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Autore: miss moonlight    27/07/2017    4 recensioni
Marzio Chiba è il tipico ragazzo ribelle, conosciuto per le sue “bravate” e sempre sulla bocca di tutti. Leader del suo gruppo di amici, è l’unico che con la sua freddezza e calma riesce di tanto in tanto a tenerli a bada. Le mattine, i pomeriggi e le serate, scorrono con la loro monotonia caratterizzati dal mancato dialogo con il padre. Tutto cambia con l’arrivo di Bunny che, con la sua determinazione e la sua bontà incondizionata, mette Marzio difronte alla realtà e alle conseguenze dei suoi comportamenti. Marzio si ritroverà spesso a scoprire un nuovo mondo, il mondo di Bunny, fin quando i due non si troveranno coinvolti in una serie di situazioni che li porterà ad innamorarsi. Ma il lieto fine per i due è ancora lontano…
Due persone e due mondi a confronto, il tutto unito dalla magia che solo un sentimento potente può creare.
ATTENZIONE: Fanfic narrata dal punto di vista di Mamoru. Personaggi OOC!
Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale. I fatti narrati sono frutto dell’immaginazione dell’autrice.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei fare una precisazione. Nell’indecisione di dove dover ambientare la storia, mi sono accorta di aver tralasciato per molto questo aspetto, creando un buco nella fanfic. Ho cercato di rimediare aggiungendo qualche elemento nei capitoli precedenti, ma se siete qui e non vi va di spulciare indietro (comprensibilissimo!) sappiate che ci troviamo in una piccola cittadina americana, Charlestown nel Rhode Island, circondata dal mare.
Buona lettura!

 
 

 *** *** *** *** *** ***

 
 
