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Autore: Crilu_98    27/07/2017    4 recensioni
C'era una volta... Una bambina sperduta. Una ragazza innocente nelle mani di una crudele matrigna. Una fanciulla addormentata. Una sensibile lettrice dal cuore puro. Una bellissima principessa in cerca di libertà. Una valorosa guerriera.
O forse no.
C'era una volta un bosco oscuro, dove tutte le storie hanno inizio. Storie che narrano di segreti pericolosi ed antiche umiliazioni, ma anche di amicizia, d'amore e di magia. La lotta tra il bene e il male è più confusa di quanto siamo abituati a credere e la strada verso il lieto fine non è mai stata così tortuosa.
Siete pronti a scoprire le verità nascoste delle fiabe?
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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-Come è stato?-
James si voltò verso Biancaneve, la cui figura era quasi evanescente nella debole luce delle candele, sorridendo.
-Questa è una domanda che dovrei fare io a te!- ridacchiò, stringendola a sé.
La ragazza arrossì vistosamente e si divincolò, drappeggiandosi le lenzuola attorno al corpo nudo.
-Sciocco!- ringhiò, imbarazzata ed infastidita, mentre il ragazzo si accomodava con le mani dietro la testa per poterla osservare meglio.
Alla fine le sue fantasticherie erano diventate realtà, ma finché non l'aveva vista sotto di sé nel loro talamo nuziale, il cacciatore aveva temuto di star vivendo in un sogno.
L'aveva tenuta morta tra le braccia e l'aveva pianta molto, convinto di averla persa per sempre; invece ora aveva appena finito di fare l'amore con lei e nonostante le spiegazioni erudite di Gaston e dei nani, che ancora discutevano sulla maledizione dell'ossidiana, James lo riteneva un miracolo.
"Il mio miracolo personale!" pensò, emozionato, infilando le dita tra le ciocche scure della ragazza. Lei gli schioccò le dita davanti al naso per riottenere la sua attenzione:
-Guarda che non stavo parlando di ciò che abbiamo fatto stanotte!-
James aggrottò la fronte:
-Ah no? Devo dedurre che non sei soddisfatta? Perché per un uomo è un punto d'onore provvedere al benessere di sua moglie, quindi…-
Biancaneve seppellì la faccia nel cuscino con un gemito di frustrazione e lui rise, insinuando le braccia intorno alla sua vita e il viso tra i suoi capelli. Lo divertiva il fatto che nonostante ormai fosse una Regina a tutti gli effetti si imbarazzasse ancora così facilmente.
-Dai, non fare la bambina!- la rimbrottò, costringendola a voltarsi – e cogliendo l'occasione per sbirciare sotto il lenzuolo.
"Una vita non mi basterà per saziarmi di lei!" rifletté, con gli occhi che brillavano.
-A cosa ti riferivi, allora?-
-Liberarmi dalla maledizione, come… Come è stato? Cosa hai provato, quando mi hai baciato?-
James fissò il soffitto, meditando su quella domanda.
-All'inizio non ero quasi cosciente di ciò che facevo. Ero pazzo di dolore, davvero, e sragionavo; poi, però, quando ti ho vista in quella dannata tomba ho compreso che non poteva finire così. Anche a costo di lasciarci la pelle, io dovevo poggiare le mie labbra sulle tue!-
Passò affettuosamente un dito sulla bocca della ragazza, seguendone il contorno e sforzandosi di non tremare mentre rievocava quei momenti tremendi, che avrebbe preferito dimenticare.
-Eri così fredda… Mentre combattevo al tuo fianco avevo immaginato più volte di baciarti, sai? Come se fossimo un uomo e una donna comuni, come se la maledizione non ti avesse mai colpita. Immaginavo come corteggiarti, come sposarti… Immaginavo di avere dei figli con te. E quel primo bacio ha mandato in frantumi tutte le mie fantasie, perché sentivo che eri morta; solo in quel momento ho compreso davvero che te ne eri andata e che non avrei avuto altre possibilità con te. Poi ho iniziato a provare un freddo strano, come un vento gelido che mi entrava nel sangue e nelle ossa; ricordo che attorno a me c'era un mormorio concitato sulla maledizione, ma ero troppo lontano per afferrare le parole esatte…-
-Ti ha fatto male?- chiese ancora Biancaneve, titubante. James sbuffò:
-Un po', ma non era nulla rispetto a ciò che provavo prima, sapendoti morta. Anzi, quel bruciore che mi incendiava il corpo mi è sembrato quasi una benedizione! Comunque è durato poco: ho avuto appena il tempo di pensare che sarei morto e d'improvviso sono tornato a respirare e la sala mi sembrava di nuovo calda e piena di rumori.-
-Ed io ero di nuovo con te!- mormorò lei, con voce rotta. -Mi hai ridonato la vita, come potrò mai ripagarti per questo?-
-Continuando ad amarmi… E un giorno vorrei che potessimo deporre la corona, così ti farei conoscere il mondo che non hai mai visto…-
Gli occhi di Biancaneve si illuminarono di gioia davanti a quei progetti; per un attimo, solo per un brevissimo istante, il suo pensiero corse ai suoi genitori, al Regno e alle sue responsabilità. Poi tornò a posare lo sguardo su James e si sentì sicura e pronta come non era mai stata in tutta la sua vita.
Poggiò la testa sul suo torace e si addormentò con il sorriso sulle labbra.
 
