Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: AlnyFMillen    01/08/2017    4 recensioni
[ In una stanza dimenticata dal mondo, il ritrovamento di un quadro suscita l'interesse di Elsa.
Anna cerca da tempo di far conoscere qualcuno alla sorella, cosicché quella possa trovare la felicità. Forse esagera, ma sembra aver finalmente trovato il ragazzo perfetto. Cosa sarà disposta a fare per permettere ai due di incontrarsi? ]
[ Jelsa ]
Si prese del tempo per osservarlo, senza fretta. Lasciò gli occhi per ultimi e fu un bene, perchè, ad incrociare un simile sguardo, così profondo e diverso, così dannatamente azzurro, si ritrovò senza fiato.
Meravigliata.
Stupefatta.
Ammaliata.
Era come se un quadro - un quadro - le stesse setacciando l’anima.
Era come se...
Senza che potesse impedirlo, protese una mano in avanti, pronta a sfiorare la tela.
Era come guardarsi allo specchio.
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 











“E’ qui da qualche parte.”
Alcuni quadri accatastati alla parete, delle corde per il ghiaccio.
Una slitta rotta, assi spezzate per una brusca caduta; vestiti ammuffiti sul fondo dell’armadio rinascimentale, posto in quello che avrebbe dovuto essere, ad occhio e croce, l’angolo destro della stanza. Due poltrone in pelle, rovinate dal tempo; un divanetto con braccioli dorati, quasi completamente privo d’imbottitura.
E libri, libri ovunque. Grandi, piccoli, medi, vecchi e nuovi.
La giovane donna sfiorò appena il busto imbronciato di Thor Heyerdahl, attenta a non farlo sbilanciare in avanti. Aprì per bene i palmi delle mani, così da poter afferrare un tomo particolarmente polveroso, caduto inavvertitamente da una mensola in alto. Mugugnò, tirando un sospiro di sollievo quando le Histoires ou contes du temps passé atterrò sano e salvo nella sua stretta.
“Deve essere qui, ma dove?”
Con un movimento fluido, Elsa ripose il volume su di un piccolo comò, appoggiando cauta la pianta dei piedi sui pochi spicchi di pavimentazione sgombri da cianfrusaglie. Invano, cercò di raggiungere la voce della sorella che, destreggiandosi fra scaffali e oggetti accatastati gli uni sugli altri, risultava invisibile alla sua vista.
Quando le aveva domandato in quale luogo dimenticato dal mondo avesse nascosto il loro prezioso Man in the moon, una tra le prime fiabe che avevano avuto la possibilità di leggere assieme, non si aspettava certo di scoprire tutto... quello.
Chi lo avrebbe mai detto? Lei no di certo. Eppure Anna pareva una vera e propria accumulatrice seriale o, come l’aveva corretta qualche momento prima, una rispettabile collezionista.
“Eccol-- no, non è vero. Falso allarme!”
Da qualche parte, percepì l’eco di una risatina nervosa e, senza che nulla potesse impedirlo, avvertì nascere dal più profondo dell’animo l’ormai usuale moto compassionevole nei confronti del povero Kristoff. Se lei aveva passato gran parte della vita con Anna, il ragazzo vi ci avrebbe trascorso il resto dell’esistenza, per scelte prettamente personali. Elsa adorava sua sorella, la credeva una giovane unica e, soprattutto, speciale. A volte, però, risultava un po’ troppo speciale, tanto da esasperare al limite il fidanzato.
Mentre lasciava vagare lo sguardo per la stanza, un sorriso fiorì spontaneo dalle labbra. Meglio mettersi comodi, si disse, e trovar qualcosa da fare. Aveva più volte tentato di convincere Anna che quattro mani erano meglio di due e, se lei l’avesse aiutata, sicuramente avrebbero terminato prima. Ma nulla, la rossa era sembrata irremovibile: colpa sua lo smarrimento, merito suo anche il ritrovo.
