Capitolo
1.
“Emma!”.
Snow slanciò
le proprie braccia attorno ad Emma, singhiozzando rumorosamente e
confusamente.
“Sei tornata. E non sei cattiva. Sono così
felice”.
Emma
si sentì
mancare il respiro quando David si aggiunse all’abbraccio. E
poi la piccola
quantità di ossigeno che le era rimasto le fu portato via
dal forte tanfo di
rum e di sporco pirata. Uncino aveva chiaramente dimenticato la propria
igiene
personale senza lei a ricordargliene l’esistenza.
Emma
si sentì
umiliata. Un abbraccio di gruppo con i suoi genitori ed il suo pirata
non era
in cima alla lista delle cose da fare. Lei aveva obiettivi ben
più importanti
da raggiungere, come impadronirsi di Storybrooke, e poi del mondo
intero.
Strinse gli occhi in modo maligno e si liberò dalla stretta.
Snow
si avvicinò a
lei, uno sguardo preoccupato sul volto. “Emma, tesoro. Hai
qualcosa in un
occhio?”.
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Regina
fu svegliata
da strani rumori provenienti dalla cucina. All’inizio
pensò che fosse Henry;
aveva cominciato a mangiare tanto negli ultimi tempi, per via della
crescita
che stava attraversando velocemente. Aspettò un paio di
minuti di sentire il
familiare suono di passi sulle scale e nel corridoio. Quando
ciò non si
verificò, si mise addosso una vestaglia e camminò
in punta di piedi fino alla
porta della camera di Henry. Poggiandoci l’orecchio,
sentì il leggero rumore
del suo russare. Scese al piano di sotto, determinata a scoprire chi
fosse
abbastanza stupido da intrufolarsi nella casa dell’ex Regina
Cattiva, e preparò
la propria magia mentre camminava. Si appiattì contro il
muro adiacente alla
cucina, pronta a tendere un’imboscata all’intruso.
Intanto
che faceva
ciò, sentì una voce. “Hey, Regina. Puoi
uscire adesso”.
Lei
entrò in cucina,
e la scena si fece chiara ai suoi occhi. “Emma? Sono le due
del mattino. Che
diavolo stai facendo qui?”.
Emma
borbottò
qualcosa che Regina non comprese appieno.
“Scusa,
puoi
ripetere?”.
“Stavo
cercando
un’ispirazione. Nessuno mi prende sul serio. Snow continua a
ripetere quanto
sia felice che il potere del Signore Oscuro non mi abbia
contaminata”. Emma
sbatté i tacchi sul bancone della cucina, sembrando proprio
un’adolescente
imbronciato agli occhi di Regina. “Perché nessuno
crede che io sia cattiva?”.
“Oh,
io credo che tu sia cattiva, Emma.
Sei
seduta sul bancone della mia cucina, mangiando la mia scorta segreta di
cioccolato Valrhona*”. L’espressione di Regina
assunse un rossore di crescente indignazione.
“Ed è il mio Armagnac*del 1963 quello che stai
sorseggiando dalla bottiglia
come una ragazzina in vacanza estiva?”.
Emma
fece spallucce
e controllò la marca sulla bottiglia.
“Almeno
abbi la
decenza di versarlo lentamente in un bicchiere. A 300 dollari a
bottiglia, deve
almeno deve essere assaporato”. Regina sfilò la
bottiglia dalle mani di Emma e
ne versò una certa quantità in ognuno dei due
bicchieri che aveva tirato fuori
dalla credenza. Se doveva proprio tollerare quella conversazione, per
lo meno
ne avrebbe tratto qualcosa di buono.
Con
la bocca piena
di cioccolato, Emma borbottò: “Non è
giusto. Nessuno ci crede che sono cattiva.
Io sono il Signore Oscuro, accidenti. Sai, grande e diabolico e
spaventoso.
Uccisore di eserciti. Colui che rovescia i sovrani dai troni. Rapitore
di
bambini. Mangiatore di cuori. Eccetera”.
“Hai
fatto davvero
una di queste cose?”.
Emma
si accigliò.
“Beh, no. Non ancora. Mi sto solo scaldando per adesso. Mi
sto preparando. Non
puoi semplicemente uscire e decidere di correre a una maratona. Ti devi
preparare per certe cose come una maratona di cinque miglia. Al momento
la
profetizzata Salvatrice sta preparando qualcosa di cattivo”.
Fece una brutta
smorfia. “Vorrei veramente che ci fosse un’app per
l’iPhone per questo.
Renderebbe le cose molto più semplici”.
“Hai
fatto qualcosa
di veramente cattivo fino ad ora?”.
Emma
si fece
pensierosa. Cominciò a contare sulle proprie dita, e Regina
alzò gli occhi al
cielo per l’impazienza. “Se devi pensarci su
così tanto, allora probabilmente
la risposta è no”.
“No,
aspetta. Ho
fatto ballare ‘Thriller’ alle fate nel bel mezzo
della strada principale per
tre ore”.
“Spassoso,
ma non
veramente cattivo”.
“Ho
trasformato
Uncino in un gatto”.
“Lo
definirei un
servizio pubblico. Almeno adesso si laverà più di
una volta all’anno”.
“L’ho
addestrato a
cacciare uccellini e a lasciarli di fronte alla porta
dell’appartamento di
Biancaneve”.
