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Autore: Leila 95    03/08/2017    3 recensioni
Talvolta l'amore vero è capace di andare oltre le differenze sociali ed i pregiudizi, e volare alto, libero e puro.
NOTA-Questo racconto si inserisce fra altri due miei racconti già pubblicati, ovvero "What about you need" e "Le cose cambiano"...ovviamente può essere letto anche independentemente da questi. Buona lettura!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Mon Mothma, Principessa Leia Organa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AMOR VINCIT OMNIA
Quando la sveglia suonò, Leia Organa si era già destata da un pezzo. Con gli anni si era abituata a ritmi assai frenetici, e a necessitare di pochissime ore di sonno per essere attiva durante la giornata.
Allungò pigramente la mano verso il comodino per mettere a tacere il fastidioso trillo, ma non poté fare molto per alzarsi – e in effetti, neanche lo voleva. Han Solo la teneva stretta contro il proprio petto con entrambe le braccia e al suono della sveglia, anziché liberarla dall’abbraccio, la strinse ancora più forte e affondò il naso fra i suoi capelli, mormorando qualche imprecazione contro ciò che aveva interrotto il suo riposo.  
“Han, devo alzarmi” disse riluttante Leia. Le sarebbe piaciuto molto restare a poltrire a letto con lui ma l’Alto Consiglio Ribelle richiedeva la sua presenza e la sua attenzione.
Il contrabbandiere non sembrò gradire la prospettiva. Prese a mordicchiarla sulla spalla, sul collo, sull’orecchio, seminando qua e là baci bollenti e accendendo in lei voglie che sapeva di non poter soddisfare ora.
“Han, smettila” continuò, fingendosi irritata.
“No” replicò l’uomo.
“È un ordine.”
Lo sentì sorridere contro la sua pelle. “Sai che non prendo ordini da nessuno, Principessa.”
Leia sbuffò contrariata: quell’uomo era impossibile, senza dubbio la peggiore delle tentazioni che avesse mai conosciuto. Voleva poter cedere, ma il suo senso del dovere continuava a ricordarle che aveva scadenze alle quali ottemperare, e che si stava facendo già tardi. Molto presto – ne era certa – il comlink avrebbe iniziato a suonare, e sarebbe stata la fine del loro rituale d’amore.
Si voltò fra le sue braccia per poterlo guardare in faccia. “Se la sveglia è suonata, ci sarà un motivo!”
“Non me ne frega niente” sussurrò beffardo. Stroncò ogni sua possibile obiezione baciandola in modo sensuale sulle labbra. Tutto ciò che voleva era di trascorrere un po’ di tempo con la sua Principessa, possibilmente a letto come erano ora. Sapeva bene che, se l’avesse lasciata alla sua spasmodica routine, l’avrebbe forse riavuta per sé solo a notte fonda.
Prese ad accarezzarla dolcemente sul corpo nudo, mentre le remore che ancora aveva iniziavano a dissolversi con il calore dei suoi baci. Sapeva come farla arrendere, dopotutto. Le mani scivolarono sempre più giù, seguendo le curve perfette del suo corpo, fino a sfiorarle il sesso già gonfio per il desiderio. Leia poteva essere stata innocente prima di lui, ma certamente ora non lo era più, a giudicare da quanto entusiasticamente rispondeva alla sua languida carezza e a come lo stava tacitamente invitando a spingersi oltre. Il tocco delle sue dita fu presto sostituito dal suo membro eretto, che scivolò dentro di lei senza difficoltà.
 
Leia sussultò.
Si sorprendeva ogni volta di quanto il sesso fosse diventato – così in breve tempo – un pezzo tanto importante della loro relazione. Di certo l’amore c’era, la fiducia ed il rispetto reciproci non mancavano, eppure l’intesa fisica era ormai irrinunciabile. Era come un ingrediente segreto che rendeva il sapore della loro storia così unico. Il modo in cui Han aveva imparato a far emergere desideri e pulsioni che neanche sapeva di avere – per esempio fare sesso appena svegli, prima di qualsiasi altra attività – era a dir poco incredibile. Il tocco esperto delle sue mani, la passione dei suoi baci, la sensazione di averlo dentro di lei…erano cose di cui non si sarebbe stancata mai. Han aveva liberato la vera Leia, sotterrata da troppi impegni diplomatici e battaglie militari, l’aveva resa consapevole delle proprie debolezze ma anche dei propri desideri, e le aveva insegnato a dare finalmente ascolto al proprio cuore.
Era strano, e quasi surreale, come fossero passati dal farsi la guerra al fare l’amore nel giro di così poco tempo: si conoscevano da tre anni e più, ma la metamorfosi del loro rapporto si era consumata in quella manciata di giorni che avevano impiegato per raggiungere Bespin. Entrambi avevano dovuto mettere da parte l’orgoglio e darsi dei limiti, per fare posto all’amore che stava crescendo in mezzo a loro. Non era stato facile, poiché tutti e due avevano sofferto nel mettere a nudo le proprie fragilità, ma alla fine ne erano usciti entrambi più forti e più uniti che mai.