Bianco antico, bianco di zinco o bianco floreale.
Rosso fragola, rosso pompeiano oppure rosso veneziano.
Marta aspettava, irremovibile, quella che secondo me doveva essere la combinazione perfetta di quei due tipi di colori
- Fragola e zinco – tagliai corto, con un’occhiata veloce. Le sfumature differenti erano impercettibili, il colore degli inviti per l’evento di Natale era un dettaglio che per me poteva essere tralasciato.
- No! – sbottò – Guarda bene e decidi!– con un colpo secco sul tavolo, poggiò i tre campioncini di colore sul progetto della nuova casa famiglia, impedendomi di controllare quello che mi aveva chiesto l’architetto.
Dall’altra parte del tavolo, Bunny sobbalzò. Guardò la scena, ridacchiando – Io direi rosso veneziano e bianco antico, mi sembra che si accostino bene.- fece un occhiolino a Marta e tornò al suo pc.
- Perfetto! – soddisfatta, raccolse il suo materiale e tornò a compilare le sue schede – Ora devo solo decidere il tipo di carattere…-
Alzai gli occhi al cielo e raggiunsi la mia amica per controllare il suo lavoro. Eravamo a casa mia, nello studio di mio padre. Da quando avevamo ricevuto il via libera, ci eravamo messi subito all’opera.
Bunny stava stilando una lista, suggerita da lui, di tutte le persone che avrebbero dovuto ricevere l’invito per l’evento: banchieri, azionisti, titolari di altre piccole e medie imprese.
– A che punto sei? – mi chinai accanto a lei per dare una veloce occhiata.
- Ho quasi finito – rispose senza staccare gli occhi dal pc. – Perché?-
Le passai un altro foglio: – Potresti aggiungerli? Sono dei miei amici e conoscenti. Devono essere presenti anche loro, dovremo lasciarne una copia a chi accoglierà gli ospiti. Non voglio far intrufolare nessuno…-
Le sue mani si bloccarono: – I miei genitori sono invitati? –
- Certo, Bunny. Aggiungi chi vuoi alla lista. – cercai di scusarmi – Credevo fosse ovvio. -
– Posso invitare anche un mio conoscente? –
La studiai, c’era stato qualcosa di diverso nel tono della sua voce.
- Un mio amico…- continuò
Oh, un amico. – Stai arrossendo, testolina buffa? – ero incredulo, curioso.
Tornò a scrivere veloce alla tastiera: - Va bene, non lo invito! –
Ritornando al mio posto, vidi Marta mordersi il labbro inferiore nel tentativo di nascondere un risolino.
- Puoi invitare chi vuoi.- ripetei tranquillo – Lo conosco già? –
Scosse la testa: – No… è inglese, vive a Londra. -
Oh, perfino inglese.
- Conosciuto in chat? – ad un tratto il progetto architettonico tornò a sembrarmi interessantissimo, iniziai a ricontrollare ogni linea con la riga.
Chiuse il portatile ridacchiando: - Un amico di infanzia, titolare di una casa editrice!-
Addirittura. - Ti piace? –
Sembrò pensarci su: - È molto carino e ha quel fascino inglese che non mi dispiace affatto... Non siamo mai stati fidanzati, ma…- temporeggiò.
Corrugai la fronte, stranito. Sperai di sembrare solamente concentrato su quello che stavo facendo:- Ma…? –
Disse qualcosa tutto in un fiato, velocissima.
Non la capì. – Eh?-
Avvampò: - A lui ho dato il mio primo bacio! –
Oh, il primo bacio. – Ah. –
- Allora? –
Feci spallucce: - Niente. –
- Niente? La so riconoscere una faccia da niente. – si stava stizzendo. Ma ero stato sincero, non avevo idea dell’espressione che avevo appena assunto. Tirai un calcetto alla sedia di Marta per cercare aiutoo, ma si limitò ad ascoltare tutto senza pronunciare una parola. Non ottenni nulla.
- Beh, credevo che non avessi avuto ancora nessuna … ehm… - che cosa potevo inventarmi? - …esperienza, ecco.-
Marta strabuzzò gli occhi, Bunny spalancò la bocca. Il suo viso era diventato dello stesso colore degli inviti:- Sei uno stupido! –
- Cosa ho detto di male?! –
Matite, palle di carta, penne volarono verso di me e una mi colpì: - Ahi! Bunny stai esagerando!-
- Non mi importa!-
- A me si, così distruggi lo studio di papà!-
- Ok, adesso basta! – Marta si alzò in piedi alzando la voce: - Tu fatti gli affaracci tuoi e tieni per te le tue riflessioni! – mi ammonì. – E tu siediti e smettila di lanciargli cose contro, ci serve ancora per questo lavoro. Io vado a far vedere questo a mamma- prese il suo invito facsimile appena terminato - quando torno non voglio trovarvi più a bisticciare. - sentenziò con tutta la sua autorità da sorella maggiore e uscì dallo studio.
Nessuno dei due proferì parola per diversi minuti.
Ero stato indelicato nel lasciar capire le mie convinzioni? Da quando conoscevo Bunny non l’avevo mai vista con un ragazzo, né lei mi aveva parlato di qualcuno in particolare. Ero convinto che non frequentasse nessuno e dato che con me non aveva mai avuto un gesto, una parola o uno sguardo che celasse malizia, avevo sempre pensato a lei come una persona ancora… inesperta, casta. Un pensiero che mi aveva dato inconsciamente una strana sensazione di sollievo.
Ma era possibile anche il caso opposto.
Per un attimo mi sfiorò l’idea di chiedere a Heles se ne sapesse qualcosa, era stata lei a suggerirmi le prime informazioni su Bunny, ma Moran mi avrebbe staccato la testa a morsi se solo ci avessi provato: era ancora molto risentito per quanto gli era accaduto. Forse avrei potuto chiedere a Marta, ormai avevano raggiunto un ottimo livello confidenziale, probabilmente lei sapeva se qualcuno aveva accarezzato il corpo della mia amica.
La osservai istintivamente, mi dava le spalle.
… se qualcuno le aveva massaggiato il collo, se era sceso ad accarezzarle la schiena… Se aveva stretto le mani sulle sue natiche toniche.
Il mio corpo reagì.
Scossi la testa e strizzai gli occhi, ma a cosa stavo pensando? Negli ultimi mesi la parte più lussuriosa della mia vita aveva subito un brusco rallentamento. Ma non era solo questo a farmi mordere la lingua. Il pensiero di un estraneo nelle circostanze immaginate poco prima non mi piacque, era irritante.
Presi un forte respiro, lo sentì anche lei.
- Scusami. Non volevo. – né offenderti, né fantasticare su di te. – Invitalo, prometto che sarò buono.-
Si fece più vicina, aveva il suo lavoro stampato : - Tieni, ho inserito i miei genitori, un paio di amiche e anche lui.-
Presi i fogli, ma le bloccai la mano nella mia: - Non essere arrabbiata, sono onesto. Non me lo aspettavo, tutto qui. Non mi hai mai detto niente.-
- Avrei dovuto? – cercò di liberarsi dalla mia presa – Noi non …-
- Ci frequentiamo? O stiamo insieme? – quasi non mi accorsi di aver usato un tono risentito. Non capivo da cosa nascesse tutto quel trambusto interiore.
- Noi siamo solo amici. – disse confusa.
- Sei la mia migliore amica, sai che ti considero tale. Tu sai tutto di me.-
Della parte più intima di lei, invece, io non sapevo nulla. Notai solo allora quel piccolo squilibrio nel nostro rapporto. Che si trattasse solo di fiducia tradita? Di delusione nell’aver sperato di essere arrivato a lei nello stesso modo in cui lei aveva fatto breccia in me? Oppure c’era dell’altro?
Mi accontentai delle prime due opzioni.
- Forse ti ho lasciato credere che… cioè, siamo solo amici.- riconfermò. La sua mano cercò ancora di fuggire, glielo lasciai fare.
- Promettimi che starai attenta.- decisi di tagliare lì quel discorso.
- Solo questo? Sei preoccupato per me?- un sorriso le comparve sul viso. – Proprio come un buon amico premuroso! – mi arruffò divertita i capelli.
Sbuffai e cercai di allontanarmi, continuavo a non sentirmi completamente a mio agio.
Papà entrò in quel frangente, salutò calorosamente Bunny e non sembrò disturbato nel vedere che ci stuzzicavamo in quel modo. Quando ci raggiunse anche Marta, gli feci vedere tutto quello che fino ad allora eravamo riusciti a fare: dal progetto fino all’intero allestimento dell’evento.
Studiò tutto per alcuni minuti: - Direi che sembra tutto apposto, salvo che un particolare.-
- Cosa? – chiesi con apprensione.
- Nessuno ha pensato a pubblicizzare l’evento? –
- Contatteremo personalmente tutti e invieremo gli inviti – spiegò Bunny, ma mio padre scosse la testa.
Fu Marta a prendere la parola :- Ho capito a cosa ti riferisci. Intendi mediaticamente, vero? Stampa, reti televisive… Chi se ne occupa in azienda, papà? –
- Mauricius Hino. - ripose i suoi occhiali nel taschino della giacca e si rivolse a tutti noi. – Ha un’ottima esperienza nel campo, ma sono sicuro che anche a lui non dispiacerebbe vedere come se la potrebbe cavare sua figlia R…-
- Rea.- lo anticipai.
- Abbiamo sempre lavorato bene con gli Hino, mantengono la parola data.-
Per quanto avessi deciso di limitare i miei contatti con lei, in questa situazione pareva che non ne potessi fare a meno. Era una questione di priorità, dove veniva prima di tutto l’interesse per la Casa Famiglia, il coinvolgimento dell’azienda e poi… le mie questioni personali.
Era quello che faceva un uomo in affari.
- Papà, io e Marzio vorremmo evit…-
- No, papà ha ragione. Abbiamo poco tempo e voglio rivolgermi solo a persone con esperienza e competenza. Rea va bene, Mauricius saprà consigliarla.-
Mio padre si lasciò sfuggire un sospiro pieno di soddisfazione.
 