Regina
scoppiò a
ridere in modo a dir poco indecoroso. Ma solo perché lei e
Snow avevano fatto
pace, non significava che non poteva divertirsi ad immaginare
l’espressione sul
volto di Biancaneve quando avrebbe visto i cadaveri dei suoi amichetti
volanti.
“Questo è un piccolo passo avanti. Ma non
convincerai proprio nessuno in questo
modo”.
Le
spalle di Emma si
afflosciarono. “Okay, quindi ho ancora da imparare. Come ho
detto, bisogna
saper camminare prima di correre. Ma c’è un
pugnale veramente spaventoso con il
mio nome sopra. Sicuramente questo conterà
qualcosa”.
Regina
sospirò. “E
va bene. Sono i vestiti. Nessuno crederà che sei cattiva, se
indossi vestiti di
flanella. Al massimo penseranno che sei una taglialegna o una lesbica.
In quel
caso, le tre persone a Storybrooke che hanno votato contro il
matrimonio
egualitario potrebbero pensare che sei cattiva, ma per il
resto…”. Regina
scrollò le spalle.
Emma
mise il broncio
e Regina si schiaffeggiò mentalmente per cercare di
rimuovere l’idea che si
stava stabilendo nella sua mente. Il Signore Oscuro era in effetti
abbastanza
carino in maniera inconcludente.
“E’
solo che non è
giusto. Insomma, tu sei essenzialmente buona adesso, ma la gente
è ancora
abbastanza terrorizzata da te”.
Regina
poggiò una
mano confortante sulla coscia di Emma. “Ascolta, cara. Se
questo è veramente
importante per te, posso aiutarti”. Fece ondeggiare una mano,
e un biglietto
comparve tra le sue dita. Lo porse ad Emma. “Questo
è il numero dal mio
stilista. Lui ti sistemerà”.
“Grazie”.
Emma
afferrò Regina per le spalle e la baciò con
passione sulle labbra. Proprio
quando Regina cominciava ad apprezzare il bacio, Emma scomparve,
lasciando
Regina completamente insoddisfatta. Questa
sì che è cattiveria.
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Regina
fu svegliata
per la seconda notte di fila, questa volta
dall’esageratamente entusiasta
Signore Oscuro, che stava saltellando su e giù ai piedi del
suo letto.
“Regina!
Regina! Ha
funzionato! Snow mi ha vista ed è scoppiata a
piangere!”.
Regina
si avvicinò
ed accese la lampada. La prima cosa che notò furono i
capelli di Emma. Biondo platino. Ugh. Adesso
capiva
perché Biancaneve fosse scoppiata in lacrime. Avrebbe dovuto
chiamare Vincenzo
e dargli almeno dei suggerimenti per evitare quell’assurdo
travestimento. O
forse lui stava perdendo il suo tocco, perché sembrava che
Emma fosse
letteralmente appena uscita da qualche pagina di un romanzo di Anne
Rice*. Era
passato del tempo da quando aveva richiesto i suoi servizi. Ora che ci
pensava,
c’era stata quella volta, nella Foresta Incantata, che
l’aveva convinta a farsi
una coda di cavallo laterale.
Emma
le stava ancora
rimbalzando intorno, e Regina sospirò con esasperazione.
“Sul serio, tesoro?
Non potevi aspettare domani mattina?”.
Emma
scosse la
testa. “No, non potevo. Perché io sono cattiva. E
questo significa che non
seguo le regole”. Pronunciò quest’ultima
parte con tutto l’orgoglio e la
convinzione di un bambino di otto anni che recita i nomi dei pianeti
del
Sistema Solare.
“Ma
certo, mia
cara”. Regina sospirò e si distese nuovamente,
portandosi le coperte fino al
mento. Forse se avesse ignorato il Signore Oscuro, questi sarebbe
andato da
qualche altra parte.
“Quindi
che ne
pensi?”. Emma si mise drammaticamente in posa ai piedi del
letto di Regina,
mostrando lo stretto impermeabile nero che stava indossando.
“Molto
cattiva,
tesoro”. Represse una risata quando Emma inciampò,
chiaramente non abituata
all’altezza dei tacchi. Era importante restare incoraggiante.
“Il collare è
davvero diabolico”.
In
qualche modo,
Emma riuscì a rimettersi in piedi dopo
l’incidente, con quel poco che restava
della sua dignità. Gattonò furtivamente sul
letto, fino ad arrivare all’altezza
del viso di Regina. “Sai cos’altro ha di perfido
questo impermeabile?”.
“No”.
Il suo respiro
si mozzò, e poté sentire il proprio cuore battere
più velocemente contro il
petto. Anche con una tinta pessima, Regina continuava a trovare Emma
pericolosamente attraente.
Soppresse
un brivido
mentre Emma si fece più vicina e sussurrò al suo
orecchio: “Non indosso niente
sotto”.
Proprio
quando il
suo cervello ebbe elaborato l’affermazione di Emma, il
Signore Oscuro
scomparve. Regina sentì un accenno di umidità
all’angolo del proprio occhio.
Era così fiera. Questa era una manovra da almeno cintura
arancione di
cattiveria.
Sì,
di certo era
fiera, ma era anche frustrata. Non possedeva il pugnale, ma era
dannatamente
decisa a provarci comunque. “Emma Swan. Signore Oscuro.
Invoco il tuo perfido
fondoschiena, ora”.
Un
momento dopo,
Emma riapparve nella stessa identica posizione in cui si trovava prima
di
scomparire, ma senza l’impermeabile addosso.
Regina
sorrise.