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Autore: Slytherin2806    27/07/2017    7 recensioni
STORIA INTERATTIVA/ ISCRIZIONI APERTE FINO AL 6 AGOSTO.
Ilvermorny, 2007.
Dal prologo:
"Volevo solo dirti che si tratta di un libro di fiabe, racconti di personaggi inventati, che da bambino ti facevano viaggiare con la mente, di avere mille avventure con i protagonisti, di affrontare il male facendo del bene. So che non hai mai avuto modo di trascorrere un’infanzia nella sua definizione, e che tu abbia dovuto portarti sulle spalle un peso più grande del tuo: quello della maturazione precoce. L’incubo di ogni bambino, quello di saltare la fase del divertimento ed essere messo di fronte alla dura realtà degli adulti. Non lo augurerei al peggior nemico, men che meno a te che sei il migliore amico che si possa desiderare.” Il cuore gli batteva all’impazzata, avevo perso il conto dei battiti, temeva di collassare da un momento all’altro per l’agitazione. “Voglio che tu lo legga in mia compagnia per recuperare, anche se in ritardo, la capacità di staccare i piedi da terra per un attimo e fantasticare."
E se il libro cadesse nelle mani di studenti dall'innata curiosità? Scoprirebbero un mondo agli estremi di realtà e fantasia.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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                                                                              Forbidden journey      
"Faut-il qu'il m'en souvienne,
la joie venait toujours après la peine.*"




Vieux Carré (quartiere francese), New Orléans, 14 Febbraio 2007.
Risultava oltremodo sorprendente ritornare nella propria città natia, respirarne l’aria familiare, guardarsi intorno e perdere tutt’ora un battito alla stucchevole meraviglia che incarnava New Orléans. Camminare per la Bourbon Street, cui nome venne cognato dalla celeberrima famiglia dei Borboni, non sarebbe dovuta essere una novità per Marlon.
Eppure, non appena giunse al quartiere francese, restò folgorato dalle infinite luci della via, vicine man mano che la percorreva, ma così lontane al tempo stesso per il loro irraggiungibile splendore. Rendevano vivido lo spirito di una sgargiante, nonché particolare, notte di San Valentino.
Tutto era esageratamente stravagante: dalle insegne tempestate di colori fluorescenti, per invogliare la gente ad entrare in locali da cui sarebbero usciti la mattina seguente, innamorati dello stile di vita condotto, ai musicisti passionevoli che toccavano i loro strumenti come fossero amanti segreti. Il jazz regnava sovrano, melodie differenti ma vivaci che si riunivano in un’unica sinfonia dalle mille sfaccettature. Persino il cielo risaltava la magica atmosfera creatasi, non essendo la sua immensa grandezza mai stata cosparsa di tante stelle l’una accanto all’altra, che seppur minuscole di per sé, insieme elargivano un’eterea veduta.
Il ragazzo rallentò nei suoi passi, ponendosi al lato della strada, aspettando con evidente impazienza quello squinternato, per di più ritardatario cronico, del suo migliore amico.
Marlon si mise una mano nei capelli color pece, scompigliandoli e dandogli un maggior volume, sperando in cuor suo che quando la lancetta dell’orologio da polso avrebbe scoccato le otto, Kegan l’avrebbe degnato della sua presenza.
Spostò i suoi occhi azzurri da una parte all’altra, sistemando le pieghe della giacca regalatagli dal fratello, perché a detta sua era sempre il tempo giusto di mostrarsi elegante.
Lo stesso non si poteva affermare di un giovane dalla chioma di fili dorati, situatosi a distanza di un paio di metri da Marlon, il quale manteneva indenne un sorriso malandrino del volto. Egli fece un cenno con la mano al ragazzo in sua attesa, però venne scaraventato sull’asfalto da un fin troppo allegro ballerino di strada.
