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Autore: Occhi sognatori    02/08/2017    2 recensioni
Heather Wilson ha ormai trent'anni. E' una donna forte ed orgogliosa, che però si troverà a fronteggiare una situazione estremamente delicata e nuova per lei, facendo i conti con gli errori di un lontano passato della defunta sorella Clare.
Tutto sembra andare per la piega sbagliata e nessuno sembra in grado di sciogliere il suo cuore di ghiaccio.
Ma le cose più belle sono sempre inaspettate, questo si sa, e forse qualcuno in grado di farle conoscere l'amore e strapparla dalle grinfie del passato c'è...
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather, Nuovo Personaggio | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Un Nuovo Inizio 

La trentenne, tacchi alti, camicia bianca posta dentro la gonna nera che le arrivava sopra al ginocchio, scese dalla macchina sbattendo lo sportello.
Scostò i lunghi capelli color ebano dal viso, sistemandone una ciocca dietro l'orecchio.
Si diresse a grandi, ma eleganti passi verso l'entrata del tribunale di Toronto.
Tutta quella storia le sembrava così surreale! Per non parlare dei giudici: nemmeno il tempo di buttar giù quel boccone amaro, che già avevano avviato le udienze per l'affidamento dei beni, ed anche di qualcos'altro.
Venne scortata da un uomo, molto discreto secondo i suoi gusti, fino alla sala dove si teneva l'udienza.
-Signorina Wilson, come ben sa, la legge non può essere contraddetta-
-Mi pare di averle già ripetuto più volte che io non posso occuparmene: ho un lavoro molto impegnativo da portare avanti-
Heather Wilson era sempre stata una donna indipendente e decisa; odiava le imposizioni, calcolava sempre ogni cosa nei minimi dettagli, e soprattutto, come molti sanno, non si era mai fatta problemi a perdere la calma.
Tuttavia quella volta dovette fare un'eccezione, ricorrendo a tutta la tranquillità che possedeva.
Eccezione che costò l'interno guancia sbucciato.
-Dovrà, quindi, dividere il lavoro dalla vita privata. E' l'unica parente del bambino. Se deciderà di ignorare la sua presenza, il minorenne andrà in un orfanotrofio. A lei la scelta-
Dio, non ci aveva pensato.
Una parte di sé voleva lasciare quel bambino nelle mani dello stato, infondo lei era la persona meno adatta sulla faccia della terra per crescere un pargoletto: era una donna in carriera, non aveva tempo per dei piccoli ritagli fuori dall'ufficio, non era mai stata brava nel dare amore, ma l'altra parte di sé...
-E va bene, lo terrò io, ma pretendo assistenza per qualsiasi bisogno-
Sbuffò, con la voce più glaciale che possedesse.
-Bene, allora avvieremo le trattative per l'affidamento. Dal momento in cui ha deciso di tenerlo, già da stasera, il minore, dovrà stare a casa con lei-
Annuì, anche se con riluttanza.

Heather uscì dal tribunale con la consapevolezza che tutto ciò che era stata la sua vita fino a quel preciso istante, sarebbe stato cancellato.
I pilastri del suo essere erano stati nuovamente rotti, frantumati, come la sua maschera nel momento in cui, una settimana prima, quel dannato telefono era squillato.
Scosse la testa, come a voler scacciare il brutto ricordo, nonostante il fatto che di lì in poi, quel brutto ricordo, sarebbe stato il centro della sua esistenza.
Erano circa le quattro e trenta del pomeriggio, di lì a poco il bambino sarebbe uscito da scuola.
Cavolo, doveva andare a riprenderlo.
Salì in auto, e premette sull'acceleratore per arrivare il prima possibile alla scuola del piccolo.
Quel pomeriggio, il sole se ne stava ben nascosto fra le nuvole ambrate.
Le sembrò di scorgere sua sorella fra quei soffici cuscini del cielo.
Non voleva ammetterlo, e forse mai l'avrebbe fatto, ma le mancava.
Le mancava terribilmente.
Lei e la sorella, Clare, non erano mai state affiatate.
Non erano mai state la classica coppia di sorelle unite da un legame profondo.
Tutt'altro.
Ciò, però, che le legava era la consapevolezza che c'erano e ci sarebbero sempre state l'una per l'altra, nel momento del bisogno.
E questo, la più grande delle Wilson aveva fatto.
Aveva aiutato la sorella ad aprire gli occhi, senza raggiungere, suo malgrado, nessun risultato.
“Ecco com'è andato a finire tutto il tuo amore per lui, Clare”.
Pensava la donna mentre accostava la macchina, pronta per intraprendere un nuovo inizio con suo nipote Cole.

