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Autore: Sarandom    25/07/2017    5 recensioni
[SPOILER SEASON 11] (Destiel e Saileen)
Timeline: Amara ha ucciso Lucifero e con Chuck sono andati via. Dio torna da Dean, Sam e Cas, gli toglie il lavoro da cacciatori, ma qualcosa li ha seguiti. Mentre si apprestano a formare una vita normale, c'è chi dovrà fare i conti con il passato.
E tutte quelle lettere a Dio sono scommesse
E tutte quelle lacrime oggi sono promesse
Io sono un cazzo di soldato senza una guerra
Ed esito, barcollo ma non mi ci vedi a terra
E rido perché so che tornerò ad amare ancora
E urlo a chi vorrà ascoltare
Che “solo” è solo una parola
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Epilogo

 

17 Febbraio 2020

 

Erano secoli che Dean e Cas non mettevano piede in una chiesa.

 

Dean non era mai stato un gran credente, da quel che suo fratello ne sapeva - da quel che tutti ne sapevano. Certo, poi era stato salvato più e più volte da Castiel. Erano accadute tutte quelle svariate cose - tra Dio, quei pochi angeli buoni ed il Paradiso - che ormai avevano preso la forma di uno strano groviglio di immagini e luci che vivevano nella testa del cacciatore, e che gli ricordavano che quel "qualcosa di positivo" in cui gli sarebbe sempre piaciuto poter credere... esisteva.

 

Castiel ricordava la volta in cui aveva detto a quella signora fedele di non sperare troppo nell'aiuto divino, dato che in quel periodo aveva capito quanto in realtà gli umani non avessero una guida. Tutto ciò li rendeva impotenti e piccolissimi in confronto a quel Dio che Castiel chiamava Padre e che non ascoltava le preghiere che facevano eco invano in quei posti denominati sacri.

 

Loro avevano quel compito - lui ed i suoi fratelli e sorelle.

 

Nessuno dei due pensava di visitare luoghi simili nell’immediato futuro, ma dovevano ammettere che era bello tornarci - specie in una parrocchia come quella, in cui chiunque era benvenuto, e nessuno era obbligato a sentirsi escluso. Senza contare il fatto che l'atmosfera lì dentro era semplicemente magica. Le vetrate riflettevano i colori dell'arcobaleno, e gli affreschi in alto e sopra l'altare apparivano incredibilmente suggestivi. Il fatto che il colore dominante fosse il blu chiaro faceva piacere a Dean; ormai lo associava inconsciamente a Castiel. Quanto a quest'ultimo, continuava a passeggiare a fianco del suo protetto, sollevando ogni tanto lo sguardo e facendosi incantare dai quadri alle pareti. La luce del sole filtrava dai finestroni ed illuminava loro il viso a metà.

 

«Mi piace quello, guarda com'è... ben fatto...» mormorò Cas, fermandosi e guardando fisso un dipinto della navata di sinistra raffigurante un angelo scuro con le ali bianche spiegate.

 

Dean si limitò a sorridergli. «Vuoi anche quello?»

 

Cas schiuse la bocca e poi ci pensò per un momento, fissando il profilo concentrato dell'uomo che amava. «Oh, no. Lo preferisco qui, ci sta a meraviglia.» rispose, tornando al quadro.

 

Dean si voltò verso di lui, poi sbuffò, divertito, le dita che passavano comicamente sulla fronte. Gli stampò un rapido bacio sulla guancia. «Vedi? Avevo ragione, non cambiare mai.»

 

Castiel assottigliò gli occhi, poi ammiccò gradualmente, fissando il verde prato di quelle iridi, e poi soffermandosi sul completo che Dean indossava. Giacca grigio scuro con camicia bianca sotto, cravatta violacea a strisce - il tutto abbinato a quei capelli biondi troppo in ordine rispetto al solito, proprio come i suoi.

 

«Ti... stanno bene...» sussurrò Cas, tanto a bassa voce che Dean quasi non lo udì.

 

«Cosa?»

 

Il moro ebbe l'impressione di vederlo leggermente a disagio. Inspirò, guardando un punto a caso. «I... i tuoi vestiti.»  disse poi, genuinamente, nascondendo una mano dietro la schiena.

 

«Uh... grazie...» Dean rivolse lo sguardo altrove, ma sorrise. «A-anche tu stai molto...» Si schiarì la gola. «... molto bene.» Sbirciò la giacca blu scuro di Castiel, messa in evidenza dalla camicia bianca e dalla cravatta scura a righe. «Anche se ti preferisco coi capelli scarmigliati, onestamente.»

Era la prima volta che si presentavano ad un evento pubblico insieme e coordinati. Era quasi una liberazione, ma anche grande disagio, molta gente era stata invitata e tante persone li conoscevano.

 

Cas alzò gli occhi al cielo, ammiccando. Avevano avuto lo stesso pensiero, cosa che accadeva più spesso negli ultimi mesi. «Lo so.» disse, e sistemò rapidamente i capelli dietro l'orecchio.

 

A quel punto, entrambi sentirono dei passi più pesanti alle loro spalle e si girarono lentamente.

 

Sam Winchester era stupendo. Il fisico asciutto e slanciato era messo in risalto dal blu scuro del suo completo da sposo, e la cravatta di un celeste chiaro si intonava alla perfezione con la camicia e col resto. I capelli lunghi facevano da contorno ad un sorriso luminosissimo.

 

«Che principino!» recitò Dean, sollevando un sopracciglio e guadagnandosi una pacca del fratello sulla spalla.

 

«Sei pronto?» gli domandò Cas, esitante.

 

Sam sorrise dolcemente, e poi abbassò il capo; si mordicchiò un labbro, tenendo le mani incrociate. «Beh, sono nato pronto.»

 

Gli altri due annuirono con un risolino. «Non vediamo l'ora di vedere Eileen.» mormorò Dean. 

 

«A chi lo dici. M-mi sento...» Sam scosse il capo, guardando dietro di se. «... agitato... ma non è una brutta sensazione... non saprei come spiegarmi.»

 

Cas si ricordò di un momento al gruppo di supporto in cui un ragazzo non sapeva come parlare del suo stato d'animo. Ripensò anche al proverbiale “mettersi nei panni degli altri" per tentare di capire meglio cosa stiano passando.

 

Provò quindi ad immaginare di sposare Dean, lo sguardo assente. Non che gli sembrasse poi così diverso al condividere ciò che già avevano. Cosa avrebbe comportato per Sam e Eileen? Il riconoscimento da parte di tutti? Come sarebbe stato per lui e Dean a quell’evento? Così esposti? O era comunque più spirituale, un po’ come il sentimento che aveva sempre provato per Dean nel corso di quei lunghi anni? Il legame che avevano due persone, in questo modo, diventava indissolubile, se sincero?