Marlon riuscì a stento a trattenere un ghigno, e dal profondo del suo cuore, sapeva che Kegan non sarebbe arrivato sano e salvo al termine della serata.
“Trovi divertente che sia privo di fortuna dodici mesi all’anno, Wood?” Il biondino si rialzò con le sue forze, perché se avesse fatto affidamento a Marlon, intento a reprimere una fragrante risata, i resti del suo corpo si sarebbe putrefatti.
“Divertente è un eufemismo, la parola adatta al contesto sarebbe esilarante.” Il moro gli si avvicinò ed iniziò a temere per la sua incolumità, quando sentì la pressione insopprimibile di uno sguardo stizzito nei suoi confronti.
Kegan decise di procrastinare la miserabile fine del migliore amico, ritenendo che gli sarebbe potuta venire in mente un’idea geniale per farlo patire in modo lento e soddisfacente. Gli accennò un saluto, ottenendo come risposta un sonoro sbuffo, probabilmente Marlon era troppo concentrato a volersi riparare dal gelido vento di un inverno sferzante, per prestargli la giusta attenzione.
“Non credo tu abbia bene impressa la definizione di raffinato” gli disse il moro, cui pelle delicata e diafana si imporporò di rosso a causa del freddo. “Altrimenti avresti evitato di indossare la classica tuta alla Kegan Wayland, reperibile in commercio dal giorno della tua nascita”.
“Spiritoso come al solito Marlon” rispose con fare canzonatorio “Vedo che neanche tu puoi scostarti del tutto dalle abitudini.” Fu estremamente convinto di poterlo mettere a tacere in un batter d’occhio, ma a Kegan aggradava infastidirlo quanto più potesse, motivo per cui aggiunse “Inoltre, l’eleganza risiede nella personalità e lasciatelo dire: se tutti dessero retta a te oppure a quel patito della moda di tuo fratello, allora l’umanità sarebbe spacciata.”
Marlon rise a malapena, leggermente sollevato dalla situazione in cui si era cacciato, un battibecco storico tra i due ex studenti di Ilvermorny, di quelli che non avrebbero avuto nessun testimone e non gli avrebbero causato una detenzione.
“Svelami un segreto, Kegan…” Lo fermò con il palmo della mano sinistra, poggiata sul petto dell’amico, mentre con la destra era impegnato a gesticolare teatralmente “tutta questa saggezza, ti è venuta cadendo a terra due minuti fa? Se così fosse, farebbe comodo a chiunque venire scaraventato e ti consiglierei di andare a sbattere più spesso. Chissà quali altri risvolti positivi tu possa ricavare…” lasciò la frase a metà, azzerando a poco a poco lo spazio tra i due per poi riprendere il discorso “Magari potresti raggiungere il mio stesso livello d’intelligenza. Improbabile, però dovresti provare.”
Kegan si allontanò da Marlon, gli diede un’amichevole spintone per farlo indietreggiare, e poi rimase in silenzio religioso per il restante tragitto.
Fu estasiato dall’originalità di New Orléans, specialmente per il fatto che si trovasse nel quartiere più antico della città, ricco di hotel e palazzi costruiti con un mix di architettura francese e spagnola, che gli davano una sensazione di sofisticato e idillico incanto.
Continuò ad osservare ogni singolo dettaglio intorno a sé, e tutt’un tratto venne distratto da un brivido di gelo, un lieve tremore che gli fece intendere di dover scegliere in fretta in quale ristorante entrare. Notò che Marlon aveva nascosto il mento nella sciarpa, infreddolito e dai suoi lucidi occhi traspariva un’aria febbricitante.
All’improvviso, in preda alla disperazione di non farlo morire congelato, puntò lo sguardo verso una struttura a due piani: il sopra aveva delle finestre quadrangolari, allineate in un’equilibrata misura, in corrispondenza di un piccolo balconcino bianco su cui erano appese in alto delle piante rigogliose e dalle foglie di un verde menta.
