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Autore: ki_ra    27/07/2017    1 recensioni
Un amore magico che cresce e si moltiplica.
E a disposizione solo una vita
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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La visione di Renesmee procurò agli occhi di Jacob uno spasmo, come a chi non vede la luce da tempo e per questo non riesce più a sopportarla.
La sua bellezza, la sua presenza straordinaria lo feriva in quel momento funesto, come in tutti gli altri momenti della propria esistenza. Dal giorno che ella aveva aperto i propri occhi su quelli di Jacob, a soli pochi istanti di vita, l'amore che gli era nato in corpo era stato così forte e devastante, da aprirgli il petto in due, da spazzargli via dalla mente ogni altro valore. L'aveva svuotato e riempito in un solo sguardo ed egli si era trovato all'istante rinnovato senza scampo; si era scoperto tradito da tutte quelle vane certezze che la vita gli aveva propinato fino a quel momento, pieno solo di lei, della sua essenza magica e indispensabile.
In quell'ora di prigionia, l'incantesimo si ripeteva con la stessa potenza, con la cattiveria di un invasore, di un dominatore o di un dio pagano, che non ammette distrazioni alla propria devozione.
Perché l'amore che lo legava a lei era la salvezza dentro il tormento; la felicità dopo lo sgomento; l'esaltazione che si scioglie nella pace placida delle certezze.
La resurrezione e la vita eterna.
Un sorriso leggero, quasi impercettibile, si mosse sulle sue belle labbra brune; i tagli e le screpolature che le imbruttivano si attutirono sotto il riflesso della propria pienezza; le pupille si dilatarono, come quelle di un gatto nel buio, alla completa conquista di quella immagine.
Renesmee ricambiò con una dolcezza candida e avvolgente; con lo stesso squilibrio, come se, anche per lei, il buio avesse perso ogni potere, nell'istante in cui i loro sguardi si erano fusi. Ogni altro riverbero intorno si spense, illuminando ad uno la figura dell'altra, come fossero i due attori principali sulla ribalta.
Entrambi erano lì, vivi, determinati, di nuovo forti nella coscienza dell'altro; di nuovo aggrovigliati nei legacci imprescindibili del loro amore. Jacob sembrava una di quelle statue bronzee, annerite dall'aria e dal tempo, i ginocchi sul pavimento e il torso ruotato verso di lei, prostrato, ma fiero.
Era visibilmente provato, la pelle sporca, qualche tumefazione sparsa sul corpo e il collo livido e ancora segnato dalla stretta del vampiro.
Il lupo non c'era più: Renesmee comprese che per qualche strana ragione era scomparso e davanti a lei rimaneva solo un uomo, mortale e fragile, in balia di un assassino. Era lei, Renesmee, per la prima volta, la più forte: mezza mortale, mezza vampira, con la punta dei canini che premeva sulle labbra, il veleno che le risaliva acido per la gola e nel ventre l'ancora della sua umanità.
In tutta la sua vita, Jacob era stato il suo protettore, la roccia sicura a cui appigliarsi, la fune nella caduta; il suo salvatore, nei giochi spericolati di una bambina che non poteva ferirsi, nelle corse forsennate, nella caccia per i boschi; era stato fonte serena di pace quando il suo corpo e la sua mente crescevano in fretta e il mondo intorno rimaneva uguale; guida e conforto, forza e certezza in ogni scompiglio.
Era giunto però un momento che nessuno avrebbe mai creduto possibile: il giorno in cui Jacob, da protettore sarebbe diventato dono da proteggere.
Era giunto per Renesmee il giorno in cui avrebbe dedicato a lui tutta la sua forza e gli ultimi brandelli della sua immortalità, arrischiando il ventre pieno, davanti ai mostri sanguinari che un tempo le avevano fatto paura e dai quali era stata salvata.
Avanzò lentamente, con gli occhi sempre puntati in quelli di lui, con un desiderio di toccarlo e far passare attraverso le dita la rassicurazione che ce l'avrebbero fatta in un modo o in un altro; mai come in quel momento desiderò di poter mettere a frutto il proprio dono.
Non l'aveva mai usato con Jacob, non ne aveva mai avuto bisogno.
Tra loro c'era sempre stato come un filo invisibile e potente che ne intrecciava le menti e ne fondeva i cuori, tanto che i sentimenti dell'una attraversavano l'aria, come onde radio, ultrasuoni magnetici, e incontravano l'altro. Le parole poi erano la maggior parte delle volte chincaglieria, ornamenti superflui al collo di una bella donna. La sua famiglia se ne stupiva, giacché con loro usava continuamente sia l'uno, che le altre, mentre i lupi trovavano incredibile quella corrispondenza che non dipendeva affatto da una mente comune, ma soltanto dai sentimenti. Jacob e Renesmee, però, erano esseri straordinari, ciascuno nella propria natura e ancor più della comunione.
Come poteva il resto del mondo comprendere una simile rarità? Come gli estranei avrebbero potuto accettare ciò che prevarica l'ordinario assetto delle cose comuni, soprannaturali o umane che fossero, se neanche coloro che più li avevano sotto gli occhi riuscivano a spiegarselo? Le loro famiglie alla fine l'avevano accettato, ma era stato solo un puro, grande gesto d'amore. Del resto cosa ci permette di accettare l'incomprensibile e il diverso, se non l'amore?