Castiel pensò che non avevano bisogno di cerimonie, o almeno non era la prima cosa a cui loro pensavano. Nonostante ciò, l'ex angelo non poté fare a meno di figurarsi un Dean che gli sfiorava il viso con due dita e lo baciava sulle labbra di fronte a tutti, e si sentì tremare le ginocchia.

 

«Cas... che hai? Sei un po' rosso.» lo risvegliò Dean stesso, dandogli una leggera gomitata sul fianco.

 

Castiel sussultò, sbattendo le ciglia. «Eh? No, nulla. Stavo solo…»

 

«...fantasticando...» disse Sam per lui, guardandolo di sottecchi come se avesse capito in un lampo ciò che stava passando per la mente di Cas. Il minore dei Winchester sospirò appena. «Caspita, vorrei già iniziare...»

 

«Non stai più nella pelle, immagino...» intuì Castiel, riprendendosi pian piano dalla sua fantasia.

 

I tre uscirono dalla chiesa, fermandosi sul portone e videro Mildred, Maggie e Oskar, Elizabeth e Claire salire le scale per raggiungerli.

 

«Ciao, ragazzi miei.» Mildred li baciò uno ad uno. «Elizabeth è tutto il giorno che lacrima.» disse, abbracciata ancora a Dean, rivolgendosi all’amica.

 

«Sono così felice per voi, mi sento quasi una madrina.» disse a Sam.

 

«Possiamo dire che lo sei.» le si avvicinò abbracciandola.

 

«Tu sei Dean, giusto?» chiese una voce profonda.

 

Il diretto interessato spostò la sua attenzione verso l’uomo alto e mulatto che gli tese la mano.

 

«…Sì.» Sorrise imbarazzato, dopo aver visto che era in compagnia di Maggie, sicuramente il marito, che ancora non aveva mai incontrato.

 

«Maggie mi parla molto di voi.»

 

«Anche di quanto io sia stronzo?» domandò sorridendo.

 

Oskar rise. «Quando la gelosia parla.» alzò le sopracciglia, guardando Castiel.

 

A Dean si mozzò il fiato in gola, niente, non si sarebbe mai abituato.

 

«E’ un piacere conoscerti.» fece Oskar, rivolto al moro. Neanche Castiel lo aveva conosciuto.

 

«Come sta andando lo scavo? Maggie me ne ha parlato.»

 

«Va benissimo. Siamo riusciti ad avere i fondi che ci spettavano. Un giorno, se vi va, potreste venire a visitarli.»

 

«Ci piacerebbe.» Castiel si girò per guardare Dean che annuì e si grattò la nuca. «Certo.»

 

Dean si sentì vibrare qualcosa in una tasca e prese il telefono, dove vide il primo messaggio che stava attendendo.

 

Da Jody:

“Siamo qui”

 

Alzò lo sguardo per trovare il pick up da sceriffo e lo notò poco più lontano, mentre la donna parcheggiava. Le andò incontro, con un sorriso pieno, Jody lo abbracciò subito e lo strinse a se, lo stesso con Donna e Alex.

 

«Sono felice siate riuscite e a venire.»

 

«Scherzi? Come potevamo perdercelo?» rispose Jody. «Allora? Portaci dal fratellino.»

 

Dean fece loro strada e furono accolte da un Sam in preda all’entusiasmo e al nervosismo.

 

«Tranquillo, passa subito, ma lo ricorderai per sempre.» Donna cercò di farlo stare meglio.

 

Claire volò subito tra le loro braccia e presentò le altre.

 

Poi Dean fece un passo in avanti, invadendo il loro spazio. «E lui è Castiel.»

 

«Oh, il famoso Castiel.»

 

«Sono famoso?» Guardò interrogativo Dean, che gli mostrò un sorriso tra il forzato e l’imbarazzato.

 

«L’angelo, lo strano e basso angelo.» rispose Jody per lui.

 

«E’ un angelo?» domandò Donna, guardandolo stupita. «Uno vero?»

 

«Sì, ma non più.» spiegò Castiel, una mano dietro al fianco.

 

«Si può smettere di esserlo?» continuò la bionda.

 

Dean si schiarì la gola. «E’ una…lunga storia.»

 

«Dean e Sam mi hanno parlato di voi.» disse l'ex angelo, entusiasta di aver incontrato le ultime tre cacciatrici della lista di famiglia.

 

«Quindi, vi siete ambientati bene. Come è la vita qui? Non sapevamo neanche esistesse questo posto.» chiese Donna.

 

«E’ stato difficile anche trovarlo sulla mappa.» continuò Jody.

 

«In quelle aggiornate c’è.» rispose il cipiglio nerd di Sam.

 

Jody gli diede una spallata affettuosa. «Fai poco lo spiritoso, sposino.»

 

«Dio, ci ha portati qui.» disse Castiel e Jody, Donna e Alex lo guardarono come se avessero avuto davanti un alieno - l’unica creatura che mancava loro di conoscere.

 

 «Voi avete visto Dio?» domandò, Jody, ai fratelli.

 

«…altra lunga storia.» ripeté Dean.

 

«Ne avete una corta?» chiese Alex.

Dean fece per rispondere, ma andò a vuoto.

 

«Siamo solo…più sicuri qui. Almeno-» disse Castiel, voltandosi verso Dean. «da cose soprannaturali.»

 

Dean mostrò un’espressione accondiscendente. «Già.»

 

«E cosa fate di bello qui?» domandò Donna, guardando Castiel. «Ti vedrei bene sulla copertina di qualche rivista.» gli fece l’occhiolino.

 

«Ehm…sono un professore, al liceo.»

 

«Tornerei a scuola solo per te.» continuò a flirtare, ridendo e Jody le andò dietro, poi Donna notò l’espressione spiritosa di Dean cambiare.

 

«Sostengono che io me la cavi bene.» disse Castiel con un lieve sorriso, soddisfatto di se.

 

«E voi?» chiese Jody ai Winchester.

 

«Io ed Eileen abbiamo un locale, dopo ci spostiamo di là. E Dean ha una sua nuova attività.»

 

«Dai! E quando ce lo avresti detto?» fece Jody contrariata.

 

«Beh, continuerò con il “Family Business”» rispose Dean con un sorrisetto orgoglioso.

 

Jody si avvicinò a Sam. «Si cita da solo?»

 

Dean sbuffò. «E’ il nome della mia compagnia di tuttofare, in città.»

 

«Immagino quante donne siano felici di vederti in tutina da idraulico.» scherzò Donna.

Castiel rise abbassando la testa.

«Non era per offendere.» si affrettò a spiegare, Jody.

 

«Offendere? Io posso permettermelo in tutina, loro no.» rispose pronto Castiel.

 

Dean divenne paonazzo, con l’improvvisa voglia di scolarsi una bottiglia di vodka.

 

«Wow! Cosa sta accadendo qui?!» se ne uscì Jody.