 
Han la prese per i fianchi e la mise accovacciata su di lui, per mettersi più comodo e per poterla toccare più agevolmente, ma anche per lasciare a lei il controllo della situazione.
Era magnifica, con i capelli tutti in disordine, le guance arrossate e le labbra gonfie per i troppi baci. Era così che piaceva a lui: semplice, spontanea, spensierata…imperversava la guerra, e presto sarebbero partiti per l’ennesima missione contro l’Impero, e per questo motivo momenti come quello erano così preziosi.
Rimasero a guardarsi così – lei inginocchiata su di lui – immobilizzati dall’emozione, per un tempo indefinito, la loro corsa verso il piacere dei sensi momentaneamente sospesa.
"ⲇⲩ ⲃⲓⲥⲧ ⲱⲩⲛⲇⲉⲣⲃⲁⲣ*" confessò Han.
Quando si rese conto di ciò che aveva appena detto, e della spontaneità con la quale aveva aperto la bocca, un vago rossore gli colorò le guance. Sorrise imbarazzato, ma non distolse lo sguardo da lei, accarezzandole le cosce come ad assicurarle che quello che aveva detto non era stato un errore.
Leia lo guardò stupita e si passò una mano fra i capelli, agitando la lunga chioma dietro la schiena. Si potevano contare sulle dita di una mano le volte in cui aveva sentito Han parlare nella sua lingua nativa, perfino con Wedge utilizzava il Basic. Sapeva che quando parlava in Corelliano emergeva la parte più intima e nascosta di lui, quella che non traspariva quasi mai.
Forse credeva che lei non avesse capito ciò che le aveva detto – o magari lo sperava – ma Leia non era del tutto all’asciutto di Corelliano da non essersi fatta una vaga idea del significato delle sue parole.
Si chinò su di lui, poggiando le mani sul cuscino ai lati della sua testa.
“Dillo di nuovo” chiese.
“Cosa? Che sei uno schianto?”
Il sorriso della principessa si allargò. “No. Il resto.”
Han le prese il volto fra le mani, affondando le dita fra i suoi capelli.
"ⲇⲩ ⲃⲓⲥⲧ ⲱⲩⲛⲇⲉ*" disse piano, stavolta ben consapevole del significato delle proprie parole.
*********************
 * Sei stupenda, amore mio.
*Ti amo.
 ********
La riunione dell’Alto Consiglio Ribelle per decidere sui risultati della missione di ricognizione su Endor, alla quale Leia era arrivata con un sensibile ed ingiustificato ritardo, era appena terminata. La Principessa stava raccogliendo le proprie cose e recuperando i dati della missione sul proprio datapad, quando la senatrice Mon Mothma le si avvicinò con il solito fare saccente e borioso.
“Ha fatto tardi oggi, Altezza?” chiese con tono gelido. “Era a conoscenza dell’importanza di questa riunione per l’avvio della nostra missione.”
“Non ho sentito la sveglia” mentì la Principessa. “Mi dispiace.”
La senatrice si schiarì la voce in modo piccato. “Si vocifera che lei intrattenga una relazione con il Capitano Solo. È vero?”
Dannazione. Come fosse giunta quella notizia alle orecchie di un membro del Senato Galattico in modo così repentino, Leia non riusciva proprio ad immaginarlo. Naturalmente la sua relazione con Han non era un segreto, almeno per le persone a lei vicine, ma non avrebbe voluto dover fare i conti con i media e la politica così presto: erano atterrati sul pianeta da meno di quattro giorni, dopo la loro rocambolesca avventura al palazzo di Jabba.
Non volle subito confermare la notizia, ma neanche smentirla. Mentire ad una persona come Mon Mothma poteva rivelarsi una mossa azzardata e pericolosa, perciò chiese solo: “Chi glielo ha detto?”
Mon sorrise gelida. “Le voci circolano, Altezza, specie in una base piccola come questa. Ma io di solito non do credito ai pettegolezzi, per questo sono venuta a chiedere alla fonte. E vero ciò che si dice di lei e Han Solo?”
Ad una domanda così diretta Leia non poté esimersi dal rispondere. “Sì, è vero.”
Il volto della Senatrice di contorse in una smorfia di disappunto. “Lo avevo sospettato.”
Fece una breve pausa, come a voler cercare le parole più giuste da dire. “Con rispetto parlando, Altezza, si rende conto di che significa questo?!” esclamò piccata. Ogni suo tentativo di essere diplomatica era fallito miseramente. “Han Solo è un delinquente, un contrabbandiere, nonché un ribelle intollerante a qualsiasi tipo di autorità. Dire che non è un partito adatto a lei è un eufemismo, credo.”
Leia ripensò per un attimo all’amore dolce e appassionato che aveva fatto con Han non molte ore prima.
“Ci amiamo” confessò senza pensarci troppo.
La Senatrice sollevo un sopracciglio, profondamente scettica. “Forse questo può valere per lei, ma non certo per quel…mercenario. L’ha sedotta, chiaramente, per la sua posizione influente a livello politico. Sono certa che non è davvero interessata a lei.”
