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Autore: sese87    25/07/2017    1 recensioni
AU che traccia le vite dei protagonisti di Dragon Ball alle prese con il nostro mondo, dalla loro adolescenza all'età adulta.
*il cognome Arensay è un anagramma di mia invenzione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '1998'
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Dramamine
Dramamine

I hope it doesn’t show
It’ll go’way
It’s just a passing phase
It’ll go’way
(Sparks, Angst in My Pants)

Gli pizzico via una delle cuffie del walkman e la rilascio contro il suo orecchio. «Non credo intendessero questo per socializzare!» Ha dipinta addosso l’ombra ondeggiante della grande quercia sotto cui è seduto.
«Quell’imbecille si è sparato addosso, non ho motivo di continuare quest’idiozia» Risistema le cuffie e alza il volume della musica metal che sta ascoltando. Riesco a sentirla fin qui. Non è esattamente così che deve andare; non ho organizzato tutto questo per farlo stare tutto solo sdraiato sull’erba! Gli punto il fucile contro. «Torna immediatamente dagli altri o giuro che ti sparo.» Mi ero anche premunita che lui e Goku capitassero in squadre differenti, pur di coinvolgerlo. E invece il cretino preferisce starsene per conto suo, senza nemmeno aver capito quanto mi stia impegnando per impedirgli un esaurimento nervoso. Vai a fare bene, Bulma, vai a fare bene.
Allarga la braccia, schiacciando la schiena contro il tronco dell’albero. «Accomodati, mi faresti solo un piacere!»
«E vorresti che tutti sapessero che ti ha fatto fuori una donna?»
«Io vedo solo una mocciosa!»
«Stai molto attento» Minaccio una fucilata in mezzo alle sue gambe. «O darò alla tua smorfiosetta un altro motivo per starti alla larga.» Non che abbia visto Diciotto rivolgergli la parola, anzi, credo non si siano nemmeno salutati. Dovrò indagare su questo.
Vegeta afferra la canna del fucile e con forza mi spinge indietro. «Falla finita, Brief! Perché invece non vai a puntare il sedere tra le gambe di quel troglodita che ti porti appresso? Almeno glielo fai annusare un po’!»
«Sei tu il troglodita e diventi ogni giorno più volgare.» Mi chino su di lui, sorrido mentre gli dico: «Lo sconforto ha quest’effetto su di te?»
«Guarda che sto benissimo.» Rimbrotta visibilmente infastidito. Ovviamente sta mentendo! Come potrebbe stare bene? Nel giro di pochi mesi ha perso tutto, suo fratello è scomparso e non credo sia contento della sua nuova sistemazione.
«Mah, non direi, hai una faccia da funerale!»
Noto le sue mascelle irrigidirsi come la nostra conversazione. «Notizie di tuo fratello?»  Riprendo.
«Allora le hai o no, notizie di tuo fratello?» Domando ancora, scocciata, visto che lui non si decide a rispondere.
«Non le ho.»
«Beh potevi dirlo subito!» Gli si devono sempre cavare le parole di bocca. «Cosa credi gli sia successo?»
Mi guarda di sbieco un instante, con rimprovero, ma non controbatte. Ovviamente. «Beh ne è passato di tempo, un’idea dovresti averla, Vegeta.»
«Sei venuta a farmi il terzo grado?» Sbotta, senza neanche provare a mantenere la calma.
«Ma perché ti agiti, volevo solo sapere come andasse. Una domanda più che lecita!» Puntualizzo, senza rendermi conto della mia indelicatezza.
«Ti ho già detto che mi trovo benissimo.» Scandisce tra i denti, come un cane pronto a ringhiare.
«E ti trovi benissimo anche da tuo zio?»
«Meglio di ogni aspettativa.» Afferma con un sorrisetto altezzoso.
«Meglio della notte che ti ha fatto passare al fresco?»
«Ho infranto la legge.» Scandisce ogni parola come se pesasse un macigno. Certo deve costargli parecchio difendere il parente piuttosto che darmi ragione. Chi mai avrebbe lasciato il nipote una notte intera in galera, piuttosto che pagare la cauzione?