 

Il biondo si irrigidì e Castiel lo notò, infatti gli disse qualcosa all’orecchio.

 

«Oh mio dio.» disse Donna, masticando la sua gomma e fissandoli.

 

Dean si ritrasse e Castiel restò girato verso di lui.

 

«Voi due...» constatò la Mills, senza continuare.

 

Dean sollevò le sopracciglia cercando di svagare. «Cosa?»

 

«Mi sa che abbiamo una certa situazione qui.» disse Donna, rivolta a Jody e Sam.

 

Sam rise sotto i baffi.

 

«E tu lo sai.» confermò Jody. «Beh, hai gusto ragazzo, lasciatelo dire da chi se ne intende.» e gli diede una pacca sulla spalla. «Dai, noi entriamo, qui fa freddo. Ci vediamo dentro!» esclamò a Sam.

 

«Manca poco!»

 

«Dannazione.» fece Dean accanto a lui.

 

«Beh? Non è meglio così?» domandò Sam.

 

«Mi piacciono loro.» disse Castiel, alludendo alle cacciatrici.

 

«Sono fantastiche.» confermò Dean, seguendole con lo sguardo fino all’entrata in chiesa.

 

Mentre gli altri invitati salutavano Sam, Castiel e Dean restarono alle sue spalle, per controllare la situazione. Insieme a Claire erano gli incaricati in tutto e non solo per fare i testimoni. Ad un certo punto, la ragazza si girò a guardarli ridendo. «Siete imbarazzanti.»

 

«La smetti di dirlo?» le disse Dean irritato, voltandosi. «Lo dici sempre.» Tornò a guardare la folla davanti la chiesa.

 

Claire continuò a ridere.

 

«Claire, smettila…» Castiel si sporse indietro. «Lo sai come è suscettibile.»

 

«Ti ci metti anche tu?» fece Dean.

 

Castiel fece spallucce.

 

«Cosa abbiamo di imbarazzante? Su, dimmelo.» domandò Dean.

 

«Sembra tu abbia una scopa su per-»

 

«Okay, ho capito.» non le fece finire la frase. «Ma non è vero, sono rilassato.»

 

Claire sghignazzò. «Dean, guarda che nessuno ti mangerà.»

 

«Certo, l’ho notato. L’ho notato per un mese intero in ospedale.»

 

«Hai paura o ti vergogni?» domandò Castiel, alla sua destra.

 

Dean si voltò, Castiel non aveva espressione, fissava le persone davanti a lui, aspettando una risposta.

 

«Io non- E’ solo che non mi piacciono i pregiudizi.»

 

Claire li guardò: «Senti, dovrei dirti tutto quello che passa nella mia mente solo a guardarvi e comunque a me sta bene. Io sono decisamente l’unica persona che può dirvi qualcosa in contrario.» Si spostò per averli di fronte entrambi. «Vivete e basta. Siamo qui per questo no? Qui…» Indicò la gente e la chiesa. «Qui.»

 

«Lei ha ragione.» concordò Castiel.

 

«Voi avete sempre ragione.» gli fece il verso Dean. «Vado a vedere dentro come sono messi, sapientini.»

 

Appena entrato, il prete gli andò subito incontro e nel mentre gli arrivò un messaggio.

 

Da Eileen:

“Sto arrivando”

 

Tutti i pensieri di Dean si azzerarono, sostituiti dall’emozione evidente nei suoi occhi. Tornò fuori e prese Castiel e Claire da parte.

 

«Tu hai le fedi?» chiese alla ragazza.

 

«Sì, capo.»

 

«Tu attento a far sistemare tutti dentro, vai.»

 

Castiel andò accanto a Sam, dicendogli qualcosa all’orecchio.

 

«Grazie a tutti per essere qui, se iniziamo ad entrare e prendere posto, tra poco iniziamo!»

 

Castiel si posizionò al centro della navata con la lista degli invitati in stile battaglia navale; ricordava il pomeriggio intero sbrigato a far sedere vicine le persone giuste: «Se metti il signor Dale qui, non puoi mettere la signora Kol accanto a Millie. Lo sai.» e almeno altre trenta frasi simili. Era stato difficile anche per lui, nonostante in passato si occupasse di linee di battaglione angeliche.

 

Una volta che la chiesa fu sistemata e Sam si mise sull’altare, Castiel gli si sistemò accanto, nell’attesa di essere raggiunto da Dean; dall’altra parte, vicino al posto di Eileen, c'erano Claire e Mildred come testimoni. In quel preciso momento le note magiche della marcia nuziale riempirono il luogo e Sam si girò. Fu come avere una visione celestiale. La sua Eileen era appena entrata, il vestito semplice e bianco la faceva sembrare un angelo - almeno, un angelo di quelli che Sam aveva immaginato da bambino. Lo scollo sul décolleté era coperto da un pizzo trasparente e la gonna lunga non aveva strascico. I capelli scuri erano raccolti e le guance leggermente arrossate dal fard, dall’emozione e dalla piccola vita che portava in grembo. Era così luminosa. Lo guardò da lontano e sorrise, felice.

 

A Sam venne in mente quando la incontrò a Freedom, e pensò a quanto tempo fosse già passato da allora. Però, solo in quel momento, si rese conto che Eileen non aveva nessuno che l’avrebbe accompagnata da lui e si sentì un emerito idiota. Le sue labbra si schiusero e gli occhi divennero lucidi, nessuno di loro aveva genitori lì dentro che si sarebbero emozionati e una sposa senza il pa- il flusso dei suoi pensieri si placò non appena vide il fratello sorridente raggiungerla e prenderla a braccetto.

Eileen lo guardò felicissima e gli coccolò una spalla con la testa, concentrandosi poi su Sam.

«Credevate vi avrei lasciati soli.» disse Dean a Sam, quando gli lasciò la mano di Eileen tra le sue.

«Grazie, Dean.» rispose un Sam sull’orlo delle lacrime.

Eileen gli lasciò un bacio sulla guancia e il biondo raggiunse il suo posto, accanto al fratello e Castiel.

Il moro gli lanciò una veloce occhiata e notò gli occhi rossi del cacciatore.

 

«S-sei... splendida.» sussurrò Sam, le dita che tremavano un po', senza riuscire a staccare gli occhi dalla sua amata.

 

«Tu lo sei.» rispose, la voce poco ferma.

 

Castiel mise una mano sul braccio di Dean, con dolcezza. «Hey, tutto... okay?»

 

Dean deglutì. «S-sì, stavo solo…sarebbe stato bello avere mamma e papà, qui, con noi.» Castiel strinse la stretta e Dean si riprese un po'.

 

«Hai fatto un ottimo lavoro, Dean.» mormorò Cas.

 

«Lo so.» Dean inspirò, sbirciando la mano dell'ex angelo che lo stava accarezzando.