“Lei non lo conosce” obiettò la Principessa. Non sapeva quanto Han potesse essere onesto e buono, a dispetto della sua apparenza e del suo torbido passato criminale.
“Può darsi, ma conosco quelli come lui, e so come sono. Feccia, ecco cosa! La scaricherà al primo spazioporto utile, una volta che non avrà più bisogno di lei.”
Fece un passo indietro, e aggiunse: “Credevo che la sua esperienza l’avrebbe condotta ad una scelta più oculata, ma evidentemente mi sbagliavo. Ha idea di ciò che diranno i membri del Senato Galattico? Il suo matrimonio sarebbe stata un’ottima opportunità per stringere alleanze pacifiche con altri sistemi, senza doverci piegare a condizioni altrui.”
Leia alzò una mano per interromperla. Era disgustata dalle sue parole, dal suo modo perverso di intendere la politica, dalla sua algida spietatezza. “Ma è della mia vita che stiamo parlando. Perché dovrei essere io quella disposta a piegarsi?”
“Perché lei è una Principessa, erede di un mondo, e diplomatico influente all’interno del Senato” rispose laconica.
“Bene, sappia allora che non mi piegherò. Nonostante il mio ruolo politico e diplomatico. Non verrò meno ai miei doveri istituzionali, ma ciò non dovrà interferire con la mia vita privata.”
Mon Mothma scosse la testa profondamente contrariata. “Faccia come crede, Altezza. Per fortuna, so di non essere l’unica a pensarla in questo modo. Ci saranno sicuramente altri senatori che la persuaderanno dell’errore madornale che sta commettendo.”
“Non mi piegherò” ripeté Leia, sempre più determinata a battersi per la propria libertà. Aveva impiegato tre lunghi anni ad ammettere i propri sentimenti, non sarebbe bastata una chiacchierata con la Senatrice a cancellarli. Fece per andarsene, quando le venne in mente una cosa.
“Ah, Senatrice” disse. “Se per caso il Senato Galattico decidesse di mettere anche la mia castità sul piatto delle trattative con altri sistemi, sappia che è già stata violata dal capitano Solo.” Sorrise beffarda, non riuscendo quasi a credere a ciò che aveva appena detto con tanta facilità.
Il volto della Senatrice si infiammò di quell’imbarazzo ipocrita e perbenista che Leia tanto detestava. La Principessa non sapeva se era scandalizzata più dal fatto che lei fosse andata a letto con Han o che lo avesse candidamente ammesso davanti a lei.
Detto questo, girò i tacchi ed uscì svelta dalla sala, diretta allo spazioporto.
***********
Quando arrivò al molo di attracco 94, Han Solo stava spiegando ad un gruppo di giovani piloti ribelli i vantaggi di avere una turbina idro-elettrica U-819 installata sui propri Ala-X. La brigata si ammutolì all’istante non appena la Principessa li ebbe raggiunti.
“Han” disse. “Vuoi seguirmi un attimo?”
Han era confuso, e anche un po’ spaventato. Leia sembrava arrabbiata e lui sperava davvero di non essere la causa della sua ira. Stavano appena imparando a convivere civilmente e non lo allettava per niente l’idea di mandare già tutto in malora.
“Certo, Vostra Grazia” balbettò. Stamattina si erano lasciati in modo assai più informale, ma non era sicuro di poter azzardare un saluto simile ora che erano in pubblico, fuori dalle mura della loro stanza da letto. Si congedò brevemente dai giovani piloti e seguì Leia – che camminava veloce facendosi strada fra meccanici, ingegneri e piloti – finché non imboccarono un vicoletto laterale semideserto.
Approfittando del fatto che erano soli, o quasi, Han si schiarì la voce, cercando di non tradire la propria ansia. “C’è qualcosa che non va, Leia?” chiese sottovoce.
“Mon Mothma è a conoscenza del fatto che stiamo insieme.”
Questa proprio non ci voleva. Era tornato in vita da appena qualche giorno, e non si sentiva affatto pronto ad affrontare un branco di senatori inferociti. Soprattutto su una questione così delicata come la sua storia con Leia, che era ancora poco chiara perfino per lui che c’era dentro. “Che cosa ti ha detto?”
“Che dovrei lasciarti, per sposare un alleato vantaggioso per la nostra Alleanza” rispose Leia. “E che stai con me solo per un interesse mercenario.”
Il voltò del contrabbandiere si rabbuiò. “Sai che questo non è assolutamente vero.”
La donna sorrise. “Lo so. E non mi importa di ciò che pensa la Senatrice.”
Si avvicinò e gli prese il volto fra le mani, incurante delle persone che passavano accanto a loro. “Io voglio stare con te, e voglio farlo alla luce del sole.”
Han sorrise. Leia era testarda e determinata quanto lui, e sapeva che non si sarebbe fatta fermare da nulla per ottenere ciò che voleva. Per questo gli piaceva così tanto.
La prese fra le braccia e la strinse forte a sé, sospirando. “Sarà una lotta dura, lo sai?”
FINE
 
   
 
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