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Autore: Arwen297    26/07/2017    6 recensioni
Raccolta di spaccati, "luccichii", della vita di Haruka e Michiru. Che spaziano dal comico all'introspettivo all'erotico. Slegati tra loro come trama, unico denominatore comune, la mia fantasia. Verrà aggiornata a tempo perso, quando colpisce l'ispirazione. La raccolta contiene one-shot e drubble.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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No​te dell'autrice: Buona sera a tutti! Questa è una one-shot nata come seguito di un'altra scritta da una mia amica pubblicata sul sito in una raccolta che potete trovare a questo link. Spero che vi divertiate a leggere come io mi sono divertita a scriverla. Buona lettura!

 



Tuono blu 2

Idea di Arwen297 – Personaggi di Naoko Takeuchi

 

 

Haruka era seduta sul divano della sala con il portatile sulle gambe, Hotaru sdraiata accanto a lei si era addormentata ormai da un'oretta.

Michiru era andata a riposare dopo una giornata stressante.

Lei non riusciva a dormire.

La bambina le aveva fatto leggere su internet un racconto ai suoi occhi innocente, a giudicare dalle risate anche divertente.

Per Tenou era al limite dell'incubo.

La protagonista della storia, per altro molto simile a lei, si era trovata durante i giorni del ciclo a dover fronteggiare il circuito di gara con dei problemi anche gravi, la moto graffiata e imbrattata con danni importanti al circuito della benzina e la macchina lasciata poco prima per controllare la moto, un pò distante da questa, con parabrezza rotto e vari graffiti.

Al solo pensiero le saliva la paura di trovarsi i suoi amati mezzi di trasporto ridotti all'inutilizzabile entro il mattino dopo.

«E' solo un racconto». Mormorò sbuffando cercando di non svegliare la piccola. «E se non fosse così?». Chiese nuovamente a se stessa, col sudore alla fronte. «Se fosse un presagio?». Scosse la testa per far uscire quelle assurdità dalla sua mente.

Però poteva essere.

Però poteva accadere.

Però avrebbe potuto trovare l'automobile distrutta il mattino dopo.

Quella sera, infatti, presa dalla stanchezza non l'aveva lasciata al sicuro nel suo box.

Andare a chiuderla o lasciarla esattamente dove era in quel momento? In balia delle minacce esterne, indifesa, una facile preda per chiunque la sua amata bambina.

E non doveva dire a Michiru del "bambina" altrimenti, offesa dal paragone con la sua automobile, l'avrebbe mandata in bianco per un mese. Due mesi se fosse venuta a conoscenza di tutte le paranoie che si stava facendo solo, a detta della violinista, per un auto.

Si alzò dal divano il più lentamente possibile per non svegliare Hotaru, riuscita nel suo intento si diresse, facendo il minor rumore possibile, verso la porta di ingresso accanto alla quale erano appese a un quadro tutte le loro chiavi.

Comprese quelle della sua bambina e di sua sorella a due ruote.

Si, era senz'altro meglio così. Metterla a riparo per quella notte.

Anche se era un atteggiamento da pazza.

Anche se non sarebbe successo assolutamente nulla in ogni caso.

Anche se la sua macchina non sarebbe stata toccata.

Lei doveva in qualche modo assicurarsi che non le succedesse niente, altrimenti avrebbe ridotto in briciole chiunque fosse stato per caso ripreso dal sistema di sorveglianza installato intorno alla villa in cui abitavano ormai da qualche anno.

«Puttana troia! Se le è successo qualcosa, qualcuno smetterà di esistere entro la nottata». Brontolò mentre chiudeva molto piano la porta d'ingresso per trovarsi nel giardino. La macchina era parcheggiata fuori su ordine di Michiru che non voleva che si rovinasse il prato tanto curato.

O dentro al box o fuori davanti allo stesso.

Sull'erba era vietato, aveva anche provato a barattare la posizione con la compagna nel tentativo di convincerla a metterla davanti, più comoda rispetto all'ingresso principale. Scontato dire che miss Kaiou non aveva ceduto a niente, nemmeno a una sessione tra le lenzuola: il prato all'inglese per quella cosa, come l'aveva chiamata lei, a quattro ruote era off-limits.

«Donne». Borbottò sottovoce ripensando alla discussione avuta molto tempo prima.

Raggiunse la sua piccola poco distante e aprì lo sportello del lato guidatore, si sedette e infilò la chiave nel cruscotto cercando di non schiacciare troppo sull'acceleratore per non svegliare la compagna ed evitare così discussioni che non avrebbe sicuramente capito.

Aprì con il telecomando il garage dove era custodita la moto in attesa di essere usata, per vari impegni non aveva più potuto sfrecciare tra le vie cittadine, doveva rimediare al più presto.