Aveva immaginato, Elsa, che fosse un modo per dimostrare a se stessa - e forse anche a lei - un certo grado di responsabilità. Indi per cui, si era ritirata in un angolino, fiera della donna che stava diventando la sua sorellina, ed ora non le restava che cercare di occupare il proprio tempo nel modo più costruttivo possibile. Stava giusto pensando di aprire l’enciclopedia poco distante - Storia e cultura d’Arendelle, quando venne bloccata.
Quel che, sorprendentemente, attirò la sua attenzione, fu un lembo di tessuto  avviluppato alla bella e meglio su di una superficie quadratica. Da quanto poteva vedere, quell’ultima rimaneva nascosta per ben tre quarti, lasciando però intravedere il profilo leggermente sbiadito di un ginocchio.
La ragazza voltò il capo in un verso, nell’altro, di nuovo a destra.
Si avvicinò, mento in alto, occhi alteri, cercando di non inciampare. Accostò leggermente il viso al telo, squadrandolo furtivamente: non riusciva a distinguere nulla. Cercò di scostare la copertura con un cenno: ancora niente.
Gettò uno sguardo nella direzione dove credeva fosse diretta Anna, poi nuovamente all’oggetto.
Veloce, si alzò sulle punte, in modo tale da raggiungere l’angolo più alto del quadro, poi tirò forte. La stoffa cadde, scivolando verso il terreno, con un tonfo sordo e poco udibile.
Cinque figure, avvolte da spire luminose, facevano bella mostra di loro sulla tela.
In alto, la luna, tanto bianca e splendente da parer meritare un posto a se stante.
Dalle basse nubi del cielo, un uomo, unico rappresentante - o almeno così sembrava - con sembianze propriamente umane. Barba e baffi bianchi, sul capo un cappello invernale, simile ai colbacchi russi. Da principio, si sarebbe detto anziano, ma, dopo un’analisi più attenta, Elsa si ritrovò nella totale incapacità di definirne l’età.
Poco più in basso, sulla stessa linea di prospettiva, due figuri dai tratti trascendenti. Quello sulla sinistra, che decretò un’essere femminile, data la curva leggermente accennata del seno e le fattezze delicate del viso, era provvisto, proprio sotto le scapole, di sottili ali diafane. Il corpo riluceva di smeraldo, come fosse ricoperta di piume di colibrì.
Quello sulla destra, invece, risultava più tozzo e rotondeggiante, bambinesco. La nube dorata cui doveva essere padrone, si allungava sinuosamente verso il quarto individuo, il più animalesco. Grandi orecchie grige, folte sopracciglia e naso schiacciato. Le ricordava davvero...
Un coniglio.
Inarcò canzonariamente un sopracciglio, divertita dall’assurdità del dipinto. Eppure, c’era qualcosa che le sfuggiva, qualcosa che pareva averla attratta fin lì.
Fece scorrere lo sguardo sul resto del quadro, ormai certa di aver trovato un passatempo poco costruttivo e pronta a dirigersi verso l’enciclopedia, ma il respiro le si mozzò brutalmente in gola.
Un ragazzo, all’incirca ventenne , sorrideva spavaldo a fondo tela. Nonostante l’abbigliamento poco elegante, il suo intero essere sprigionava disinvoltura.
La regina sgranò gli occhi, la bocca leggermente schiusa per lo stupore.
Prestò solo un minimo d’attenzione a osservarlo nella sua interezza, poichè l’interesse s’era interamente catalizzato sul volto pallido. La pelle eterea della fronte, coperta a tratti di ciocche ribelli, candide come la neve; la linea perfettamente dritta del naso, ginta fino alle labbra di un rosa pallido che, leggermente schiuse, lasciavano intravedere i denti chiari; gli zigomi nivei, seguiti dalla curva pronunciata della mascella.
Si prese del tempo per osservarlo, senza fretta. Lasciò gli occhi per ultimi, e fu un bene, perchè ad incrociare un simile sguardo, così profondo e diverso, così dannatamente azzurro, si ritrovò a trattenere il fiato.