«E poi che accidenti ci facevi in Brothel Street a quell’ora? Ti cercavi una ragazza forse?» Scoppio in una risata nervosa. Ne hanno parlato per giorni a scuola, di come Vegeta si sia lasciato coinvolgere in una rissa in una via poco raccomandata della città; la voce sia stato per una ragazza, probabilmente una prostituta, ha stuzzicato la fantasia di molti (e la mia), rendendo la faccenda ancora più misteriosa e piccante. Questo, ed altri episodi, hanno portato i genitori degli studenti a chiedere che fosse cacciato da scuola, bollato come influenza troppo negativa per noi poveri piccoli pargoli. Fortunatamente il preside Satan ha convinto tutti che, con un adeguato programma di socializzazione, Vegeta avrebbe affrontato in maniera più sana e civile gli eventi tragici degli ultimi mesi. Sfortunatamente il preside Satan non ha calcolato che Vegeta non vuole amici intorno, ci considera tutti una seccatura. Altrimenti non starebbe in disparte invece di giocare a paitnball nel torneo tra scuole. Non gli permetterò di considerarmi una seccatura. Ma che accidenti ci faceva a Brothel Street?
«Non sono affari tuoi, piuttosto perché non torni a socializzare?»
«Vuoi scherzare? Ho sentito Marion lamentarsi per un grosso livido sul braccio. Non ho intenzione di ridurmi ad uno straccio, poi ho dimenticato la crema solare.»
«La crema solare?» Ripete incredulo. Bisogna spiegargli sempre tutto, ai ragazzi!
«Certamente, la crema solare! La metto sul viso ogni giorno per rallentare l’invecchiamento cutaneo, ma stamattina l’ho dimenticata. Sinceramente credevo ci fosse stata più ombra nel campo, meno male che qui ce n’è!» Siamo sotto un albero ai margini di una foresta. «Ci siamo allontanati un bel po’ dal gruppo.» L’ho seguito fin qui non appena l’ho visto allontanarsi. Mi spoglio del fucile e mi siedo accanto a Vegeta, che nel frattempo ha abbassato il volume della musica. «Dici davvero un mucchio di fesserie.» Borbotta mentre considera il cielo non esattamente limpido.
Poggio la mano su qualcosa di viscido e molliccio. «Ah! Ma cos’è questo schifo?» Urlo all’improvviso mentre, alzandomi, scaravento via una lunga lumaca bianca che finisce addosso a Vegeta. «Che schifo, che schifo!» Strozza lui con un filo di voce balzando in piedi. Le mie urla si trasformano in una fragorosa risata, nel vederlo blu di paura per una cosa che striscia. «Odio le cose che strisciano perché me l’hai gettato addosso!» Si lamenta su di me tutto d’un fiato, infastidito.
«Ah ah ah, ma non l’ho fatto di proposito! Ho agito di istinto! Ah ah ah Non sapevo che…»
«Stupida, non è una lumaca!» Mi interrompe, indicando con il suo fucile di vernice quell’essere immondo, fluorescente in contrasto con l’erba verde e scura. Raccoglie con la punta della canna ciò che avevo scambiato per un animale e me lo agita davanti.
«Cosa credi che sia?» Domando.
«Un preservativo usato.» Sghignazza, ma allo stesso tempo arrossendo, e me lo getta addosso per ripicca. Faccio un passo indietro disgustata.
«Lo sapevo benissimo…» borbotto menzognera, non vorrei mi prendesse per un’ingenua. «Non credere sia il primo che veda!»
«Ah sì? Ne hai visti tanti suppongo.»
«Certamente.» Dall’espressione divertita di Vegeta mi rendo conto di quanto le mie parole siano suonate male, dando spago ad un seguito di battutine. «Mi chiedevo solo cosa ci facesse un preservativo usato in un posto sperduto come questo!»
«Davvero non ci arrivi?»
Sto per rispondergli per le rime ma una prima goccia di pioggia mi cade sulla guancia. «Sta per iniziare a piovere, sarebbe meglio raggiungere gli altri.» Dico invece. Raccolgo il fucile in spalla e prendo al strada del ritorno, seguita da Vegeta.