Mulan piegò le labbra in un'impercettibile sorriso mentre Shang si affacciava sulla soglia dell'armeria. Zoppicando, l'uomo le si affiancò ed inspirò il profumo dei suoi capelli, fissando con un certo rammarico le armi lucenti appese alla parete davanti a loro.
-Biancaneve mi ha fatto una proposta, oggi!- esclamò ad un tratto la donna, rompendo il silenzio solenne che regnava nella stanza semibuia. Non molto lontano da lì, nell'ala più alta del castello, gli schiamazzi e la musica indicavano che gli ospiti continuavano a festeggiare nonostante gli sposi si fossero già ritirati da un pezzo nelle loro stanze.
-Lo so.- replicò tranquillamente lui, passandosi una mano tra i capelli ordinatamente legati e reprimendo un gemito di dolore quando il gesto irritò le ferite in via di guarigione sulla schiena e sul fianco.
"Sono ridotto a un pezzo di carne macellata… Ma sono vivo!" pensò, non riuscendo a capire se fosse disgustato o sollevato da quel pensiero. Ciò in cui aveva creduto sembrava senza importanza, lontano come la terra d'origine in cui, adesso ne era sicuro, non avrebbe mai più rimesso piede: l'Impero avrebbe mandato a morte Mulan e lui aveva deciso di vivere con lei ovunque si fosse diretta, perciò…
-Non ti dà fastidio?- chiese ancora la guerriera, titubante. Shang abbozzò un sorriso ed accarezzò con la punta delle dita una piccarda adagiata in un angolo.
-L'esercito è stato la mia vita per molto tempo… La mia unica ragione di vita, potrei dire, il mio unico pensiero, la mia gioia, la mia soddisfazione… Sono sicuro che tu comprenda. Ambivo agli incarichi più onorevoli, deciso ad uscire dall'ombra di mio padre e a dimostrare il mio valore; in effetti, è l'unico motivo per cui ho accettato di darti la caccia. Pensavo che se avessi riportato la tua testa all'Imperatore, nessuno avrebbe più potuto mettere in discussione il mio ruolo di comandante…-
-E adesso cosa è cambiato? Intendo… A parte il fatto che hai trovato graziosa la mia testolina e hai deciso di non staccarmela dal collo!-
L'uomo scosse la testa, sbuffando divertito:
-Sì, beh, a parte quello… Ho visto un esercito che era tutto tranne una macchina da guerra e dei soldati che non erano affatto guerrieri. Ho fatto amicizia con un ladro, combattuto al fianco di un cacciatore di taglie, seguito una principessa senza corona e mangiato gomito a gomito con una donna-lupo; sono sopravvissuto grazie ad un mago deforme che non avrei mai degnato di un'occhiata. Ma soprattutto ho scoperto che tutte queste persone… Comprese una bambina che si comporta come un animale selvatico e una donna che credevo senza onore… Sembravano saperne più di me sulla vita. E così ho compreso che ciò che io chiamavo vivere in realtà era attendere la morte: ho trascorso la mia esistenza in mezzo a questi strumenti di morte, dimenticandomi di tutto ciò che rende la vita di un uomo degna di essere vissuta.-
Si voltò verso di lei con un'espressione assorta:
-Una casa, una donna, una famiglia da amare. Degli amici per cui daresti la vita e che la sacrificherebbero per te. Ecco cos'è vivere… E mi dispiace di averlo compreso così tardi!-
Mulan sentiva il cuore rimbalzare nel petto come un tamburo e la voce le uscì arrochita e commossa:
-Sei diventato un poeta, capitano Shang!-
-Colpa di quel principe imberbe che ha strimpellato con quella dannata cetra tutta la sera! I suoi versi mi rimbombano ancora dentro le orecchie!-
Entrambi risero al pensiero di Filippo che intratteneva gli invitati al matrimonio con stralci del poema che aveva finalmente iniziato a comporre.
Quando il momento di ilarità passò, Shang si fece forza sulle gambe malferme e con uno slancio degno dell'agilità di un tempo la strinse a sé:
-Sarai un ottimo comandante per le truppe di Biancaneve, Mulan, non dubitarne mai. E se mai avrai dei dubbi o delle incertezze, io sarò qui; certo, non sarò molto utile ridotto in questo stato ma…-
Lei lo zittì con un bacio che sapeva di lacrime e di felicità.
 