 

«Sei felice?» gli domandò alla fine, quando tutti furono invitati a sedersi.

 

«Sì.»

 

Cas annuì, con un lieve sorriso.

 

 

Il mignolo della mano destra di Cas, sfiorò impercettibilmente il dorso della mano di Dean, per tutto il tempo, come a fungere da piccolo dolce supporto morale. Il biondo si impegnava per nascondere questo lato della sua personalità, tentando di apparire un duro, ma in realtà era parecchio emotivo, al punto che dovette trattenere le lacrime con tutta la sua buona volontà al momento delle promesse.

 

 

*

 

 

«Mm, io non mi fiderei.» si pronunciò Dante, seduto su una delle sedie del consiglio nella sala del trono. Ormai Crowley lo teneva sotto controllo, anche se non aveva più dato noie a nessuno; si era rifiutato di fare troppi contratti, quindi, Crowley lo teneva come giudice di quei demoni imbroglioni.

Il Re continuò ad osservare il demone davanti a lui, scortato da una guardia. «Continua.»

 

Dante si alzò e giocando con il suo passo lento e calcolato, arrivò accanto all’accusato. «Beh, diciamo che ci conosciamo.» Avvicinò il viso alla guancia dell’altro e gli rise in faccia. «Potrei dirti parecchie cose.» e si allontanò per andare dietro il trono. «Potrei aver fatto qualche lavoretto con lui, al posto di prendere atto della parola del contratto, uccideva chi lo aveva stretto…così le anime se le prendeva lui. Mi ricorda qualcun altro, dal tuo racconto. Un emulatore.» Crowley aveva lo sguardo assente, che riportò sull’indagato.

 

Quello cercava di contenere la rabbia. «Non pensavo fossi un codardo, ma vedo che stare accanto al trono... ti ha fatto montare la testa.»

 

«E tu cosa hai da dire a tua discolpa?»

 

«Sono un demone…come te, come voi.» accennò alla loro postazione con disgusto e sputando a terra.

 

Crowley alzò un sopracciglio. «Hai gentilmente firmato la tua condanna. Portatelo via.»

 

«Finito?» dietro di lui, Dante, si stiracchiò la schiena. «Mi sto annoiando.»

 

«Sei sempre annoiato.» Crowley firmò una pergamena. «Potete andare.» congedò gli altri e i due restarono soli nella stanza.

 

Si alzò dal trono ed indossò la sua giacca. «Ti va di sgranchirti le gambe?»

 

Dante arricciò il mento. «Gita?» si avvicinò a lui e Crowley fece un sorriso sghembo, prima di poggiare una mano sul suo braccio.

 

Dante si ritrovò sul ciglio di una montagna aperta all’interno. «Wow!» esclamò, quasi perdendo l’equilibrio, la bocca spalancata come le braccia e le gambe - una di esse in aria. Le riunì per fare il giro del cratere del vulcano. Sentiva il fumo e la cenere sulla pelle, ma non gli dava fastidio- anche se il suo tramite si ribellava per le scottature- si attaccavano ai suoi vestiti lasciando pallini bianchi; Crowley, dietro di lui, camminava con un piede davanti all’altro osservandolo di tanto in tanto.

 

Dante si fece scivolare sull’esterno, sedendosi e aspettandolo. «E’ sempre così che fai colpo?» si girò verso di lui, quando gli si sedette accanto.

 

«No, in realtà.»

 

«Peccato.»

 

Crowley restò a fissarlo per un attimo, poi la sua mano raggiunse di nuovo il braccio del moro.

 

«Aaah!» Dante urlò dalla meraviglia di trovarsi al chiarore della luna, in un posto freddo, molto freddo. Riusciva a sentirlo, come l’umido sotto di lui, ma di nuovo, non gli sortiva alcun vero effetto: i piccoli pregi di essere una creatura non umana.

 

Si trovavano su una lastra di ghiaccio enorme, come per il piccolo muro spesso dove adagiavano le loro schiene, accanto ad una pozza d’acqua.

 

«Fai spesso queste cose?» domandò Dante.

 

«Tu ci hai mai provato?» fece Crowley.

 

«Di arrivare qui... mai pensato.»

 

Crowley sorrise. «Sei un demone da parecchio, ormai.»

 

«Forse…da soli non è divertente.» si voltò, sorridendogli.

 

Crowley sbuffò una risata, girandosi verso i riflessi del panorama; tutto era blu e nero, con luci bianche e celesti.

 

«Non ti mette paura?»

 

«Quello l’ho provato. La paura non è più un problema.»

 

«Sei sicuro?»

 

«Dipende da quale. Quella fisica, no.» Dante sollevò le ginocchia, poggiandoci i polsi e giocando con le dita, perso in quelle giornate, con un sorrisetto lontano.

 

Crowley si voltò. «Cosa intendi?»

 

«Sono and-» Ma si fermò di colpo, guardò avanti, e vide l’accenno di malizia nel suo sguardo.

 

Sciolse la sua posizione, girandosi per averlo davanti e il viso a pochi centimetri dall’altro. «Ho provato…di tutto.»

 

Crowley abbassò troppo presto lo sguardo, per tornare verso il nulla, ma Dante gli prese il mento tra due dita e si fece più avanti. Il contatto fu quasi impercettibile, solo labbra su labbra; Dante aspettò e l’altro non si mosse, quindi lo prese con un cenno di consenso e lo baciò. Fu avido nell’appropriarsi della bocca dell’altro. Dante si spostò, mettendosi a cavalcioni su di lui e gli leccò un labbro per avere accesso alla sua bocca. Una mano a solleticargli la nuca e l’altra a tirargli la cravatta. Adorava l’attrito della barba sulla sua pelle liscia e il suo sapore sulla lingua. Non aveva più la sensazione di restare senza fiato, infatti, nessuno dei due capì quanto tempo passò, Dante restò con la sua fronte su quella dell’altro.

 

«Credo abbia iniziato a piacermi, questo mondo.»

 

 

Due anni dopo – 8 Maggio 2022

 

 

«Hey, Dean! Il solito?» domandò Sam, non appena vide il fratello entrare nel locale.

 

«Certo.» Si sedette al bancone ed aspettò l’ordinazione. Ormai il locale era aperto dalla mattina alla sera; offrivano colazione, pranzo, cena e aperitivo a prezzi convenienti ed erano sempre pieni di gente. Arrivò Eliza con il vassoio e si salutarono. Quando la ragazza si allontanò, Sam gli rubò una patatina. Dean rise e prese una forchetta per addentare l’insalata di mais. «Siamo proprio cambiati.»

 

«Per il meglio! E tu hai comunque il tuo panino.» disse Sam, allontanandosi un attimo.

 

«Devo pur vivere.» rispose Dean, allargando le braccia.