«Ti stai sbagliando, stupida! Non è affatto questa la strada per il campo!»
«Vuoi smetterla di chiamarmi stupida? Sei davvero uno zuccone, se prima mi avessi dato retta invece di girare al pioppo…» Mi guardo intorno sperduta; le cime degli alberi sono incappucciate dal vespro.
«Quello non era un pioppo! E comunque era la direzione giusta.»
«Allora come mai non ti ricordavi del bivio?» Sistemo il fucile; la cinghia bagnata mi pesa contro la spalla, tirandomi la pelle, scommetto che mi lascerà un segno orribile.
«Tu invece te ne ricordavi benissimo, visto che, ora, non sappiamo dove ci troviamo.»
Ci fronteggiamo sotto la pioggia divenuta copiosa. Siamo completamente zuppi e sporchi di fango. Un fulmine mi fa sobbalzare. «È tutta colpa tua, Vegeta! Se non ti fossi allontanato non sarei stata costretta a seguirti, e adesso staremmo con gli altri per la via di casa.» Mi lamento spaventata e infreddolita. Questo stupido! Doveva per forza addentrarsi nella foresta?
«Nessuna ti ha obbligata a seguirmi.»
Un altro fulmine, più forte di prima scuote la foresta. Così, spaventata, salto addosso a Vegeta. «Moriremo qui, colpiti da un fulmine!» Piagnucolo, stringendomi a lui. Sotto le dita, sento le sue spalle tra i vestiti bagnati.
«Te le inventi tutte per strusciarmi addosso!» Rimbrotta lui, seccato, sotto un manto di pioggia.
«Tra poco sarà buio e non vedremo più niente.» Continuo a lamentarmi senza speranza. Addio bella chioma cotonata, addio stivaletti nuovi di pelle ora rovinati dal fango, addio pelle di pesca! «Sei davvero un cretino; sei il solito testone; non potevi restare a giocare con noi? Devi sempre fare l’asociale! Sei un cretino, un testone!» Gli puntello dei pugni ben serrati sul petto, piango di disperazione sotto la pioggia; vorrei procurargli del male fisico, ma i suoi bicipiti da nuotatore smorzano l’effetto di ogni mia molestia. Mi rendo conto di essere ancora tra le sue braccia quando sento le sue mani scivolarmi sui fianchi. Allora smetto di dimenarmi e lui mi dice: «Ho detto che conosco la strada.» È un tono rassicurante; è il suo modo di promettermi che mi avrebbe riportata a casa. Si scosta avviandosi verso destra. Ed in quel momento sentiamo un chiacchiericcio, preceduto da una luce, proveniente da sinistra: sono tutti i miei amici, più quella smorfiosa di Diciotto.
Goku è in testa. «Urca, finalmente vi abbiamo trovato.» Agita la torcia contro Vegeta, che pare infastidito dal risvolto della situazione. «Vegeta, stai andando dalla parte sbagliata, il campo è di qua.» Specifica inutilmente Goku, illuminando lo sguardo torvo di Vegeta. Le lenti degli occhiali riflettono la luce.
«Ah ah è stato grazie alle urla di Bulma!» Precisa Crilin, da sotto un ombrello, come se ne avesse bisogno per non bagnarsi i capelli.
But when you think you made it disappear
It comes again, “Hello, I’m here”,
And I’ve got angst in my pants

