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Autore: embracemezay    24/07/2017    1 recensioni
"Per favore, non urlarmi contro," sussurra Isak ma quelle parole fanno eco in tutta la cucina.
[Evak] Traduzione.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Il permesso dell'autrice




"Per favore, non urlarmi contro," sussurra Isak ma le sue parole fanno eco in tutta la cucina.

Even si irrigidisce e lo guarda, i suoi occhi sono duri e il suoi denti serrati. “Cosa vuoi che faccia, allora?” sputa, come se fosse un grande sforzo non continuare ad urlargli contro.

Isak vuole raggomitolarsi e scomparire attraverso il pavimento. Vuole che il mondo si fermi, torni a mezz'ora fa in modo che lui possa cambiare la sua traiettoria.

Lo odia ancora. Odia quando la gente gli urla contro. Odia i momenti durante i quali la gente urla. Ci sono state così tante urla e grida durante la sua infanzia.

“Mi dispiace,” dice perché non sa cos'altro dire.

Even lo deride. “Non ti dispiace per nulla.”

Isak distoglie lo sguardo e prova a cacciare via le lacrime. Non essere così sensibile, Isak.

“Non era mia intenzione farti arrabbiare o farti sentire male,” spiega Isak silenziosamente. “Mi dispiace per quello.”

“Sì, beh,” Even alza gli occhi al cielo, “è un po’ tardi?”

Isak sussulta. “Per favore, Even… Per favore.”

“Devi sapere che non puoi aggiustarmi!” le parole di Even vengono fuori e sembra come se abbiano colpito Isak dritto al cuore. “Non puoi - non puoi starmi attorno e pensare che un giorno sarà tutto perfetto, okay? È - non posso cambiare chi sono, Isak.”

“Lo so, Even -”

“No, non lo sai ed è questo il problema. Non posso fare questo se tu non capisci.
"

Il respiro di Isak si spezza. "Cosa intendi?"

"Lo sai cosa intendo.”

I loro occhi si incontrano ancora una volta e lo stomaco di Isak sobbalza. La determinazione e la frustrazione negli occhi di Even sono evidenti. Non c'è nessun affetto persistente in essi. Nessuna persistente delicatezza di cui Isak ha disperatamente bisogno.

“So di non poterti aggiustare,” gli dice Isak con lo sguardo rivolto ai suoi piedi. “Non pensare che non lo sappia. Ho speso quasi tutta la mia infanzia a pensare che mia madre potesse essere aggiustata. È solo che non - non parli mai davvero riguardo cosa vuoi che faccia quando succedono queste cose. E non ho mai pensato che tu fossi aggiustabile, Even.”

“Allora che diavolo intendi?”

Isak manda giù il groppo pesantemente e incontra ancora gli occhi di Even.

“Intendevo dire che ti amo così tanto che quando senti male, lo sento anch'io. Ma non voglio che tu ti senta in colpa - o qualsiasi altra cosa. È solo che - la consapevolezza di non poter far nulla affinché vada via è dolorosa. Ma non è mai troppo doloroso per me andare via. Doloroso è il pensiero di cosa potrebbe succedere se non fossi qui con te.”

La realizzazione appare sul viso di Even. “Ecco perché tu -”

“Sì,” dice Isak con voce rauca. “Non volevo farti sentire soffocato o altro. Non ho mai pensato a cosa potessi pensarne tu. I tuoi genitori mi hanno raccontato dell'incidente.”

“Che ho provato ad uccidermi?” sputa Even come se non fosse nulla.

“Sì,” afferma Isak. “Non vorrei mai tornare a casa e trovarti in quelle condizioni.”

Even sussulta e passa una mano tra i capelli. “Capisco. Ho solo bisogno di pensarci un po’. Poi parliamo?*”

Isak annuisce e guarda il pavimento alle spalle di Even. “Poi parliamo.”

Even esce dalla cucina, lasciandosi Isak alle spalle.

Isak prova a far smettere il suo cuore di palpitare e di far smettere le sue mani di tremare. Tira una sedia da sotto il tavolo e lentamente si siede.

Va bene, prova a convincersi. Va bene.

Odia davvero quando la gente gli urla contro.





*poi parliamo = then we talk
(frase dalla quale prende spunto il titolo di questa one-shot)

 
  
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