 

Mentre diede il primo morso all’hamburger con doppio bacon, notò un bigliettino da visita color rame con una scritta in nero, recitava:

“O. W. New Opening.”

 

Lo girò e non trovò altre scritte.

 

«Ah, volevo chiederti se potevi fare da babysitter dopodomani sera.»

 

«Certo. Hai visto questo?» gli allungò il foglietto.

 

«Sì, ne lasciano tanti per fare pubblicità.»

 

«Ma non c’è scritto molto.»

 

Sam fece spallucce.

 

Dean prese il telefono e cercò su internet. «Non c’è niente neanche nel web.»

 

«Dean, possono portare qualsiasi cosa, sarà uno scherzo o una trovata per farlo pubblicare e vedere la gente domandarselo apposta. Stai facendo il loro gioco.»

 

«Non ti ricorda niente?» ci riprovò il maggiore.

 

«Non mi pare.»

 

Dean lo guardò. «Come siamo arrivati qui?»

 

Sam si fermò, condividendo lo sguardo con il fratello. «Dici che…»

 

«Sembra un simpatica coincidenza.»

 

«E per cosa, questa volta?»

 

Dean rise e si alzò per prendere qualcosa al di là del bancone; poi avvicinò la lama di un coltello affilato troppo vicino al legno. «Dean!» Sam gli fermò la mano. «Sei pazzo?»

 

«Lascia fare.» lo guardò serio. «Mancano solo qui.»

 

Sam allentò la presa, pensandoci su, poi la tolse sospirando.

 

«Dici che è veramente lui?»

 

«Cas mi ha raccontato tutto, può essere solo lui.» spiegò, mentre intagliava la “D.”.

 

Sam continuò ad osservarlo, fino a quando non finì la “W.” E gli passò il coltello.

 

Il minore aspettò qualche momento. «Credi sia il posto giusto?»

 

«Hey, passiamo un sacco di tempo qui. Lo hai aperto con l’amore della tua vita. Mary ha fatto i suoi primi passi qui dentro. Io…ho dato il mio primo bacio in pubblico a Cas qui. E’ dove abbiamo festeggiato i nostri compleanni, dimmi quando lo abbiamo fatto in passato. La tua torta di nozze è stata tagliata lì.» indicò un posto in mezzo a dei tavoli. «Non è una casa, ma è il nostro rifugio felice.» si abbandonò sullo schienale, aspettando che il fratello si desse una mossa.

 

«Hai ragione.» confermò Sam, con un lieve sorriso.

 

«Finalmente.» anche lui seguì ogni mossa del minore, finendo il suo pranzo.

 

«Non c’è due senza tre?» domandò Sam, posando il coltello e ammirando le loro iniziali intagliate.

 

«Non c’è due senza tre.» affermò Dean. «Hey, vedi di non far rovinare quest’opera.»

 

«La farò diventare un’opera. Basterà lavorarla.»

 

*

 

5 Agosto 2022

 

«Amore, amore, no. L'auricolare di papà non si tocca!» Sam rideva nella disperazione di cercare di togliere le paffute manine di Mary dal marchingegno. La piccola rideva ed Eileen attirò la sua attenzione dicendole. «Distruggilo! Vai, amore della mamma!»

 

«No, no, no» Sam si alzò con la piccola tra le grandi braccia e riuscì a sfilarglielo, appoggiandolo sull'isola della cucina, lontano dai guai.

 

Castiel ed Eileen se la ridevano, seguiti da un Dean rapito nell'osservare la nipote.

Se ne era innamorato.

Si era commosso quanto Sam alla sua nascita, era felice per il fratello, era riuscito a portare una nuova vita tra loro in un mondo diverso. Si erano promessi di non fare nessuno sbaglio.

Castiel gli era sempre rimasto accanto, osservandolo e studiandolo in ogni cosa, anche se ormai non poteva nascondergli più nulla.

Sam ed Eileen avevano optato per il nome di Mary; non c'era motivo per cancellare il riassunto della loro vita, non sarebbe stato giusto. Così il 3 Maggio 2020, nasceva Mary Hunter Leahy Winchester.

Passato e futuro uniti in una promessa.

 

*

 

Quando aveva del tempo libero, e Sam e Eileen erano in cerca di babysitter, lui era l'incaricato, non si fidava di nessuno e aveva bocciato ogni candidata al ruolo. Si divertivano un mondo con le costruzioni di plastica morbide, seduti sul tappetino a puzzle di gomma. Con i suoni dell'orso viola e le canzoni che Dean le cantava quando si faceva tardi e, dopo cena, con Castiel, si sistemavano nel loro salotto.

 

Castiel e Dean vivevano sotto lo stesso tetto da dopo il matrimonio del fratello. Che tenevano a fare due case quando ogni volta passavano la notte o dall'uno o dall'altro? Nello stesso modo in cui Castiel gli aveva regalato la sua grazia. Dean, all'anniversario della sua resurrezione, gli passò una scatola con due chiavi, una con una piuma di metallo nero come pendente e l’altra un piccolo stemma della Chevrolet. La casa dei Novak era diventata la loro e Castiel ancora non credeva a tutti i passi da gigante che avevano fatto.

 

*

 

Ci volle una settimana intera di preparativi, ed arrivò anche il momento per Claire di voltare pagina ed iniziare un nuovo capitolo della sua vita. Tra il pagare il pernottamento a Quantico e preparare il minimo indispensabile; tra il lasciare gli amici e la sua famiglia, di nuovo. Claire non aveva mai avuto pace in vita sua, ma almeno questa era stata una scelta completamente sua, e partiva molto felice per i suoi traguardi.

 

«Mi raccomando, chiamaci.» Le premure di Dean erano peggiorate da quando era diventato zio.

 

«Se smetti di pressarla magari torna anche.» Castiel che cercava di tranquillizzarlo, sempre.

 

Almeno aveva donato una piccola risata a tutti. Ognuno di loro aveva gli occhi lucidi e le regalarono un ultimo grande abbraccio, facendole gli auguri per quella nuova avventura.

 

«Spacca il culo a quei figli di puttana.» le disse Dean all'orecchio, col suo solito modo di fare.

 

«Ecco, ora ti riconosco.» rispose lei, passando poi a Castiel.

 

«Tuo-... ehm, credo i tuoi genitori siano molto orgogliosi del cammino che hai intrapreso.» mormorò Cas, dolcemente.

 

Claire chiuse gli occhi e lo strinse più forte. «Lo faccio per voi.» sussurrò. Si ritrasse e lo guardò negli occhi con un peso sulla gola. «Grazie, Castiel.» Si sorrisero a vicenda e anche lui tradì la sua tristezza, asciugando qualcosa sotto l'occhio.