La parte inferiore, invece, era caratterizzata da dei fini pali avorio, che ne sorreggevano il peso, una parete esterna contornata dalla scritta “Antonie’s Restaurant” messa in risalto dal mogano della porta.
“Sto per svenire dalla fame, ceneremo qua dentro.” Fu Kegan a proferire parola, seguito da un Marlon stranamente calmo e assente.
Vennero accolti con benevolenza, segno che si trattasse di un luogo rinomato e colmo di professionisti, e una cameriera li fece accomodare in un tavolo per due posizionato affianco ad una rientranza. Marlon non ce la fece ad aspettare che lei tornasse per la candela, e per tale ragione afferrò l’accendino dalle tasche per accenderla. Pose le dita, una ad una, in cima alla fiamma, ricevendone il flebile calore che gli permise comunque di riscaldarsi.
A smorzare la quiete del momento fu la voce melliflua di Kegan, che si tolse il cappotto e lo mise sulla sedia e si sporse in avanti per conversare con Marlon.
“Dimenticavo: buon compleanno, razza di zuccone.”
“Alla buon ora, svitato dei miei stivali.” Ricambiò il sorriso del biondo, scartando con entusiasmo il pacco che gli era stato consegnato seduta stante. Assunse un’espressione confusa, al vedere che la scatola fosse interamente vuota se non per un bigliettino panna, in cui vide una sola parola in inchiostro: fregato. “I tuoi giochetti potevi risparmiarteli per oggi, Wayland. Sputa il rospo, che fine ha fatto il mio meritato regalo?”
“Avvelenato come pochi, sua grazia.” Kegan aveva predetto la reazione di Marlon prima ancora di incartare con estrema cura quello che era destinato ad essere il suo scherzo. “A quanto pare, dare alla luce un bambino nel giorno degli innamorati non è molto efficace per ottenere amorevolezza.”
“Dovrebbero darti un premio per la simpatia, ti andrebbe bene un pugno nello stomaco?” La sua sentenza di velata morte sarebbe potuta trasformarsi in un argomento serio, se solo Marlon non avesse starnutito subito dopo, accantonando il tono sprezzante con cui gli si era rivolto. Il moro si girò per poi accorgersi di aver rovinato la dolce pacatezza all’interno del ristorante, di bisbigli incomprensibili e luci soffuse per dare un tocco di romanticismo.
Kegan dovette mettersi in bocca un tovagliolo, il che andò solo a peggiorare il tutto, per non scoppiare a ridere per colpa di Marlon. Quest’ultimo si stava raffreddando con rapidità, e alla ricerca di un fazzoletto nelle tasche, si rese conto che il biondo tentasse con tutto se stesso di non schernirlo.
“Salve Rudolf, purtroppo ho perso il mio amico Marlon. Potrei salire in groppa per cercarlo? Posso offrirmi come assistente di Babbo Natale in anticipo, se vuoi.” Come poteva immaginare, Marlon venne preso in giro per il naso rosso e gonfio, paragonato ad una renna di cui Kegan gli aveva riempito la testa ogni qual volta che si approssimassero la vacanze di Natale. I pregi nell’avere un Nato Babbano come migliore amico, si mise a pensare il giovane, rifiutando di attaccare briga nuovamente con il diretto interessato.
“In caso non l’avessi ancora capito Marlon, il regalo sono io. Sono venuto a New Orléans, e tu sai quanto sia distante dalla mia carissima New York, e sarò io a pagare la cena per entrambi.” Chiarite le sue intenzioni, ripeté attentamente ciò che aveva detto, e capì quanto fosse stato sconsiderato sottolineare la lontananza tra le due città. Forse Marlon avrebbe tratto fuori della conseguenze differenti dalle sue, poiché aveva viaggiato fin lì solo per stare con lui e festeggiare il suo diciannovesimo compleanno. Tuttavia, era consapevole che il suo fosse simbolo di una longeva amicizia, di un affetto spontaneo: però, si era innervosito al pensiero che Marlon potesse intendere altro.