***
Poco più tardi, telefonai a Rea per darle appuntamento al Crystal, una cioccolateria che avevano inaugurato da pochi giorni, tranquilla e accogliente.
Quando arrivai, la vidi subito senza esser ancora entrato nel locale. Aveva scelto di sedersi davanti ad un tavolino che si trovava proprio dietro la parete di vetro che dava sulla strada. Le gambe avvolte dal nylon nero e scoperte fino al ginocchio, erano accavallate con sensualità, indossava anche una gonna a pieghe scura e un maglioncino bianco aderente con una scollatura a v.
Tipico di Rea, non avrebbe perso l’occasione per farsi rivedere in tutto il suo splendore con me.
Incrociò il mio sguardo e ammiccò, invitandomi ad entrare dentro.
Mentre lo feci, speravo solo di non rialimentare troppo una qualsiasi delle sue speranze e che l’eventuale risentimento che ne sarebbe scaturito, non compromettesse tutto il lavoro.
- Ciao, grazie per essere venuta. – la salutai con un bacio sulla guancia, la sua forte fragranza mi colpì. – Hai messo il solito profumo.-
- Allora lo ricordi ancora…- era compiaciuta – Non mi aspettavo un tuo invito con tanta insistenza, lo sai? In questo posto, così diverso dai nostri.-
Presi il piccolo menù dal tavolo:- Si, ultimamente ho abitudini diverse. Hai già ordinato qualcosa? – feci scorrere il dito sulle immagini dei vari dessert, cioccolate, pasticcini…
- Non amo i dolci, avresti dovuto ricordarlo – mi lanciò un’occhiata giocosa. La colsì, certo che da lì a poco il suo umore avrebbe lasciato meno spazio all’allegria.
- Sono un ragazzaccio, scusami. – con la testa leggermente china sul menù, alzai gli occhi cercando di catturare i suoi. Poi le feci un sorriso sghembo, uno di quelli che più volte aveva apprezzato.
- Pare che tu sia fortunato.- si avvicinò un ragazzo, lei ordinò:- Per me uno yogurt ai frutti rossi, senza cioccolato.-
- Per me un gelato alla nocciola e stracciatella.-
Il cameriere appuntò e si allontanò discretamente.
- Ti va di dirmi perché siamo qui?- mi chiese.
Era arrivato il momento di spiegarle, cercai il modo giusto per descriverle tutto: - Ho bisogno del tuo aiuto.-
- Per? – era cauta.
- Mi sto interessando dell’azienda di famiglia.- decisi di camuffare in qualche modo i motivi principali.
- Quindi questo è un incontro per discutere di affari? –
- Beh, solo in un certo senso.- il mio istinto mi diceva di non lasciare intendere che l’occasione era solo finalizzat alla buona riuscita del progetto, la conoscevo bene ed ero sicuro che avrebbe potuto irritarsi se lo avesse percepito, non lasciandomi ottenere nulla.
Bluffare, ecco cos’altro facevano gli uomini d’affari.
 – Voglio anche scusarmi. Lo so, ho voluto interrompere il nostro rapporto e mi dispiace, ma io non stavo bene. – dovevo anche assicurarmi che certe cose restassero chiare – Non hai nessuna colpa, semplicemente avevo bisogno di altro e forse non ho ancora capito che cosa sto cercando precisamente. Ho iniziato a lavorare con papà e mi è stato utile. Adesso ho voglia di mettermi alla prova.-
Ascoltò tutto attentissima: - Lo accetto, se si tratta di qualcosa che riguarda te stesso. Magari un giorno potresti rivolere tutto quello che avevamo e anche qualcosa in più, sai cosa provo per te.-
Sospirai: - Rea, non puoi aspettarmi in eterno! –
- Non lo farò, infatti. Ma voglio lasciarti del tempo, voglio che tu ci rifletta! – lessi un filo di sfida sul suo volto, mi sorrise serena.
- Combattiva come sempre, eh? –
Annuì: - Non mi basta un no. Nemmeno due, se ci stai pensando! – fissò gli occhi su di me, giocosa, ma c’era una punta di verità nelle sue parole – Sono pronta tutto, non mi arrendo. Tu mi conosci…-
Il cameriere tornò con le nostre ordinazioni. Quando mi servì la coppa di gelato, mi venne spontaneo ridacchiare: era grande, tempestata di granella alla nocciola, ciuffetti di panna e i gusti che avevo scelto erano decorati con del cioccolato fuso. Era il tipo di spettacolo che avrebbe fatto sgranare e illuminare gli occhi a Bunny.
Bunny e le priorità, ricordai a me stesso. Spiegai a Rea che avevo bisogno del suo aiuto per la parte pubblicitaria di un progetto di ristrutturazione. Non volevo una semplice e statica conferenza stampa, aspiravo a delle riprese generali dell’evento che stavo organizzando, che fossero mandate in onda durante i notiziari, magari in un servizio. Volevo dei giornalisti, che avrebbero dovuto redigere articoli per i quotidiani e svariate riviste, qualche addetto che trasmettesse in diretta sui social.
- Lo sai che mancano meno di due settimane, non è vero? È difficile trovare così tante persone disposte a lavorare il giorno della vigilia! Non so se ci riuscirò, è un piano folle.-
Tamburellai con le dita sul tavolo, cercai di scacciare dalla mente il ricordo del giorno in cui aveva preso tutto forma nella mia testa. Mi era già stato dato del folle da un’altra persona… ma poi si era corretta subito: i folli erano subito diventati due. Io e lei.
- Non mi hai detto cosa ti preme ristrutturare. - notò – devo saperlo se vuoi che ti aiuti. -
- Lo farai? – incalzai.
- Non me lo vuoi dire?! –
- La Casa Famiglia. –
Con un gesto disgustato, allontanò il suo yogurt – Si tratta di lei, non è vero? La biondina.-
Scossì la testa: - Non è affatto così. Te l’ho detto, è per l’azienda! –
- Mi stai prendendo in giro? È sempre lì! –
Optai per una mezza verità, non le avrei detto che sulla struttura vi era il rischio di una possibile chiusura e che era nato tutto per non permettere ciò. Focalizzai la sua attenzione su un altro aspetto:
- Me ne ha parlato lei, è coinvolta quanto me, è vero. Ma io lo faccio per altro. L’azienda in questo periodo fatica a mantenere la quota di mercato, non siamo in crisi ma papà cerca continuamente di mantenere il primato. Le alternative sono due, reinvestire nei prodotti e nei nuovi cicli di produzione, oppure attirare l’attenzione su di noi, magari anche con il pretesto di una causa umanitaria! Rifletti, quali potrebbero essere i risultati peggiori? – marcai ancor di più il mio bluff – E poi considera questo… Avresti anche tu l’opportunità di farti notare nel campo delle pubbliche relazioni! –
Mi studiò: - Stavo giusto per chiederti che cosa ne avrei avuto in cambio.-
Cadde il silenzio per qualche minuto, la lasciai pensare.
- Ti aiuterò. – disse infine – ma voglio che tu me lo ridica un’altra volta, Marzio. Lo stai facendo per lei? –
- No. – mentì.
- Lo spero. Perché non te lo perdonerò. So essere anche vendicativa…-
Cos’era, una minaccia?
Serrai la mascella per contenere l’ira. Non sopportavo l’idea che potesse essere pericolosa per Bunny e che potesse arrivare a farle fisicamente del male, mi sembrava troppo anche per lei. Quello che Rea avrebbe potuto fare, sarebbe stato allontanarla da me, così come era accaduto in precedenza con altre ragazze. In ogni caso, fin tanto che ci fossi stato io accanto a Bunny, non le avrei permesso di torcerle un capello.
- Ti preoccupi di cose che non esistono.- rimarcai.
Il nostro incontro si trascinò ancora per diversi minuti, con un tono più alleggerito. Mi accennò alcuni nomi di persone a cui si sarebbe rivolta.
La accompagnai alla sua auto, mi salutò un po’ più pensierosa rispetto a quanto avesse fatto prima.
- Sarà il mio regalo per Natale…- disse mentre guardava una coppia di anziani uscire da un negozio di giocattoli, con delle buste piene di regali.
Sorrisi rilassato: - Lo spirito giusto, vedi? –
- Sentiamoci in questi giorni. Ciao, Marzio. – mise in moto e si allontanò.
Era andata meglio di quanto avessi immaginato.
Feci fare alla sciarpa un doppio giro al collo, mi strinsi nel mio cappotto nero di pelle e tornai verso il mio Suv.
Ero soddisfatto, fino a quel momento nulla era andato storto. In più, iniziavo a provare eccitazione per quello che stavo facendo, per come ero riuscito a venirne a capo.
Il mondo degli affari non mi sembrava più una giostra lenta e noiosa, si era rivelato dinamico, a tratti rischioso ma anche stimolante.
Mi fermai davanti la vetrina di un negozio di antiquariato e mi specchiai per un attimo.
Alto, spalle larghe, i capelli neri spettinati e gli occhi blu che risaltavano sul viso, coperto in parte dalla sciarpa.
Non sembravo un imprenditore in carriera, ma era una dote che avevo scoperto di avere nel sangue e che non volevo più rifiutare.
Bravo Marzio! Scherzai con il mio riflesso, poi scossi la testa e risi di me stesso.
Fu in quel momento che il mio sguardo cadde per caso sul più particolare degli oggetti esposti.
Non ci pensai due volte, feci leva sulla maniglia ed entrai annunciato da un grazioso campanellino.
- Buonasera, posso chiederle qualche informazione in più su uno di quei pezzi? –
 