 

Claire salì in macchina con un ultimo saluto per tutti, tornò indietro di corsa per ultimo bacio a Mary e poi via, senza guardarsi indietro...o quasi. Già abbastanza lontana, guardò dallo specchietto retrovisore e li osservò. Dean si era messo ancora più vicino a Castiel, se era possibile, Sam abbracciava Eileen e la piccola da dietro. Il biondo prese una mano di Castiel e la strinse, notò un sospiro sofferto da parte dell'ex angelo e fu lo stesso che ebbe Claire nell'esatto momento in cui prese una curva e fu pronta. Nonostante la paura, aveva tanta ambizione con se.

 

Accese lo stereo e le note di Back in Black occuparono il veicolo, stampandole un bel sorriso soddisfatto sul volto.

 

 

 

Sam ed Eileen restarono da loro per cena, sapevano benissimo il colpo che avrebbero dovuto mandare giù, anche se ne erano al corrente da anni, ma si erano tutti e tre affezionati parecchio.

 

Una volta in casa, la bimba regalò a tutti un momento spensierato in famiglia. Una volta finito, Dean prese possesso della piccola e la portò fuori a giocare. Castiel asciugava i piatti che Eileen lavava ed osservava Dean attraverso la porta scorrevole trasparente del soggiorno. Era così felice quando giocava con Mary, ci metteva tutto se stesso, ma non come per il lavoro, era nettamente diverso, era Dean. Non Winchester la leggenda.

Era il suo Dean. Rivedeva l'anima che aveva rimesso in sesto con tutte le sue forze.

 

Dopo aver sciacquato l'ultima forchetta, Eileen e Sam andarono sui libri della contabilità e degli appuntamenti che si erano portati dietro e Castiel raggiunse Dean, che stava sistemando i giochi, dopo aver messo Mary a dormire. Gli prese una costruzione dalle mani, riponendola lui e chiudendo il tappo del contenitore. Dean si girò a guardarlo e si sedettero insieme sullo scalino di marmo.

 

«Sei uno zio da premio Nobel.» si complimentò.

 

Dean abbassò lo sguardo, ridendo. «Mi piace.»

 

«Si vede.»

 

Dean si incupì. «Sai che...» si passò una mano sul mento. «Ho avuto un...figlio e mezzo.»

 

Castiel si accigliò, schiudendo la bocca.

 

«Anzi, figlia. Neanche lo sapevo, scoperto per sbaglio. Ero nel piano della madre e...per farla breve, la figlia... mia figlia, avrebbe dovuto uccidermi per poter provare di essere una amazzone. Diciamo che le ho veramente vissute tutte. E so anche...che Sam...l'ha uccisa.»

 

«...Ha dovuto?»

 

«Purtroppo sì.»

 

«...e mezzo?» domandò curioso Castiel.

 

«Sì» rise. «...quando non mi hai avvertito e mi hai lasciato da Lisa. Diciamo che è vero e ti ringrazio, da una parte, per non essere tornato. Non che io non volessi...»

 

«Volevi una famiglia.»

 

«Forse. Ma mancava qualcosa. Amavo veramente... Ben.»

 

Castiel restò in silenzio aspettando che riaprisse il discorso. «Lei mi ha giurato che non fosse mio, ma era impossibile. Le date combaciavano e bastava osservarlo per ...rivedermi.»

 

«Mi dispiace.»

 

«Non è colpa tua, non avremmo mai potuto veramente funzionare. È stato un bel periodo che mi porto dentro.»

 

«Tu vuoi diventare padre.» disse l'ex angelo.

 

Dean si girò ed aveva quell'espressione stupita e dolce di quando aveva affermato che in realtà, il cacciatore, poteva essere un esempio da seguire. Sbuffò imbarazzato e preso in contropiede.

 

«Dean, lo sai che non sei come tuo padre vero?» gli disse Cas, lentamente.

 

«...Non era così male, agli inizi.» Dean unì le mani, con un respiro profondo.

 

«Era umano.»

 

«Non era macchiato da nulla.»

 

«Tu lo sei ora, sei partito al contrario.»

 

«Beh...anche se volessi...»

 

«Possiamo.» lo interruppe Cas, una mano sulla sua.

 

*

 

Erano intenti a sistemare tovaglioli, bicchieri e piattini quando Dean si soffermò a guardarlo e gli scappò un piccolo sorriso. «Cas?» domandò, mentre apriva un pacchetto di patatine al formaggio.

Castiel stava togliendo una torta salata da sotto un panno. «Mh?»

 

«E’ la…vecchia camicia bianca?.»

 

Il moro si fermò e si guardò. «Sì, mi mancava.»

 

Anche per Dean, non vedere il trench così spesso era strano, ma non gli dispiaceva neanche la sua nuova versione di vestiario. Continuò ad osservarlo fino a che l’altro non si fermò di colpo e si sbottonò i primi bottoni della camicia, per poi prendere il cibo e andare in soggiorno.

 

Castiel mise un dvd nel lettore, Sam e Dean erano ancora in cucina, Eileen in bagno a cambiare la piccola.

 

«Cas, una birra?» gli domandò dalla cucina.

 

«Grazie.» gli rispose, aspettandolo sul divano.

 

Dean gli allungò la bottiglia, mentre rideva in risposta a qualcosa che aveva detto Sam.

 

«E comunque… aspetto il momento.» Sam sussurrò l’ultima frase non appena si sedette sul divano.

 

«Quale momento?» domandò Castiel prendendo un sorso di birra.

 

«Niente.» rispose Dean guardando storto il fratello. «Una scena di questo film che gli piace tanto.»

 

Il biondo si sedette accanto all’ex angelo, ed Eileen e la piccola Mary li raggiusero. Prese posto e guardò la sua famiglia mentre dialogava, sempre soffermandosi troppo su quel colletto sbottonato…

 

«Dean?»

 

Sentì quella voce lontana, perso tra i suoi pensieri.

 

«Dean.» Questa volta Sam si era sporto verso di lui.

 

«Mh?»

 

«Tutto bene?»

 

«Cosa? Si, sì. Ero in sovrappensiero… iniziamo?»

 

Dean guardò lo schermo poco e niente; non era uno dei suoi generi preferiti, e la sua attenzione era quasi completamente catturata da Castiel, accanto a lui. Aveva anche accavallato le gambe ed adorava il suo profumo.

In quegli anni erano cambiate tante cose, sia la loro vita, che il loro essere intimi. Se i primi mesi era stato tantissimo scambiarsi qualche bacio, adesso era normale chiudersi in camera ogni notte e qualche mattina prima di andare a lavoro.

Aveva scoperto che Castiel non era mai stato veramente interessato al sesso di per sé, ma a condividere con lui qualsiasi cosa.

Per gli altri non provava molta attrazione, ma se sentiva Dean vicino ne veniva attratto come una calamita e lo era anche per lui, come in quel momento avvertiva la stessa sensazione.