- La tua bellezza è diventata disarmante, mia piccola cara. - si complimentò Aro, avvicinandosi. - Il giorno che ti vidi sulla spianata bianca della radura, la pelle nivea e il rame nei tuoi capelli ... - aggiunse, fermandosi a soli pochi centimetri da lei, - ... fui abbagliato. Ma ora, nella tua piena maturità, mi appari come l'incanto dell'universo! -
Un piccolo ringhio di animale venne su per la gola di Jacob, nel constatare che la distanza tra Renesmee e il vampiro diminuiva ad ogni suo passo.
Tutta la forza sovrannaturale in lui era sopita, ma non l'istinto di protezione e il senso di appartenenza.
Arò sogghignò, come farebbe un gigante davanti ai pugni stretti di un bambino, e ancor più serafico continuò ad osservarla, girandole intorno.
- Sì! - confermò, quando il giro fu completo, - L'incanto dell'universo! -
- Le tue parole mi lusingano, Aro, ma non mi confondono: tu sai perché sono qui! -
- Oh, mia dolce bambina! - replicò allungando la punta delle dita sui riccioli fiammeggianti, - Ho già dato la mia risposta alla tua famiglia, neanche la tua bellezza divina potrebbe cambiare la fede incrollabile delle mie convinzioni. -
- Ti prego ... permettimi di riportare a casa ... - fece per insistere, sebbene il gelo di quel tocco si arrampicasse lungo i nervi di tutto il corpo, paralizzandolo.
- ... Il tuo cane da guardia? - la anticipò con scherno, - Perché non è altro che questo: un animale presuntuoso che si crede all'altezza degli dei! -
- E' mio marito, l'uomo che amo, il padre di mio figlio, la mia vita stessa! - lo corresse, gli occhi scintillanti di fierezza e il battito del cuore rinvigorito dalle sue stesse parole.
- Voi Cullen e la vostra inconcepibile, assurda smania di vivere con degli esseri inferiori! Prima gli uomini, ora anche le bestie! - sbottò, in un crescendo di rabbia. - Tuo nonno vi ha infettati tutti con questa fame di uguaglianza! - aggiunse quasi desolato. - Ma non vedete che noi siamo diversi, più grandi e potenti? Che siamo liberi dalla sofferenza, dal dolore e dalla perdita? Che dominiamo il tempo, perpetuiamo la vita e beffiamo la morte, che non abbiamo limiti? Non vedete, stolti, che noi siamo gli dei! -
- Non c'è nulla di divino nell'imporre le proprie scelte agli altri, nel cibarsi delle debolezze degli uomini o nello schernirsi dei loro limiti mortali. Anzi, proprio nella vostra intransigenza sta il vostro limite invalicabile! -
- Che illusione puerile! Che vaneggiamenti. Mi apparite come quei nobili che di tanto in tanto pur di provare l'ebbrezza della diversità, non disdegnavano di travestirsi da ignobili popolani e vivevano sul fondo, prima di ritornare alla luce. -riflettette quasi tra sé, - Perché rifiutate la vostra vera natura? Voi siete uguali noi, mia piccola Renesmee. -
- Ti sbagli, Aro: non vi assomigliamo e non rifiutiamo la nostra natura. Ne assecondiamo una più grande e più pulita: noi amiamo la fragilità della vita, la sua inevitabile fine; amiamo le lacrime che essa ci procura e i dolori e la perdita. Desideriamo farci straziare dalle sue infinite dolcezze, dalle infezioni dei sentimenti, poiché sono esse che ci tengono in vita, come le scariche elettriche nei fili di rame. E questo ci rende più grandi di voi, più grandi degli dei, ci rende uomini! - terminò con la foga che metteva nell'amore per gli altri, con la ferma fierezza della sua fragilità.
Jacob gonfiò il petto orgoglioso: quella era la sua donna e il destino aveva scelto bene per lui. La guardò con tutta l'intensità di cui erano capaci i suoi occhi e il filo invisibile che li univa strinse l'ennesimo nodo.
- E sia! - sentenziò il vampiro, - Siete una spina nel fianco ... - aggiunse sconfitto, - Vuoi bere fango per acqua di fonte? Concesso! -
Gli occhi di tutti i presenti strabuzzarono per quella incredibile resa, ma una serpe di dubbio strisciò sotto la pelle di Renesmee.
- Ma ... - riprese, raggelando il sangue dei vivi. - Ma, non accetterò mai che nel tuo ventre cresca l'antidoto alla mia immortalità! -
Con un balzo, Jacob le fu accanto con un'agilità dimenticata; le vene del collo si gonfiarono e strane fiamme cominciarono a bruciarlo dall'interno.
Quella vecchia sensazione animale tornò a scoppiargli nel petto, spezzandogli il fiato.
Rispose ringhiando, come i lupi che difendono i cuccioli, pronto a sbranare, a stracciare le carni di chi li minaccia, ma un dolore lancinante gli stritolò il petto e gli esplose in mille schegge nel cervello, prima che tutto divenisse rivoluzione.
 
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Ben trovate!
Come avevo promesso, ho finalmente aggiornato.
Mi scuso per avervi fatto aspettare, ma davvero non sono riuscita a farlo prima.
Spero che questa lunga pausa non vi abbia fatto perdere interesse nella storia e aspetto un vostro commento!
A tutte un bacio!
  
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