***

Veloce come mai era accaduto, arrivò l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie. La professoressa aveva assegnato diverse letture, lasciandocele iniziare e continuare fino alla fine dell’ora.
Il primo testo era tratto un colosso della letteratura inglese: "Wuthering Heights".
- Che significa…? –
- Cime Tempestose! – tradusse subito la mia compagna di banco. – Come fai a non conoscerlo? Si intrecciano le storie tormentate, passate e presenti, di due generazioni. –
Sorrisi facendo delle mie braccia un cuscino sul banco e poggiandoci su la testa. – Bene, me ne farai tu un riassunto. Sono esausto! – chiusi gli occhi.
Si avvicinò al mio orecchio, bisbigliando :- Marta mi ha raccontato che passi le notti sveglio davanti al frigo.-
- Vi piacerebbe.-
Ridacchiò: - Hai lavorato molto? –
Annuì:- Con papà abbiamo controllato tutti i preventivi, in più mi ha spiegato la nuova politica dei prodotti che lanceremo…-
- In cosa consiste? –
Restai vago, incuriosendola : - Lo scoprirai domani, sarà il pezzo forte della serata…-
Sentì il verso di una linguaccia.
Feci un lungo respiro, quanto avrei voluto addormentarmi e riposare. Il giorno dopo sarebbe stato molto impegnativo.
- Stiamo dimenticando qualcosa, me lo sento.-
- Abbiamo fatto tutto.- riconfermai – non farti prendere dal panico.-
- Starò tutto il tempo dietro di te a far finta di capire i vostri discorsi…- come non detto.
- Non è una riunione del consiglio di amministrazione, non ci sarà nulla da capire. Dovrai solo sorridere e scambiare qualche parola. –
Ripeté le mie parole imitando il tono di voce.
- Non posso mettere ancora la mano sul fuoco… Ma raggiungeremo il nostro obiettivo, avremo la nostra bella cifra!-
- Farò una figuraccia, mi hai inserita come la collaboratrice principale e…-
- Temi questo? Di non essere all’altezza? – aprì gli occhi e sorrisi intenerito. Sottolineava distratta il suo libro – Bunny, sappiamo tutti che la Casa Famiglia è importante per te ed hai fatto quello che potevi. Se non fosse stato per te, io non avrei mai messo piede lì, non ne avrei saputo nulla. Ti rendi conto di ciò, vero? -
Nessuno di noi aveva le aveva mai chiesto più di quanto lei potesse realmente fare. In quei giorni aveva cercato di occuparsi di quante più cose poteva: aveva preparato i bambini alla notizia, ci aveva aiutati nelle operazioni più fastidiose, ricontrollato inviti, messo ordine tra i documenti, si era affrettata per farmi avere tutto ciò di cui necessitavo. Era stata il mio braccio destro, non poteva ignorarlo.
La professoressa ci intimò di far silenzio, così lasciai cadere l’argomento, sperando che la determinazione che avevo visto in lei fino a pochi giorni prima non l’avesse abbandonata.