Aladdin strinse i finimenti del cavallo, che sbuffò irritato.
-Sei sicura di voler andar via così?- le chiese per l'ennesima volta, grattandosi il capo confuso. Jasmine alzò gli occhi al cielo:
-Te l'ho già detto, non sono brava con gli addii. E poi è meglio così: niente momenti imbarazzanti, niente discorsi impacciati…-
-Niente lacrime traditrici…- ridacchiò il ladro, guadagnandosi un'altra occhiataccia. Jasmine sospirò profondamente, accarezzando distrattamente la sella del suo stallone.
-La verità è che se aspettassi domani non ce la farei ad andarmene. Rimanderei sempre il momento dei saluti, cercando quello più opportuno… Che non arriverebbe mai.-
Aladdin le prese la mano.
-So che non è facile per te abbandonare tutto questo… Dei onnipotenti, non è facile neanche per me, e io sono un dannato ladro truffatore! Perciò, dolcezza, mi basta un tuo cenno: mettiamo tutto a posto e ce ne torniamo alla festa con gli altri!-
Jasmine scosse la testa, mentre un paio di lucidi lacrimoni facevano capolino nei suoi occhi:
-No, no… Io… Ho delle responsabilità, Aladdin. E ragionandoci sopra ho capito che non mi serviva il loro aiuto per riprendermi la mia tribù: avevo bisogno di loro per accettare la mia doppia natura. Ora che ci sono riuscita e ho fatto pace… Letteralmente… Con il mio demone interiore, beh, non c'è più motivo che io rimanga qui!-
-Quindi che faremo? Andremo a rivendicare i tuoi diritti? Fantastico, dopo questa guerra affrontare gli uomini della tua tribù sarà una passeggiata!-
Lei lo interruppe con un gesto della mano:
-So che ho detto di avere delle responsabilità, ma non intendevo quelle verso il mio popolo, che non mi ha mai voluto. Forse, in fondo, me ne sono andata perché neanche io volevo quel ruolo.
Adesso ho delle responsabilità verso di te, verso di noi… Hai fatto così tanto per me, Aladdin, che non mi basterà una vita per ringraziarti come meriti! Però voglio provarci…-
Il ladro sorrise, stringendola più forte:
-Quindi saremo solo tu ed io all'avventura? Questo programma mi piace ancora di più!-
E senza aspettare una risposta prese a baciarle il viso ed il collo mentre Jasmine rideva.
-Non andremo all'avventura, sciocco! E' solo che non credo che questo castello sia casa nostra… Te l'ho detto, non c'è niente per noi qui. E non c'è niente per noi ad Agrabah, o nel deserto…-
Aladdin le accarezzò la guancia con il palmo della mano:
-Sai, dicono che i ladri siano avidi e sempre in cerca di nuove ricchezze. Ma da quando ho te, non mi serve nient'altro e non desidero nulla!-
Poi aprì la porta della stalla e montò in sella al cavallo scalpitante, incantando Jasmine con il suo sorriso malizioso:
-Andiamo, dolcezza: il mondo è nostro!-
 