Avevano anche avuto quella discussione su Dean che esclamava “Oh mio Dio” e Castiel si era letteralmente fermato, dentro di lui, per guardarlo arrabbiato. Lui aveva continuato a riderci su, fino a che Castiel non si era alzato ed era uscito dalla stanza, lasciandolo duro nel letto «Ma dai! Va bene, non lo dico più!»

 

 

*

 

 

La mente di Dean lo aveva portato così tanto ad estraniarsi dal non accorgersi delle risate attorno a lui; provò a vedere sullo schermo e finse di ridere con loro.

Vide anche Castiel farlo, gli occhi luccicanti ed illuminati dalla televisione, le belle fossette accanto alla bocca. Da quanto erano vicini, poteva intravedere il blu dei suoi occhi. Il blu era il suo colore.

Ad un certo punto, Castiel spostò una mano sulla clavicola per grattarsi e restò lì un minuto, per un attimo pensò di spostare mentalmente le sue dita per poter vedere un’altra porzione della sua pelle.

La mano tornò sul grembo ad unirsi con l’altra e Dean deglutì. 

Dopo un po’ sentì qualcosa vibrare alla sua sinistra e notò un bagliore sul comodino, Castiel si girò e si sporse per vedere chi fosse, senza prendere il cellulare in mano.

Sorrise e rispose ad un messaggio, sotto gli occhi di Dean occupati ad osservare la sua silhouette.

Sentì un movimento accanto a lui ed il moro che gli passava accanto, voltandosi, ma senza vederlo più, continuò solo a cercare di ricordare mentalmente quell’odore dolce di casa che gli aveva inebriato la mente e sentì del calore propagarsi dal petto a tutto il corpo.

Lo vide tornare con la coda dell’occhio e non appena si sedette, si voltò verso di lui. «Dov’eri?»

«Al bagno.»

Sentire la sua voce bassa e roca, nel rispondergli senza disturbare agli altri la visione, gli fece venire la pelle d’oca. Nessuno lo stava notando, ma il cacciatore stava vivendo un momento di profondo imbarazzo. Non solo l’intorpidimento del corpo, ma anche un risveglio nel basso ventre. Aveva voglia di una doccia fredda, ma doveva resistere. Resistere almeno alla fine del film, quando poi avrebbe dovuto salutare il fratello, la moglie e la figlia. Non ci volle pensare.

La situazione nei pantaloni andava peggiorando, così si allungò per prendere uno dei cuscini del divano sistemati ai loro piedi e lo abbracciò in grembo.

Il film finì, ma la sua mezza erezione era ancora lì. Sam disse qualcosa riferito al film, ed il maggiore lo ringraziò mentalmente per aver iniziato un dialogo di gruppo, il che gli lasciò del tempo per cercare di calmarsi. Fu tutto vano.

«Dean, noi andiamo, si è fatto tardi.» disse Sam, mentre Eileen si alzò con in braccio Mary, che salutava tutti con la manina.

«Ci vediamo domani.» disse Dean, alzandosi con il cuscino, per fortuna abbastanza grande da poter coprire sia l’inguine che l’addome, senza farla sembrare una cosa strana.

Li seguì fino alla porta, che il moro aprì. Dean restò accanto a lui, salutandoli. Una volta chiusa, non si mosse. Castiel fece per andare in cucina, ma il biondo lo tenne fermo per un polso.

Castiel si voltò. Il cacciatore non lo stava guardando, ma fece cadere il cuscino. Lo sguardo dell'ex angelo scivolò fra le gambe dell'altro.

 

«Lo sapevo.» disse Castiel, con malizia sul volto.

 

«E ti sei goduto il mio imbarazzo.»

Castiel si avvicinò a lui, lentamente, fino a sfiorargli il collo con le labbra. «Cosa vuoi?» gli sussurrò, e Dean inclinò la testa all’indietro sospirando e chiudendo gli occhi. Il suo palmo scese sulla sporgenza nei pantaloni, massaggiandola, ma Castiel lo fermò allontanando la mano.

Dean emise un gemito e Castiel restò immobile. «E’ tutta la serata che sto così. Dannazione, Cas.»

Castiel, si girò all’improvviso, prendendolo per mano, avvicinandolo al divano. Dean si sedette e portò Castiel a sedersi su di lui, tenendolo per i fianchi e facendo combaciare i loro bacini. Dean calò la testa sul suo petto, finalmente baciò la porzione di pelle scoperta. «Ne hai voglia?.»

«Lo vuoi?» domandò Cas, ancora con quella voce roca che lo faceva impazzire.

 

«Sì.» rispose senza pensarci. «Ma tu?»

 

Castiel raggiunse il suo orecchio. «Shh.»

Il suo respiro caldo gli inondò la pelle e l’orecchio, la sua voce corse lungo la sua schiena con un tremito che raggiunse il suo cazzo e fu la fine. Gli baciò il collo, abbracciandogli la vita.

Castiel chiuse gli occhi e stringendo una mano su un ginocchio del biondo, si fece leva.

 

«Dove-»

 

«Shh.» fece ancora Castiel, mentre si inginocchiava e gli allargava le gambe.

 

Dean lo guardò a bocca aperta, ma gli occhi pieni di lussuria e stupore.

 

Il moro gli slacciò i pantaloni e si avvicinò di più a lui. Dean lo circondò con le gambe stringendolo. Nel momento in cui Castiel tirò giù anche i boxer, Dean sollevò la testa in un mugolio, ma l'ex angelo si fermò. «No, guardami.»

 

Dean cercò di restare lucido e tornò su di lui; vederlo in quella posizione, con la sua bocca ad un soffio dal suo cazzo turgido, lo mandò fuori di testa.

Poi il moro, guardandolo negli occhi, accolse la sua punta fra le labbra morbide. I loro sguardi erano incatenati e Dean con la bocca aperta, Castiel passò la lingua sulle vene massaggiandole e succhiò via lasciando della saliva cadere sui lati.

I muscoli di tutto il corpo del biondo si contrassero, una mano stringeva il divano e l’altra si strinse tra i capelli di Castiel, quando quest’ultimo ripeté il gesto scendendo di più e continuando a succhiare.

Il cacciatore inarcò la schiena quando Castiel lo prese fino in gola e lo rilasciò lentamente, succhiando in maniera avida la punta.

Si baciarono e Dean sentì il proprio sapore sulla lingua dell’altro, mentre languiva anche l’interno della sua bocca.

 

*

 

«Cavolo, ho dimenticato l’auricolare.» disse Sam, al primo semaforo, non lontano dalla casa del fratello.

«Sbrigati! Te l’avevo detto di non portarlo, lo dimentichi sempre.» gli disse Eileen, mentre Sam scendeva dall’auto accostata.

Arrivò sul retro della casa, entrando dall’uscita secondaria. Un secondo prima di chiamare il fratello, fu sorpreso da alcuni strani lamenti. Troppo strani per convincerlo a non chiamarlo se stesse avendo problemi gravi.