«Eh eh e quindi mi chiedevo, sempre se per te va bene, Vegeta, di chiamare Diciotto sul banco dei testimoni.»
«Il caldo ti ha dato forse alla testa?» Ringhiò Vegeta, battendo i pugni sul tavolino bianco della sala incontri del carcere di Orange City, il rumore delle catene che ha i polsi lo fa sembrare ancora più furioso; l’arancione della tuta da carcerato, attillata contro i suoi muscoli, lo rende più spaventoso.
«Oh andiamo, ne è passata di acqua sotto i ponti, ormai ti avrà perdonato la tua cotta per Bulma!» Affermò con ingenuità l’avvocato Son Goku, rimestando alcuni documenti sul tavolo.
«Cosa vai blaterando?» Tuonò di rimando Vegeta, affatto contento degli advice del suo avvocato.
«Coraggio! Lo avevamo capito tutti che sotto sotto...» In realtà non aveva mai capito un bel niente, era stata Chichi a farglielo notare, ai tempi della scuola e, anche allora, Goku, non ci credette del tutto. «Ora avresti più possibilità, visto ti sei fatto più carino!» Era evidente il riferimento all’assenza di occhiali e dell’apparecchio ortodontico. «Piuttosto, quando ti sei tolto gli occhiali?»
Questa volta i colpi di Vegeta sul traballante tavolino furono forti al punto che una delle guardie si decise a sbirciare, timidamente, dalla porta e a chiedere «Tutto ok?», prima di socchiudere la porta ad un cenno di assenso di Goku, che agitava le braccia in aria per indicare di lasciar correre.
Il detenuto numero 204-5 non era affatto un tipo raccomandabile. La guardia ne aveva sentite di storie su di lui! Alla TV si diceva che era stato in una prigione per terroristi, che di crimini efferati ne aveva compiuti a iosa e se tutto questo era vero, aveva senso che, lì in prigione, gli altri detenuti avessero paura di lui. Basta guardarlo per capire quanto sia colpevole!  «Insomma Vegeta, basta guardarti per capire quanto tu sia colpevole!» Continuava, intanto, la conversazione tra detenuto e avvocato. «Abbiamo bisogno di qualcuno che dica apertamente il contrario!»
«Ma è proprio questo il punto, imbecille! Credi davvero che Diciotto dirà quanto io sia irreprensibile? Poi che intendi che basta guardarmi?» Sfumò di rabbia Vegeta, per nulla convinto della strategia di Goku. Aveva ancora dei conti in sospeso con Diciotto, per via del chip che lei stessa aveva consegnato a Bulma, ma da lì a chiedere una deposizione favorevole, beh come aveva detto Goku “ne era passata di acqua sotto i ponti”.
«Non soffermiamoci sui dettagli, adesso, ci penserò io, fidati di me.» Sgomitò Goku, contento e ammiccante.
«Non mi fido della la tua laurea per corrispondenza.»
«Ehi, adesso non essere ingiusto, ho impiegato ben 207 giorni per ottenerla!»

But when you’re all alone
And nothing bites
You’ll wish you stayed home
With someone nice