“Apprezzo il bel gesto, grazie.” I due non smisero di guardarsi per un millesimo di secondo, e Kegan rimase interdetto dalla gentilezza con cui aveva scandito i suoi ringraziamenti.
“Ehm, penso sia arrivato il momento di ordinare, non trovi?” Il biondo prese il menù, ma scivolò dalle mani e stette per prenderlo, quando Marlon si protese e lo tenne con fermezza.
“Imbarazzo della scelta? Sappi che il pavimento non può occuparsene al posto tuo.” Il moro sfoggiò un sorriso a trentadue denti, capace di incantare la più diffidente delle persone esistenti nell’universo, e Kegan riprese a respirare con tranquillità, data la comune confidenza di Marlon.
La cameriera chiese loro se avessero dei piatti ben precisi in mente, al che Marlon disse di si con netta convinzione.
“Per me, un antipasto di montagna e una…” Non fece in tempo a finire l’ordinazione che Kegan la completò per lui.
“Bistecca di manzo ben cotta. Io, al contrario, farei un antipasto di mare” il biondo si sistemò per bene sulla sedia, assumendo una posizione più confortevole, accavallando una gamba sull’altra.
“In più, potreste portargli una croccola di merluzzo, con una scorza di limone a parte?” Marlon conosceva alla perfezione ciò che voleva il suo migliore amico, e fu quello l’attimo esatto in cui darne prova.
“Esattamente, mi ha letto nel pensiero.” Diede il menù alla cameriera che li congedò per andare in cucina ad affiggere la comanda, e Kegan fu colto alla sprovvista con il commento di Marlon. Non si aspettava che sapesse a memoria il suo piatto preferito, perché tendeva a fare lo schizzinoso quando si trattava di cibo.
“Ci siamo scordati di domandarle da bere, che idioti.”
“Che vuoi che sia, guarda e impara!” Marlon alzò la mano e chiamò a gran voce un ragazzo, sulla ventina d’anni, tremendamente affascinante nella sua apparente innocenza. “Pardon, abbiamo dimenticato di chiedere i drink, potrei riavere il menù indietro?” Il giovane annuì debolmente e glielo passò con la stessa velocità con cui si dileguò.
“Accidenti Wood, hai perso il tuo fascino. Prima li attiravi sempre ai tuoi piedi e ora li fai scappare.” Kegan si prese gioco del suo migliore amico non appena il cameriere ebbe levato le ancore, quasi fuggendo da Marlon. “Sarà stata Ilvermorny a dartela in dono, privandotene agli sgoccioli dell’ultimo anno.”
“Fidati: se avessi voluto intrattenerlo, lo avrei fatto. Hai i miei assi nascosti nella manica…” Fece un occhiolino di rimando a Kegan e si consultò con lui per farsi riferire cosa avesse intenzione di bere.
“C’è un problema, sono scritti solo in francese.” Il biondino non spiccicava nemmeno una parola in una lingua che non fosse l’inglese, a malapena sapeva pronunciare “Je m’appelle Kegan*”, quindi dubitava fortemente che potesse essere compreso. Dava per scontato che con la sua pronuncia, nonostante avesse ascoltato Marlon imprecare in francese milioni di volte, i camerieri avrebbero storto il naso e se la sarebbero data a gambe, prendendolo per i fondelli alle sue spalle.
“Ci credo, genio. Il nome è francese, non esiste una variante. In compenso, se ti può sollevare il morale, gli ingredienti di ogni cocktail sono tradotti in inglese.”
“Mi stai proponendo di prenderne uno di modo tale che tu possa ordinarlo al posto mio?” Kegan lo supplicò con lo sguardo, facendo gli occhioni dolci perché gli era stato ripetuto che avesse la faccia di un innocuo e docile ragazzo.
