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Autore: ToastyBroxy    31/07/2017    0 recensioni
Questo "libro" non ha una trama vera e propria, poiché ogni capitolo è una storia a se. Volge semplicemente a far riflettere il lettore sulle persone che lo circondano.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi ritrovai circondata in un giardino di rose dall'odore acre, ero sdraiata su quel tappeto colorato a fissare il cielo limpido e abbagliante. Anche se il tutto poteva risultare calmo e placido, io sentivo come una sensazione di oppressione dentro di me. Non sapevo come ero arrivata in quel posto, ne del motivo per cui stessi ferma e inerme a fissare il cielo. Da lontano, riecheggiava il suono di un piano, la melodia era triste e dolce allo stesso tempo, ricordava la sonata Notturno di Chopen. Mi alzai, lentamente e voltavo la mia testa in direzione del suono, e notai una casa possente e completamente bianca sorgere alle mie spalle. Era una casa splendida all'esterno, come quelle che si vedono sulle riviste. Mi avvicinai, lentamente, all'uscio per poi battere tre volte alla porta. Il suono si intensificava sempre di più. Decisi di entrare, senza aspettare ancora; un pavimento immenso di marmo colorato a scacchiera mi si mostrò davanti in un lungo corridoio ampio adornato da varie statue e piante perfettamente curate, il suono proveniva dalla fine del corridoio, il quale seguondolo portava ad una porta chiusa. Pensandoci solo ora, era l'unica porta che avevo visto in tutta la casa oltre a quella dell'entrata. Bussai tre volte, e il suono di quella melodia cessò. Aprii lentamente chiedendo permesso, e nel buio più totale, uno spiraglio di luce illuminò la coda del piano... chiusa. Pensierosa e sbigottita, tastai il muro con le mani cercando l'interruttore della luce e prima che potessi trovarlo, la stanza si illuminò di un bianco opaco mostrandomi il pianoforte nero verniciato con rifiniture in ottone e una panca dove sedeva una ragazzina dai capelli candidi e la pelle anche essa candida che volgeva, con sguardo triste, il suo volto allo strumento. Indossava un vestito azzurro e plessettato, con delle calze bianche e delle piccole scarpine nere. Indietreggiai, pensando di averla disturbata, e notai una piccola lacrima scendere dal suo volto sulla custodia della tastiera. 

Ti è piaciuta la canzone papà? sussurrò flebilmente nascondendo le mani nel suo vestitino e stringendosi nelle spalle.

Non ti ho sentita, sono impegnato. Rispose duramente una voce dall'altra parte della stanza.

Volsi la mia attenzione sulla voce dura, e vidi un uomo alto, abbastanza in carne, con la carnagione più scura rispetto alla ragazzina con i capelli dello stesso colore parlare con una donna molto più grande di età rispetto a lui ma più bassina, aveva i capelli biondi tinti e teneva un sacco di carte tra le mani. Avevano entrambi un'atteggiamento molto serio. Riguardai la bambina che stava lacrimando in silenzio, e si girò dietro di lei dove c'erano due donne che parlavano e ridevano, una molto anziana dai capelli grigiastri e minuta, mentre l'altra aveva i capelli ricci e scuri, molto lunghi, anche lei bassina e aveva degli occhiali spessissimi. La bambina guardò nuovamente il piano e si asciugò le lacrime stringendosi teneramente nelle spalle. La luce piano piano si spense, racchiudendo quella scena nel buio totale. Mi guardai alle spalle, il corridoio era scomparso nel buio. Io rimasi ferma dov'ero, cercando nuovamente l'interruttore sul muro.

Papà, papà! Una voce si avvicinò lentamente da dietro la mia figura, mi voltai cercando di intravederla nel buio. Sentì solamente uno spintone, mentre la stanza si illuminò nuovamente.

Ma era cambiata, al posto del piano c'era una televisione a tubo catodico e al posto della donna anziana e della donna dai capelli ricci, c'era un divano verde pistacchio con l'uomo sdraiato su di esso senza maglia a guardare la televisione. La bambina dai capelli candidi correva verso di lui tenendo stretto un disegno tra le mani, sorrideva radiosa e corse verso il padre.

Papà ho fatto un disegno, guarda! Siamo io, tu e la mamma! Disse euforica la bambina nascondendo il suo viso dietro il disegno.

L'uomo senza distogliere lo sguardo dalla televisione disse: Bello, mettilo a terra che dopo lo prendo e lo conservo.