Chichi punta il dito verso Crilin. «Nana inizia ad abbaiare». Nulla. «E Nana inizia ad abbaiare!» Nulla, ancora.
Percorre, scandendo con rabbia ogni passo, la distanza che la separa da un sognante e sospirante Crilin; gli dà un colpo in testa con il fascicolo arrotolato che ha in mano. «Ho detto, che Nana inizia ad abbaiare!»
«Oh! Ah ah scusami Chichi!» e l’abbaiare isterico di un Chiwawa impazzito si espande dalle casse dello stereo per tutto il teatro.
«Stoppalo, stoppalo!» Inveisce ancora la ragazza, colpendo più volte l’amico con il fascicolo. «Ma cos’è?» Interroga Chichi, tra sghignazzi e risate degli altri studenti.
«Beh è quello che passa l’archivio della scuola…» Si giustifica Crilin.
«Beh e io ti avevo detto di registrarlo tu il suono! Altrimenti che tecnico del suono saresti?» Il nervoso che di secondo in secondo le cresce dentro si attacca alle sue parole formando un’unica frase. Oggi le prove sono un disastro! Con l’avvicinarsi degli esami pare che tutti abbiano una scusa per distrarsi e saltare le prove; ma dubito che Yamcha stia passando il pomeriggio a studiare.
«Ma… ma… dove lo trovo l’abbaiare di un San Bernardo?» Balbetta Crilin. «Poi hai visto quanto sono grossi? Non vorrei mai farne arrabbiare uno!»
«Già, non sia mai ti morde il naso!» Lo rimbecca Chichi, colpendolo ancora con lo script di Peter Pan, di cui è regista per la recita di fine anno. Crilin tenta di scamparla stirandosi sui pulsanti della sua postazione, riparte il Chiwawa isterico per aver premuto play inavvertitamente.
«Mi dà sui nervi, mi dà sui nervi!» Questa volta Chichi se la prende con la console, pigiando tutti i tasti fino a ristabilire il silenzio. Lo stress degli esami le sta dando proprio alla testa. «Uff…» Sospira, una volta spento lo stereo. «Vorrà dire che il San Bernardo lo farai tu, Crilin.»
«Eh?»
«Hai capito benissimo! Va’ a registrarti mentre fai il suo abbaiare.»
«Ma…ma… ma Chichi, non ho idea di come faccia un San Bernardo!»
«Sai già che non è un Chiwawa isterico.» Pone fine alla discussione, mentre forza Crilin ad alzarsi. «E trovati un registratore decente!» Letteralmente lo caccia via.
Sbam! Un libro, dal soffitto, le cade vicino schivandola per una manciata di centimetri. Lo raccoglie e lo scaraventa in platea con la stessa velocità con cui le si gonfia la vena che ha in fronte. Il libro, Utopia, colpisce una sedile dividendosi dalla copertina rigida.
«Ehi ma che cazzo fai?» Impreca Vegeta da sopra il soffitto.
«Tu che cazzo fai, Vegeta!» Chichi, mani ai fianchi in posa bisbetica, è quasi comica nell’aver pronunciato una parolaccia. «Non darò nessuna buona opinione su di te, se credi che stare appollaiato lì sopra senza far nulla sia abbastanza.» Ma Vegeta è già sceso dal suo iperuranio di legno per riprendere il libro che gli era caduto di mano.
«È pieno giorno, che luci vuoi che usi, nemmeno si vedono per terra.»
«Sei qui per impratichirti.» Rimarca Chichi, rivolgendosi a lui, meno spavalda di prima.
Vegeta risale sul palco, pare arrampicarsi alla grata di luce e polvere che i finestroni gli proiettano addosso. È così bello! Sussurra la nostra Mrs Darling a Campanellino, Già quell’aria inquieta da bel tenebroso gli si addice proprio. «Volete stare zitte?» Le riprendo tutte e due. Sono mesi ormai che Vegeta scombussola gli ormoni agitati delle ragazze a scuola. Prima nessuno lo considerava tanto attraente.
«Guarda che non siamo a Broadway.» Dice Vegeta a Chichi.
«Scusa tanto se ci tengo ad una bella figura per tutti.»
«E la farai fare anche a me.» Le è minacciosamente vicino Vegeta, mentre riscalda una mano in un pugno.
«Solo se inizi a collaborare come tutti.» In realtà “tutti” aveva smesso di collaborare da un bel po’.
«Ti ho già spiegato che le luci non si vedono, come faccio a regolarmi?»
«Allora vuol dire che per oggi farai la parte di Yamcha!» Butta avanti Chichi, facendo però un passo indietro.
«Scordatelo!»
«Neanche per sogno!» Controbatte Chichi, pronta a tirargli contro lo script, prima che una voce interiore la bloccasse: l’istinto di sopravvivenza la trattiene. «Tieni.» Gli porge il fascicolo. «Devi solo leggere da qui, così Bulma ha modo di ripetere la sua parte.»
Vegeta mi rivolge un’occhiata fugace e accetta infine il compito senza dire più nulla. Campanellino e Mrs Darling si sgomitano a vicenda in un apprezzamento del suo sedere.

You can dress nautical
Learn to tie knots
Takes lots of Dramamine
Out on our yacht
But when you’re all alone
And nothing bites
You’ll wish you stayed at home
With someone nice


You’ve got angst in your pants
You’ve got angst in our pants

«Convinceremo anche tuo fratello a collaborare.» Affermò Cell guardandola negli occhi.
«Non è poi così difficile da accettare!» Si innervosì infine, stanco di quella tiritera. Diciotto distolse lo sguardo, per quanto il suo mento restava tra le dita di Cell. Dietro di lei il gocciolio dal soffitto della rimessa, in cui l’avevano condotta. Era un ambiente umido e freddo, come la famiglia da cui lei e Cell provenivano.
«Dieci milioni. Voglio dieci milioni.»