“E perdermi te che crogioli dalla disperazione? Mai nella vita, è uno spettacolo più unico che raro. Anzi, ora chiamo il cameriere.”
Marlon incrociò le braccia al petto, con aria di sfida contro un Kegan impallidito alla velocità della luce, bianco come un lenzuolo e una smorfia dipinta di ansia mista alla rabbia: si ripromise di vendicarsi al più presto, questo era poco ma sicuro.
Fece finta di saperla lunga e schiarì la gola, passandosi le mani sui pantaloni della tuta stropicciata e cercando di trasudare sicurezza con una postura eretta e senza alcun tipo di tremore.
“Bonsoir!” Marlon divenne rosso dall’imbarazzo per Kegan, il quale aveva appena urlato un allegro buonasera, quasi stesse salutando tutti i presenti al ristorante, incluso il cameriere.
“Almeno questo dovrei averlo azzeccato…” Il biondino era propenso all’ironia per fare in modo che non trasparisse la totale vergogna in cui era immerso e dalla quale non ci sarebbe stata via di scampo.
“Io e il mio cher* amico” cominciò calcando sull’aggettivo adoperato, come strategia per guadagnare tempo, pregando che Marlon intervenisse in suo aiuto “Vorremmo un bicchiere di…Absente*”. Il cameriere parve aver inteso, sebbene la sua espressione tralasciò un sorriso non indifferente al moro, che nel frattempo stava dando dei colpetti al cesto contenente il pane per impedirsi di farsi beffa di lui.
“Avanti, professor Wood, ti si legge in faccia che gioisci nel correggermi. Cos’ho sbagliato?”
“Piccolo dettaglio: in futuro, non ti converrà pronunciare tutti i termini in francese come si scrivono. C’è la fonetica…amala, apprendila e usala.”
“Sai dove te la metto la fonetica?”
“Ed è qui che Kegan ci fa omaggio della sua esorbitante finesse.*”
Al principio, il giovane biondo non seppe controbattere: poi, riflettendoci a fondo, tanto da far angustiare Marlon, trovò l’esempio perfetto per fargli capire che stessero pari. In fin dei conti, in conseguenza alla sua figuraccia non poteva essere il suo migliore amico a farla franca, per questo avrebbe sfoderato il suo jolly.
“Come la mettiamo con le fiabe?”
“Dove vuoi arrivare con questa domanda?”
Kegan sbuffò per l’insolenza di Marlon, che prima o poi l’avrebbe fatto ammattire e l’avrebbe indotto a dirgliene quattro.
“Non ti hanno insegnato che non si risponde con un’altra domanda?”
“Temo di no, però voglio precisare che tu abbia commesso il medesimo errore proprio adesso.” Marlon denotava un atteggiamento vittorioso, di chi stava per avere la meglio in battaglia dopo giorni di un perpetuo alternarsi di attacco e difesa.
“Chi ti ha delucidato sull’esistenza di storie di eroi e principesse? Non di certo, i tuoi genitori.” Sorvolò sulla frecciatina lanciata precedentemente da Marlon, per spostare la discussione sul vero soggetto. “Tra l’altro, sai parlare il francese solo per l’ambiente in cui hai vissuto e per gli interminabili sproloqui di tua madre quando le facevi perdere il senno. Povera donna, con quale coraggio ti sopporta!”
“Secondo la tua logica, dovresti essere tu il più sfortunato di tutti” interruppe il suo pensiero per bagnarsi con la punta della lingua le labbra screpolate “Passo la maggior parte del tempo avec toi*.”
Ora che me lo fai notare, non mi rincuori affatto.”
“Farò finta di non aver sentito, ma devo ammettere che tu abbia ragione.” Kegan credette di soffrire di allucinazioni, perché non si capacitava di come Marlon gliel’avesse data vinta con naturale facilità. “Mi hai aperto gli occhi e mi hai coinvolto in una realtà che mi sarei sognato di avere.”