 
****
 
- Marzio, posso entrare? – riconobbi mia sorella dall’altro lato della porta.
- Vieni pure, ho quasi finito.- sbuffai – Ho bisogno del tuo aiuto con questo! – le mostrai il papillon che penzolava sulla camicia.
- Che eleganza! Stai veramente bene con lo smoking. – sorrise attraversando la mia camera. Prima che chiudesse la porta alle sue spalle, sentì voci e del leggero trambusto provenire dal piano inferiore.
- Sono già arrivati gli ospiti? – chiesi mentre metteva le mani intorno al mio collo, modellando senza problemi quel piccolo pezzo di stoffa che aveva rischiato di portarmi all’esasperazione.
- Non ancora, sono i camerieri che stanno preparando l’aperitivo. Mamma mi ha detto che è arrivato solo qualche amico e parente, ma gli altri non tarderanno.-
- Che ore sono? –
- Sei perfetto! -sistemò il colletto - Conosci Bunny, è più probabile che arrivi con un leggero ritardo anziché essere puntuale.-
Marta sembrò leggermi nel pensiero, oppure interpretò semplicemente il nervosismo che mi portava a fare gesti meccanici, come sistemarmi l’orlo delle maniche ogni manciata di secondo, guardare il piccolo orologio nel taschino interno della giacca, dove tenevo qualcosa di più speciale. – Forse è meglio scendere, così potrò essere preparato per accogliere i nostri ospiti!-
La seguì giù per le scale, facendo effettivamente caso per la prima volta a quante decorazioni abbellivano la mia casa. Delicati nastri rossi erano avvolti lungo la ringhiera, i mobili erano impreziositi da decorazioni natalizie o composizioni floreali e il bianco delle tende era stato cambiato con l’oro e l’amaranto. Non avevo ancora visto il salone che avrebbe ospitato tutti gli invitati, avevano iniziato ad allestire la sala in mattinata e non volevo creare disagio durante i lavori. I camerieri si muovevano avanti e indietro tra la cucina e il resto della casa, mia madre era occupata a dare le ultime disposizioni, mentre papà, che era seduto sulla sua poltrona in soggiorno, non appena mi vide con Marta ci venne incontro, si complimentò per la nostra eleganza e poi desiderò parlare solo con me.
Finalmente accettai rilassato di avere un confronto con lui. Mi aveva dato fiducia, aveva scommesso sulla mia idea e sapevo che il compromesso che avevamo raggiunto era merito di entrambi. Io mi ero mostrato più disponibile verso di lui e il lavoro della sua vita che voleva affidarmi, lui aveva creduto in me. L’atmosfera natalizia faceva perfettamente da sfondo, anche se centrava poco la credenza popolare “ A Natale si è tutti più buoni”. Quel calore nel cuore, quella complicità speciale doveva essere semplicemente riscoperta tra di noi ogni giorno.
- Purtroppo abbiamo solo pochi minuti, figliolo, tra poco non ci lasceranno respirare e dovrai prepararti perché ti presenterò un bel po’ di gente di importanza rilevante e ti assicuro che se la tua idea li colpirà, riceverai un ottimo contributo per la tua raccolta di fondi. – annuì, lo avevo già immaginato ed ero preparato. Per anni avevo osservato il comportamento di mio padre in situazioni analoghe e sapevo che dovevo essere convincente. - Quello di cui mi preme informarti è che io non ho intenzione di fare la presentazione ufficiale del progetto. Dovrai farlo tu. Ovviamente insieme alla tua amica, voglio che siate voi a prendervi il merito per la vostra idea.
Stava scherzando? Scossi la testa, mostrandomi contrariato:- Allora salteremo la presentazione.-
- Come? Vuoi chiedere soldi a tutta questa gente senza spiegargli il motivo? -
- E’ una questione troppo importante. Non ho uno straccio di discorso pronto! Se ne è sempre occupato il nonno, poi tu e…-
- E adesso toccherà a te, figlio mio.-
Sospirò avvicinandosi a me. Posò le sue mani sulle mie spalle e con i suoi occhi chiari, velati dall’esperienza, cercò di infondermi coraggio: - Marzio, non ti sto passando le redini dell’intera azienda ora. Non è questo il momento… Ma pensa a tutto ciò che hai fatto. Dai un peso a tutto il tempo che avete dedicato a questo ed in particolare il tuo nuovo modo di fare la cose, la brillantezza con cui hai innovato la strategia di mercato rendendola utile per risolvere un problema a quei bambini a cui ti sei affezionato.-
Alzai gli occhi al cielo e scossi ancora la testa, non del tutto convinto dalle sue parole: - Lo faresti meglio di me, ne sono sicuro.-
Annuì : - Ho aspettato anni per vedere ciò che sei diventato oggi, credevo che non avresti mai lasciato da parte i tuoi capricci per concentrare le tue energie su qualcosa di significativo per la tua vita, ma è avvenuto. Ed è il momento di apprezzare questa svolta e di riconoscere che sei cambiato, che non sei più il ragazzo scontroso e ribelle che tutti conoscevamo. Sei degno di prenderti e mostrare a tutti il ruolo che ti spetta!- mi parve di sentire una nota di commozione nella sua voce mentre cercava infine un ultimo punto per far breccia - È un giorno speciale per tutti, queste persone non vorranno altro che sentire parole sincere. Siete in due, ascolta il tuo istinto e il tuo cuore. Non sbaglierai.-
