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Autore: falcediluna_    02/08/2017    1 recensioni
Sentirsi a casa tra gli alberi e la pietra
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E poi mi chiedo "chi me l'ha fatto fare" quando la sveglia suona alle 5 e devo accontentarmi delle quattro ore di sonno appena trascorse. Sistemare casa di corsa, lavarsi, preparare lo zaino e sfrecciare in bici lungo una statale marcia di smog e cemento.

In viaggio tra treno ed auto, con il sonno residuo che ancora appiccica gli occhi, mentre il cielo coperto da qualche velo di nuvole non sembra promettere la migliore delle giornate.

 

E poi, quasi senza rendermene conto, sono gią in mezzo alla rada boschčla del Carega meridionale, accompagnata dal torrente che si getta urlando sulle rocce muschiose e gonfie d'acqua. Mi gusto il leggero saliscendi adocchiando i fiori delle future fragoline di bosco che fanno capolino qua e lą ai lati del sentiero; come al solito, un passo dopo l'altro la vita di tutti i giorni se ne resta gił. Lontana dall'aria fresca ed umida del sottobosco.

Di tanto in tanto si apre una leggera finestra azzurra in cielo. Si intravede attraverso le foglie dei faggi, verdissime e quasi immobili. Intanto si sale per gli sfasciumi rossi di roccia ferrosa – il Carega che piange sassi – guadando a zig zag il torrente senza sempre uscirne completamente asciutti.

Costeggio basse paretine dai baffi erbosi, pregne di umiditą, mentre la boschčla lascia pian piano spazio ai profumatissimi mughi ed il tappeto di foglie color mattone si dirada fino a sparire.

 

Č un Carega che ancora non conoscevo, dal volto rosso invece che pallido, quasi timido e lunatico, con la sua boscaglia goffa e per nulla graziosa, ma ovunque densa di vita taciturna. Un Carega che sa ancora regalare il piccolo miracolo dell'acqua fresca, gelida e limpidissima; che tira per la manica chi non si guarda intorno, attirando la sua attenzione col fischio di una marmotta o con un piovasco improvviso.

 

Diventa cosģ facile camminare sotto la pioggia con il cappuccio abbassato e le maniche tirate su, lasciandosi fare il solletico dalle gocce e dal vento, mentre la pigrizia che morde le gambe scappa altrove a cercare riparo dall'acquazzone.

 

E poi mi chiedo "chi me l'ha fatto fare di non tornare prima" quando, facendo vagare lo sguardo gił per la valle, quella socchiude un occhio prima di tirarsi addosso un velo di nuvole e tornare a dormire di nuovo, lasciandosi scappare uno sbadiglio di vento che mi scompiglia i capelli e se ne va a giocare con l'erba, sempre pił in alto, alle mie spalle.


   
 
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