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Autore: Eleonora Bonora    30/07/2017    0 recensioni
"Certo, la morte è un avvenimento normale e si muore senza spavento. Ma la coscienza della morte, la certezza della morte inevitabile, rende tragiche le ore che la precedono."
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia famiglia è felice, loro sorridono, mia madre prepara la cena. È Natale, la neve cade leggera sulle strade già bianche, più la guardo e più sembra cadere lenta. Riesco quasi a distinguere i diversi fiocchi di neve che dolcemente si appoggiano e si uniscono agli altri. « Abbie! Vieni, la cena è pronta!»  Mia madre mi chiama dalla cucina. Mi ci vuole qualche minuto per distogliere lo sguardo da quel bellissimo paesaggio, ormai completamente dipinto di bianco. Non riesco a credere che non lo rivedrò mai più, ma sono contenta di ricordarmi questo posto così: i verdi pini macchiati qua e là dal bianco della neve; mi sembra di vedere la figura di Van Gogh che dipinge come più gli piace quegli alberi aghiformi che resistono al freddo dell'inverno. Poi c'è quel sentiero che porta nel paese, risulta invisibile, ma io lo vedo. Sono quasi sedici anni che lo percorro, ogni giorno. L'ho sempre odiato: non era asfaltato e tutte le volte che lo raggiungevo la mattina rischiavo di cadere, ma penso che sarà la cosa che mi mancherà più di tutte. Raggiungo la mia famiglia. Mio fratello è occupato a giocare con la forchetta davanti a sé. Vedo la chioma di mia madre raccolta che sembra aver deciso di scappare dalle pinzette che con tanta cura ha messo questa mattina. Mio padre, un uomo per bene, un uomo inflessibile, nessuno tiene testa alle persone come lui. Questa è una serata come le altre, ma qualcosa dentro di me non riesce a farmela vivere come tale. Io so cosa succederà, ma non so quando. Certo, la morte è un avvenimento normale e si muore senza spavento. Ma la coscienza della morte, la certezza della morte inevitabile, rende tragiche le ore che la precedono. Questa sera ho deciso di mangiare tutto, anche quelle odiose verdure che proprio non mi piacciono. E questo buon odore? Ma sì, è il pollo arrosto che mamma sta portando in tavola, nessuno cucina meglio di lei: amo la sua cucina. C'è un lieve rumore di sottofondo: mio padre ha sempre amato la musica classica, è la dolce melodia di Beethoven. Per qualche strano motivo considera "Per Elisa" la canzone adatta a qualsiasi tipo di momento. Sarà adatta anche per questo? Continuo ad ascoltare la profonda voce di papà canticchiare quella bella canzone. Eccola, mia mamma porta in tavola anche il dolce. Una cena perfetta. Ma si sa, le cose belle non durano per sempre. Sbam! Qualcuno ha aperto la porta, o meglio, credo che l'abbia sfondata. Dei passi si avvicinano, non è una sola persona: sento tanti, troppi passi che arrivano sempre più vicini alla vecchia cucina, in cui tutti noi ci troviamo ora. «Di qua! » urla una voce, è un uomo.  «Le luci sono accese! ». La porta in legno si apre cigolando. Sono in cinque, cinque uomini armati si trovano davanti a noi. Paura? No, rimpianto. Non ho mai apprezzato le piccole cose che rendono speciale ogni singolo giorno. Ora è tardi. «Uscite.»  ordina un uomo fra i cinque. Obbediamo senza opporci. Siamo forse dei codardi? Forse potete definirci tali, ma perché combattere l'ignoranza? Niente vince sull'ignoranza, perché nessuno può far ragionare gli ignoranti. L'aria fredda dell'inverno mi fa correre lungo la schiena un brivido. Qualcuno mi prende la mano: mio fratello. Poverino, ha solo cinque anni, quale mostro porrebbe fine alla sua vita? Certamente, solo lei può: solo la guerra. Ci fanno disporre uno accanto all'altro. Do un bacio sulla fronte al mio piccolo fratellino. Bang! Mio padre cade a terra. Per la prima volta vedo la sua figura scomposta. Addio papà. Bang! Ciao mamma, mi mancherai, ricordati che ti voglio bene. Bang. Qualcosa tira il mio braccio verso il basso. Ehi, piccolo, sii felice, perché d'ora in poi non vedrai più questo orrore. La bianca neve è ora macchiata del colore della guerra. È rossa. Ho sempre amato quel colore e ora sarà su di me per sempre. Mi sbagliavo prima. Il destino ha deciso di essere clemente con me: mi ha dato la possibilità di vedere un'ultima volta il familiare paesaggio di fronte a casa mia. Che bello scenario: i pini e le strade tinti di bianco. Bianco, il colore della pace. Il sangue rappresenta il colore della guerra, è solo una macchia sul bianco, domani non ci sarà più. La pace è più forte della guerra, la neve fa sparire ogni traccia di quell'orrore. «Mi dispiace, noi eseguiamo solo gli ordini. » L'ignoranza ha parlato. Bang! Ora faccio parte dei segni della guerra che la pace si porterà via.
   
 
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