In cielo le stelle stavano impallidendo per lasciare posto al giorno, quando Filippo scese barcollando la scalinata d'ingresso del castello, sorreggendo a stento un'Aurora brilla e spaesata quanto lui.
-Oh cielo!- mormorò lei con voce stanca -Ho così sonno…-
-Dormirai in carrozza, tesoro!- replicò affettuosamente lui, guardandosi attorno alla ricerca di un viso familiare in mezzo al via vai di servi che stavano rassettando il palazzo dopo la festa del giorno precedente. In mezzo alle livree immacolate la pelliccia scura di Belle spiccò come un corvo su un campo innevato.
-Anche voi in partenza, vedo!- commentò il ragazzo, indicando con un gesto il modesto bagaglio che la donna stringeva in una mano. -Venite, lasciate che sia io a portarlo! Dove siete diretta?-
Belle inarcò un sopracciglio:
-Al mio castello, ovviamente. Nessuno può ormai reclamarne la proprietà e la mia identità è molto nota, adesso. Biancaneve mi ha assicurato che potrò amministrare quel piccolo territorio come meglio credo... Stavo giusto andando a scegliere un cavallo da prendere in prestito!-
-Ma come!- esclamò Aurora, sgranando gli occhi e congiungendo le mani -Volete forse fare tutta quella strada a cavallo? Volete davvero viaggiare da sola? Ma avete idea di quanto sia pericoloso?-
Belle era sul punto di replicare che era un licantropo e che semmai era lei il pericolo, ma non ne ebbe il tempo, perché Filippo convenne con energia con la sua fidanzata:
-Ho un idea: venite con noi, il vostro castello non è lontano dalla strada che dovremo fare per raggiungere il nostro regno!-
-Non vorrei…- iniziò la donna, decisa a rifiutare.
-Oh, sciocchezze! Nessun disturbo!- la interruppe Aurora -E sarà un piacere godere ancora un po' della vostra compagnia! Inoltre, a proposito di regnare, ho dei dubbi che forse voi potete aiutarmi a risolvere…-
-Perché non chiederli a lui?- ringhiò Belle tra i denti, indicando Filippo con un ampio gesto del braccio, che stava dando istruzioni ai servi su come caricare i bagagli sulla carrozza.
-Perché è un totale incapace in questioni di governo!- replicò la ragazza in tono asciutto.
-Biancaneve?- azzardò l'altra, con voce quasi supplichevole.
-Scherzate? Andare a disturbarla il giorno del suo matrimonio per certe quisquilie? Non sia mai! Allora, venite?-
Belle sospirò, costretta alla resa. Poi però si irrigidì e le sue labbra si strinsero improvvisamente:
-Voi avviatevi. Vi raggiungerò tra poco.-
-Avete forse dimenticato qualcosa?-
-Sì! Qualcosa di molto importante…-
 
Gaston stava lucidando il manto del nuovo asinello che aveva appena aggiogato alla sua casa-carro-libreria ambulante. Non aveva voluto altri pagamenti per i suoi servigi e dopo un ultimo, interessante scambio di informazioni con i nani, grazie ai quali avrebbe potuto avviare nuove e stimolanti ricerche, era pronto anche lui a partire. Un po' gli dispiaceva lasciare sola la nuova Regina, che nonostante la felicità delle nozze e la serenità di essere libera della maledizione mostrava di non essere ancora del tutto pronta per quel trono; probabilmente avrebbe sentito la mancanza di tutti loro. Se infatti Aurora e Filippo erano quasi dei "vicini di casa", Aladdin, Jasmine e anche la piccola Cappuccetto Rosso sembravano scomparsi nel nulla dalla sera precedente.
All'improvviso il suo nuovo compagno di viaggi drizzò le orecchie ed emise un basso raglio allarmato: anche senza voltarsi, Gaston sapeva chi c'era alle sue spalle. Perciò raddrizzò la schiena per quanto gli fosse possibile e tentò di calmare l'occhio meccanico che vagava come impazzito, mormorando:
-Buonasera, signora. Credevo foste già in viaggio verso il vostro castello!-
-Non sarei mai partita senza salutarvi.-
Quando Gaston si voltò una smorfia beffarda gli deformava i lineamenti:
-E perché mai? In fin dei conti sono solo un libraio ambulante e deforme!-
Belle si avvicinò di un passo, titubante:
-Perché ora, grazie a voi, so vedere la bellezza di una tazza sbeccata!-
L'uomo alzò gli occhi al cielo nell'udire quella metafora, dato che ormai iniziava a non crederci più; per qualche istante, perciò, rimasero in silenzio a studiarsi, immersi nella rumorosa atmosfera del castello che si risvegliava.
Poi la donna lupo emise un basso sospiro esasperato:
-Sapete, nel corso di questi anni ho accumulato più libri di quanti la mia libreria possa contenerne, purtroppo. Inoltre, la lettura dei bestiari mi ha stancato, non leggerò più una sola pagina che parli di mostri ed affini! Perciò, vedete, vorrei disfarmene… E anche mettere ordine tra tutti i manoscritti che ho…-
-Capisco…- replicò lui guardingo, in tono educato.
-Quindi, se foste così gentile da farmi la cortesia di occuparvi per me di quest'incarico… Quando avrete tempo, ovviamente... Beh, saprò ripagarvi adeguatamente!-
L'occhio meccanico impazzito era l'unico segno evidente dell'entusiasmo di Gaston, che mantenne un atteggiamento distaccato ed educatamente interessato:
-Certo, si può fare. Ho alcuni giri da fare nei miei soliti villaggi: quest'anno, date le circostanze, sono in ritardo… Ma vedrò di fermarmi da voi, quando passerò nelle vicinanze delle vostre terre! Così… Vi darò una mano con la vostra biblioteca, ecco!-
Belle scoprì i denti in un sorriso: 
-Così avrò l'occasione di offrirvi un buon tè. Ho un servizio di porcellana che è rimasto inutilizzato per troppo tempo.-
Gaston deglutì a fatica:
-Mi farebbe molto piacere, sì, assaggiare… Il vostro tè.-
La donna si voltò indietro, verso il cortile dal quale era venuta:
-Allora ci vedremo presto, Gaston!-
-A presto…- mormorò lui, fissando instupidito lo spiazzo ormai vuoto, come se si fosse appena risvegliato da un sogno.
 
