi grandi per fissarli sulla sua figura minuta, ma non avvertì alcuna minaccia o pericolo, solo uno sguardo incuriosito e vagamente perplesso che il drago gli puntò addosso vedendolo attorcigliato alla sua coda.

Sentì un movimento alle sue spalle e realizzò che il drago aveva allungato il collo verso di lui in modo da trovarsi col naso umido di fronte al suo volto. Uno sbuffo e poi lo sentì espirare per annusarlo, il drago era confuso, poiché non aveva mai visto umani così bianchi e così temerari in tutta la sua lunga vita. La bestia lo aveva trovato riverso nella neve e lo aveva portato nella sua grotta per salvare quell’umano diverso dagli altri e ora lo guardava affascinato nelle iridi azzurrine, cercando di capire cosa passasse per la testa bianca di quel bimbo.

Restarono abbracciati tutta la notte: il drago e il bambino, condividendo un calore nuovo e meraviglioso, chiamato amicizia.

 

Da quel giorno in poi rimasero sempre insieme, due mostri odiati da tutti.  Gli occhi del drago divennero gli occhi di Isryl.

E la sera, nella loro grotta, si accucciavano accanto al fuoco e il bambino iniziava a raccontare storie di regni lontani, accarezzando con la piccola mano il dorso squamoso del drago.

La bestia, mossa da incredibile affetto verso il cucciolo umano, decise di fargli un dono speciale...

Alcune voci giurano di aver visto un’ombra gigantesca nel cielo, che si alzava e si alzava sempre più in alto, fino a superare le vette delle montagne e la coltre di nebbia, fino al Sole.

  
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