You can be smart as hell
Know how to add
Know how to figure things
On your yellow pads
So no one knows what you just said
But it’s mumbling now
“You’ve got angst in your pants”
And “You got angst in your pants”

Sbircio da sotto le coperte polverose del mio letto di scena. É palese che si sta vergognando da morire, ha gli occhi fissi sul copione. «Campanellino, dove sei?»  Legge svogliatamente Vegeta, con voce mono-tono. «Vieni fuori da quel cassetto.»
«Fantastico, davvero, si capisce che ci stai mettendo l’anima, Vegeta!» Lo rimprovera Chichi.
«Se non ti sta bene trovatene un altro.»
«No ma continua, va benissimo.» Lo canzona Chichi, terribilmente scocciata.
«Ma chissà dove l’avranno messa, tra tutte questa scatole.» Riprede ringhioso Vegeta mangiando le parole tra i denti. Con una mano regge lo script, con l’altra rimesta degli oggetti a terra. Sta cercando la sua ombra. La sua coscienza persa?
«Eccola.» Non esclama, è annoiato. «Mica devo indossarle!» Chiede poi a Chichi in un guizzo d’ansia, brandendo in aria un paio di collant neri.
 «Devi attaccarle ai piedi con quella!»
«Una saponetta?»
«Vuoi attenerti al copione?»
«Smettila di darmi ordini o me ne vado subito!» Lo scorgo sedersi a terra, borbottando qualcosa di incomprensibile mentre tanta di attaccarsi addosso la sua ombra. Ma non sarà così semplice riattaccarla.
È il mio momento. Mi sveglio, scendo dal letto. «Ragazzo, perché piangi?» Gli chiedo dolcemente, nelle vesti di Wendy.
Peter svetta in piedi e si volta verso di me. Non ricorda cosa dire, sbircia il copione non trovando dove era rimasto. «Come ti chiami?» Chiede infine.
«Wendy Moira Angela Darling. E tu?» Siamo in un cono di sole.
«Peter Pan.» Mi guarda negli occhi.
«È tutto?»
«Sì.»
«Mi dispiace.»
Esita. «Non importa.»
Mi sudano le mani, continuo a guardarlo negli occhi. «E da dove vieni?»
«Seconda stella a destra.» Dice, si perde un attimo, aggiunge: «E poi dritto fino al mattino.»
«Che indirizzo curioso!» Ridacchio, coprendomi il viso con le mani. «Dove le riceverai le lettere?»
«Non ricevo mai lettere.» Risponde lui tutto serio.
«Ah no? E tua madre, non riceve lettere?»
«Non ho una madre.» É la paradossale verità dei fatti.
Mi avvicino di un passo. «Allora non mi stupisce che stessi piangendo.»
«Non stavo piangendo.» Risponde burbero. «Stavo solo cercando di riattaccare questa cosa… la mia ombra.» Borbotta, tentando di ricordare il copione.
«Non hai più un’ombra?» Una coscienza?
«No.»
«Che cosa orribile.» Sussurro. «Se vuoi ti aiuto io…a ritrovarla.» Raggiungo un cassetto e fingo di cercare ago e filo. «Ecco. Te la cucirò addosso!» Gli torno vicino. «Potrebbe far male.» Lo avverto.
«Correrò il rischio.» Dice Vegeta.
Ci sediamo a terra. Gli tocco una gamba per fingere di stare ricucendo la sua ombra. Lo vedo arrossire e poi scatta in piedi. «L’ho sistemata!»
«Come se io non avessi fatto nulla.»
«Beh non sei del tutto inutile.»
.«No, non lo sono affatto.»
«Il più delle volte.»
Ma che state dicendo? Ci sussura Chichi
Non so più se stiamo recitando o meno, ma devo correre offesa verso il letto.
«Aspetta, non andare via!» Riprende la parte Vegeta, leggendo. Legge ancora e ma non dice nulla. Rilegge e, senza distogliere lo sguardo dal copione, è costretto ad ammettere: «Non posso che fare il galletto quando sono soddisfatto di me stesso.» Sento Goku ridacchiare nel suo costume da bimbo sperduto. Offesa mi butto sul letto, coprendomi con le lenzuola. Come da copione.
«Bulma, cioè Wendy… aspetta!» Sempre più rosso, mi raggiunge sul letto. «Non sei affatto inutile.»
Mi scopro il viso. «Lo pensi sul serio?»
«Vado via, vieni con me.» Dice, ma non è esattamente la linea del suo copione. Mi metto seduta.
«E dove?»
«Non lo so.»
«Tra le stelle!» Lo corregge Chichi dagli spalti. «È tutto sbagliato, mettici un po’ di impegno, Vegeta!»
Ho nel pugno sudaticcio il ditale che Wendy dovrebbe dare a Peter Pan. «Sono così felice che vorrei darti un bacio.» Balbetto, avvicinandomi al suo volto, chinato sul copione.
Vegeta si scosta. «Un bacio?»
«Certamente saprai cos’è un bacio.»
«Lo saprò quando me lo darai.» E al diavolo il ditale! Afferro Vegeta per le spalle e mi getto sulle sue labbra, che sento irrigidirsi come i suoi muscoli.
«Ma no, no! Bulma, il ditale!» Chichi schizza in piedi furiosa. «Dovevi prima dargli il ditale.»
Vegeta poggia a sua volta le mani alle mie spalle a mi allontana via. È visibilmente imbarazzato.