Distratta e sovrapensiero a causa della stanchezza a fine di una giornata che era stata al quanto pesante, non si rese conto che era vicina, troppo vicina alla moto.

Bastò una svista e un ritardo nel premere il freno che successe l'enevitabile: colpì la due ruote con il muso della macchina facendola andare a scontrare contro un armadietto dove Michiru era solita riporre alcuni pennelli, barattoli e colori di riserva.

Vide quest'ultimo sbilanciarsi pericolosamente a causa del colpo preso vicino alla base, i suoi occhi verdi si spalancarono terrorizzati nel vederlo cadere dritto sul cofano della sua macchina con un toffo sordo e metallico.

Rimase qualche istante a osservare ciò che aveva davanti agli occhi senza riuscire a muoversi ne a battere ciglio.

«Puttana la troia di tua madre». Esplose nel silenzio. «Armadietto del cazzo proprio in garage. Pennelli e cose inutili, ecco a cosa hanno portato. Vaffanculo, no ma vaffanculo.. seriamente!!». Aprì lo sportello troppo forte e lo scontrò contro il muro facendo un segno nella carrozzeria. «Ma bisogna essere proprio coglioni. Cristo Dio!». Chiuse più forte del normale il mezzo.

Poi si diresse verso la parte anteriore della macchina, afferrò l'armadietto e lo sollevò per constatare il danno.

«Armadietto del cazzo e io che ho accettato di tenerti qui nel mio mondo». Ripensò a quando la violinista le aveva chiesto il favore. «Tu te ne vai fuori dai coglioni e Michiru sta volta non dovrà proferir parola». Un alone di energia la circondò per la rabbia, sarebbe esplosa pr...

I suoi pensieri si azzerarono immediatamente nel vedere il cofano piegato ma, sopratutto, con un orripilante colore rosa glitterato sparso sopra.

Il barattolo di quella tinta orrenda era letteralmente esploso sulla sua carrozzeria facendola sembrare la macchina di Hello Kitty.

Respirò profondamente nel tentativo di ritrovare la calma per non far esplodere il giardino e la loro abitazione, tentativo che fu presto vano costringendola a uscire per l'accumulo di energia spropositato.

Fece appena in tempo a raggiungere il prato all'inglese tanto amato dalla sua compagna che le partì un tuono e si ritrovò in pochi secondi nel bel mezzo di un cratere fumante.

«Fan culo prato del cazzo». Si diresse furente verso l'abitazione, avrebbe cacciato Michiru giù dal letto nel giro di mezzo secondo non appena raggiunta la camera da letto. E non gliene fregava nulla se era stanca e voleva dormire.

Aprì la porta della villa e la vide scendere assonnata ma allarmata per il boato di poco prima.

«Amore, cosa succede?». Si sentì chiedere.

Un respiro profondo, respira prima di rispondere.

Mantieni la calma. Non peggiorare la situazione.

«Quel cazzo di armadietto che tu hai voluto mettere in garage è appena caduto sul cofano della mia macchina. Armadio di merda!! Poi proprio la tinta rosa glitterata devi usare? Che ne so, un blu oltremare, un rosso..troppa merda. Devi fare la pittrice strana». Sbottò. «I colori normali ti fanno schifo».

Si sentì gli occhi di Michiru puntati addosso nel silenzio, volse a sua volta i suoi occhi verso di lei prima di vederla volgerli al cielo.

«La macchina la puoi riparare, ci si mette poco e i soldi non sono un problema». La sentì dire con le braccia incrociate al petto.

«Ma sei proprio una donna che non capisci!». Sbottò a sentire quelle parole. «Il punto è che il tuo fottuto armadietto è caduto sulla mia macchina, quel coso nel mio garage deve smettere di esistere!!!». Esclamò ancora. Poi la vide avvicinarsi verso di lei, diretta in giardino, sgranò gli occhi e sbiancò al pensiero della reazione della guerriera di Nettuno nel vedere cosa ne restava del suo fottuto prato.

Si volse verso la porta di casa quasi gelando. E attese la reazione che non sarebbe tardata ad arrivare. Sentì chiara l'energia della violinista scomporsi.

«Haruka». Il tono non prometteva nulla di buono, doveva stare molto attenta alle prossime mosse.

«Si amore». Cercò di essere il più amorevole possibile, deglutì.

«Dammi solo un motivo, uno solo, per non lanciarti addosso un Maremoto di Nettuno». Si girò verso la bionda con gli occhi che lanciavano fulmini.

«Perchè mi ami e non puoi stare senza di me». Disse convinta.

Un bagliore azzurro investì l'appartamento come un fulmine, Tenou si ritrovò dall'altra parte della stanza.

Quella storia le aveva portato proprio sfiga.

   
 
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