Era meravigliata. Stupefatta. Ammaliata.
Era come se un quadro - un quadro - le stesse setacciando l’anima.
Era come se...
Senza che potesse impedirlo, protese una mano in avanti, pronta a sfiorare la tela.
Era come guardarsi allo specchio.
“Finalmente!”
Sobbalzò, ritrasse la mano, distolse in fretta l’attenzione dal misterioso ragazzo. Volse il viso verso la sorella, trovandola sorridente a pochi metri da lei. Fra le mani, il libro tanto cercato.
Per distogliere l’attenzione da sè, parlò, così che Anna smettesse di guardarla con espressione stupita.
“Chi sono loro?” domandò allora, accennando al dipinto.
Chi è lui, avrebbe voluto chiedere, ma si trattenne.
“Come, Elsa! Ti sei dimenticata proprio tutto dei bei tempi andati, eh?” la prese in giro l’altra, “Sono i Guardiani.”
Con l’indice indicò ad uno ad uno i soggetti rappresentati.
“Babbonatale - il vecchio, la Fatina dei Denti - la donna sulla sinistra, l’Omino del Sonno - quello dall’aria bambinesca, il Coniglietto Pasquale - il coniglio - e Jack Frost.”
Per un attimo, regnò il silenzio, poi Anna riprese a parlare.
“Sai, da piccola credevo davvero in loro e, anche se lo negherai, sono sicura che anche tu lo facessi, sotto sotto. Qualche tempo fa ne parlavo con Kristoff e, beh... Mi sono detta: perchè no? Se esistono i troll, se tu hai i poteri che hai...”
Lei si limitò a stringere le mani l’una contro l’altra, cercando di fingersi meno interessata di quanto in realtà non fosse.
“Si... Insomma, è possibile.” mormorò infine.
Passò qualche attimo e, d’improvviso, Anna sorrise, luminosa. Sventolò la mano destra avanti e indietro, poi enunciò in tono forzatamente casuale.
“Saaai”
“Si?”
“Stavo pensando...”
Un’altra pausa.
“Stavo pensando che ti vedrei bene con uno del genere.” buttò lì.
“Con chi, Babbonatale?” rise lei, “ In effetti, il Polo Nord potrebbe essere il posto giusto per me.”
“Eddai, non fare la finta tonta. Anche Jack Frost controlla i ghiacci, sai? Sareste la coppia per eccellenza, dammi retta.”
Ora, Elsa conosceva perfettamente l’inclinazione di Anna nel tentare di farle fare nuove conoscenze, cosicché anche lei potesse sperimentare la felicità scaturita dall’amore cui tanto parlava la minore. Non c’era mai stato nessun tentativo eclatante, fin ad allora, da parte della rossa, ma più volte la regina s’era ritrovata davanti principi a lei del tutto sconosciuti. Casualmente, subito dopo presentazioni e conseguenti scuse per l’impossibilità di accettare i qualsivoglia inviti, Anna si precipitava da lei, smaniosa di conoscere l’esito della serata. Eppure, adesso, le sembrava che la cosa stesse davvero degenerando.
“Anna” la richiamò, leggermente esasperata.
Se sua sorella riusciva a mettersi in testa qualcosa, era pressoché impossibile distoglierla.
“Cosa?” fece quella, fingendosi ignara.
Elsa sospirò, prima di voltarsi verso l’uscita.
“Sono soltanto leggende.”












Per saperne di più:
Thor Heyerdahl é uno scrittore ed esploratore norvegese (informazioni dettagliate qui )

•Le Histoires ou contes du temps passé sono una serie di racconti scritti da Charles Perrault nel 1697. Tra le fiabe presenti, Cappuccetto Rosso, Balbablù, Cenerentola e Il gatto con gli stivali. (qui)

Man in the moon invece, é un libro di William Joyce, correlato alla raccolta dei Guardiani dell'Infanzia, nonché Le 5 leggende di cui fa parte Jack Frost. (qui)

Infine, questa é l'immagine da cui é stata ispirata la descrizione del quadro.
   
 
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