Dopo cena, ricevo una visita da Vegeta, scortato in camera mia da mia madre. Inutile dire dove mi sia saltato il cuore nel vederlo. «Vegeta? Che ci fai qui?» Chiedo una volta soli.
«Non trovo più la mia ombra.» Spiega, lasciando lo zaino a terra, in un tonfo. «Speravo me la riattaccassi, sempre se riesci a resistere dal saltarmi addosso.» Mi prende in giro.
«Guarda che non avevo nessuna intenzione di baciarti, era nel copione, ho solo confuso le scene.»
Si avvicina allo stereo «Che musica di merda ascolti.» Alza al massimo il volume, I hope it doesn’t show, it’ll go away,
Give it hundred years, it won’t go away. Si avvicina e mi blocca alla sedia poggiando le mani sulle mie spalle. Ha addosso uno strano odore dolciastro. Non mi guarda negli occhi mentre le sua dita percorrono le mie braccia nude. Mi costringe ad alzarmi in piedi. You can be as smart as hell, but when you are all alone you and your head… Mi cinge i fianchi come quella volta nel bosco ma, questa volta, spinge il bacino contro il mio.
«È davvero eccitante.» Dice e riesco a sentirlo contro il mio corpo. «Non capisco come abbia fatto a non pensarci prima.» Non solo del tutto sicura a cosa si riferisca; mi fa quasi paura: ha lo sguardo piretico di un pazzo. Allo stesso tempo, però, resto incollata al suo corpo. È così diverso dal ragazzo che oggi arrossiva per un bacio. «Vegeta.» Mormoro, mentre lui mi solleva da terra e mi porta sul letto. Mi pesa addosso, allungandosi su di me, mentre con una mano, da sotto il mio sedere, mi tiene attaccata a lui; affonda il viso tra i miei capelli. Perdo il controllo quando inizia a baciarmi sul collo, l’altra mano sul seno. Forse dovrei dirgli che per me è la prima volta, non avrei dovuto fare la spavalda nel bosco. Le mie mani, tuttavia, cercano già la sua cintura, i bottoni dei jeans. Lo voglio così tanto che ho perso ogni freno inibitore!
«Bulma.» Chiama il mio nome, sfiorandomi un orecchio con le labbra.
Sento un fremito e inarco la schiena. «Oh Vegeta.»  Sospiro languidamente.
«Ho bisogno di soldi.» Dice prima di ridermi addosso. Mi stava prendendo in giro? Sono bloccata dal suo peso, ma riesco a tirargli una testata. Ha l’effetto di farlo ridere ancora di più, mentre si rigira sul letto, leccandosi il sangue sul labbro.
And you’ve got angst in your pants, and you’ve got angst in your pants.
«Ben ti sta! Perché lo fai? Eh? Sei proprio uno stronzo!» Gli urlo contro, riempiendolo di pugni ma lui ride ancora una risata perfida e gutturale. Poi, le sue labbra si schiudono in un ghigno. «Allora è vero che ne hai visti già molti.»
«Il tuo non mi interessa proprio.»
«Ne sei sicura?» Ride ancora, indicandosi i pantaloni che gli ho sbottonato. Noto che è ancora eccitato, ma cosa diavolo gli passa per la testa? Gli tiro una gomitata, e pensare che fino a pochi minuti fa mi sarei concessa a lui per la prima volta!
Si riabbottona e si mette seduto. «Allora?»
«Allora cosa?»
«I soldi.»
«A che ti servono, di grazia?» Sono così furiosa.
«Pensavo di avertelo già detto questo pomeriggio. Sto andando via.»
