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Autore: Giulss_    26/07/2017    2 recensioni
Può un messaggio delle 4:06 cambiare qualcosa? O resterà un momento di debolezza in una notte insonne?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà,
rieccomi con un'altra storia su Camilla e Gaetano. Niente di impegnativo, lo dico già. Anzi, si tratta di una mini-storia di tre capitoli molto brevi, che forse non vi soddisferà nemmeno più di tanto, ma in realtà la voglia di continuare a scrivere c'è, quindi chissà... per il momento, però, vi dovete tenere questa qui ;) 
Vabbè, non ho molto altro da dire, solo che se avete voglia di spendere più tempo del dovuto per me, io le recensioni le apprezzo sempre, che siano positive o negative, quindi fatevi avanti senza problemi -- e se avete voglia di commentare gli spoileroni usciti sulla settima stagione, sono pronta ad intavolare una discussione via messaggio. Niente, insomma, scrivetemi pure ahaha; altrimenti, ci sentiamo nel fine settimana per il nuovo capitolo.
Buona lettura!

 
4:06
I cannot sleep, I cannot dream tonight
I need somebody.

 
 
Nel silenzio della notte, la suoneria del suo cellulare annunciò il chiarore che ne seguì. Un messaggio lampeggiava sullo schermo.

“Cosa cavolo…?” pensò guardando la sveglia, che segnava le 4:06 – non il momento più comune per ricevere un messaggio, anche perché in genere, a quell’ora, la gente dorme.

Non lui, però. Infatti, anche quella notte, Gaetano non era riuscito a prendere sonno. Ogni tanto gli capitava, altre volte aveva il sonno talmente leggero che si svegliava per il minimo rumore. Così, da più di un mese dormiva solo quando le ore di sonno mancato si facevano sentire particolarmente.

“Da più di un mese” disse tra sé e sé, guardando un punto non definito in mezzo al buio.

Prima di poter pensare a quanto successo un mese prima, però, si decise ad allungare il braccio e prendere il cellulare. Con gli occhi socchiusi, infastidito dalla luminosità dello schermo, aprì il messaggio.

Lesse il testo senza capirlo, poi guardò il mittente. Lesse di nuovo il testo.

Il fatto che di notte, per qualche strano motivo, le emozioni ed i sentimenti vengono amplificati – o almeno a lui così sembrava e così avevano sempre detto – non aiutava per niente. Il cuore accelerò i battiti, per quanto si sforzasse di controllarlo, per quanto si dicesse di reagire in modo razionale.

Trasse un respiro profondo e posò il telefono accanto a sé, sul letto. Poi si tirò su a sedere, poggiando la schiena sul fondo del letto, e si passò una mano sul viso, sperando di calmarsi.

Di dormire, quella notte, non ce ne sarebbe più stato verso.

Incredibile come uno stupidissimo messaggio di due parole lo avesse scombussolato tanto. Ma non si trattava del messaggio. Si trattava del mittente.

Non si parlavano più e, comunque, era ancora in grado di cambiare il suo umore, il ritmo dei battiti del suo cuore, era ancora in grado di sconvolgerlo a quel modo. E ci sarebbe riuscita sempre, come c’era riuscita in tutti quegli anni, nonostante tutto.

Ma un messaggio spedito prima dell’alba non cambiava quanto successo il mese prima né quanto si erano detti. Non sarebbe stato un messaggio delle quattro del mattino a cambiare le cose.

Per questo, riprese in mano il telefono e, letto di nuovo il messaggio, decise di non rispondere.
 

Aveva trascorso un’altra serata in compagnia di sua figlia, del genero e la nipotina, l’ex marito, la sua attuale compagna ed il loro figlioletto. In fin dei conti, erano una famiglia allargata e andavano pure d’accordo, quindi quelle cene, nella calda estate torinese, erano diventate un’abitudine. Un’altra delle abitudini che aveva acquisito nell’ultimo mese, da quando era diventata una nonna single.

