Note dell’autore: Finalmente riesco
a pubblicare la prima one shot di questa mia nuova raccolta di storie, ho
intenzione di raggruppare qui tutte le storie che mi verranno in mente sui
CaptainSwan.
Inizio con
questa storia che mi è venuta in mente vedendo le foto spoiler dal set dove
vediamo la nuova identità di Killian, mano a mano che andavo avanti a scrivere
mi veniva in mente che poteva essere anche il prologo di una long, ma non so se
riuscirò mai a scriverla, devo prima finire quelle iniziate.
Spero vi
piaccia, aspetto le vostre recensioni.
Killer
Beta: (Paziente
con i miei numerosi errori) Paolettazza, Miaka per l’idea del titolo
Disclaimer:
OUAT e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà
(altrimenti sarebbe stato un prodotto HBO), tutti i diritti sono dei legittimi
proprietari, il mio è solo un divertimento
Per chi vuole su Facebook trovate la mia pagina:
KillerQueen86 e il mio blog con recensioni e altro Attraverso lo Specchio-Blog
Every night
KillerQueen
Una sensazione di benessere lo pervase, il forte profumo
di cannella invase i suoi sensi, si sentiva felice, davvero felice e non
riusciva a capire dove si trovava, i contorni attorno a lui erano sfocati, ma
si sentiva come non si era mai sentito prima, si sentiva finalmente a
casa. Sentì una voce alle sue spalle e
non capì, si voltò in cerca della fonte, ma non c'era nessuno.
"Killian" ancora una volta la voce, una figura
si presentò davanti a lui, strizzò gli occhi nella speranza di riconoscere
chiunque gli si trovasse dinnanzi, ma niente, era tutto sfocato.
"Killian" ancora una volta chiamò con voce
tremante come se stesse piangendo, sentì una fitta al cuore e il disperato
bisogno di raggiungerla e abbracciarla.
All'improvviso la figura si avvicinò, non riusciva a
distinguere ancora i dettagli del viso, ma il suo cuore saltò un battito come
se riconoscesse la donna davanti a lui. Lunghi capelli biondi, un corpo
glorioso e atletico, ma, sopratutto i suoi occhi, verdi, un verde intenso pieni
di amore e determinazione, una strana aura magica sembrava circondarla. La vide
allungare la mano verso di lui, vide un anello con un diamante e una fede
nuziale.
Voleva parlare con lei, chiederle chi era e perché
continuava ad apparire nei suoi sogni, ma sentiva la gola secca e non riusciva
a dire una parola.
"Ti prego ... trovami" disse ancora con voce
disperata.
"Trovaci ... mi manchi" continuò.
Si svegliò di soprasalto, ancora una volta lo stesso
sogno, ancora una volta aveva sognato la stessa donna, erano mesi che faceva
sempre lo stesso sogno, e ogni mattina i dettagli sembravano sfuggire dai suoi
ricordi, ormai non ricordava più quando questa misteriosa donna aveva iniziato
a tormentarlo.
Si passò la mano sul viso e si alzò dal letto, era ancora
l'alba e aveva dormito solo poche ore, ma sapeva che non sarebbe riuscito a
dormire di più, passò accanto all'uniforme di polizia che la sera precedente aveva ordinatamente piegato, una nuova
giornata si profilava davanti a lui, l'ennesima giornata in solitaria, una
parte di sé non vedeva già l'ora di tornare nel letto e riabbracciare quella
sensazione di benessere, di rivedere quella donna misteriosa, voleva smettere
di sentirsi così solo, così vuoto, voleva smettere di essere un Lost Boy.
Una fitta di terrore la pervase, era felice, davvero
felice e ora sapeva che stava per concludersi tutto, i contorni attorno a lei
erano così imprecisi, ma un dettaglio la faceva sentire davvero bene, al
sicuro, un forte odore di salsedine e cuoio.
"Emma" sentì chiamarsi alle spalle, una voce
profonda calda con un forte accento straniero. Si voltò una figura era lì
davanti a lei, ma non riusciva a capire chi era e perché il suo corpo e
sopratutto il cuore reagiva così tanto a lui, come se lo conoscesse da sempre.
Voleva chiedergli chi era e perché la conosceva, ma non riusciva a parlare, era
come bloccata.
"Emma" La figura davanti a lei si mosse verso
lei, non riusciva ancora a vederlo con chiarezza, era alto dal fisico muscoloso
e asciutto, incredibili capelli neri disordinati che sembravano urlare a lei di
infilarci le dita, ma i suoi occhi, in quegli incredibili occhi azzurri poteva
annegarsi volentieri, erano così pieni di amore e devozione, desiderava quasi
di essere lei la destinataria di quei sentimenti.
"Ti troverò, Love, lo prometto" disse poi
fissandola direttamente negli occhi.
"Niente e nessuno mi ha mai fermato, sarò presto
accanto a voi" disse per poi scomparire.
Si svegliò di colpo, era da sola nel suo letto, nel suo
loft a Boston, nessun uomo era in cerca di lei, nessuno era in attesa di lei,
questa era la dura verità. Si voltò tra le lenzuola guardando l'orologio alla
sua destra sul comodino, erano solo le cinque del mattino, era sicura che stesse
albeggiando, voleva tornare a dormire, ma i suoi pensieri erano invasi
dall'uomo misterioso che ormai ogni notte le faceva visita, e ogni volta doveva
lottare contro la sensazione di speranza che albeggiava nel suo cuore. Era
sola, Emma Swan è sempre stata sola, nessuno poteva amare una come lei, una Lost
girl.
Era in ritardo a lavoro, lo detestava, in genere cercava
sempre di arrivare per primo, ma quella mattina erano successe un sacco di
cose, tra l'altro una ragazzina gli aveva versato del caffè addosso sulla
divisa nuova, giusto per completare la mattinata ... ed erano solo le 9 del
mattino.
Arrivato alla stazione, vedeva Henry aggirarsi piuttosto
nervoso e non ne capiva il motivo, di solito era un ragazzo tranquillo e sempre
allegro nonostante il suo passato, Il detective Robert borbottava di qualcosa,
in realtà per qualche strano motivo loro non andavano proprio d'accordo.
“Sergente?” sentì qualcuno chiamare alle sue spalle, ci
voleva ancora un’ora per l’ora di pranzo e aveva passato tutta la mattinata a
sistemare scartoffie. Alzò la testa per vedere uno dei suoi colleghi in divisa.
“Un garante di cauzione ci ha portato uno dei ricercati”
spiegò, sbuffò un po’ seccato, ma era un compito che spettava a lui, guardò
l’orologio agognando il suo pranzo.
“D’accordo, ci penso io” disse alzandosi, si avvicinò
all’entrata su una sedia c’era un uomo, con un vestito elegante, ammanettato e
ridotto piuttosto male.
“Devi averlo fatto davvero incavolare per ridurti così”
disse rivolto verso l’uomo seduto che lo guardò male con l’occhio buono che gli
era rimasto.
“Avrei un po’ …” la donna in piedi davanti al tizio, si
voltò verso di lui e rimase a bocca aperta, era sicuro di avere la stessa
identica espressione incredulo. La donna davanti a lui era splendida, lunghi
capelli biondi e un fisico atletico, ma a colpirlo maggiormente sono stati i
suoi occhi verdi, profondi che trasmettevano tanta determinazione, li avrebbe
riconosciuti dovunque, sapeva, non capiva come ma sapeva che la donna davanti a
lei era la stessa che tormentava i suoi sogni ogni notte.
Fine