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Autore: Hi Asija    31/07/2017    0 recensioni
«Sembra che una parte di me ti abbia amato sin dal principio.»
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Detroit, 2000.
Le strade della capitale del Michigan sono affollate da malviventi e da futuri esordienti nel campo della musica hip-hop. Qualcuno prega per due dollari, qualcuno li ruba.
Tra loro, si nasconde il volto ingenuo, sbagliato e giovane di Diana, una cantante e bassista diciassettenne della periferia di Detroit, e quello serio e confuso di Marshall, un rapper esordiente di venticinque anni, re di quella strada in cui entrambi vivono da svariati anni.
Diana e Marshall si conoscono da quando lui e la madre si sono dovuti trasferire su quella che è la strada più malfamata di Detroit.
Sono due persone completamente diverse: lei è timida, mentre Marshall risulta sicuro di sé.
Eppure, qualcosa d’importante e forte si svilupperà tra loro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Me ne sto seduta sulla fredda panchina ad aspettare l'autobus, un ammasso blu mezzo distrutto che non arriva mai in orario ed è sempre troppo pieno di neri per potersi permettere un posto a sedere.
Sono arrivata in anticipo, quindi so già che passerò molto tempo ad aspettare.
Eppure, sorrido.
Un anno fa non mi sarei immaginata qui, con i capelli di un colore normale, finalmente. Con addosso vestiti normali e colorati, ma soprattutto, senza borchie.
Un anno fa, semplicemente, non riuscivo a immaginarmi felice.
Ero una ragazza estremamente chiusa; avevo difficoltà nel relazionarmi con gli altri, anzi, non ci parlavo proprio, perché ero convinta che qualunque cosa avessi detto sarebbe risultata stupida o inadeguata al contesto. Preferivo essere ignorata.
Serrare le labbra e guardare a terra.
La scuola, perciò, era un vero inferno per me. Odiavo andare alla lavagna, sentivo il peso di tutti gli sguardi dei miei compagni addosso a me, pronti per vedermi fallire, ancora. Ecco, ero terrorizzata all'idea di sbagliare.
Sapevo che non sarei mai stata in grado di rimediare ai miei errori. Ero troppo debole.
I miei capelli erano abbastanza lunghi e perennemente tinti di rosso, in modo tale da attirare l'attenzione lì, e coprire i miei occhi neri, come le mie felpe.
All'epoca prendevo l'autobus che si fermava in tutte le attrazioni di Detroit e dell’8 Mile, e c'era sempre un gruppo di ragazze nere che appena passavo iniziavano a ridermi dietro, a indicarmi e affibbiarmi terribili soprannomi. Sapevano trovare un difetto in tutto ciò che facevo, dal modo in cui camminavo al mio tono di voce. Mi facevano sentire così sbagliata.
Iniziai a vedermi come loro mi vedevano, senza pregi, con un carattere insopportabile, un fisico che era meglio nascondere sotto abiti di due taglie più grandi e un'autostima inesistente. Detestavo essere me, volevo cambiare... ma non ne avevo idea di come fare.

Il mio umore iniziava a essere sempre più instabile; qualche volte ero così arrabbiata da trattare male chiunque, altre volte così triste che temevo di sprofondare nelle mie stesse lacrime...
C'era un locale gotico, sempre aperto, ed io ogni mattina ci passavo davanti, perché era nel mio tragitto fermata-scuola. Ogni sera, qualcuno si esibiva.
Quanto ho odiato quel posto. Era sempre pieno di persone e ragazzi che uscivano con un contratto, ed io non potevo fare altro che odiarli, e odiarli, perché sapevo che nessuno avrebbe mai apprezzato la mia voce.
Perciò acceleravo sempre il passo, i miei occhi fissi sul cemento screpolato del marciapiede, la musica a tutto volume nelle mie orecchie.
Ascoltavo rock, ma in particolare ero affascinata dal metal. Avevo modelli come Amy Lee, Jonathan Davis, Kurt Cobain, Chris Cornell, Corey Taylor. Suonavo anche il basso. Era l'unica cosa che amavo.
Avevo deciso; volevo tagliare tutti fuori dal mio piccolo mondo.
Sapevo che se non mi sarei affezionata a nessuno, non avrei sofferto... eppure stavo già malissimo.
Poi un giorno, mia madre cominciò ad avere problemi con il lavoro, fino a quando non la licenziarono. Decisi di prendere coraggio e iscrivermi all'esibizione del sabato sera.
Avevo una band, ma non avevamo mai fatto nulla, figuriamoci esibirsi davanti a delle persone.
Avevo paura, paura di sbagliare. Io e i miei gusti, eravamo una x in un quartiere di y.
Ricordo ancora perfettamente quel giorno; era un’afosa nottata di giugno, c’eravamo appena esibiti. Nessuno aveva applaudito, tutto era andato male, e anche quella volta avevo sbagliato.
Stavo scappando da quel posto, senza preoccuparmi di nulla. Avevo con me il mio basso.
I miei capelli erano completamente sulla mia faccia ed ero immersa nei miei pensieri, ecco perché non mi accorsi che davanti c'era qualcuno, fermo, che mi fissava. Gli andai a sbattere contro.
Due grandi mani mi afferrarono per le spalle, impedendomi di cadere.  D'istinto, cercai di divincolarmi, ma non ci riuscì. I miei capelli rossi furono fermati dietro un orecchio e una voce roca mi domandò se stessi bene. Abituati a quella luminosità, i miei occhi misero a fuoco un ragazzo dai vestiti troppo larghi, gli occhi azzurri e un sorriso gentile. Aveva un incarnato chiaro e uno sguardo misterioso. Ed io lo conoscevo, era il mio vicino di casa. E lo odiavo veramente tanto.

  
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