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Autore: ThorinOakenshield    26/07/2017    4 recensioni
Glenys è una ragazzina del nostro mondo, della nostra epoca, che un giorno si è misteriosamente risvegliata nella Terra di Mezzo. Ha viaggiato parecchio con i nani, ora si trova con loro a Pontelagolungo, a riposare un paio di giorni in una casa che è stata loro assegnata dal Governatore.
Per una serie di motivi, una notte condivide il letto con Thorin. Quando si sveglia, il nano sta ancora dormendo. Così, annoiata, decide di fare una cosa…
Fanfiction collegata alla mia long “Just a dream?”, ma si può leggerla e comprenderla anche senza aver letto la storia a capitoli.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come rischiai di ritrovarmi senza un arto
 
La luce del primo mattino entra flebile dalla finestra, per poi posarsi dolcemente sul letto dove abbiamo dormito io e Thorin, avvolgendoci in un soave tepore.
Io, tanto per cambiare, sono sveglia come un grillo. Mi trovo seduta sul letto, le ginocchia sotto il mento, le braccia impegnate ad abbracciare le gambe.
Dire che mi sto annoiando non renderebbe l’idea.
Do un’occhiata al nano: sta dormendo della grossa. Probabilmente nemmeno la Battaglia dei Cinque Eserciti riuscirebbe a destarlo.
Per quanto riguarda me, ieri notte non riuscivo a prendere sonno, ero agitatissima: la stanza che mi hanno assegnato sarà pure carina, sarà pure di mio gradimento, ma di notte è buia come la pece, mi mette un’ansia indescrivibile. Poi, come se non bastasse, la mia fervida immaginazione mi aveva spinta a concepire con la fantasia una figura inquietante davanti alla finestra, somigliava tanto a quei fantasmi femminili che compaiono spesso nei film horror, quelli con la lunga vestaglia bianca macchiata di sangue. Somigliava non poco a Samara. Inoltre, avevo come la sensazione che qualcuno mi stesse toccando, avevo come la sensazione che uno spirito maligno mi fosse entrato nel corpo.
Dunque, munita di coraggio e di fretta, ero uscita dalla mia stanza, intenzionata a raggiungere quella di Thorin. La sua, di notte, è più luminosa della mia, mette decisamente meno ansia a una persona che ha paura del buio; poi è sempre preferibile dormire in compagnia, quando si è in preda al timore, specialmente se la persona con cui condividi il letto sarebbe capace di difenderti e hai una cotta stratosferica per lei.
Fortunatamente il nano non si era lamentato e mi aveva lasciata dormire con lui.
Quindi, ora eccomi qua.
Sbuffando, mi alzo dal letto e faccio scorrere lo sguardo sul resto della stanza. La camera che hanno imprestato a Thorin è a dir poco graziosa: il pavimento è fatto di legno, mentre le pareti sono di pietra, conferendo all’ambiente circostante un aspetto rustico, proprio come piace a me. Abbastanza attiguo alla finestra si trova il letto, mentre il muro è tappezzato di mappe, spade, asce e chi più ne ha più ne metta.
Quando i miei occhi si posano sulla scrivania, una lampadina si accende nella mia testa: su di essa si trova una penna d’oca intinta nel calamaio, potrei mettermi a scrivere una storia. Sto per farlo, ma poi guardo un’altra volta il nano: sta dormendo profondamente, come un ghiro.
Sul mio volto si delinea un sorrisetto maligno.
 
Mi mordo le labbra per non scoppiare a ridere, mentre cerco di agire il più silenziosamente possibile. La mia mano sta tremando eccessivamente, spero di non fare un pasticcio.
Thorin emette dei ronfi appena percepibili, credo che non si sveglierà così facilmente.
Con molta discrezione, accosto la penna d’oca alla guancia sinistra del nano, e inizio a disegnare un omino dai lunghi capelli lisci, dai quali fanno capolino un paio di grandi orecchie appuntite. Finita quest’opera, mi metto una mano davanti alla bocca, perché sento che di qui a poco non ce la farò più e scoppierò a ridere.
Sulla guancia destra, invece, disegno il muso di un alce, molto a grandi linee.
Una volta conclusa la mia opera d’arte, mi allontano leggermente: non sono un asso nel disegno, i miei due soggetti sembrano essere stati scaturiti dalla mano di un bambino di cinque anni, ma non è un gioco da ragazzi disegnare sul volto di un nano particolarmente irascibile, mentre sta dormendo. E poi credo che sia palese che i due disegnetti facciano riferimento a Thranduil e alla sua alce.
 