Non l'ha neanche guardato... sussurrai flebilmente mordendomi il labbro.

La ragazzina contenta del suo disegno lo poggia per terra, e saltellando si dirige verso di me spalleggiandomi di nuovo. Guardavo l'uomo impassibile sul divano, grugnire e alzarsi da quest'ultimo calpestando il foglio della ragazzina.

Si stiracchio e si grattò la spalla urlando vado a farmi un giro!

Detto ciò, si avviò anch'egli verso di me, lasciando quel disegno per terra scalciandolo via e scompare anche lui nel corridoio buio. La donna dai capelli ricci passa nella stanza con la scopa, e con la testa china e gli occhiali che ciondolavano dal suo naso guarda il disegno e lo raccoglie sorridendo dolcemente. Lo piega e se lo infila in tasca continuando a fare ciò che stava facendo. E di nuovo ritornò il buio lentamente.

Io domani me ne vado! Per un mese non vi voglio vedere!

Sobbalzai sentendo quel grido imponente, dei passi forti e possenti si allontanavano lentamente nel corridoio finendo con un rumore pesante di una porta chiusa e nuovamente la stanza si illuminava mostrando la donna dai capelli ricci singhiozzare, era seduta sul pavimento e nascondeva il viso nel braccio poggiato alla vasca da bagno. I suoi spessi occhiali erano vicino a me, molto distanti dalla proprietaria. Con la coda dell'occhio vidi la chioma della bambina chinarsi a raccoglierli e poi avvicinarsi alla donna poggiandole una mano sulla testa.

Perché piangi mamma?

Il cuore mi si strinse in una morsa nel vedere quella scena e una lacrima mi scese sul volto sino alle labbra.

A volte piangere fa bene... sussurrò flebilmente la mamma alzando il volto verso la figlia, aveva gli occhi rossi e gonfi con una macchia rossa sul volto.

La bambina sorrideva con fare ingenuo e gli porgeva gli occhiali.

Allora piangi che fa bene, piangi!

La mamma ancora in lacrime, prese gli occhiali e li posò di fianco a lei per poi abbracciare la figlia che ricambiava sorridente l'abbraccio. La scena finì qui, e nel buio iniziai a piangere, silenziosamente. Non volevo vedere nulla più, speravo che finisse qui il tutto...

Mamma è arrivato papà! Sta entrando!

Sentì un colpo spintonarmi e la luce tornò di nuovo. La ragazzina era cresciuta, aveva i capelli lunghi e di un biondo scuro, era abbastanza in carne per la sua età. Si trova in cucina, la tavola era apparecchiata e la mamma stava cucinando della frittura. L'uomo... il padre, era fermo in mezzo alla stanza a guardare la ragazza con sdegno, per poi volgere il suo sguardo alla donna ai fornelli.

Guarda come è diventata! Ti rendi conto di quanto è obesa tua figlia?!

Il sorriso si spense sul volto della ragazza e chinò la testa guardandosi la pancia, la madre si voltò verso il padre guardandolo sbigottita e spaventata. Balbettava, non riusciva a rispondere. Il padre, con fare goffo e autoritario afferra la bottiglia di cola e la sbatte sul ripiano della cucina.

Gli fai bere questa merda, e guarda come diventa! Aprì la bottiglia e la buttò nella padella dove la mamma stava cucinando e finirla buttandola nel lavandino, per poi sbatterla ai piedi della madre.

Cucinale veleno, mi raccomando, falla diventare obesa e fallita come te

E come arrivòcosì se ne andò.
La madre rimase ferma, a guardare la bottiglia ai suoi piedi.

Piccolina vai di là, per favore, vai in camera...

La ragazza a testa china si diresse in camera, io la seguii lasciando mamma dietro di me.
Entrai con la ragazza nella camera da letto, dove si posizionò davanti allo specchio grande e si guardava fissa.

Sono sbagliata? Chiedeva al suo riflesso.

Mi posizionai dietro di lei, e vidi la mia figura riflessa.

Non sei sbagliata, guardati, sei cresciuta bene anche senza l'approvazione di tuo padre...

Non mi vorrà mai bene...

Te ne voglio io, per questo sei diventata così da grande. Sorridevo, e la ragazza mi sorrise a sua volta.

Non importa il passato che ho avuto, sono sicura che il mio futuro sarà migliore.

 

   
 
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