“Lo puoi dire forte, Wood…e pensare che è passato un anno.” Proferì il biondino con una chiara malinconia.
 
Ilvermorny, corridoio principale, 14 Febbraio 2006.
“Scusatemi, permesso, attenzione!” A Kegan sembrò di star affrontando una gara di slalom a livello avanzato, maledicendo mentalmente tutte le persone che pullulavano nel corridoio, senza uno scopo ben preciso. Dovette bloccarsi per colpa del bello ma impossibile Charles Westwick, un inglese trasferitosi in America alla tenera età.
“Hey tu, compagno di casata!” Il Wampus si voltò in sua direzione, prestando di rado attenzione al biondino e tenendosi strette delle studentesse di quinto anno che gli sbavano dietro in modo eccessivo.
“Sei bello, immagino che ne sia convinto, però devo rammentarti che non sei invisibile! Potresti spostarti, per favore?” Charles gli diede la spalle, sibilando un “Come ti pare” e facendo sghignazzare la folla incalcata di ragazze alla sua mercé.
“Marlon!” Kegan gridò a squarciagola, riconoscendo il suo migliore amico Tuonoalato dall’andatura con cui camminava, un passo incalzante e distinto, tipico di un vero dandy.
“Marlon Rube Wood, ti devi fermare per l’amor del cielo!” Il moro, al richiamo di Kegan, saltò dallo spavento e non immaginava che uno scricciolo di ragazzo potesse urlare con tanta voga. “Ti raccomando di fare una visita da un otorino, il tuo udito ti sta abbandonando…si sarà stancato di te.”
“Invece di dare spettacolo, vista la mia reputazione positiva, potresti applicarti nell’abbassare il tono di voce e spiegarmi cosa vuoi?” Kegan era abituato agli sbalzi d’umore dell’amico, onde per cui non si curò della stizza con cui aveva osato indirizzarsi.
“Vieni in biblioteca, ho un regalo per te.”
 
 
“Un libro. E’ un messaggio subliminale per dirmi che dovrei darmi alla lettura per la mia ignoranza?” Marlon era un concentrato di permalosità e nervosismo, negli ultimi tempi non aveva dormito molto e passava notti insonni ad ammirare il soffitto, imparando a memoria i ghirigori che arricchivano le decorazioni del Dormitorio della sua casata.
“Non è un libro qualsiasi.” Inspirò profondamente e sperò che, data la sua motivazione, Marlon non gli si accanisse contro: ci teneva particolarmente a lui e non avrebbe lasciato che una simile decisione potesse compromettere ciò che avevano di speciale. “Ti ricordi quando mi dicesti che in una famiglia Purosangue il più delle volte la rigidità era all’ordine del giorno?” Marlon rispose di si, curioso di scoprire dove volesse andare a parare. “Bene. Ecco, io…ehm, beh…insomma”.
“Ce la fai a produrre una frase di senso compiuto? Un discorso più articolato non farebbe male, sai?” Marlon si era seduto di fronte a lui, ma si alzò per prendere posto al suo fianco. Lo guardò dritto negli occhi e gli chiese se avesse qualche preoccupazione per la testa.
“No! Io preoccupato? Perché dovrei esserlo? Sto solo mettendo a repentaglio ciò che di caro ho nella mia vita.” Comprese di star facendo la figura della scemo del villaggio, con una buona dose di codardia, perciò si fece coraggio ed espresse nient’altro che la verità.