«Dici sul serio?» Domando sorpresa. «E dove pensi di andare?»
«Tra le stelle.» Scimmiotta la battuta che avrebbe dovuto dire oggi pomeriggio. Si alza in piedi e raggiunge lo zaino. Afferratolo, ne svuota l’intero contenuto sul letto, compresa una bustina quasi finita di Blutz Wave, la droga che aveva tentato di vendere al concerto di Diciotto. Ci sono anche sette sfere gialle con delle stelle disegnate nel mezzo. «Cosa sono?» Non menziono le Blutz Wave, dalle quali, tuttavia, capisco il perché del suo comportamento accelerato.
«Le ho rubate a Freezer. Sono reperti archeologici molto importanti, che lui non può dichiarare di avere perché le ha rubate a sua volta. Vendendole avrò tutti i soldi che desidero.»
Sono dubbiosa. «E non pensi che così facendo riuscirà a trovarti? Probabilmente ha già scoperto che le hai prese.»
«Impossibile! È in viaggio d’affari, adesso, tornerà tra una settimana; mi ha lasciato solo. Quell’idiota mi sottovaluta sempre. Ma avrà una bella sorpresa quando tornerà a casa.»
«E allora i mie soldi a cosa ti servono?» Continuo a domandare incredula. Vorrei prenderlo a schiaffi fino a renderlo sobrio.
«Perché ovviamente ho bisogno di soldi per il viaggio e non posso venderle adesso e non tutte insieme. Le venderò separatamente al mercato nero, in giro per il mondo. Nessuno gli dirà mai di averle, perché vorranno venderle a loro volta. A quel punto le mie tracce si saranno perse. E un piano perfetto!» Conclude, iniziando a raccogliere le sfere.
«Così sei venuto qui per questo.» Affermo. «Non tornerai più?»
«Chissà.»
«E la scuola?»
«Al diavolo!» Impreca in uno scoppio euforico. «Mi aiuti o no? Inizio a spazientirmi.»
«E va bene.» Mi alzo per prendere la borsetta, ho 50,000 zeni nel portafoglio. «Al momento è tutto quello che ho.» Glieli porgo ma ferro la stretta quando lui prova a prenderli.
«Chiedimi di venire con te, Vegeta.»
Studia la mia espressione, cerca di capire se si tratta davvero di un ultimatum. «Vieni pure.»
«Chiedimelo.» Insisto.
«Bulma tesoro, volete dei biscotti con del tè?» Interrompe mia mamma da dietro la porta, costretta ad alzare la voce per via della musica. Me l’immagino con il vassoio e i pasticcini al burro.
«No, grazie!» Rispondo, mia madre è sempre così inopportuna! Allento la presa sui soldi e Vegeta ne approfitta per sfilarmeli via.
«Prendo il treno delle cinque per Yellow City, dalla Stazione Ovest.» Dice, per l’ultima volta; apre la porta, afferra un biscotto e vola via.

But when you’re all alone
And nothing bites
You’ll wish you stayed at home
With someone nice
Continua....



 PS: tutte le scritte in Italico sono prese dalla canzone degli Sparks citata nel sottotitolo.
PPS: spero questo capitolo sia stato di vostro gradimento e, se potete, perdonatemi qualche svarione: non scrivo da quasi due anni! Avrei anche voluto impreziosire il capitolo con qualche descrizione in più o sinonimi, ma tant'è, devo riprenderci la mano e più di questo non so fare! xD
 



























   
 
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