Circa due ore dopo…
 
“GLENYS!”
Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, ma è stato più forte di me compiere questa nefandezza.
Mi precipito nella stanza, e trovo Thorin impegnato a guardarsi allo specchio. È talmente rosso in faccia che potrebbe fare il cosplay di un pomodoro. Al solo pensiero mi viene da ridacchiare, ma bado bene di non farlo: il nano è talmente arrabbiato che non mi stupirei se dovesse tagliarmi un arto.
“CHE COS’HAI FATTO SUL MIO VOLTO?”
Sgrano gli occhi, come se non avessi idea di cosa stia parlando. “Io?” esclamo stupita. “Io non ho fatto assolutamente niente!”
“Non prendermi in giro!” sbraita gettando un oggetto a terra, facendomi indietreggiare. “Tu eri in camera con me, chi potrebbe essere stato, se non tu?”
“Fili e Kili” rispondo senza pensarci prima un po’ su. Ho parlato impulsivamente, vorrei tornare indietro nel tempo solo per dare una risposta diversa. Poveretti, ora potrebbero sorbirsi un bel cazziatone solo per colpa mia, credo che non me lo perdonerebbero mai.
“Non incolpare chi non c’entra niente.”
Per fortuna il nano non mi crede: forse è meglio ritrovarsi senza un arto, piuttosto che senza amici.
“Comunque ne stai facendo una tragedia, Thorin” affermo dopo aver trovato un po’ di coraggio. “Basta che ti lavi la faccia e il problema è risolto.”
“No, Glenys, non basta che mi lavi la faccia” ribatte Scudodiquercia, quasi ringhiando. “Una volta mi sono sporcato la mano con questo tipo di inchiostro, e la macchia è andata via dopo due giorni!”
Spalanco gli occhi e il mio cuore comincia a galoppare. Ok, Glenys, mi sa che hai combinato una cazzata gigantesca, ora sì che ti trovi in guai seri, e nessuno verrà in tuo soccorso.
“E oggi dovrei incontrare il Governatore!”
Qualcosa mi dice che morirò giovane.
Mi avvicino a Thorin, ma non troppo. “Mi dispiace tantissimo, Thorin, veramente, c’è qualcosa che posso fare?”
“L’unica cosa che puoi fare è sparire dalla mia vista entro cinque secondi.”
“No Thorin, sul serio, lascia che sistemi tutto.”
“Uno…”
“Provo a pulirti la faccia, magari va v…”
Due…”
Metto le mani avanti e faccio un paio di passi indietro. “E va bene, va bene. Me ne vado.”
 
L’Antro di Lucri:
 
Allora raga, come certe persone già sapranno, è da un po’ di tempo che sto programmando di scrivere un seguito della mia long (sì, lo so, sono nostalgica). Ebbene, tempo fa l’avevo pure iniziato per conto mio, ma poi ho avuto un’idea migliore e ho lasciato perdere. Per chi fosse interessato, prima o poi pubblicherò il sequel, devo solo iniziarlo, intanto l’idea c’è.
Dunque, questa fanfiction che avete appena letto, era un capitolo del vecchio sequel (che, ripeto, non ho mai pubblicato da nessuna parte, l’ho proprio abbandonato). Siccome questa scena mi piaceva parecchio, ho pensato che sarebbe stato davvero un peccato lasciarla su word ad andare a male, così ho deciso di adattarla alla mia vecchia long, di farne una one shot, una flash o quello che è, e di pubblicarla separatamente.
Inoltre ci terrei a ringraziare la mia specialissima SLVF, perché, se non ricordo male, fu proprio grazie a lei se mi venne in mente la scena di Glenys che pittura la faccia a Thorin XD.
Un bacione e spero che abbiate apprezzato
 
Lucri
 

 
 
 
   
 
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