Lessi la sincerità nei suoi occhi e non mi occorse nient’altro : - Grazie, papà! –
Mi abbracciò e dopo anni riscoprii il calore delle sue braccia che mi stringevano. – Sono fiero di te, ragazzo mio!-
Io, invece, ero orgoglioso di essere suo figlio.
Arrivò in quell’istante mia madre e non poté non dimostrare di essere soddisfatta della riconciliazione dei suoi due uomini, era raggiante.
- Caro, volevo invitarti a spostarti verso l’ingresso, stanno per arrivare i giornalisti e sai tu cosa devi fare con loro.- lo vidi annuire. – Marzio, tesoro, mi fa piacere che tu sia qui, ti stavo cercando! Bunny è appena arrivata.- mi annunciò con semplicità, eppure dentro di me si mise in moto qualcosa che immediatamente mi provocò un leggero e strano batticuore. – Ti aspetta nel salone! – mi informò, ma dovette alzare la voce perché ero già uscito.
Quando varcai la soglia dell’immensa sala non mi lasciai distrarre né dagli addobbi né dalla disposizione dei tavoli, tanto meno dalla musica natalizia che gli altoparlanti diffondevano.
Cercai solamente lei, con lo sguardo perlustrai l’intera stanza, ma non la trovai.
Nel mezzo della sala, si imponeva un grandissimo albero di Natale, costernato da fiocchi rossi e sfere bianche, luci calde, arricchito da una luminosa stella in cima. Una figura era ai suoi piedi, dandomi le spalle, sfiorava delicatamente con un dito i preziosi angioletti che ornavano quel simbolo natalizio… I chiari capelli erano raccolti in una coda leggera, che lasciava cadere mosse ciocche bionde e solo allora mi resi conto che inconsciamente stavo cercando due codini lunghi, così come ero abituato a vederla. Ma se avesse cambiato pettinatura?
- Bunny? – la chiamai quando le fui ormai vicino e lei si voltò. Lasciammo scorrere i nostri sguardi su di noi per qualche istante, poi ci sorridemmo. – Sei meravigliosa. – ammisi. Qualche ciuffo sfuggiva dalla sua semplice acconciatura che le lasciava il collo scoperto. Indossava un abito rosa, che si sposava perfettamente con il colore della sua pelle, a tratti illuminato da piccoli brillantini, tenuto su dallo stesso corpetto che le avvolgeva il busto per poi cadere dolcemente fino alle ginocchia. – Porti anche i tacchi, sono sbalordito! –
Imbarazzata, portò uno di quei ciuffi dietro l’orecchio: - E tu hai messo lo smoking! Chi lo avrebbe mai detto…-
- Già! – ammisi, poi le risistemai la ciocca dov’era stata pochi secondi prima. Probabilmente indugiai con la mano vicino al suo volto più del dovuto, le guance le si infiammarono e quando avvertì il calore della sua pelle sul palmo capì che era il momento giusto per farle avere il mio regalo.
– Bunny, io volevo darti una cosa.- presi la scatola dal taschino e gliela misi tra le mani – E’ una sciocchezza, l’ho visto e ho pensato a te, spero ti piaccia.-
Era meravigliata: - Oh, Marzio! Ti ringrazio, ma non dovevi… Non immaginavo che…- sospirò - … adesso mi sento in imbarazzo per non averti fatto un regalo! -
Alzai gli occhi al cielo e non appena aprì la bocca per replicare, mi anticipò: - Ok, ok! Lo apro subito!–
Le sue mani furono decise nello scartare l’involucro, ma esitarono appena qualche istante mentre sollevava il coperchio della scatola bianca. Gli occhi le brillarono quando scoprì quello che custodiva. Io sorrisi compiaciuto.
- E’ un ciondolo bellissimo…- disse prendendolo delicatamente per la catenina dorata. – Una stella.-
- Non è un semplice ciondolo.- intervenni – Guarda bene al centro.- Le feci notare che non vi era solamente una semplice sporgenza, ma c’era un minuscolo meccanismo di chiusura. – Aprilo.-
Seguì il mio suggerimento, sollevò la sporgenza al centro della stella, che immediatamente iniziò a diffondere le note di una melodia lenta e delicata. Nel suo insieme bellissima. Il carillon emetteva un tenue bagliore, impotente dinanzi la luce dei suoi occhi.
Inaspettatamente mi prese una mano, la mise tra la sua e il carillon, abbassò lo sguardo: - Marzio io…- esitava, non ne capivo il motivo, ma quel silenzio e i morsetti che riserva alle sue labbra mi fecero provare uno strano brivido. Restai muto, ma il desiderio di incrociarne gli occhi era troppo forte. Portai l’altra mano sotto il suo mento e le sollevai appena il viso… quando vi lessi solo emozione, sentì un impulso dentro di me…
- Io…beh, credo di…-
- Si? – la incoraggiai sereno, accennando un sorriso.
- Ti voglio bene, Marzio…- anche le sue labbra rosee si incurvarono e dentro l’impulso aumentò, scandito da battiti che divennero rapidi e forti. Strinsi di più la sua mano e la attirai più vicino a me, riuscivo a percepire la sua fragranza.
Chinai la fronte… Era così vicina.
La mia mano sotto il suo viso si schiuse ancora una volta, la accarezzai. Non avevo mai avvertito così tanto affetto per me, tutto quello che stavo provando mi faceva sentire speciale, importante per qualcuno.
– Anche io.- le ammisi baciandola sulla fronte.