“Sono cresciuto con una madre e un padre modello, sul serio, ci sono stati in ogni occasione per me ed è raro che un figlio vada d’accordo con entrambi i genitori allo stesso modo. Volevo solo dirti che si tratta di un libro di fiabe, racconti di personaggi inventati, che da bambino ti facevano viaggiare con la mente,  di avere mille avventure con i protagonisti, di affrontare il male facendo del bene. So che non hai mai avuto modo di trascorrere un’infanzia nella sua definizione, e che tu abbia dovuto portarti sulle spalle un peso più grande del tuo: quello della maturazione precoce. L’incubo di ogni bambino, quello di saltare la fase del divertimento ed essere messo di fronte alla dura realtà degli adulti. Non lo augurerei al peggior nemico, men che meno a te che sei il migliore amico che si possa desiderare.” Il cuore gli batteva all’impazzata, avevo perso il conto dei battiti, temeva di collassare da un momento all’altro per l’agitazione. “Voglio che tu lo legga in mia compagnia per recuperare, anche se in ritardo, la capacità di staccare i piedi da terra per un attimo e fantasticare. Non pretendo che tu perda il tuo realismo, però mi piacerebbe condividere con te un lato che hai e di cui non ti è stata offerta la possibilità di mostrare. Tutti restiamo dei bambini nel fondo del nostro cuore, perché conserviamo sogni nel cassetto, momenti che vorremmo potessero concretizzarsi. Ora è il tuo turno e io starò qui con te.”
“Non so cosa dire, se non che dovresti misurarti la febbre: in sette anni non mi hai appellato come tuo migliore amico. Mi fa piacere, credo.” Marlon era scombussolato, visto che un ulteriore sfumatura del carattere di Kegan gli andava a genio: peccato che fosse dannatamente orgoglioso per poterglielo rivelare…forse, se lo sarebbe portato sulla tomba un segreto di tale importanza.
“Perché non apri una pagina a caso e vediamo quale favola ti esce?”
La proposta del Wampus fu allettante per il Tuonoalato, e quando Kegan pose gli occhi sul titolo della storia, sfoderò un’espressione di compiacimento.
“Peter Pan.” Pronunciò a tono basso Marlon, tenendo ancora le mani sugli angoli del libro. “Di che parla?”
“Se te lo dicessi, la sorpresa svanirebbe. Posso anticiparti che per te è perfetta…” E con uno sguardo intenso e d’intesa scoccato tra i due maghi, si cimentarono nella lettura.
 
Antoine’s Restaurant, 14 Febbraio 2007.
“Hai finito di leggerlo? Ho un paio di domande da farti, per esempio quali sono state le tue favole preferite. Un po’ per mettere a confronto i nostri gusti…” A Kegan scintillavano i suoi zaffiri, degli occhi addolciti dall’interesse provato per l’argomento: di fatto, non vedeva l’ora che Marlon esponesse le sue risposte.
“A dire il vero, c’è una cosa che dovresti sapere…”
E da lì, l’ex Wampus trasalì temendo il peggio e che la gioia della sua compagnia venisse surclassata dal dolore.




*1 La frase al di sotto del titolo della storia proviene da uno scritto di Guillaume Apollinaire e significa “Me lo devo ricordare, che la gioia veniva sempre dopo il dolore”.
*2 Traduzione---“Mi chiamo Kegan”
*3 “Caro amico”
*4 L’Absente è a base di Assenzio, artemisia ed erbe aromatiche. Era un cocktail particolarmente apprezzato dai poeti maledetti.
*5 Finezza.
*6 Con te.

 
Angolo autrice.
L’ho fatto davvero, stupida me.
Ho avuto l’impulso di pubblicare la mia seconda interattiva in due settimane (?) o forse una. D’estate tendo a dimenticarmi in che giorno siamo, perciò ho perso la cognizione del tempo.
Avevo quest’idea in mente da quando scrissi The Greatness of Hope, cui iscrizioni sono ancora aperte per chi non abbia avuto l’opportunità di leggerla, e mi sono fatta coraggio perché mi sembrava valida e originale.