Il bosco, a differenza dell'ultima volta che l'aveva visto, era silenzioso. In pace, finalmente.
Cappuccetto Rosso si era disfatta da tempo del pesante vestito di broccato che aveva indossato per il matrimonio di Biancaneve, dei nastri che le erano stati intrecciati nei capelli e delle scomodissime scarpette eleganti.
Avrebbe voluto ululare per la gioia quando i suoi piedi nudi avevano riassaporato la terra umida e la frescura dell'erba, ma si era trattenuta, limitandosi a lanciarsi in una corsa sfrenata attraverso i campi ed i sentieri per tornare a casa, dal suo branco.
Non era più la cucciola debole e solitaria che aveva lasciato quegli alberi per compiere un destino sconosciuto; ora quando si specchiava nelle pozze d'acqua limpida da cui era solita abbeverarsi vedeva una ragazzina dal corpo flessuoso e dai lineamenti spigolosi, quasi mai mitigati da un sorriso.
I capelli ed il fisico avevano beneficiato di una dieta sana e regolare e Cappuccetto era certa che adesso non avrebbe avuto problemi a seguire gli adulti nella caccia.
"Non rimarrò più indietro!" pensò con un moto d'orgoglio, mentre la mantella rossa le svolazzava attorno alla tunica nuova che aveva "preso in prestito" al castello.
Sentì in lontananza i richiami del branco che aveva fiutato il suo odore, ma invece di accelerare il passo rallentò la sua corsa, improvvisamente titubante. Si voltò verso l'entrata del bosco, verso la luce del pomeriggio che filtrava attraverso i tronchi secolari ed il fogliame rigoglioso: per un attimo avvertì il desiderio di mescolarsi con la sua gente e continuare quell'avventura sconclusionata che le aveva lasciato in bocca il sapore dolceamaro della crescita.
Ma fu, appunto, solo un attimo.
Quando gli ululati del branco echeggiarono di nuovo nella foresta, la bambina unì la sua voce alla loro e con un balzo scomparve in mezzo agli arbusti.
 
Angolo Autrice:
Con questo epilogo ho cercato, come al solito, di chiudere il cerchio e di sistemare ogni personaggio xD
Fables è nata per caso sui banchi di scuola e in teoria doveva essere una storiella leggera, corta e un po' sconclusionata. Invece si è rivelata un percorso molto più lungo e complesso, a volte difficile da portare avanti (infatti dovrò rivedere alcuni punti in cui l'ispirazione si era volatilizzata!) ma allo stesso tempo divertente. Mi ha permesso di sperimentare uno stile un po' diverso dal solito, perciò in fin dei conti sono soddisfatta da questo racconto… E soprattutto, dal fatto che vi sia piaciuto!
Perciò ringrazio infinitamente OldFashioned, Alessia Krum, evelyn80, iker, design_r e Dantmat per aver recensito e tutti coloro che hanno inserito Fables nelle seguite/preferite.
A presto, ho un mucchio di idee da mettere nero su bianco xD
 
Crilu

 
   
 
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