Furono i rintocchi del grande orologio a pendolo a destarci da quel nostro piccolo momento, ricordandoci che ormai mancava poco all’inizio dell’evento. Bunny chiuse il carillon e lo ripose nella piccola pochette che aveva poggiato su un tavolo poco distante, io mi guardai intorno per studiare la situazione. Marta aveva finito di ricontrollare i centro tavola di ogni singolo tavolo insieme a mia madre e stavano uscendo dalla sala, le vidi raggiungere mio padre che si preparava ad accogliere i primi ospiti davanti la porta. I musicisti, un quintetto d’archi e un pianista, avevano preso posto e ultimavano di accordare gli strumenti, mentre i camerieri avevano già in mano i vassoi con flûte pieni di champagne. Era tutto pronto, dovevo solo avvisare Bunny.
- C’è una cosa che devo dirti, mio padre ci ha dato un compito per questa sera.-
- Ottimo!- cinguettò lei – di che si tratta?- trattenni un sorriso dinanzi al suo buon umore. La afferrai delicatamente per le spalle e la feci voltare su se stessa.
- Vedi quella pedana, quel microfono e il grande pannello alle sue spalle?-
Annuì. – Ok, ci sono!-
- Verrà proiettato il video che Marta ha realizzato per il progetto e… toccherà a noi presentarlo. A me e a te…- aggiunsi davanti al suo silenzio – lì sopra.-
Si voltò con uno scatto, gli occhi sgranati dall’incredulità: - Tu mi stai prendendo in giro! -
– Si. Spiegalo a papà…- risposi sarcastico per sdrammatizzare, lei mi lanciò un’occhiataccia. – Va bene, se non te la senti non importa. Lo farò semplicemente io. –
Sembrò quasi rifletterci su: - No, lo facciamo insieme. Il patto è sempre stato questo…- sorrise – Ma non dovremmo preparare un discorso? Quanto tempo abbiamo per raccogliere le idee? –
Mi grattai la nuca - Non abbiamo tempo. Credo che siano i tuoi genitori e le persone che hai invitato in particolare…- seguì il mio sguardo, dalla finestra si intravedevano delle figure eleganti. Uno di loro aveva i capelli color platino, si guardava intorno curioso. - Andiamo ad accoglierli. -
Conoscevo bene il padre di Bunny solo dietro la sua divisa e non avevo idea di cosa pensasse circa la mia amicizia con sua figlia, fino a quel momento quel pensiero non mi era mai passato per la testa. Sua moglie lo teneva sotto braccio ed era un passo davanti a lui, che stizzosamente passava l’indice nel colletto della camicia, sembrando quasi a disagio in abiti così formali. La signora era radiosa, esteticamente era il ritratto speculare della figlia e mi fu presentata proprio da lei. I miei genitori e Marta scambiarono poche parole con loro prima di indicargli il salone per farli accomodare e fu allora che l’ospite speciale di Bunny si intrattenne.
- Eccoti, finalmente! Mi sei mancata! – esclamò con il suo accento inglese, abbracciandola.
Lei rise: - Sono contenta di rivederti Diamond, per me è importante averti qui. Ci tenevo tanto! –
- Ah, si? Fantastico.- pensai, tossì un colpo cercando di farmi notare. Ci riuscii.
- Lui è Marzio! Suo padre è il proprietario della Chiba Spedizioni, ti ho raccontato come è nato tutto questo…-
Inspiegabilmente, colsi l’occasione per pavoneggiarmi un po’. In un’altra circostanza avrei detto “per fare una buona impressione”:- Esattamente, benvenuto a casa mia. Ho fatto tutto ciò che potevo, sicuramente potrai notare l’ottimo lavoro svolto.-
Bunnì strabuzzò gli occhi: - Abbiamo.- sottolineò.
- Certamente, anche tu hai i tuoi meriti…- le dissi con un sorrisetto sfacciato, poi tornai dall’ospite. – Lei mi diceva che sei di Londra, esatto? –
- Yes, of course! – ammiccò – quando ho ricevuto l’email di Bunny non ci ho pensato due volte, così tante ore di volo non mi hanno spaventato né il jet lag. Ho rimediato riposando in albergo appena sono arrivato. Quale occasione migliore per essere d’aiuto e poter rivedere la mia graziosa amica? –
- Inglesi. Non sai mai cosa aspettarti da loro! – ridacchiò lei.
Le parole sembrarono sfuggirmi senza un freno, la mente le elaborava e la bocca le pronunciava:- Mi aspetto un sostanzioso aiuto. Inoltre credo che sia il modo perfetto per omaggiare la tua amica dopo così tanto tempo, non credi anche tu? – con la coda dell’occhio vidi lei fissarmi quasi stizzita.
- Non me ne andrò senza aver dato il mio contributo, siatene certi. Ogni cosa a tempo debito. Parlando francamente, ho altro con cui onorare Bunny, ma abbiamo ancora un po’ di giorni da passare insieme e spero ne sarà lieta.- pronunciò le ultime parole facendole quello che doveva essere il suo miglior sorriso. – Raggiungiamo la tua famiglia, che ne dici? – le offrì il braccio per accompagnarlo, lei acconsentì e si allontanarono, ma la vidi rivolgermi uno sguardo contrariato.
Rimasi a guardarli, studiando le loro figure.
Afferrai un piccolo bicchiere di champagne da un cameriere che stava passando svelto e mi inumidì la gola in un sorso.
Cercai di spegnere quelle piccole scintille che minacciavano di infuocare il mio animo, di arginarle in modo da tenere lontana la minaccia che potessero innescare quelle reazioni involontarie che da mesi sentivo non appartenermi più.
Allentai il papillon e mi preparai ad affrontare la serata.
 