Non ho granché da aggiungere se non un “Cosa ne pensate di Kegan e Marlon? E del loro rapporto bizzarro…partirà la ship oppure starete dalla parte dei migliori amici hasta la muerte?” Scusatemi per lo spagnolo, il 1 Agosto vado a Lloret de Mar con mia cugina per festeggiare il mio diciottesimo (che sarebbe il giorno prima, ma dettagli) e quindi sono ore che leggo e rileggo vocaboli della lingua per farmeli entrare in testa. E per fortuna che faccio il linguistico, eh!
Premetto che il finale sarebbe dovuto essere differente: infatti avevo progettato di terminare il prologo con il dialogo fatidico tra Marlon e Kegan. Tutto sommato, stava venendo troppo lungo e non avrei voluto annoiare i lettori e poi, a chi non piace un po’ di suspense? DAN DAN DAAAAAN.
Vi presento i miei due pargoletti!

Kegan Wade Wayland (PV Mitch Hewer)
19 Anni, ex Wampus e studente di Ilvermorny, Omosessuale, Prefetto e Cacciatore della squadra di Quidditch.

Marlon Rube Wood (PV Joe Collier)
19 anni, ex Tuonoalato e studente di Ilvermorny, Bisessuale, Cercatore della squadra di Quidditch e Caposcuola.

REGOLAMENTO:
-Gli studenti dovrebbero appartenere solo ed esclusivamente ad Ilvermorny.
-Ai fini della trama, tutti i maghi devono essere del VII anno.
-Le iscrizioni sono fino al 6 Agosto e gradirei che le schede mi venissero mandate entro l'8, cosicché possa pubblicare la scelta degli OC subito dopo.
-Non accetto Veela, Animagus, Legilimens, Metamorphmagus di alcun tipo, né Mary Sue o Gary Stu.
-Il massimo di OC è tre, ognuno di casate e sesso differenti.
Possono essere imparentati tra di loro e siate esaustivi in tutti i campi della scheda.
-Non recensite dicendo “Voglio partecipare con…” perché gradirei un commento, pure breve, sul prologo. In più, dovrete aspettare la mia risposta per inviarmi i vostri personaggi.
-Cercate di non fare troppi errori grammaticali nella scheda, la quale deve essere comprensibile. Non voglio ritrovarmi a dover decifrare ogni singola parola, grazie.
 
-Partecipate, cercate di farvi sentire ogni due capitoli/max. 3 oppure il vostro OC farà una brutta fine. Semmai doveste aver bisogno di tempo, mandatemi un messaggio privato con scritto che siete impossibilitati nel recensire per un po’. In tal caso, continuerei ad utilizzare i personaggi perché sono stata avvertita.
-La scheda deve essere inviata per messaggio privato con scritto “Nome OC-Forbidden Journey”.
Ecco a voi la scheda con la speranza che la storia vi abbia incuriositi!
Nome:
Secondo nome: *
Soprannome: *
Cognome:
Età/Casata/Anno:
Stato di sangue:
Sesso:
Aspetto fisico:
Prestavolto:
Carattere:
Famiglia:
Amicizie/Inimicizie
Orientamento sessuale:
Situazione sentimentale: (con chi potrebbe avere una storia/un flirt? È interessato a qualcuno?)
Materie amate/odiate:
Conosce o è legato ad una delle fiabe Disney? Se si, spiegare il motivo.
Inoltre, ce n’è una che odia o non gli piace particolarmente? E’ necessario il perché anche qui. (ATTENZIONE, Sappiate che ho scelto quelle che preferisco e di cui so tutti i dettagli, perciò se doveste citarne una che non inserirò, non vogliatemene.)
Ruolo: (è un Prefetto/Caposcuola/partecipa a qualche Club/fa parte della Squadra di Quidditch?)
ALTRO/CURIOSITÀ:  (Cosa ama? Cosa odia? Particolari fisici? Patronus/bacchetta/animale domestico/fobie/hobby/Molliccio/Avvenimenti importanti nel passato/portafortuna/Amortentia)
 
*facoltativo
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                            

 
  
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