E, come ogni altra serata in famiglia, era stata molto piacevole, fino a che non era terminata. Restare sola in casa la notte si faceva ogni giorno più difficile. Di giorno era facile non pensarci, in qualche modo riusciva a tenersi impegnata; la sera, però, quando si ritrovava con la sola compagnia del suo fedele amico a quattro zampe, Potty, crollava ogni barriera, ogni tentativo di tenere in piedi un’apparente felicità.

Non che non fosse felice, sarebbe stato impossibile oltre che stupido non esserlo, ma sentiva una mancanza che era difficile colmare ed era difficile controllare quella fitta che le prendeva ogni volta che lo cercava per trovare un consenso, un gesto di conforto, un’occhiata di sfida, ogni volta che le sembrava di sentirne la voce o la risata, ogni volta che un oggetto, una situazione le ricordava di lui.

La scelta era stata sua e in parte ancora ne era convinta ma non aveva preso in considerazione l’idea che il suo voler stare da sola lo portasse ad allontanarsi così tanto da lei. Il suo intento non era quello di chiudere completamente il loro rapporto anche se, evidentemente, lui l’aveva visto così. Tutto quello che chiedeva era un altro po’ di tempo per accettare i cambiamenti che la vita le aveva sbattuto in faccia di punto in bianco.

Di colpo si era ritrovata cinquantenne, quasi divorziata, nonna, mentre il suo (non ancora) ex marito stava per diventare anche padre. Aveva dovuto mettere in discussione vent’anni della sua vita e rivalutare, in particolare, gli ultimi dieci. Si era buttata in una relazione che, per quanto le costasse ammetterlo, aveva sognato dal primo istante ma che non aveva mai razionalizzato del tutto, ripetendosi in cuor suo che forse sarebbe potuto anche esserci qualcosa tra lei e Gaetano ma in un’altra vita. Poi, dal nulla, quell’altra vita era arrivata, le aveva bussato alla porta e lei non aveva potuto fare altro che accoglierla. Era quello che voleva ed era la cosa giusta da fare ma stava andando tutto troppo veloce e aveva bisogno che il mondo si fermasse, che la sua testa tornasse a pensare ad un ritmo regolare, aveva bisogno di fare di tutti quei cambiamenti la normalità. E non poteva riuscirci se da un lato aveva un compagno che pretendeva da lei più di quanto lei potesse dargli in quel momento e, dall’altro, un (non ancora) ex marito che esigeva più di quanto avrebbe dovuto, facendo leva su un affetto che non poteva cancellare in qualche giorno. Il ciò condito dalla comparsa del primo amore che le aveva ricordato la giovinezza, i bei tempi andati, la spensieratezza che sentiva quando ancora non c’erano tutti i problemi che invece ora aveva, quando la sua vita era semplice, tutto sommato.

Così, era fuggita. A gambe levate, senza preoccuparsi degli altri né delle reazioni che questi avrebbero potuto avere.

Senza preoccuparsi del fatto che Gaetano si sarebbe potuto allontanare del tutto, senza nemmeno tenere in considerazione un’idea del genere, dopo quello che c’era stato tra di loro in quei dieci anni.

Ma evidentemente aveva fatto male a non pensarci perché era successo e lei era sveglia alle quattro del mattino, senza nemmeno poter dire che era una cosa insolita, a pensare alla persona che stava dall’altro lato del pianerottolo, a pensare di non averlo mai sentito così distante – e loro distanti c’erano stati parecchio.

“Al diavolo” si disse, osservando Potty che dormiva sul lettone, accanto a lei.

Sapeva che se ne sarebbe pentita di lì a qualche ora, che non era ancora pronta ad abbattere del tutto quel muro di testardaggine ed orgoglio che aveva rialzato attorno a lei, ma il sole doveva ancora sorgere e tutto era possibile.

Prese in mano il telefono e compose il numero di Gaetano. Scrisse due parole, meno di dieci lettere, ma non avrebbe potuto essere più sincera.


Camilla Baudino:
Mi manchi.
04:06, 15.07.2017
  
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