La campanella suonò, ed uno sciame di bambini corse fuori dal grande portone in legno.
-Zia!-
Sorrise, senza volere, ovvio.
Era comunque suo nipote, sangue del suo sangue, ed aveva i suoi stessi occhi grigi.
-Ciao, Cole, come stai?-
Cercò di sembrare amichevole, nonostante la freddezza nelle sue corde vocali.
Si maledì mentalmente poco dopo, quando il bambino abbassò lo sguardo.
Diamine, aveva appena perso sua madre, tutta la sua famiglia in poche parole, e lei gli domandava come stesse?
No, non sarebbe riuscita a fornirgli affetto.
Infondo come può una persona che non ha mai ricevuto amore, poterlo donare?
-Da oggi starai con me-
Aggiunse.
Cole alzò il faccino, ed Heather notò i suoi occhi brillare alla luce.
No, non brillare di gioia, brillare di lacrime.
Si trovò spiazzata.
Cosa doveva fare?
Chiedergli il motivo delle lacrime? Ignorarlo?
Dopo un breve attimo di indecisione, optò per la seconda opzione.
Il piccoletto annuì lentamente.
-Forza, sali in macchina, ti porto a casa-

Il viaggio fu breve e silenzioso.
La donna lanciava delle occhiate, attraverso lo specchietto retrovisore, al nipote, che se ne stava mogio sul sedile posteriore.
Cole aveva il piccolo braccio sul finestrino, e guardava l'orizzonte.
-Siamo arrivati-
Annunciò Heather, davanti ad un'ampia villetta bianca.
Cole scese dalla macchina, e seguì la zia fino all'interno dell'abitacolo.
-Zia, avrò una camera tutta mia?-
Ecco un altro problema al quale non aveva pensato; o meglio non aveva avuto il tempo di pensare.
Era, per l'ennesima volte in poche ore, con le spalle al muro, indecisa sul da farsi.
Dov'era finito il suo orgoglio? E la sua decisione? Dovere finita la Heather che aveva partecipato al reality show? Il suo essere era morto con sua sorella?
No, impossibile.
Chiuse gli occhi e riprese le redini del suo carattere.
Aveva la camera degli ospiti.
Con il tempo, e con la voglia - soprattutto con quella -, avrebbe arredato la stanza per un bambino di sette anni.
Per ora il moccioso doveva accontentarsi di quella così com'era.
-Avrai la camera degli ospiti. Quando avrò tempo e voglia, farò in modo e maniera che la mobilia sia adatta ad un bambino. Per il momento dovrai accontentarti di come la troverai-
La donna lo condusse al secondo piano, dove gli mostrò la camera.
Era larga, con un grande letto al centro, una poltrona grigia accanto al comodino ed una serie di armadi, messi uno accanto all'altro, era posta davanti al letto.
Sulla destra, vi era invece un'enorme finestra, coperta da altrettanto enormi tende bianche.
La stanza era illuminata da una luce, proveniente da dietro il primo armadio.
-Domani andrò a recuperare le tue cose a casa di tua madre, fino a quel momento dovrai arrangiarti-
-Va bene, zia-
-Adesso scusami, ma devo andare nello studio a finire del lavoro. Per qualsiasi emergenza, il bagno è qui accanto, giù c'è la cucina, nel frigo troverai alimenti che spero possano essere di tuo gusto, in alternativa, scendi in taverna e nella dispensa ce ne
saranno altri. Se mi desideri puoi trovarmi al terzo piano, prima stanza a destra.
Ah, dovremo stabilire degli orari per la televisione ed ogni genere di prodotto tecnologico: massimo due ore al giorno. Puoi trovare la tv in ogni stanza. Se cerchi un libro da leggere, recati nella seconda stanza dopo questa.
Tutto chiaro?-
-Sì-
Soffiò il piccolo in un sussurro.
-Bene. A dopo. Cerca di non cacciarti nei guai, né di rompere alcun tipo di oggetto-
Detto questo, Heather lasciò il bambino solo nella camera, dirigendosi alle sue tanto amate carte da lavoro.

Erano passati circa venti minuti da quando la giovane donna aveva lasciato il bambino da solo nella sua nuova camera.
Teneva lo sguardo fisso su una pila di fogli adagiati ordinatamente sulla superficie liscia e color panna che era la sua scrivania, senza però riuscire a completarne uno.
Ogni tanto un sospiro usciva dalle sue labbra, e la mente le tornava con prepotenza alle immagini della sua infanzia.
Il flusso di pensieri che la mente di Heather stava inconsciamente elaborando, venne interrotto dallo squillo del telefono.
-Pronto?-
-Faresti meglio a tenere gli occhi aperti, io ti osservo.
Lui non ti appartiene-
Riconoscendo all'istante la voce dalla parte opposta dell'apparecchio, la Wilson rabbrividì, e corse immediatamente su per le scale, verso la camera di Cole.
Il bambino dormiva beatamente sopra il letto.
Non poteva essere tornato...

Angolo autrice:
Salve!!
Eccomi qua con una nuova storia che tengo da un po' nella memoria del computer.
Mi scuso se come primo capitolo non è un granché, ma in questi giorni sono sempre di fretta.
PICCOLA SFIDA: Secondo voi a chi appartiene la voce dalla parte opposta del telefono?
Comunque, spero vi sia piaciuto, me lo lasciate un commentino con le vostre impressioni, please?
A presto,
Occhi Sognatori 

   
 
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