Si avvicinò di soppiatto e vide le luci ancora accese. Notò la testa del fratello agitarsi sulla spalliera del divano e quei suoni provenivano da lui. Erano indubbiamente mugolii e gemiti di piacere e prima di girarsi notò i capelli mori di Castiel fare capolino davanti il divano e sporgersi verso Dean, che lo baciò con trasporto, prendendogli il viso tra le mani. Sam chiuse gli occhi e portò anche una mano su di essi, quelle immagini non le avrebbe dimenticate. Si girò cercando a tastoni la strada per la cucina.

 

*

 

La testa scese e Dean si mise seduto diritto, lasciando la mano sui capelli di Cas a fare giù e su, scopando la sua bocca, provocandosi mugolii ai quali rispose anche l’altro facendo vibrare la sua voce sul suo pene e donandogli una bellissima sensazione. Sam cercò di sbrigarsi; neanche tappandosi le orecchie riusciva ad attutire quei due. Prese l’auricolare in fretta e furia, ma doveva per forza tornare indietro. In quel momento sentì il chiaro segno che il fratello aveva raggiunto l’orgasmo - sarebbe dovuto andare in terapia dopo quei suoni osceni. Trovò il momento giusto per uscire, vedendo Castiel rimasto in ginocchio e Dean che si lasciò cadere a terra baciandolo di nuovo, poi lo abbracciò.

Sam, da quel momento, decise che lo avrebbe avvertito, sempre, almeno un giorno prima per una nuova visita.

 

*

 

Dean stava ancora abbracciando il moro; lo stringeva forte, un chiaro segno che ne avesse bisogno.

Castiel lo cullò ancora un po’ tra le sue braccia, poi sentì il respiro regolare del cacciatore, stava per addormentarsi.

Cercò di tirarlo su, gli tolse i pantaloni e gli sistemò le mutande per poi farlo sdraiare sul divano. Spense il lampadario, lasciando accesa solo la luce sul comodino.

Lui si tolse la camicia sporca del seme del cacciatore e lo raggiunse, abbracciandolo comodamente di lato. Lo sentì tirare su col naso ed avvertì qualcosa di umido sul petto.

«S-stai piangendo?» gli domando, Castiel, sottovoce; le dita che scorrevano sulla sua schiena.

Dean alzò la testa nel semi buio, le luci dei lampioni e della Luna arrivavano da fuori le finestre. «Sono felice.» e posò la testa sul suo petto. Si addormentò, cullato dai battiti del suo cuore. Ormai dormivano in quella posizione tutte le notti.

 

*

 

Quando Dean si svegliò ed andò in bagno, si accorse che erano solo le quattro e mezza del mattino. Svegliò Castiel e andarono nella loro camera, affinché stessero comodi.

Dean si sedette poggiandosi allo schienale, Castiel passò davanti il cassettone, togliendosi l’orologio ed accese la radio.

«N-non hai sonno?» domandò il biondo, osservando i suoi movimenti.

Cas sorrise. «Non più. Ti va?» Accennò al contenitore di cassette.

Dean annuì ed aspettò la sua scelta.

«Quante me ne hai fatte?» sorrise Castiel, scegliendo le varie top list che Dean gli aveva regalato di tanto in tanto.

«Quando mi sentivo ispirato.» si difese divertito.

C'era una canzone, in particolare, che continuava a suonare nella testa di Castiel. Il moro ricordava bene dove e quando l'aveva sentita.

 

«Mmh, trovata.» Cas mise la cassetta nello sportellino e premette play.

Le prime note e parole fecero capolino nella stanza e Dean abbassò le palpebre con un sorriso, girandosi verso Castiel che lo aveva raggiunto sul letto, imitando la sua posizione.

 

“Love me tender, Love me dear”

 

«Sapevo ti sarebbe piaciuta.» commentò Dean.

«Sono prevedibile?»

«Penso tu sia romantico.» lo guardò sorridendo divertito.

 

"Tell me you are mine."

 

Castiel respirò lentamente, voltandosi verso un Dean rilassato sul letto, il torace che si alzava e si abbassava.

«Dean.» sussurrò l'ex angelo a voce bassissima, per verificare quanto il biondo fosse sveglio.

Dean continuò a ronfare indisturbato.

«Dean!» rise Castiel richiamandolo.

Il biondo si svegliò di colpo. «Scusa, a quanto pare ho sonno.»

 

"I’ll be yours through all the years."

 

«C’è una cosa che ancora non abbiamo fatto insieme. Anche se ce lo eravamo promesso.»

Dean si voltò, improvvisamente preoccupato.

«Guardare l’alba o il tramonto insieme.»

Il biondo annuì. «Sì, mi ricordo bene.» Si alzò dal letto, andò alla finestra e tirò su la serranda, scostando le tende.

Il cielo iniziava a schiarirsi; la coltre di nubi dorate all'orizzonte rendeva evidenti i tratti degli alberi scuri e la luce stava lentamente colorando ogni cosa di un giallo tenue.

Dean tornò accanto a Castiel e gli prese una mano, poggiandole entrambe sul letto, tra di loro.

 

"Till the end of time."

 

 

 

THE END

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To be continued

 

 

Angolo di Sarandom e Feathers

 

Prima le info: ogni data non è scelta a caso

17 Febbraio: nascita di Billie Joe Armstrong

8 Maggio: nascita di Sarandom *yee*

5 Agosto: nascita di Feathers *yee*

3 Maggio: Sarandom e Feathers si sono conosciute via twitter *yee*

 

Salve a tutti voi!

E così siamo arrivate alla 'fine' di questa storia che abbiamo cercato di scrivere nel miglior modo possibile. Abbiamo ideato un futuro di Supernatural che in parte ci piacerebbe vedere nello show. Spesso, su efp le storie di SPN sono divise in due categorie: quelle ambientate in un universo alternativo e quelle nell'universo di Supernatural; così noi abbiamo 'unito' le due cose, per non lasciare fuori niente, ma comunque avere 'altro' di cui parlare. Con Chuck che si occupa dei problemi precedentemente addossati ai Winchester, sempre con il tuo tocco non proprio gentile, e permettendo ai nostri ragazzi di costruirsi una vita normale. Inoltre, abbiamo anche regalato una gioia al caro Re dell'inferno, grazie all'invenzione di questo nuovo personaggio adorabile: Dante (opera di Sarandom). Speriamo vi sia piaciuta, vi ringraziamo moltissimo per i preferiti, i seguiti e per le recensioni (Grazie Biota, Dreamer_Vampire, Phoenix84, lynary, Jane41258 e nattini1) e...potrebbe non essere finita qu, ma per ora vi salutiamo *sono in un angolo a piangere*

Grazie mille.

 

 

   
 
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