 

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Cucù!
Incredibile ma vero, eccomi qui! Ve lo avevo detto che non avrei abbandonato più questa longfic e anche se (purtroppo) a rilento, continuerà a proseguire. Prendiamocela con la specialistica che ho iniziato, che mi ha dato poca tregua! Barcollando e non mollando, però, ho continuato ad aprire il file word ed eccoci qui!
Quanto al capitolo, ho deciso di fermarmi qui per non appesantire la lettura dal momento che ho inserito tanti piccoli elementi che saranno la base dei prossimi sviluppi… chissà se li avete notati! Nulla è per caso, neanche il titolo del capitolo... e qui signori miei, prepariamoci perché presto ci sarà così tanto caldo che vi sembrerà di avere un “Fuoco” dentro.
Io, invece preparo la valigia perché qualche lettrice mi ha estorto qualche spoiler di troppo e adesso sento già lo scricchiolio delle sue dita.
Ah, ma mi pare di sentire anche le voci di quelle che… “ma il bacio quando arriva?”. Deve arrivare? Chi lo ha detto? Intanto è arrivato un inglesino niente male, garbato e con charme e guardate cosa ha portato!
Ma…abbiamo anche i risolini di qualche altra lettrice che avrà ritrovato tante delle idee discusse in chat: Mauricius, eroe delle nostre risate, doveva esserci in qualche modo.

Detto questo, aggiungo solo un po’ di scuse per avervi fatto fare un salto dal caldo afoso di fine luglio all’atmosfera magica del Natale, ma proprio non potevo rimandare oltre.
La trama centrale del prossimo capitolo è scritta, mi serve solo preparare il contorno per presentarvela al meglio, dal momento che ci sarà qualcosa di molto “forte” e per questo ci tengo particolarmente.
Vi ho già detto che farà caldo, vero?
 
Grazie per le recensioni, le meravigliose parole che mi avete riservato, per avermi reso il ritorno su efp più emozionante di quanto avessi immaginato.
Siete speciali, uno ad uno.

   
 
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